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Autore: Flaesice    06/05/2011    10 recensioni
Isabella Swan, assistente e migliore amica dell'affermata stilista Alice Brandon, lavora per la Fashion&Luxury. Durante uno dei tanti giorni di lavoro incontrerà una persona che le sconvolgerà la vita facendole conoscere la passione, l'erotismo, l'amore, ma anche la sofferenza, la delusione.
Tratto dalla storia: Vorrei non pensare a lui in questo modo, vorrei non provare questo desiderio di averlo tutto per me, vorrei che non mi avesse mai scritto quel biglietto, che non ci fossimo mai scambiati quei baci. Vorrei, vorrei, vorrei. Vorrei riavvolgere il mio cuore e tornare all’attimo esatto in cui si è innamorato per evitare che accada, vorrei…ma non posso. Rewind the heart.
Genere: Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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- Questa storia fa parte della serie 'Reopen your heart.'
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Buongiorno a tutti. Eccomi con un nuovo capitolo, mi scuso per l'attesa ma ho dovuto ragionarci molto sopra e questo è quello che ne è venuto fuori. Vorrei avvisare tutte le persone che leggono la mia storia che in questo capitolo potrebbero restare un pò deluse ma purtroppo io seguo un filo logico, dato che la storia è già delineata nella mia mente. Quindi se a qualcuno piacciono le storie in cui si ottiene tutto e subito mi dispiace informarvi che questa non è una di quelle, la vita purtroppo non può essere sempre tutta rose e fiori. Se si vuole ottenere qualcosa si deve penare un pò, si devono superare insidie, incomprensioni ed incoerenza perchè purtroppo molte volte si agisce di stomaco, seguendo le emozioni ed essendo irrazionali (così come le persone agiscono nella vita reale e così come fanno i personaggi della mia storia). Adesso tutti gli avvenimenti vi potranno sembrare senza un senso ma se avrete la pazienza e la costanza di continuare a seguirmi ogni cosa verrà chiarita. Detto questo vi auguro una buona lettura e come sempre ringrazio chi spende un paio di minuti del suo tempo per lasciarmi una recensione, che mi riempono sempre il cuore aldilà che siano complimenti o critiche. A presto!

Edward Pov.

Dopo due settimane di lavoro intenso il servizio è finalmente terminato. Mi avvio di corsa nel mio camerino, ancora indosso i panni di Alice, ci ha informati che li avremmo potuti tenere dopo la fine del servizio, prendo il borsone con i beni di prima necessità che ho preparato ieri sera per il viaggio e corro via.

Mentre sto uscendo Tanya mi si piazza davanti e, poggiandomi una mano sul petto, m’impedisce il passaggio – Edward aspetta, dove scappi?-

-Scusami Tanya ma ho veramente fretta, devo andare.- cerco di liquidarla, non ho tempo da perdere per restare qui a discutere con lei.

-Ma come, non resti con noi per brindare all’ottimo lavoro svolto in queste settimane?- chiede con fare accattivante cominciando a muovere lentamente le mani sul mio petto per accarezzarmi.

-Mi dispiace sarà per  un’altra volta.-  chiudo così il discorso, la scanso e vado via sotto il suo sguardo interdetto.

Corro all’ascensore e premo convulsivamente il pulsante di chiamata, come se questo potesse accelerare la sua salita. Non appena le porte si spalancano mi fiondo dentro, senza nemmeno guardare avanti, e mi scontro con Rosalie.

-Ehi calma, dove vai così di fretta?- domanda con curiosità.

-Rose devo correre, ho un volo che mi aspetta.- le dico agitato.

-Un volo?- mi guarda ed inarca un sopracciglio, evidente segno della sua perplessità.

-Si, ti spiegherò meglio poi.- le dico mentre le porte dell’ascensore si richiudono e la vedo scuotere la testa con un sorriso appena accennato sulle labbra.

Mi avvio verso l’uscita con in mano il mio borsone e in tasca un biglietto di andata per Forks.

Fermo un taxi gettandomi quasi in mezzo alla strada - per poco non m’investe -  salgo e gli chiedo di portarmi all’aeroporto.

Appena arrivo mi appresto ad effettuare velocemente – per quanto sia possibile - il check in e quando è tutto pronto tiro un sospiro di sollievo ed attendo che chiamino il mio volo.

Nel frattempo mi perdo tra i pensieri, comincio a pensare a cosa farò quando domani  vedrò Isabella, a cosa potrei dirle e quale potrebbe essere la sua reazione, se le farà piacere vedermi oppure mi riderà in faccia credendomi un pazzo, uno squilibrato che la perseguita.

Ad un tratto l’attesa diventa snervante, alimentata anche dall’emozione mista ad ansia che imperversa dentro di me, mi alzo ed esco fuori a fumare una sigaretta. Tiro fuori il pacchetto dalla tasca del giubbotto e ne prendo una, l’accendo, aspiro ed espiro lentamente tenendo gli occhi chiusi per godermi al meglio questo piccolo momento di relax. Quando rientro la voce dell’interfono annuncia che il mio volo  è in partenza, tiro un grande sospiro e mi avvio all’imbarco.
 
Dopo una notte di viaggio, molto agitata a causa dell’emozione, sono finalmente atterrato a Forks. Sono circa le 11.40, attendo vicino al rullo trasportatore che compaia il mio bagaglio quando sento annunciare che il volo Forks – New York sarà in partenza tra meno di dieci minuti. Non ci penso su due volte, lascio perdere il bagaglio ed inizio a correre verso la zona d’imbarco dove dovrebbe trovarsi in questo momento Isabella.

Il cuore batte frenetico, sia per lo sforzo che per l’eccitazione e l’adrenalina che sento scorrere dentro. Ho paura di non riuscire a vederla, di aver fatto un viaggio a vuoto, e allora corro ancora di più fino a farmi mancare quasi del tutto l’aria nei polmoni.

Corro facendomi spazio tra la folla, persone che con le loro valigie si avviano all’imbarco, quando ad un tratto la vedo in lontananza.

Cammina insieme ad un ragazzo che l’aiuta a portare le valigie.  Lei lo guarda, gli sorride dolcemente, si abbracciano, lui la stringe forte tra le sue braccia e lei è felice. E’ allegra, solare, radiosa, non come l’ho vista le poche volte in cui abbiamo parlato o come quando ho provato ad avvicinarmi a lei. La maggior parte delle volte che ho interferito nella sua vita non ho fatto altro che vederla triste, gli occhi spenti, il sorriso quasi inesistente.

Resto fermo, il respiro irregolare a causa della corsa, in mezzo a questa folla di persone che mi circonda. Tutta l’energia, l’entusiasmo, la voglia che avevo di venire qui per farle capire che le mie non erano cattive intenzioni, magari ricominciare da capo, iniziare a conoscerci, a frequentarci, è tutto svanito, come volatizzato nel nulla.

Inizio a pensare che forse ho agito troppo d’impulso, senza riflettere abbastanza, dopotutto cosa mi fa credere che lei veramente provi qualcosa per me, che abbia voglia di conoscermi o addirittura di frequentarmi. Non mi conosce affatto, ed io non conosco lei, eppure dalla prima volta che l’ho vista ho sentito qualcosa scattarmi dentro, come una scarica elettrica, chimica, alchimia.

Infondo non mi ha mai dimostrato nulla, anzi, non ha fatto altro che ignorarmi e respingermi, anche se credevo che la sua riluttanza potesse essere causata dal mio modo di approcciarmi o dall’interferenza di Ryan e non da una mancanza d’interesse.

Forse sono stato io a fraintendere tutto, troppo preso da questa forte attrazione ho letteralmente perso la testa, sono diventato irrazionale ed impulsivo.

Mentre sono perso tra questi pensieri mi rendo conto che ho iniziato a sorridere, un sorriso amaro, causato dall’acquisizione di questa nuova  consapevolezza.

Cosa credevo di ottenere venendo qui, come un principe delle fiabe in sella al suo cavallo bianco. Credevo forse che lei mi avrebbe visto e sarebbe corsa tra le mie braccia giurandomi amore eterno? Queste cose succedono nelle favole, nei film, non nella realtà.

La guardo ancora una volta, gli occhi chiusi persi in quell’abraccio, il sorriso stampato sulle labbra, e capisco che ho sbagliato tutto, è successo tutto così all’improvviso, è stato tutto così  veloce ed incoerente che non ho avuto il tempo di riflettere, di ragionare. Mi sono lasciato trascinare da questa forte corrente di emozioni proprio come un ragazzino. Aveva ragione Rosalie, davvero mi sento come un quindicenne alla sua prima cotta, incapace di gestire le proprie emozioni coerentemente.

Adesso il sorriso sulle mie labbra è ancora più grande, anzi mi rendo conto che sto ridendo, rido di me stesso, rido di tutta questa situazione così assurda.

Mi passo una mano tra i capelli una, due, tre volte, come se questo gesto potesse aiutarmi a ricomporre i miei pensieri, a darmi un po’ di lucidità.

E’ strano delle volte come dei piccoli gesti possano sconvolgere completamente i tuoi piani, ma purtroppo siamo degli esseri umani e come tali commettiamo degli errori. Il mio errore è stato costruirmi intorno un enorme castello di carte, troppo fragile e fondato sul nulla, senza basi abbastanza solide per poter realizzare qualcosa di concreto.

Decido di andare via anche un po’ da codardo, forse per paura di provare a dirle quali sono le mie sensazioni ed ottenere un rifiuto, o forse, perché non voglio essere un egoista nel continuare ad interferire nella sua vita senza essere sicuro che sia ciò che lei vuole.

Tornerò a New York e riprenderò tranquillamente con il mio lavoro chiudendo questa piccola parentesi un po’ “pazza” della mia vita, che mi ha fatto cambiare idea su molte cose e di cui sicuramente mi porterò dietro un grande bagaglio di esperienza.

 

   
 
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