Mi risvegliai con
Pierre accanto che mi stringeva da dietro. Doveva essere pomeriggio, non avevo
fatto nessun incubo -finalmente- sussurrò facendomi voltare. Sorrisi divertita
stiracchiandomi
-che bello dormire
così tanto!- rise della mia espressione beata -sei rimasto tutto il tempo?- si
alzò, probabilmente non ce la faceva più a stare sdraiato
-sì, nonostante Houx
venisse ogni quarto d'ora, intimandomi ad andarmene. è da un po' che non lo
vedo, chissà che fine ha fatto- mi alzai anche io, raggiungendolo, soddisfatta
di essermi potuta finalmente riposare. Mi feci prendere per i fianchi e
avvicinare
-mi inviti a cena
stasera?- lo vidi avvicinarsi, donandomi il bacio più desiderato della mia vita
-certo- sentimmo
entrambi bussare
-avanti!- gridai
forse troppo forte. Notai Vanilla e Saul sulla soglia -rimanete a cena?-
dissentii con la testa
-usciamo...-
annuirono entrambi. Tornai a guardarlo quando uscirono -Saul era stranamente
calmo...- constatai cercando di capire che cosa fosse successo
-prima che venissi da
te, abbiamo parlato-
-e?- mi spinse per
farmi camminare, dirigendomi verso il bagno
-non sono affari
tuoi...- sentii che mi stava baciando il collo, facendomi il solletico
-sì che lo sono! Dai,
voglio saperlo!- lagnai cercando di fermarmi
-e io non te lo dico-
si impadronì avidamente delle mie labbra
-smettila!- mugugnai
sentendo che continuava -sei impossibile!- rise ancora
-dai, vai a
cambiarti- mi ritrovai costretta ad entrare in bagno. Chiuse la porta dietro di
me. Non avevo scelta che fare quello che diceva. Saul era calmo, ma Pierre mi
aveva tradita, andava contro la logica tutta la sua calma. Spinsi il palmo
della mano sul bordo del lavandino marmoreo. I piedi perfettamente poggiati a
terra. Ancora segreti, volevo sapere, conoscere cosa si nascondeva dietro
quella quiete, cosa si nascondeva dietro i miei incubi, dietro quella che ormai
era un'instancabile gelosia
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Ero nervoso, erano
giorni che bastava poco per farmi arrabbiare. Che mi era passato per la testa?
Che diavolo avevo in mente da farmi
arrivare a tradirla?
Ormai erano passate
settimane. Mi mancava il sapore delle sue labbra, che per quante volte potessi
spirarle con le mie, non mi stancava. Mi mancava la morbidezza dei suoi
capelli, quando mentre dormiva ci affondavo il viso, abbandonandomi alle
sensazioni che mi donava. Il nostro rapporto aveva subito troppo velocemente
una spaccatura netta. Era stato il castello, ne ero certo. Qualcosa l'aveva
colpita quella notte, pensavo di renderla felice portandola con me, invece
avevo messe un punto a l'armonia tra noi. Adesso non mi rimaneva niente. I
ricordi mi facevano male, ma occupavano prepotenti la mia testa, ostruendo il
corso dei pensieri, riempendo il mio tempo della notte in cui era stata
finalmente mia, in cui aveva lasciato che prendessi io il controllo del suo
corpo, in cui aveva affidato la sua vita nelle mie mani. Il campanello suonava
insistentemente da ormai qualche minuto, non volevo aprire, non ne avevo ne la
voglia ne la forza. Mi diressi verso l'entrata, desideroso di scacciare
velocemente colui che aveva interroto la pena che mi ero inflitto: pensare
continuamente a lei, a come l'avevo persa, alla sua rabbia, al suo sguardo
deluso. Mi ritrova Saul davanti, non era arrabbiato, aveva lo stesso sguardo
che aveva Chocola il giorno della festa, quando avevo avvertito Satomi di non
andare oltre con lei, poiché avrei perso l'ultimo barlume di lucidità che
ancora avevo, quando stava con un altro
-possiamo parlare?-
esordì serio. Avevo conquistato la sua stima, il suo rispetto, la sua amicizia
negli ultimi anni. Mi era crollato tutto addosso
-sarei venuto a casa
vostra tra poco- si guardò intorno circospetto, fissando imperterrito i quadri
-sta ancora
dormendo...- mi informò neutrale. Tornò a fissarmi -non sono qui per farti la
morale, credo tu abbia capito da solo la gravità del tuo errore- feci cenno di
assenzo, rimanendo serio -tu ami Chocola?-
-se si ama una
persona, viene spontaneo evitare di farle del male. Io gliene ho fatto, eppure
sto impazzendo per lei, se potessi la porterei via con me anche in questo
istante- mi interruppi per un solo istante -se solo acconsentisse...- sperai
avesse capito
-quindi la ami...- si
fermò per un istante -a che cosa hai pensato quando eri con Yurika?- feci un
sorriso amaro
-pensavo a lei...
Pensavo che se avessi baciato Yurika lei avrebbe capito che anche io potevo
frefarmene. Pensavo che se l'avessi tradita, le avrei dato un motivo valido per
arrabbiarsi, per poi fare pace e allora sarebbe tornato tutto a posto, ma ho
ottenuto l'effetto contrario- mi sedei sullo sgabello del pianoforte, passando
il dito svogliatamente su qualche tasto, senza seguire un ritmo preciso
-lei ti ama, in modo
morboso, quasi sconcertante per avere solo 15 anni. Sai ti perdonerebbe
qualsiasi cosa, ma sono cinque anni che state insieme, la vostra non si può
esattamente dire una cotta adolescenziale, dovrai fare di più che chiederle
scusa e dirle che è l'unica per te, dovrai aprirti, mostrarle la sua sincerità,
e se ciò che mi hai detto è una mensogna, se la stai ingannando, giuro che sarò
il primo a fare in modo che si dimentichi di te-
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Uscii dal bagno con
la sola biancheria addosso, mi porse un paio di pantaloni neri, una canottiera
rosa e un giacchetto coordinato. Feci un sorriso dispettoso -adesso decidi
anche cosa mi devo mettere?- scosse la testa
-certo...- raccolsi
in una coda i lungui capelli rossi -perché li leghi?- arricciai il naso. Si
avvicinò, aiutandomi a radunarli in modo più compatto, in modo da farli
sembrare in ordine. Mi diede un bacio sul collo nudo, facendomi sorridere
divertita. Feci per scansarmi, ma mi cinse i fianchi tenendomi stretta a se
-fai anche la difficile quando ti sto solo baciando-
-mi fai il solletico-
sussurrai percependo le sue labbra salire, percorrendo la lina del mio collo.
Lo sentii poi fermo sulla mia guancia -era da tanto che ti aspettavo-
-aspettavi che mi
facessi perdonare?-
-aspettavo che ti
aprissi a me, abbattendo tutto l'orgoglio che hai- mi fece girare
-non attenderai
più...- ed era convinto delle sue parole, convinto di poter rispettare quella
promessa -vuoi andare?- annuii. Indossai il mio trech grigio. Fuori mi prese
per la vita, stringendomi a se -vestita così sembri più grande...-
-ah sì? E quanti anni
mi dai?-
-ho detto che sembri.
Se uno si mette a guardare la tua altezza ne dimostri 12- aggrottai le
sopracciglia offesa
-dovresti vergognarti
allora, stai con una di ben sette anni più giovane!-
-non mi vergognerei
neanche se avessimo vent'anni di differenza- mi baciò ridendo dell'espressione
che feci a quella sua affermazione
-dici davvero?- annuì
imponendomi di continuare a camminare -ti sei mai sentito in colpa per la
nostra differenza di età?-
-sono solo quattro
anni, non mi sono mai preoccupato di questo- mi morsi il labbro inferiore -tu
hai fatto le tue scelte, io le mie-
-e non ti sei mai
chiesto cosa sarebbe successo se io per esempio avessi voluto farlo...- feci
una pausa arrossendo -ecco, a 17 anni, o 18?-
-andiamo Chocola,
smettila, non si riduce tutto al sesso, sì, sarebbe stata una cosa che mi
sarebbe mancata, ma non parte tutto da quello, io ho te, il tuo carattere, ho i
tuoi baci, posso accarezzarti la pelle, mi permetti di dormire nel tuo letto e
tu nel mio, sarebbe stato come se mi avresti privato di una caramella in
particolare, non avrei mangiato quella ma avrei avuto comunque tutte le altre-
rimasi sbigottita da quel ragionamento contorto
-è diverso, diciamo
più che sarebbe come se ti avessi privato dei dolci in generale e ti fossero
rimaste solo le verdure-
-non dire
sciocchezze, è come dire che te sei come i broccoli e quando facciamo l'amore
ti trasformi in cioccolata- feci una
smorfia confusa
-sai, non è un bel
paragone quello del cibo, visto il mio nome!- rise della mia affermazine, tornò
a stringermi a se
-tu per me rimani
cioccolata tutto il giorno, con o senza sesso- posai il viso al suo braccio
-Chocola- lo corressi
sentendolo fare un ghigno compiaciuto dal mio assenzo alla sua affermazione -e
stasera?-
-stasera che?-
arrossii
-dormo da te?- mi
sorrise
-vuoi tornare a
casa?- dissentii con la testa
-quindi siamo
arrivati alla conclusione che io sono della cioccolata in generale, e dopo
essere stati sul monte roccioso, sono di tutti i gusti!- rise del mio tentativo
di capire
-esatto, sei tutti i
gusti...- feci un cenno convinto -e comunque sapevo di non dover aspettare- mi
voltai di scatto verso di lui
-che vuoi dire?-
-sono passati cinque
anni, ti affidi a occhi chiusi alle mie mani. Sapevo non avresti voluto
aspettare tanto...- non volevo più parlare di quell'argomento, mi dava
fastidio, mi irrigidivo quando si trattava quella questione -non dici più
niente?- abbassai lo sguardo. Mi strinse dolcemente un fianco
-dove andiamo a
cena?- sorrise facendosi beffe del mio imbarazzo
-non so, hai una
vasta scelta...- lo interruppi fermandolo
-andiamo a casa tua,
non ho voglia di cenare fuori. Ho freddo e ho voglia di...- strinsi i pugni
-starmene un po' tra le tue braccia, stretta, e accoccolarmi un po' con te...-
mi baciò con trasporto -non ti esaltare, non ho detto niente di strano! Sono
settimane che non me ne stò abbracciata a te, l'ultima che ti è stata così
vicino è stata Yurika, non mi sembra giusto!- scoppiò a ridere
-quindi è questo il
motivo, ma dimmi, è più per gelosia, o perché ti sono mancato?- sbuffai
irritata delle sue allusioni.
Mi portò a casa sua.
Entrammo in punta di piedi, senza un preciso motivo. Mi trascinò nella sua
stanza, facendo attenzione al rumore che producevano le scarpe sul pavimento di
marmo. Nel vedere la sua stanza ebbi un brivido. Notai gli scatoloni che gli
avevo dato, buttai in un angolo della stanza. Non li aveva neanche guardati,
erano stati ignorati in quel piccolo spazio. Mi avvolse nelle sue braccia -hai
ancora freddo?- dissentii con la testa aggrappandomi alle sue spalle larghe. Mi
baciò dolcemente le tempie -non entrerà più nessuno qui dentro se non tu- mi
sussurrò scivolando sulle mie labbra. C'era un velo di convinzione nel suo
tono. Lo sentii stringermi a se, mi sfilò velocemente la canottiera. Mi coprii
istintivamente, non ero più abituata, forse non lo ero mai stata. Mi guardò
sbigottito -ti vergogni?- lo sentii prendermi i polsi delicatamente. Arrossii
distaccando lentamente le braccia dal mio petto. Mi avviciò nuovamente
prendendo possesso delle mie labbra, della mia bocca, premendo con forza su
quel bacio. Mi fece sdraiare. Ero sotto di lui, succube del suo volere. Mi
tolse i pantaloni, ma non me ne accorsi. Lo sentivo sul mio corpo. La sua
camicia era volata via poco prima del mio indumento inferiore. Passavo
incessantemente le mani sulla sua pelle liscia, su quei muscoli evidenziati,
ben scolpiti ma non esagerati. Era più dolce del solito, mi sfiorava i capelli,
le guance, indisturbato, con una delicatezza che mi sorprese. Mi morsi il
labbro quando lo sentii soffermarzi sul collo, la lingua disegnare delle lenee
che raggiunsero anche la clavicola. Mi irrigidii, non osando muovermi.
Improvvisamente cominciai a odiare quel letto, odiare quella stanza, odiare lei.
Come si era permessa di stare con lui quella notte? Lo spinsi via, con la
fretta che mi scorreva nelle mani di prendere la mia maglietta e coprirmi dai
suoi occhi. Mi guardò sbigottito -che hai?- feci una smorfia, simile a quella
che assumevo quando provavo un certo disgusto per qualcosa
-sono stanca... non,
non voglio...-
-fino a qualche
secondo fa rispondevi tranquillamente ai miei baci, che ti è preso?- indossai
la canottiera alzandomi
-ti ho detto che sono
stanca, non voglio farlo con te!- mi resi conto di aver gridato. Si fece serio,
rivestendosi. Si diresse verso la porta con passo spedito -dove stai andando?-
si girò fulminandomi
-sai, credevo di
potercela fare, perché ti amo, perché voglio aiutarti a superare qualunque sia
il problema che hai, ma così non ci riesco!-
-vorresti dire che se
non voglio fare sesso con te, allora non vuoi aiutarmi?!- ero rossa dalla
rabbia, ero conscia della situazione che stavamo attraversando, ma cominciavo
ad essere stanca, cominciavo a non farcela veramente più
-non sto dicendo
questo! Ma i tuoi stupidi sbalzi d'umore mi fanno girare la testa, credevo di
poter gestire la situazione, ma non se ti arrabbi anche quando non ne hai
neanche l'ombra di un motivo!- strinsi convulsivamente i pugni, non avevo
ragioni, motivi. Lui non capiva, non mi capiva. Mi trattava come se dovessi
fare tutto secondo ciò che desiderava lui. Indossai i pantaloni, sconvolta da
ciò che mi aveva detto. Lo guardai in cagnesco aggrottando offesa le
sopracciglia. Feci a mia volta per andarmene. Mi fermò prendendomi i polsi -non
andare via- scandì accuratamente le parole -io e te siamo fidanzati, stiamo
discutendo, e adesso finiamo. Non provare ad andartene senza esserci chiariti!-
lo spinsi via più irritata di quanto già non fossi
-hai ancora qualcosa,
qualche insulto da lanciarmi? Dopo potrò andarmene o dovrò subire il tuo sfogo
tutta la sera?- lanciai un occhiata verso il mio cappotto, rendendomi conto di
doverlo prendere
-non ti ho insultata!
Scusami se volevo sapere il motivo per cui di punto in bianco ti sei
infuriata!-
-non mi sono
infuriata!- sospirò facendo un sorriso amaro
-è meglio se ci
vediamo un'altra volta- sussurrò dandomi le spalle. Uscii, delusa da quella serata,
da me, dalla mia rabbia, dalla sua, dalla nostra disastrosa relazione che stava
lentamente precipitando.
commenti dell'autore:
lo so che sembra un po' un argomento futile da trattare quello del sesso, visto
e considerato che in pratica devo improvvisare visto che il tempo è passato
rispetto all'anime. Però volevo far vedere l'atteggiamento di lei che cambia
per un nonnulla senza una precisa motivazione e dell'impatto che ha quando
comunque deve rivivere le stesse esperienze dopo Yurika. è un po' strano come capitolo, soprattutto il
discorso sui dolci, spero comunque vi sia piaciuto.
Baci Marmelade