Fumetti/Cartoni europei > W.i.t.c.h.
Segui la storia  |       
Autore: MaxT    10/05/2011    6 recensioni
“Non si può fermare l’inverno, ma si può seminare per la primavera”. Adariel Escanor, sesta Luce di Meridian. Questo prequel racconta gli avvenimenti culminati con l’ascesa al potere di Phobos, la lotta di una regina morente per assicurare un futuro al suo mondo e la fuga sulla Terra dei genitori adottivi di Elyon con la predestinata al trono di Meridian.
Genere: Drammatico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Phobos
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Le profezie di Meridian'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
21-Meridian addio  
 
 
Ad personam:

Cara Atlantis Lux, grazie della recensione, sempre graditissima.

Eh sì, lo so, una lettera del genere può decisamente stroncare una povera ragazzina; spero che non faccia lo stesso effetto anche sui lettori.
Del resto, i suoi contenuti erano troppo importanti, per avere un'idea di come viene gestita la vita di queste ipotetiche regine, per lasciare che Adariel se li portasse nella tomba; avrei sentito di aver lasciato un grosso vuoto nella mia ricostruzione. 
E' un po' come le spiegazioni di Caleb e Miriadel a Elyon nel terzo capitolo di Profezie, che forse molte lettrici hanno sentito come un appesantimento nella contrastata storia d'amore della reginetta; nella mia ottica, erano la parte più importante del capitolo per spiegare il ruolo della Luce di Meridian. 

Un sentito ringraziamento anche a Silen per la rilettura delle bozze di questa storia.

Qualche parola su questo capitolo, decisamente di svolta, che è ambientato nella notte che ha fatto seguito agli avvenimenti del capitolo precedente, e nella mattina successiva. 
Per descrivere il momento cruciale del passaggio, ho cercato di amalgamare in un racconto coerente le immagini apparse alla mente di Hay Lin in W.I.T.C.H. n.4, quando si è recata in casa della professoressa Rudolf ; nel n.5, il racconto che Elyon fa della versione datale da Cedric della fuga; e nel n.3, la traumatica reazione del sigillo di Phobos al tentativo  delle WITCH di forzarlo.

Buona lettura
MaxT

Capitolo 21

Meridian addio


 
 
 
 
Meridian, scalone della torre nordest

Notte fonda. L’interminabile scalone curvo della torre nordest è rischiarato dalla bioluminescenza del giardino, che traspare attraverso le finestre smerigliate al punto da rendere superflua qualunque altra illuminazione.
Passi felpati vengono ingigantiti dal silenzio della notte.
Salendo lentamente le scale, Alborn e Miriadel arrivano fino al pianerottolo dell’appartamento di Phobos, dove, ai lati dell’ingresso sfarzoso, due guardie stanno sonnecchiando su altrettanti divanetti.
Alborn aggrotta gli occhi: come comandante della Guardia, questo gli è inaccettabile.
Miriadel, a suo fianco, gli fa capire con un tocco che è meglio non svegliarli, e lo tira per una manica. Manca ancora solo un piano all’appartamento della Luce di Meridian.
In quel momento uno dei due soldati apre un occhio, sussulta, e subito balza in piedi scrollando velocemente il collega.
Scattando sull’attenti, i due salutano percuotendosi il petto.
Alborn non può resistere e li rimprovera con un bisbiglio: “E’ così che si fa la guardia? E proprio davanti all’appartamento del principe Phobos?”.
“No, signore, scusate”.
“E se lui vi avesse scoperti così?”.
I due si guardano spauriti: essere sorpresi così dal loro comandante e da sua moglie, notoriamente agente dei Servizi Segreti, fa temere nubi e pioggia sul loro lavoro.
“Il Principe non usa questa porta da mesi” cerca di discolparsi uno dei due, “E neanche la piastra di teletrasporto sul pianerottolo”.
“Crediamo che si materializzi direttamente nell’appartamento”  lo sostiene l’altro. “Non sappiamo nemmeno se in questo momento sia dentro”.
Alborn fa cenno di tenere bassa la voce: non è il caso di svegliare Lui proprio adesso. “Ne parleremo domani”, bisbiglia, poi riprende a salire le scale.
Percepisce una domanda non espressa di Miriadel: ‘Dove sarà Phobos adesso?’.
‘Credo nel giardino, o nel laboratorio della torre Nord. Poco fa la luce lì era accesa. Purtroppo non c’è modo di sbirciare senza correre rischi. E poi, se si teletrasporta all’interno, neanche le mie guardie o i sistemi d'allarme possono segnalarlo’.

Al piano di sopra non ci sono soldati. La monumentale porta dell’appartamento della Luce di Meridian si apre prima che possano bussare, e dall’interno la silenziosa Galgheita fa cenno di entrare.
Richiusa con cura la porta alle loro spalle, bisbiglia: “Non pensate mai a chi non volete incontrare!”, e indica i tendoni serrati. Loro capiscono subito perché: queste grandi porte-finestre sono ben visibili dalla torre Nord.
Facendo loro strada verso la camera, passano vicino a Lidrienel, profondamente addormentata su un divano. Galgheita risponde alla loro domanda non espressa: “Le ho fatto un incantesimo, in modo che nessuno possa poi accusarla di essere stata nostra complice”.
Nella camera, la regina seduta a letto sembra un po’ più in forze di come l’hanno lasciata la mattina precedente, e indossa la magica Corona. Un debole lucore verde sui polsi e sul collo, e soprattutto un bagliore vagamente esaltato degli occhi, lasciano intuire che cosa abbia assunto per prepararsi a questo momento.
Sta chiudendo un prezioso cofanetto smaltato con l’insegna della dinastia Escanor; dentro, prima che il coperchio cali e si sigilli con uno scatto, fanno in tempo ad intravedere una busta sigillata e un sacchetto di tessuto rosso.
“Galgheita” dice la Regina porgendole solennemente il cofanetto, “Questo lo dovrai consegnare a Elyon alla data del suo dodicesimo compleanno di Meridian”.
“Sarà fatto, Altezza”. Altrettanto solennemente, la guaritrice lo prende tra le mani, poi lo fa svanire in un palmo.
“Sedetevi, amici”, invita la regina con un gesto misurato, “Ora evocherò a me il cosiddetto sigillo di Phobos”. Prende sulle sue ginocchia un vassoio d'argento e serra le palpebre, assorta, proferendo una silenziosa evocazione.
Sul fondo lucido del vassoio, il riflesso del suo viso viene rimpiazzato dall’immagine realistica di una sfera di ametista luccicante incastonata in un telaietto di argento. Il ciondolo nell’immagine luccica sempre più, illuminando con riflessi rosati il viso assorto della regina.
Con un suono sordo e un lampo, qualcosa si materializza e tintinna sul vassoio.
Quando lei riapre gli occhi, delusione e disappunto le si dipingono sul viso: davanti a lei è comparso solo il telaietto di argento ritorto, nient’altro.
“Sarebbe quello il sigillo di Phobos?”, chiede Alborn disorientato.
“No, dovrebbe essere romboidale e più grande” gli risponde Miriadel.
Adariel scuote il viso, sconcertata. “Non è possibile! Il mio sortilegio di ritorno non si è trasferito sul sigillo!”. Si morde il labbro. “Cos’ho sbagliato?”.
Un pesante silenzio cala a lungo sulla camera, sottolineato dai ticchettii del complicato orologio a quadrante.
Galgheita riflette: “Ora dobbiamo decidere se partire senza il sigillo, o cercare di recuperarlo a tutti i costi”.
La regina scuote il viso. “Senza quello, sarebbe difficile tornare a Meridian. Anzi, anche se Phobos non riuscisse a individuarvi, gli basterebbe richiudere tutti i varchi per essere certo che Elyon non possa rientrare dalla Terra”.
Altro silenzio teso. Il ticchettio torna brevemente padrone del campo, finché la Regina lo zittisce con un gesto di stizza.
Dopo aver riflettuto a lungo, Miriadel parla: “Credo di riuscire a scoprire dove Cedric ripone il sigillo, però non so quanto tempo ci vorrà”.
“Ne abbiamo pochissimo”, esala la Regina. “Finito l’effetto del konnestras, starò peggio di prima”.
Galgheita valuta: “Penso di riuscire a tenervi in vita ancora per qualche giorno, però a prezzo di una parte della nostra scorta di acqua magica”.
Adariel si tormenta le mani e guarda la sua piccola, profondamente addormentata nella culla dal potere della guaritrice. “Non c’è alternativa. Allora, facciamo adesso il trasferimento delle memorie. Alla fine sarete tutti in grado di adattarvi alla vita sulla Terra, e conoscerete altri dettagli delle profezie. Dovrete scrupolosamente fare in modo che si avverino tutti” conclude sfilandosi la Corona di Luce dal capo. “Pronti?”.
“Sono pronta”, conferma Galgheita; si alza dalla sedia e prende posto sul letto, chinandosi per accostare la fronte a quella della Regina. Dopo, solo un lungo silenzio in cui si possono contare i battiti di cinque cuori.
 

Heatherfield, Ye Olde Bookshop, la mattina dopo

Appena arrivata nello scantinato della libreria che funge da base operativa sulla Terra, Miriadel, ancora con l’aspetto meridiano, si volta a guardare il portale dai bordi iridescenti. Non lo chiuderà subito, questa volta: vuole dare tempo alla solita rompiscatole di svegliarsi con comodo e…

In un lampo abbagliante, la rompiscatole è qui. Yan Lin, nel suo costume turchese e violetto, si pianta davanti al portale, già con in mano il solito gingillo luminoso.
“Sta attenta!” la accoglie Miriadel con la consueta simpatia. “Anche questa volta per poco non mi hai pestato un piede”.
L’altra la sbircia con noncuranza, resta un attimo sorpresa nel vederla con la pelle color uovo d’anatra e i capelli blu petrolio, poi riprende l’ormai usuale alterigia. “E dove dovrei apparire? In questo buco c’è a malapena lo spazio per stare in piedi, tra brande e altre mercanzie”. Poi torna a darle le spalle, sbattendole sul viso le alette diafane.
Con un lampo del Cuore di Kandrakar il portale collassa, lasciando al suo posto solo la parete di blocchi non intonacati. Poi, senza un saluto, la Guardiana svanisce in un altro lampo bianco.
‘Avere bisogno di questa qui…’, pensa Eleanor con un sospiro di fastidio, ‘Comunque ha fatto proprio ciò che volevo’.
Stamattina non aprirà il negozio; sposta un tappeto che rivela una botola, la apre e si spinge giù in un altro stanzino sotterraneo, dove è nascosto un secondo portale d’emergenza.
Sfiorando nel modo giusto una macchia d'umido, un anello iridescente si espande sulla parete, rivelandole una galleria con una scala in discesa.
Ha appena fatto in tempo a varcarlo che un lampo alle sue spalle proietta la sua ombra sui gradini.
Si volta: la guardiana è di nuovo lì, nello stanzino. Il bagliore del solito gingillo le illumina un sorriso di trionfo. Un attimo dopo anche questo portale collassa, sigillandosi.
Miriadel si stupisce: come mai Yan Lin si è fatta così vispa?  Errore suo, conclude: avrebbe dovuto usare la telecinesi per rimettere a posto il tappeto, e aspettare un po’ per lasciar calmare le acque. Ma in fondo è meglio così, pensa mentre scende la stretta scala alla luce di una vaga fosforescenza verdolina: ora potrà fare più urgenza a Cedric  per fargli prendere il Sigillo di Phobos.
 

Meridian, ufficio di Cedric

“Due portali in due minuti!?!”. Cedric, seduto alla scrivania, alza un sopracciglio, il massimo che si concede per manifestare sorpresa davanti a una subordinata. “Ti sei fatta giocare alla grande, Miriadel!”.
Lei cerca di discolparsi: “Deve avermi teso una trappola.  Ha studiato i miei orari”.
“E tu cambiali”, le risponde contrariato, poi riflette: “Forse quei portali sono ormai bruciati. Bisognerebbe cambiare: per la guardiana, quelli in un condominio di appartamenti tutti uguali sono assai più difficili da individuare”.
Lei spalanca gli occhi incredula. “Vuoi abbandonare la vecchia libreria? Dopo tanti anni?”.
Lui resta un attimo indeciso. “Forse dovremmo. Verrò a riaprire la via ancora per stavolta, ma tu affitta un altro posto adatto entro questa settimana”.
Si alza in piedi, precedendola nel corridoio fino alla porticina metallica. “Vado a prendere il sigillo. Aspettami nel sotterraneo davanti al portale da riaprire”.
Inizia a scendere la ripida scaletta a chiocciola, mentre lei, al seguito, gli chiede: “Niente più teletrasporto neanche per te?”.
Lui si stringe nelle spalle, facendo ben attenzione ai gradini. “Solo quando serve davvero. Siamo a corto di energia, il sigillo di Phobos ne divora una quantità impressionante”.

Raggiunta la base delle scale, nel seminterrato della torre est, i due si salutano con un cenno distratto, ma Miriadel, anziché dirigersi nel luogo convenuto, attiva l’incantesimo dell’invisibilità ipnotica: un’influenza mentale che cancella da chiunque la veda la consapevolezza della sua presenza.  Camminando velocemente, si porta ad un passo da Cedric: il trucco funziona meglio da vicino. Se qualcuno troppo lontano per esserne influenzato la vedesse, gli sembrerebbe che lei accompagni il suo capo.
L’uomo sembra dirigersi a passi veloci verso la torre nordest, come diretto all’appartamento di Phobos, ma poi devia per il corridoio diretto alla torre Nord, salutando con un cenno due guardie che ne piantonano l’ingresso.
Ecco la scalinata interna che si avvolge. Cedric è alto, la sua falcata divora due gradini per volta. Sforzandosi per mantenere il passo, Eleanor suda e gli ansima dietro, non udita grazie al suo trucco mentale. Per fortuna la torre nord è alta solo un centinaio di braccia…
Trafelata, riesce a non farsi distanziare, e lo raggiunge su un pianerottolo davanti ad una porta con la scritta ‘biblioteca’. Questa non è la cosiddetta ‘biblioteca proibita’, ma è pur sempre chiusa da una grossa serratura la cui chiave si materializza in mano a Cedric. Il grosso battente si apre senza un cigolio, e lui si dirige verso una grossa credenza dalle ante vetrate. Con un’altra chiave apre anche questo mobile, sui cui ripiani interni si allineano decine di volumi dalle preziose rilegature. Dai titoli sulle costole sembrano tutti lavori storici o letterari, non di magia. Allunga deciso la mano verso un volume dalla copertina grigio-bluastra che spicca solo per il suo anonimato, e lo estrae. Chiude gli occhi un attimo, come concentrato, poi solleva la copertina. Il libro aperto non evidenzia pagine scritte, ma solo una retrocopertina con una scritta sinistra: ‘Temete il principe del metamondo e inginocchiatevi davanti alla sua ombra. Questo è il sigillo di Phobos’. Nell’altra pagina, in una nicchia sagomata, c’è proprio il talismano che lei ha già visto in azione.
 

Meridian, sotterraneo

Dopo qualche minuto, un passo veloce ed elastico comincia a risuonare nella galleria illuminata dalla fosforescenza verdina.
Miriadel lo sta già attendendo nel luogo convenuto.  Per non insospettirlo, ha dovuto precederlo teletrasportandosi, usando una parte della sua preziosa energia.
“Ehilà, Cedric”.
“Eccomi”. L’uomo si avvicina, facendosi apparire in mano il grosso sigillo. Lo solleva, contro la parete in fondo al corridoio, e per una volta in più si forma una iridescenza trasparente sulla parete, che immediatamente dopo riprende il suo aspetto normale. “Bene, adesso il portale è stato ricreato, ma l’ho chiuso. Non aprirlo subito, è probabile che quella strega sia pronta a intervenire”.
Miriadel annuisce. “Ora vai a riaprire anche quello di riserva?”.
 

Meridian, torre Nord, mezz’ora dopo

Protetta nuovamente dal manto dell’invisibilità ipnotica, Miriadel osserva Cedric discendere lo scalone a chiocciola e sparire nel corridoio alla base della torre.
Bene, ora è sola davanti alla porta della biblioteca.
Esita. Sarebbe ancora in tempo a rimandare, a tirarsi indietro, a rimettere a posto inosservata i documenti e il denaro che ha sottratto in ufficio.
Scaccia questo pensiero: ciò che devono fare è molto più importante delle loro vite.
‘Siete pronti?’ trasmette lei con il pensiero.
‘Pronta’ risponde la voce mentale di Galgheita.
‘Pronto’ fa eco quella di Alborn.
Eleanor inizia. Una serratura chiusa non è un ostacolo per i suoi trucchi telecinetici: le basta un pensiero perché uno scatto le apra la strada.
All’interno del locale, tra le scansie coperte di libri, anche la modesta serratura del credenzone non le fa perdere più di due secondi.
Afferra il libro anonimo, estraendolo. Prova ad aprirlo, ma la copertina resiste, anche se nessuna chiusura è visibile. Non ci voleva!
Se lo fa sparire nel palmo, sperando che non serva davvero.
Mentre si volta per uscire, un pensiero agghiacciante le giunge da Alborn: ‘Attenta! Hai fatto scattare un allarme! Stanno arrivando le guardie alla torre Nord’.
Eleanor corre al parapetto. Guardando giù nel vano scale, comincia a sentire passi pesanti e voci concitate. Cos’ha sbagliato? Aveva osservato tutti i gesti, tutti i pensieri di Cedric… almeno così ha creduto. Non ci sono scelte: deve nuovamente teletrasportarsi, altrimenti è in trappola.

Un istante dopo, attorno a lei riappare l’anticamera della Regina. Vede Lidrienel ancora profondamente addormentata sul divano.
Un rumore alle spalle la fa voltare: Galgheita sta aprendo la porta d’ingresso ad Alborn.
Appena richiusa, lui sussurra: “Miri, le guardie sono andate alla torre nord. Dobbiamo scappare subito, o dovrò seguirle per non destare sospetti”.
Dalla stanza di là, si sente l’ormai debole richiamo della regina. “Galgheita…”.
Le vanno incontro.
“Altezza, abbiamo i secondi contati”, le dice il comandante.
“Lo so” risponde lei, tenendo con rimpianto tra le braccia la piccola Elyon addormentata. “Addio, piccola luce mia”.
Miriadel gliela prende in braccio. “Piccola Elyon…”.
“Buona fortuna, amici”. Poi, alla guaritrice: “Ti prego, Galgheita, dammi la mano. Basterà un attimo”.
“Addio, Altezza”, le risponde lei, prendendole la mano. Ha capito che cosa la Regina le sta veramente chiedendo.
Mentre gli altri tacciono, la Luce di Meridian chiude gli occhi e sbianca rapidamente, afflosciandosi nel letto.
Galgheita continua a tenerla ancora un attimo; solo lei può vedere una sagoma vagamente umana ergersi sopra il corpo ormai inerte, affiancarsi a un’altra e sparire in alto.
Per un attimo tutti restano immobili, persi per l’enormità di quanto è appena successo: dopo trecento anni, la Sesta Luce di Meridian ha reso la vita davanti ai loro occhi, nel momento in cui lei stessa lo ha voluto. Ora davvero non c’è altri che Phobos.
Alborn decide di interrompere questo momento di commozione che sta rubando secondi preziosi. “Andiamo!”.
A passo veloce, escono dall’appartamento reale, scendendo le scale.

Dopo qualche piano, sentono passi pesanti venire loro incontro.
All’ultima svolta, li vedono: sono i due piantoni della torre, che li guadano stupiti. “Comandante…”.
Alborn riassume il suo cipiglio marziale. “La Luce di Meridian ci ha appena lasciati. Sto scortando Maestra Galgheita e la Principessa Elyon in un luogo tranquillo. Voi presidiate il suo appartamento; l’ancella si è sentita male, soccorretela. Io andrò subito ad avvertire il principe Phobos”.
I due soldati restano raggelati, mentre il pallore si diffonde sulle loro pelli verdoline. “Si, signore”.

Alborn in testa, il gruppo continua a scendere l’interminabile teoria di gradini della torre Nordest, fino al seminterrato. Nel lungo corridoio trovano più persone che li guardano stupiti. Quando ripetono “La Regina è appena morta”, su tutti i visi il dolore sostituisce ogni stupore o sospetto, troncando altre domande.
Pochi minuti dopo, è Miriadel a essere passata in testa: percorre affannosamente le gallerie del sotterraneo, sudando con la piccola Elyon addormentata tra le braccia.
“Ecco, il portale più vicino dovrebbe essere qui in fondo…”.
Alla fine di una scalinata, il sotterraneo è chiuso da una parete, e vicino si intravedono alcune panche e appendiabiti con gli informi pastrani scuri in cui gli agenti sono soliti paludarsi quando non vogliono essere riconosciuti.
Passa a Galgheita il fardello della bimba addormentata, e si avvicina alla parete. Questo portale si aprirà su un appartamento uguale a tutti i centoventi nel suo condominio.
Appena ha sfiorato il punto sensibile sul muro, la parete si squarcia in un alone iridescente, ed appare l’interno di un anonimo appartamento terrestre.
Il sollievo dura poco: prima che possano passare,Yan Lin appare in un lampo bianco, e gli rivolge lo stesso sorriso trionfale che le ha già visto poco prima.
“Aspetta!” grida istintivamente Miriadel, “Ti prego, non…”.
Inutile. Davanti ai suoi occhi, il Cuore di Kandrakar emette un lampo rosato che illumina a giorno il sotterraneo, poi il portale collassa in un punto iridescente che infine sparisce del tutto, lasciando la parere scura e intatta al suo posto.
“Noo!”. In quel momento, Miriadel rimpiange di non aver mai seguito il consiglio della regina, di cercare di andare d’accordo con la Guardiana di Kandrakar.
“Presto, il sigillo” le grida Alborn. “Tiralo fuori!”.
“Ecco..”. Dalle mani di Miriadel appare il grosso e anonimo volume. “Ma non si apre!”, grida lei cercando inutilmente di forzarlo.
Poi cerca di calmarsi, di concentrarsi  per ricordare cosa ha pensato Cedric quando lo ha aperto, quella stessa mattina.

Un suono di passi pesanti e voci concitate la interrompe: proviene dalla galleria alle loro spalle. Voltandosi, vede apparire da dietro una curva un drappello di guardie, guidate da un essere alto più di tre metri: un poderoso uomo-serpente dalla pelle verde e giallina, gli occhi crudeli mascherati da una banda rossa, Dalla sua veste elegante, lunga fino a terra, sporgono due grosse braccia muscolose e, per dietro, una coda lunga parecchi metri.
“Fermi, traditori!” grida l’essere con una voce cavernosa e inumana.
“Cedric!” lo riconosce Miriadel. Ormai sono a poche decine di metri.
“Non perdiamo tempo”. Galgheita tocca delicatamente il libro con uno dei suoi ditoni inumani, e, nella meraviglia generale, questo si apre.
Alborn afferra il sigillo, stringendo i denti per resistere all’inaspettata sensazione di calore emanata.
Un attimo dopo, lingue simili a fuoco nero si sprigionano dall’oggetto, schiacciandosi sulle pareti e i pavimenti e diventando simili a catrame nero che imprigiona e risucchia i corpi. Il sigillo vibra come per sollevarsi, ma Alborn lo trattiene in mano.
La galleria è invasa da grida e strilli, e dal pianto a squarciagola della neonata.
Le guardie, terrorizzate, si voltano per darsi alla fuga, ma la poderosa voce del nuovo Cedric le richiama: “Non scappate, imbecilli! Non c’è da aver paura! E’ solo un’allucinazione indotta dall’antifurto”.
Questo messaggio giunge anche alle orecchie di Miriadel; in un momento di lucidità, afferra il sigillo dalle mani di Alborn, e ripete le operazioni mentali che ricorda fatte da Cedric.
In un attimo, il portale si riapre baluginando, e mostra nuovamente l’ appartamento terrestre. La guardiana, ancora lì, si volta stupita verso di loro, ed inorridisce alla vista delle minacciose lingue di fiamma nere.
“Passiamo lo stesso!” grida Alborn e trascina le donne e la bimba nell’appartamento oltre il varco.
“Ehi, voi!”, li richiama Yan Lin incerta, “Dove…”.
“Prendeteli!”. L’enorme serpentone si muove deciso verso il varco, spalleggiato da soldati incerti, ma già con le spade sguainate.
La Guardiana non ha scelta: fa apparire il Cuore di Kandrakar, e con un lampo torna a sigillare il portale. Dal suo ultimo baluginio si sente provenire un urlo gutturale e lontano: “Noo! Maledetta!”.
La parete ora è intatta, e le inquietanti lingue nere sono svanite. Yan Lin si volta a cercare i fuggiaschi verso l’angolo da cui ha appena sentito un “Statemi vicini” in meridiano, ma lì non c’è più niente, solo un vago tremolio dell’aria che subito svanisce.
 
 
 
 

  
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni europei > W.i.t.c.h. / Vai alla pagina dell'autore: MaxT