Capitolo
Venti
u
Pov
Elena
Ventisei ore, quaranta
minuti e una manciata di secondi erano passati da quando avevo scoperto che
Damon era stato morso, morso da un licantropo, ventisei ore, quaranta minuti e
una manciata di secondi da quando la mia vita stava cadendo a pezzi minuto dopo
minuto.
Più passavano le ore e più
Damon sembrava stare male e nel giro di poche ore dopo ciò che era successo
eravamo stati costretti a metterlo a letto iniziando a portargli una sacca di
sangue ogni quarto d’ora.
Sapevo che non lo avrebbe
guarito, ma almeno lo manteneva quanto meno lucido. Non volevo che facesse la
fine di Rose, di lei che si era ritrovata perfino ad avere le allucinazioni,
lei che aveva perso di lucidità faticando a riconoscere chi gli stava attorno.
Non volevo e non potevo guardare Damon e capire che non mi riconosceva o peggio
ancora che mi potesse scambiare per Katherine come era successo con Rose.
Il mio corpo cercava di
reagire a quanto stava succedendo, non volevo farmi vedere debole da Damon, ma
dentro di me, la mia anima, il mio essere si stava lentamente assopendo insieme
a lui.
Dal giorno prima erano
venuti tutti qui, tutti tranne Tyler che al momento doveva ancora riprendersi
dalla trasformazione e al quale non avevamo ancora detto nulla, e cercavano di
aiutare il più possibile anche se tutti lì dentro eravamo consapevole della
realtà dei fatti: le possibilità di salvare Damon rasentavano lo zero.
“Elena dove vai?” mi
chiese Jenna vedendomi nel corridoio.
Ero scesa in cantina per
prendere una sacca di sangue dall’emoteca personale di Damon e stavo andando a
portarla a lui.
“Ha bisogno di sangue” le
risposi mostrandole la sacca.
“Perché non mangi qualcosa
prima?” mi propose Bonnie.
“Dopo magari. Adesso non
ho tempo” le risposi cercando di essere gentile e dirigendomi su.
I rapporti con lei non
erano cambiati, si era addolcita parecchio questo si, ma non avevamo parlato da
quando era successo tutto quel casino e sinceramente il problema Bonnie era
decisamente l’ultima delle mie preoccupazioni.
Mentre salivo le scale
notai che Alaric, Jeremy e Matt erano sparsi in salone mentre cercavano di
leggere ogni singolo libro di quella casa nel vano tentativo di trovare
qualcosa che potesse aiutare nell’impresa, ma le speranze erano davvero poche.
Sapevamo che nulla avrebbe aiutato.
Stefan e Caroline non
c’erano. Era usciti quella mattina per andare a casa Martin in modo da passare
in rassegna ogni sorta di libro dello stregone e del figlio. Stefan non voleva
tralasciare nulla, diceva che avrebbe fatto qualunque cosa per salvare suo
fratello, anche l’impossibile.
Io lo capivo perfettamente
perché noi due eravamo fra tutti quelli che sicuramente più tenevamo alla vita
di Damon, o meglio quelli che non sarebbe riusciti a vivere se lui se ne fosse
andato per sempre.
Salii le scale e non appena
raggiunsi la camera di Damon entrai trovandolo esattamente come lo avevo
lasciato: sdraiato in quel letto con un’espressione se possibile ancora più
sofferente di quella che aveva prima.
Era pallido come un
lenzuolo, l’espressione sofferente, gli occhi circondate da occhiaie e i suoi
bellissimi zaffiri completamente spenti.
Non mi guardò neppure,
anzi non appena mi vide entrare si voltò dall’altro lato quasi infastidito.
Da quando avevamo appurato
che fosse stato morso, Damon era strano, quasi assente e se dapprima la cosa
non mi aveva preoccupata perché credevo fosse solo la causa di quello che era successo,
adesso, invece, mi spaventava proprio.
Sembrava come se lui
volesse starmi lontano. Ogni volta che mi avvicinavo sembrava respingermi,
quasi fossi un peso per lui, quasi fosse infastidito di avermi tra i piedi e
non c’era cosa che potesse farmi più male di questa.
Potevo riassumere il suo
atteggiamento in una sola parola: freddezza.
Chiusi la porta e mi
avvicinai al letto sedendomi dal lato in cui lui aveva posato lo sguardo, ma
non appena lo feci lui si voltò dall’altra parte.
Fu in quel momento che le
lacrime prepotenti cercarono di uscire, ma cercai di trattenerle. Non volevo
che mi vedesse piangere, io volevo e dovevo essere la sua forza.
“Ti ho portato questa” gli
dissi porgendogli la sacca.
Lui non mi rispose e io
provai a farlo girare, ma non ci riuscii. Nonostante fosse molto debole la mia
forza non poteva competere con la sua.
“Hai bisogno di sangue,
bevilo” continuai.
A quel punto si voltò e
puntò i suoi occhi nei miei, ma erano spenti, avevano perso tutto il brio che
prima li caratterizzava.
“A che pro berlo?
Cambierebbe qualcosa?” mi disse con sguardo arrabbiato e in quegli occhi vidi
il Damon che era stato quando era arrivato a Mystic Falls, vidi gli occhi di un
mostro quale lui era stato in passato.
“Che stai dicendo?”
“Morirò comunque e prima
succederà meglio sarà, quindi smettila di fare la crocerossina. Non ti voglio
tra i piedi, né te né queste stupide sacche”.
Il suo tono di voce era
freddo e maligno quasi e raggelai a sentirgli pronunciare quelle parole. La
paura si impossessò di me, ma non paura di lui, ero certa non mi avesse fatto
del male, ma paura di quello che avrebbe potuto dire, paura delle sue parole
che sembravano lame affilate, parole che non avrei potuto reggere, non in quel
momento almeno.
Mi aveva appena dato della
crocerossina? Possibile che non capisse quanto diavolo stavo male? Quanto paura
avevo di perderlo?
“Vuoi lasciarti morire?”
riuscii solamente a dire ignorando le sue parole.
“Ho per caso un’altra scelta?
Succederà comunque”.
“Non è detto, troveremo un
modo per curare la ferita”.
“Ma ti senti? Ma in che
mondo vivi Elena? Non ci sono antidoti contro un morso di un licantropo.
Svegliati, non serve a nulla continuare a vivere nel mondo delle fiabe” mi
sputò in faccia arrabbiato.
In quel momento non
riuscii più a frenare le lacrime che copiose presero a bagnarmi gli occhi e le guance.
“Oddio smettila” mi disse
vedendo le mie lacrime “risparmiami questo piagnisteo” continuò con rabbia.
Dove diavolo era finito il
mio Damon? Possibile che stesse già iniziando a dare di matto?
“Damon smettila, non sei
in te” lo pregai convinta che fosse così anche se dai suoi occhi riuscivo
ancora a capire che era lucido, ma non poteva essere così.
Se fosse stato lucido non
mi avrebbe mai parlato in quel modo.
Non potevo e non volevo credere
che quelle parole dure e taglienti le stesse dicendo nel pieno delle sue
facoltà.
“Vuoi fare qualcosa per
me?” mi domandò ignorando quanto gli avessi detto.
“Sai che farei qualsiasi
cosa per te”.
“Bene, allora prendi un
paletto e ficcamelo nel cuore, così la smettiamo con tutta questa storia”.
“Stai scherzando?” gli
dissi alzando la voce sconvolta mentre le lacrime iniziarono a scendere ancora
più copiose.
“Non sappiamo quanto possa
durare questa situazione. Potrei restare in questo stupido letto per giorni,
mesi prima di morire perché tanto succederà e lo sappiamo entrambi, quindi
facciamola finita adesso. Mi sono già stufato di avere tutti voi tra i piedi
che giocate a fare i dottori” mi disse in tono beffardo.
“Non fa ridere Damon, non
fa ridere per nulla tutto quello che stai dicendo. E non è detto che morirai.
Stiamo vagliando tutte le possibilità, potrebbe esserci un modo per curare
questa ferita e ti posso assicurare che se c’è lo troveremo”.
“Non c’è un modo lo
capisci? Ti ricordi di Rose o ti sei già dimenticata di lei?” sbottò
arrabbiato.
“Smettila” dissi
solamente.
Sapevo quanto l’argomento
Rose fosse delicato per lui e quanto nel profondo lo facesse soffrire. Non ne
aveva mai voluto parlare perché dentro di lui si sentiva ancora in colpa per
quanto era successo.
Potevo essere certa che
mai avrebbe potuto scacciare via i sensi di colpa che aveva, che sempre si
sarebbe sentito in debito con lei, lei che era morta per una colpa che non
aveva, per una colpa che toccava a lui espiare.
“Pensi che se ci fosse
stato un modo per salvarla l’avrei uccisa? Pensi che se davvero ci fosse stata
una possibilità su un milione perché lei non morisse le avrei infilato un
paletto nel cuore? Diavolo io le volevo bene e lei è morta beccandosi un morso
che era destinato a me”.
“E tu te ne sei preso uno
che avrebbe preso in pieno Stefan. Se non fossi intervenuto a quest’ora non ci
saresti tu in questo letto, ma lui e finchè non troveremo un modo per farti
alzare da lì nessuno di noi troverà pace” gli urlai convinta.
La verità era questa.
Stefan mi aveva detto che Damon si era schiantato sul licantropo prima che
questo potesse colpire Stefan e quel morso diretto al fratello se lo era
beccato lui. Un po’ come era successo con Rose, solo che stavolta i ruoli erano
invertiti.
“Povera ingenua Elena”
disse sprezzante ridendo per quanto gli fosse concesso.
Il mio cuore si stava
lacerando minuto dopo minuto e a lacerarlo era l’unica persona che avrebbe
potuto risanarlo.
“Damon smettila. Non sai
ciò che dici”.
“Oh si che lo so. Sei tu che non sai nulla, tu, l’idiota di mio fratello e i
tuoi stupidi amici”.
I singhiozzi aumentarono
mentre i suoi occhi diventavano sempre più freddi. Paragonarli al ghiaccio era
la metafora più indicata al momento, in tutti i sensi.
“Credi davvero che tutto
quello che è successo sia stato tutta opera di Katherine?” iniziò a dire e in
quel momento il mio cuore smise di battere.
Non sapevo cosa stava per
dirmi, ma sentivo dentro di me che quelle parole non promettevano nulla di
buono, di questo ne ero certa.
“Facciamo che ti racconto
una storia, ci stai?” mi disse beffardo.
“Ti prego smettila” lo
implorai, ma il suo sorriso divenne ancora più grande.
“Dio quanto sei patetica”
mi disse guardandomi negli occhi.
Non riuscivo a dire nulla,
ogni fibra del mio corpo sembrava essersi congelata.
Damon non mi aveva mai
parlato così, non si era mai rivolto a me in questi toni nemmeno quando era
davvero il cattivo della situazione e non potevo credere che lo stesse facendo
adesso.
Non riuscii a dire nulla e
fu per questo che lui riprese a parlare.
“Io e Katherine eravamo
d’accordo su tutto fin dall’inizio. È venuta da me dicendomi che voleva la sua
vendetta su di te e mi ha chiesto di aiutarla e io ho acconsentito, in fondo
anche io volevo distruggere Stefan, doveva pagare per avermi portato via
Katherine” prese a dire.
Ero immobile, non riuscivo
a proferire parola così lui continuò.
“Sono stato io che le ho
dato una mano ad organizzare questo assurdo piano, sono stata io ad averla
aiutata. Io ho ucciso lo stregone che ha tolto i poteri a Lucy, io ho l’ho
avvisata della storia della verbena e sempre io le ho detto di non lasciarti
uscire da lì nel caso fossi entrata e sapevo lo avresti fatto. E quando sciocca
come sei l’hai fatto mi hai servito tutto su un piatto d’argento, era giunta la
mia parte di fare il salvatore, così sono entrata per salvarti tanto sapevo che
sarei uscito, sapevo che avresti fatto di tutto per convincere quel branco di
idioti a farmi uscire. Sono stato io a liberarla da lì dentro e poi sono corso
a scuola da te” mi raccontò orgoglioso e strafottente allo stesso tempo.
Che diavolo stava dicendo?
Dire che ero sconvolta era
dire poco. Non potevo credere alle sue parole, non potevo credere di essermi
innamorata così intensamente di una persona che non esisteva.
Non potevo essere stata
tanto cieca.
“Il morso comincia a fare
i suoi effetti. Sei pazzo” provai a dire, ma nemmeno io credevo alle mie
parole.
Mentirmi adesso non aveva
senso, ma non mi spiegavo perché avesse deciso di essere sincero proprio ora.
“Sono lucidissimo,
invece”.
“E allora perché adesso
sei in questo fottuto letto a soffrire come mai hai fatto in vita tua? Dov’era
Katherine quando il licantropo ti ha morso?” urlai e mi resi conto che, forse,
ero io quella che iniziava ad essere meno lucida.
“Ho dato per scontato che
Katherine sarebbe rimasta fedele al nostro patto fino alla fine, ma non l’ha
fatto. Quando ha capito di avere la vittoria in pungo ha tradito pure me”.
“Tu sei pazzo. Io non
credo ad una singola parola di quello che stai dicendo” continuai ad urlare “tu
hai detto di amarmi, noi ci amiamo” dissi poi abbassando il tono di voce.
Lui mi guardò e scoppiò a
ridere.
“Io ti amo? Erano tutte
bugie, volevo solo portarti via da Stefan. Doveva soffrire come ho sofferto io.
Credevi davvero che io potessi innamorarmi di te? Su Elena non ti facevo tanto
sciocca. Il mio cuore è sempre appartenuto a Katherine, e lei che ho amato ed è
lei che amo” mi disse serio, ma potei notare una punta di tristezza nei suoi
occhi.
Lui…lui non mi amava. Mi
aveva solo preso in giro. Era Katherine l’unica donna che avrebbe mai occupato
il suo cuore e io mi ero solo illusa di essere importante per lui, invece, era
tutto un gioco, tutta una stupida vendetta ai danni di suo fratello e non
gliene era importato nulla se a pagare le conseguenze dei suoi gesti fossi
stata io.
Poi mi venne in mente un
particolare che non coincideva con le sue parole. Se davvero amava Katherine
perché non aveva ceduto alla tentazione mentre erano chiusi nella cripta?
“E allora perché quando
lei ti ha provocato mentre eravate chiusi non sei caduto ai suoi piedi? Perché
non te la sei presa? Perché non hai ceduto?” gli urlai.
“Di che diavolo parli?”
Era stupito, sembrava non
avere idea davvero di ciò che gli stavo dicendo.
“Non ero ancora salita
sopra quel giorno, mi sono nascosta e vi ho sentiti, vi ho visti. Lei ti ha
buttato a terra salendoti sopra e dicendoti che potevate divertirti. E tu l’hai
scaraventata al muro, tu le hai detto che amavi me, gliel’hai detto guardandola
negli occhi. Non potevi fingere, eravate solo tu e lei, non sapevi che io ci
fossi e non c’era nessun’altro. Avresti potuto fare con lei tutto ciò che
volevi, avresti potuto amarla come sei così bravo a fare, ma non l’hai fatto”
Restò imperterrito per un
po’, poi tornò a sorridere malefico quasi.
“Credi davvero che non ti
avessi sentito? Che non avessi capito che eri lì e che ci stavi spiando? Faceva
tutto parte della recita” mi disse, ma mi sembrò tanto una scusa inventata al
momento.
A quel punto non riuscii a
trattenermi più. I singhiozzi aumentarono e lanciai un urlo talmente forte che
anche un sordo mi avrebbe sentito. Poi mi alzai dal letto e scaraventai a terra
tutto quello che c’era sulla scrivania continuando ad urlare come una
forsennata.
Una parte di me mi diceva
che le sue parole erano bugie, ma l’altra parte non si capacitava del perché
lui dovesse mentire in quel modo. A che pro farmi soffrire così se erano tutte
bugie?
“Io non ci credo, io ti
conosco” dissi abbassando il tono di voce.
“Tu credi di conoscermi,
ma nessuno riuscirà mai a conoscere quante tenebre ci sono dentro di me. Tu,
Stefan e tutti gli altri cercate di vedere il buono in me, ma non c’è, è
inutile che vi sprechiate tanto. Io e Katherine siamo più simili di quanto tutti
voi possiate credere” mi rispose lui sicuro di sé.
“Non è vero” continuai
ancora io con il chiaro intento di convincere me stessa piuttosto che lui.
“Io e lei ci completiamo.
È sempre stato così”.
“Sei un bugiardo” urlai.
“Credi quello che vuoi, ma
adesso che sai la verità possiamo finirla con questa recita, pertanto
apprezzerei che tu uscissi dalla mia camera. Gradirei dormire” mi disse freddo
e glaciale.
“Perché ti stai
comportando così?”
“Dopo tutto quello che ti
ho raccontato stai ancora a chiedermi perché? Ti ho dovuto sopportare per un
mese intero. Sempre appiccicati, non ne posso più” mi disse.
“Non puoi aver finto, io
non ti credo. Io so che tu mi ami, ma non capisco perché ti stai comportando
così”.
Volevo credere che niente
di ciò che mi aveva detto fosse vero, ma il dubbio, ormai, si era insinuato
come un tarlo dentro di me e più lo guardavo negli occhi più mi sembrava di
avere la testimonianza certa che le sue parole fossero vere.
“Finto? Beh diciamo che in
fondo con te non ho dovuto poi fingere così tanto”.
“Che vuoi dire?”
“Ti vedevo e vedevo
Katherine. Era lei che baciavo, era con lei che facevo l’amore. Tu eri solo
l’involucro che la conteneva”.
Non avevo più nulla da
dire, non dopo quelle parole.
Se fosse stato bene sarei
corsa da lui e lo avrei preso a pugni, a sberle fino a fargli male, ma non
potevo farlo. Non adesso.
Mi avvicinai e lo guardai
negli occhi e ci vidi la verità in quegli occhi, vidi che tutto ciò che aveva
detto era vero, vi lessi la consapevolezza della veridicità di quelle parole e
a quel punto non ebbi più dubbi.
Mi aveva preso in giro. Il
suo amore era falso tanto quanto lo era stato lui. Ero stata un gioco per lui,
uno strumento per vendicarsi del fratello.
“Mi fai schifo Damon” gli
dissi, poi mi voltai e mi diressi verso la porta.
Avevo bisogno di uscire da
lì.
“Meglio così” sussurrò
appena.
Appoggiai la porta alla
maniglia, ma prima di aprirla mi voltai di nuovo a guardarlo.
“Io non ho mai finto di
amarti invece. Il mio amore per te è sempre stato vero e sincero. Avrei dato la
mia vita per te” dissi più a me stessa che a lui, poi aprii la porta ed uscii da
quella camera che mi ricordava troppi momenti felici, momenti che a quanto
pareva erano finti.
Scesi di corsa le scale
pronta per uscire da quella casa, ma qualcuno mi fermò per un braccio.
“Che diavolo è successo?
Le tue urla si sentivano da fuori. Stavamo salendo a controllare” mi disse Rick
tenendomi ancora per il polso.
Vidi l’attenzione di tutti
posata su di me e in quel momento non sapevo bene come affrontare la cosa.
Avevo paura che rivelando
loro la verità tutti lì dentro avrebbero smesso di prodigarsi tanto per aiutare
Damon, per salvarlo.
Abbassai lo sguardo
cercando di non guardare gli occhi di Rick, non avrei saputo mentirgli
altrimenti.
In quel momento lui staccò
la presa dal mio braccio e si avvicinò posando in modo paterno le sue mani sul mio
viso. Rimasi con gli occhi bassi, ma quando percepii il suo sguardo fisso sul
mio non potei che far scontrare i suoi occhi con i miei.
“Elena sei sconvolta” mi disse dolcemente vedendo i
miei occhi rossi e le lacrime che ancora scendevano copiose “cosa è successo?”
concluse poi e nel suo sguardo potei vedere tutto ciò che, poco prima, per la
prima volta non avevo visto in quello di Damon: un senso infinito di
protezione.
“Damon…lui…” provai a dire
mentre i singhiozzi continuavano a non lasciarmi via di fuga “lui e Katherine…loro
erano d’accordo” riuscii solamente a dire prima di abbassare di nuovo lo
sguardo.
“Cosa?” fu l’urlo di
Bonnie e Jenna che erano a pochi passi dalle spalle di Rick.
“Lui l’ha aiutata in
questo folle piano. È stato tutto finto, noi due, la nostra storia era tutto
finto. Damon ama Katherine, sarà sempre lei” cercai di spiegare loro prima di
approfittare del momento di turbamento di Alaric per sfuggire dalla sua presa e
uscire correndo più che potevo da quella casa.
Corsi fino alla macchina e
in pochi istanti salii, misi in moto e sfrecciai via nella notte.
Non avevo una meta, né una
destinazione. Volevo solo allontanarmi da quella casa, allontanarmi dalla
verità che mi era sbattuta in faccia in modo così violento.
Avrei preferito che fosse
morto portandosi alla tomba quel segreto, avrei continuato a vivere sapendo che
ci eravamo amati in modo sincero e puro, invece no, come al solito lui doveva
rovinare tutti i piani.
Non mi amava, questa era
l’unica consapevolezza che avevo, l’unica certezza che si era impadronita di me
e faceva male, più male di ogni altra cosa, perfino più male del fatto che fin
dall’inizio era d’accordo con Katherine in merito a tutto quel folle piano.
Perché? Come aveva potuto
mentirmi così spudoratamente per tutto quel tempo? Come? Aveva finto anche in
passato? Anche durante la caccia a Klaus aveva finto di provare qualcosa per
me? Anche allora vedeva in me Katherine?
Era assurdo, non riuscivo
a credere alla cosa.
Con quelle parole aveva
spento ogni cosa in me, aveva premuto il tasto off alle mie emozioni, aveva
spento ogni mio soffio vitale, non c’era più conoscenza nel mio corpo non dopo
aver visto l’assenza di amore nelle sue mani fredde, non c’era più gioia nei
miei occhi ormai spenti.
All’improvviso con poche
semplici parole aveva messo la parola fine a tutto, non ci sarebbe stato più un
futuro con lui, tutto quello che poteva essere era già accaduto nonostante
fosse falso. Il riflesso di quello che credevo il nostro amore era ancora nei
miei occhi, ma lui era lontano, irraggiungibile, ed io ero ferma in mezzo al
nulla dentro una macchina, io galleggiavo alla deriva senza più forze in una
notte nera e fredda.
Robsten23
SPAZIO AUTRICE:
Eccomi qui con il capitolo venti.
Damon è stato molto duro con Elena e
le ha detto tutto quello che pensava. Il loro amore era davvero basato su una
bugia? Su una vendetta di Damon ai danni del fratello?
Elena è distrutta, si sente presa in
giro, umiliata, respinta e cosa più grave sa che comunque vada perderà Damon
comunque.
A parte questo nessuna cura è stata
ancora trovata. Riusciranno a trovarla? E soprattutto dopo quello che Damon ha
detto siamo certi che gli altri saranno ancora disposti a cercare di aiutarlo,
a trovare un antidoto?
Certo Bonnie avrà avuto la conferma
che tutto quello che pensava di Damon non era altro che la verità.
E come prenderà la notizia Stefan non
appena rientrerà a casa insieme a Caroline?
Che succederà tra i nostri amati
fratelli Salvatore?
Abbiate pazienza e non uccidetemi. Ricordatevi
che se mi fate fuori non potrete sapere cosa sarebbe successo.
Come sempre vi lascio sempre una
piccola immagine come spoiler del nuovo capitolo e anche un piccolo pezzettino:
Avrei fatto qualunque cosa per farlo stare meglio,
qualunque cosa per salvargli la vita a qualunque costo. Avrei barattato perfino
la mia vita pur di salvare la sua.
Presi una sacca di sangue e tornai su.
“Dove vai?” mi chiese Bonnie preoccupata.
“Dove vuoi che vada? Da Damon, mi sembra ovvio”.
“Dovresti stargli lontano dopo quello che ti ha
detto”.
“Dovresti rispettare le mie decisioni” la rimbeccai
io infastidita prima di voltarle le spalle e dirigermi nella camera di lui.
Quando fui davanti alla porta la trovai socchiusa e
sentendo le voci capii che Stefan era lì dentro con il fratello.
Di sicuro gli altri avevano raccontato a lui e
Caroline quanto fosse successo mentre non c’erano e non ci voleva un genio per
capire che Stefan era andato a parlare con il fratello per capire le ragioni di
quel comportamento.
“Vorrei solo capire cosa ti salta in quella mente
bacata” gli disse il minore dei fratelli.
Non sapevo di cosa stavano parlando, ma non avevo
intenzione di andare via. Volevo sentire quel discorso, capire le vere ragioni
di Damon.
“Cosa dovrebbe passarmi? Le ho solo detto la
verità” gli rispose il maggiore mentre il mio cuore perse un battito.
Non potevo permettermi di piangere, non potevo
permettermi di farmi sentire dai sensi sviluppati di Stefan.
Volevo ringraziare tutti coloro che
leggono la mia storia, chi l’ha inserita nelle preferite, nelle seguite e in
quelle da ricordare. Ringrazio anche tutti i lettori silenziosi e anche tutti
coloro che recensiscono.
Un bacione e grazie ancora.
Prossimo aggiornamento: Martedì 17 Maggio