Serie TV > Criminal Minds
Ricorda la storia  |      
Autore: Unsub    16/05/2011    1 recensioni
Piccola one-shot che vedi protagonisti Sarah Collins (personaggio da me inventato) e Jason Gideon. Il loro rapporto controverso, quello che si dicono e i pensieri che non condovidono. Una relazione controversa e fatta di piccole e grandi incomprensioni da parte di tutti e due.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jason Gideon, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Sarah Collins '
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
everything we can't say AUTORE: Unsub
TITOLO: Everything we can’t say
RATING: Verde
GENERE:  sentimentale, introspettivo.
AVVERTIMENTI: One-shot
PERSONAGGI: Sarah Collins, Jason Gideon.
DISCLAIMER: I personaggi non mi appartengono(tranne quelli da me inventati), sono di Jeff Davis. Criminal minds appartiene alla CBS. Questa storia non è a scopo di lucro.

Questa storia partecipa al The One Hundred Prompt Project

Un vento gelido spazzava il parco, incontrarsi all’aperto in pieno novembre all’aperto a Washington non era una cosa consigliabile. Sapeva che non c’era un posto sicuro, potevano essere visti insieme e questo non doveva accadere per svariate ragioni.
Prima di tutto se sua zia Erin fosse venuta a conoscenza del fatto che avevano fatto comunella per difendere la squadra, nastro o non nastro l’avrebbe messa a forza sul primo volo diretto a Lione e lei non voleva tornare in Francia. In secondo luogo, potevano essere visti insieme da uno dei membri del team e la cosa sarebbe stata difficile da spiegare. I ragazzi avevano cominciato a fidarsi di lei, come avrebbero reagito al sospetto che lei fosse li per controllarli?
Infilò le mani ancora più a fondo nelle tasche del giubbotto pesante e sperò che lui si sbrigasse ad arrivare. Mancavano ancora cinque minuti all’ora dell’appuntamento e lei maledisse l’abitudine dell’uomo di non arrivare mai in ritardo o in anticipo. Potevi rimettere l’orologio sulla precisione di Jason.
Si chiese ancora una volta cosa volesse da lei. Quando una settimana prima l’aveva chiamata comunicandole che si sarebbe trovato nei paraggi ed era intenzionato a parlare con lei di persona, aveva osato sperare che lui la volesse vedere, che volesse parlare con lei e chiarirsi. Ora si rendeva conto che la loro conversazione sarebbe, probabilmente, girata intorno al team e ai suoi “ragazzi”.
Sospirò sfiduciata, non aveva voluto vederlo nel suo appartamento e recarsi in albergo da lui era fuori discussione. Troppe possibili varianti, troppi possibili testimoni dell’incontro tra due persone che, teoricamente, si conoscevano a malapena e che non si sentivano da anni.
Intravide la sagoma scura sedersi sulla banchina al suo fianco, chiuse gli occhi e spero con tutta se stessa che il motivo del loro “appuntamento clandestino” fosse lei e quello che li univa.
-    Ti trovo bene – cominciò l’uomo allungandole un bicchiere di caffè bollente, che Sarah si affrettò a prendere con gratitudine malcelata.
-    Grazie – osservò la bevanda scura, alla ricerca di qualcosa da dire per rompere il ghiaccio.
-    Ho saputo che hai preso la tua decisione – Jason l’aveva prevenuta, stroncando ogni possibile malinteso sul perché si trovassero lì.
-    Non credere che la tua richiesta c’entri qualcosa con quello che ho fatto – l’astio era abilmente nascosto dietro un tono studiatamente indifferente – Tu e lei non avete così tante importanza ed influenza, le mie decisioni le so prendere da sola.
-    Però hai salvato la squadra da tua zia – rispose lui nascondendo un sorriso mentre sorseggiava il caffè.
-    Ho un forte senso della giustizia. Mio padre mi ha insegnato il significato profondo della lealtà… parlo di Richard, naturalmente.
Perché aveva sentito la necessità di fare quella precisazione? Lui non era mai stato suo padre, dubitava fortemente che si fosse comportato da padre con chicchessia. Sapeva che aveva pessimi rapporti anche con Stephen, il fratellastro che non aveva mai conosciuto. L’unico con cui sembrava aver instaurato quel tipo di rapporto protettivo era Spencer.
Accantono il pensiero del giovane dottore, trovando scomodo parlare del ragazzo che amava con l’uomo che le aveva distrutto la vita. Un sorriso amaro le piegò le labbra, in fin dei conti non c’era molto da dire su Reid. Erano solo, esclusivamente, amici e colleghi. Lui non avrebbe mai ricambiato quel sentimento e lei preferiva mettersi al riparo da eventuali delusione e sopprimere sul nascere quello che sentiva.
-    Immagino che Richard sia stato un buon padre – Jason si girò ad osservarla.
I capelli neri erano tagliati cortissimi e quel ciuffo lungo, dall’improbabile color rosso acceso, si agitavano nel vento nascondendole parzialmente il viso. Era un peccato che portasse quell’acconciatura così particolare e bizzarra. Aveva un bel viso dai lineamenti regolari, su cui spiccavano quegli occhi verdi così inquietanti. Se avesse adottato un taglio più classico, magari lungo, avrebbe enfatizzato ancora di più la sua somiglianza con…
Chiuse gli occhi di scatto. Non voleva pensare a lei, non davanti a quella ragazza a cui era legato da un rapporto così strano, frutto di un amore che lui aveva stroncato. Si disse ancora una volta che aveva preso la decisione migliore per tutti e tre. Elizabeth era sicuramente stata meglio con il protettivo ed affidabile Richard, lui era sempre in viaggio per lavoro ed aveva già rovinato un matrimonio, non voleva ripetere l’esperienza con quella donna così importante per lui. E poi c’era il bambino in arrivo, aveva commesso troppi errori con il suo primogenito. Era stato terrorizzato dall’idea di stabilire con il figlio di Elizabeth lo stesso rapporto controverso e fatto di rancore che aveva con Stephen.
Sospirò e un sorriso ironico si affacciò sul suo volto. Anche Sarah lo odiava… anzi no, forse sarebbe stato meglio che lei provasse per lui lo stesso rancore che provava Stephen. Avrebbe significato che contava qualcosa nella sua vita, aveva imparato a proprie spese che amore e odio erano le due facce della stessa medaglia. Non si odia che ci è indifferente, ma chi ci ha fatto soffrire, chi ci ha spezzato il cuore. Invece Collins con lui era sempre fredda, sembrava che il loro legame non la riguardasse minimamente.
-    Non è stato un buon padre, è stato il migliore – tornò a guardare il liquido scuro all’interno del bicchiere – Non si è mai perso un saggio, la consegna del diploma, il mio primo dottorato… sono sicura che se non ci fosse stato l’incidente non si sarebbe perso neanche gli altri due. Era un padre presente ed affettuoso, ma tu queste cose non le puoi capire.
-    Ti sbagli, le capisco e come.
-    Cazzate! – era la prima volta che permetteva a tutto il suo rancore di arrivare in superficie – Tu ti occupi solo di te stesso, Jason Gideon è la tua sola priorità. Non potrai mai capire cosa vuol dire essere un buon padre.
-    Non sono qui per litigare con te.
-    Neanch’io, non ne vedo l’utilità. Tutto quello che avevamo da dirci l’abbiamo detto cinque anni fa – con la mano libera si massaggiò gli occhi arrossati dal vento – Credo sia meglio non vederci più…
-    Perché? – lui era ferito da quell’asserzione.
-    Qualcuno della squadra potrebbe vederci e io non voglio dare spiegazioni… anche perché non ci sono spiegazioni da dare. Tu mi hai voluto vedere, ma non ho capito ancora il perché.
-    Volevo ringraziarti per quello che hai fatto per i miei ragazzi.
-    Forse è meglio che ti sturi bene le orecchie. Non l’ho fatto per te, ma per loro. C’è una differenza enorme, fidati.
-    Sono riusciti a fare breccia nelle tue alte difese? – sorrise divertito.
-    Sono brave persone e non si meritavano quel tipo di trattamento.
-    E se io fossi stato ancora parte della squadra?
-    Non avrei chiesto di meglio che farti cacciare a pedate, ma tu hai deciso di andartene rovinandomi il divertimento. Addio Jason.
Fece il giro della banchina e si incamminò dando le spalle a suo padre. Jason rimase seduto perso nei suoi pensieri. Nessuno dei due era riuscito a dire quello che pensava veramente.

Sarah, sono fiero di te. Non solo perché sei un’ottima profiler, ma perché sei una brava persona. Mi dispiace di avervi abbandonate, non c’è giorno in cui non pensi che le cose sarebbero potute essere diverse fra noi. Ma quello che ho fatto l’ho fatto per amore, non per egoismo. So che pensi il contrario, ma la mia priorità sei sempre stata tu. A Lione almeno eri al sicuro, ma qui? Spero solo che i ragazzi ti proteggano sempre.

Papà, per una volta sola vorrei poterti chiamare così. Vorrei che mi abbracciassi e mi dicessi che andrà tutto bene. Vorrei sentirti dire che sei orgoglioso di me. Il tuo rifiuto mi ha segnato molto più di quanto tu possa immaginare. Ero solo una ragazzina spaventata in cerca di un legame con qualcuno che potesse guidarla. Mi sono trovata a dovermi arrangiare da sola a diciassette anni. Guardami! So che magari tu pensi il contrario, ma sono una brava persona anche se non riesco mai ad esprimere i miei sentimenti. Non sono fredda come voglio apparire, io soffro come chiunque altro.


http://promptproject.altervista.org/_altervista_ht/Banner/200x50.png
   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Criminal Minds / Vai alla pagina dell'autore: Unsub