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Autore: robsten23    16/05/2011    12 recensioni
Elena è finalmente salva e insieme a lei tutti i suoi amici e la sua città. Klaus è stato sconfitto e adesso tutti possono godersi momenti di serenità e tranquillità, ma siamo sicuri che la pace sia tornata davvero e che Elena non corra più nessun pericolo? E poi ci sono altri problemi da affrontare per lei, problemi di cuore.
Tratto dal prologo:
“Quando hai il cuore diviso tra due persone non sai nemmeno tu chi ami davvero e ti ritrovi ad un bivio.
Acqua o fuoco, terra o cielo, razionalità o irrazionalità, destra o sinistra, finito o infinito?
Stefan o Damon?
Il buono e onesto o il cattivo e ribelle?
Per chi batte davvero il cuore di Elena Gilbert?”
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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LA RAGIONE DEL CUORE

 

Capitolo Ventuno

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Pov Elena

 

Avevo passato l’intera notte fuori casa incurante del fatto che Katherine fosse ancora in giro e che con molta probabilità se mi avesse trovata sola e indifesa com’ero ci avrebbe messo una frazione di secondo a porre fine alla mia vita e a dire il vero, forse, una parte di me lo sperava.

Del resto, ormai, nulla aveva più alcun senso. Avevo perso Damon, il suo amore e presto lo avrei perso in tutti i modi in cui una persona può essere persa.

Alle primi luci dell’alba mi diressi nuovamente verso il pensionato Salvatore, quella che, ormai, per me era la mia unica e vera casa.

Posteggiai davanti casa e scesi dirigendomi verso l’ingresso.

Non appena aprii la porta mi furono tutti addosso e con mio stupore notai che c’era perfino Caroline il che significava che lei e Stefan erano tornati, ma non riuscivo a vedere lui.

Non ci badai più di tanto e cercai di scostarmi da loro.

“Diavolo Elena ci hai fatto preoccupare. Non si fa così” mi rimproverò Jenna.

“Hai lasciato il cellulare a casa e sei sparita per tutta la notte” continuò Rick.

“Ti rendi conto che Katherine è ancora lì fuori da qualche parte e che se ti avrebbe trovata a quest’ora saresti un cadavere in mezzo al nulla?” mi disse Bonnie alzando la voce.

“Smettetela di urlare” iniziai a dire “ho mal di testa e voglio solo riposare. Non mi è successo nulla e anche se così non fosse stato non sarebbe cambiato nulla” conclusi.

“Elena ti sei bevuta il cervello? Che diavolo dici?” mi domandò Caroline seriamente preoccupata.

La guardai e nemmeno le risposi, mi limitai ad allontanarmi e scendere in cantina per prendere una sacca di sangue da portare a Damon.

Nonostante tutto ciò che mi aveva detto, nonostante per lui fossi stata solo un gioco, non potevo fingere che non mi importasse di lui, non potevo ignorare che fosse steso su un letto in attesa della morte.

Avrei fatto qualunque cosa per farlo stare meglio, qualunque cosa per salvargli la vita a qualunque costo. Avrei barattato perfino la mia vita pur di salvare la sua.

Presi una sacca di sangue e tornai su.

“Dove vai?” mi chiese Bonnie preoccupata.

“Dove vuoi che vada? Da Damon, mi sembra ovvio”.

“Dovresti stargli lontano dopo quello che ti ha detto”.

“Dovresti rispettare le mie decisioni” la rimbeccai io infastidita prima di voltarle le spalle e dirigermi nella camera di lui.

Quando fui davanti alla porta la trovai socchiusa e sentendo le voci capii che Stefan era lì dentro con il fratello.

Di sicuro gli altri avevano raccontato a lui e Caroline quanto fosse successo mentre non c’erano e non ci voleva un genio per capire che Stefan era andato a parlare con il fratello per capire le ragioni di quel comportamento.

“Vorrei solo capire cosa ti salta in quella mente bacata” gli disse il minore dei fratelli.

Non sapevo di cosa stavano parlando, ma non avevo intenzione di andare via. Volevo sentire quel discorso, capire le vere ragioni di Damon.

“Cosa dovrebbe passarmi? Le ho solo detto la verità” gli rispose il maggiore mentre il mio cuore perse un battito.

Non potevo permettermi di piangere, non potevo permettermi di farmi sentire dai sensi sviluppati di Stefan.

“La verità? Damon io non sono Elena te ne rendi conto? Smettila con queste balle. Puoi essere sincero con me”.

“Fratellino vuoi farmi un favore? Lasciami in pace, non rompermi l’anima ancora. Non vedi in che condizioni sono? Goditi il momento e smettila”.

“Goditi il momento? Damon sei mio fratello e l’ultima cosa che voglio è che tu soffra”.

“Mi hai sempre odiato, adesso non fare il buonista come sempre”.

“Sei tu che hai sempre odiato me. Io mi sono solo comportato di conseguenza, ma non c’è stato mai un momento in cui ti ho odiato davvero. Piuttosto ho odiato me stesso per quello che ti avevo fatto, per averti costretto a diventare un mostro”.

Damon non disse nulla, ma da quel poco che potevo vedere dal suo sguardo vista la distanza, la cosa lo aveva colpito parecchio.

In realtà io ero certa che lui quelle cose le avesse sempre sapute, ma tra saperle, sospettarle e sentirsele dire c’è una grande differenza.

“Mi dispiace” disse solamente Damon.

“Di cosa?” chiese Stefan stupito di quelle parole.

“Di tutto. Di averti fatto la guerra per un secolo e mezzo, di averti fatto soffrire, di averti disprezzato. Mi dispiace di averti fatto tutto questo male”.

Una lacrima scese senza controllo dal mio occhio destro e in quel momento mi resi conto che, forse, era questo il vero Damon, quello che aveva detto quelle cose al fratello e non la persona che la sera prima mi aveva urlato quelle cose.

Era ovvio comunque che si fosse aperto così tanto perché sapeva di essere sull’orlo del baratro altrimenti non avrebbe mai messo da parte l’orgoglio.

“Dovrei scrivermela questa” commentò bonariamente Stefan.

“Hey, hai fatto una battuta, sono io che dovrei scrivermela” scherzò Damon prima di iniziare a tossire brutalmente.

Stefan si avvicinò a lui e lo fece alzare un pochino e Damon smise di tossire, ma aveva una faccia sconvolta.

Non sapevo cosa mi stava trattenendo ad entrare, ma dovevo resistere.

Stefan prese una sacca di sangue e la diede al fratello aiutandolo a bere.

“Grazie” si limitò a dire Damon dopo averne bevuto un po’.

“Sono qui per questo” gli rispose l’altro.

Ci fu un attimo di silenzio, poi il minore dei fratelli riprese a parlare.

“Perché le hai mentito così spudoratamente?”

Era chiaro che Stefan si stesse riferendo a me e sperai che Damon gli desse una risposta, ma soprattutto che ammettesse di aver mentito, anche se, ormai, la sua mi sembrava davvero la più grossa balla mai sentita prima.

“Crederà che sono un mostro, che lo sono sempre stato e che lo sono stato fino alla morte”.

Era per questo? Per questo che mi aveva mentito?

“Perché? Perché deve farlo?”

Stefan aveva preso a piangere, lo percepivo perfettamente.

“Perché così sarà più facile per lei dimenticarmi, sarà più facile che smetta di amarmi”.

Come aveva potuto dire quelle cose? Perché? Aveva davvero detto di non amarmi solo per fare il mio bene? Non era quello il mio bene, non lo era assolutamente.

Le lacrime iniziarono a scorrere lungo le mie guance appannandomi la vista, ma cercai di restare in silenzio, non potevo farmi sentire, non adesso.

“Non smetterà mai di amarti e non riuscirà mai a dimenticarti anche se gli hai detto quelle cose. L’amore che prova per te è troppo forte perché lei possa riuscirci. Adesso può anche aver creduto alle tue parole, ma quando si siederà e ci rifletterà capirà che sono state solo bugie. Ti conosce, forse ti conosce meglio di chiunque altro, perfino meglio di me”.

“E tu dovrai farglielo credere invece. Stefan, voglio che tu la convinca che ciò che le ho detto è la verità. Non so come, inventati qualcosa, ma fai in modo che ci creda”.  

“Non lo farò, non posso farlo. Non la farò soffrire in questo modo, non le farò credere di aver amato un mostro”.

“Cazzo Stefan la conosci. Soffrirà comunque, solo che in quel modo forse riuscirà a rassegnarsi”.

“Damon…” provò a dire, ma lui lo interruppe.

“Devi promettermelo questo e anche un’altra cosa, un’altra cosa che è di vitale importanza per me”.

“Cioè?”

“Promettimi che la proteggerai anche a costo della vita e la farai sempre sentire al sicuro. Le starai sempre vicino e le farai capire che la ami. Devi riuscire a farla innamorare di nuovo di te e soprattutto dovrai renderla felice sempre”.

“Damon…”

“Giuro che se le vedrò versare una lacrima ti renderò la vita un inferno anche dalla tomba. Promettilo”.

“Te lo prometto, ma non chiedermi di mentirle, non ne sarò capace. Lei saprà la verità, lei saprà che lei hai mentito ieri”.

“Da quando sei così testardo?” gli chiese Damon.

“Da quando sono fermamente convinto in quello in cui credo”.

“Ma fammi il piacere” ci scherzò su Damon.

Sorrisero entrambi e io non potei che fare lo stesso. Mi si rallegrava il cuore a vederli comportarsi da fratelli.

“L’hai fatta sentire uno schifo. Rick dice che era sconvolta. Non sappiamo neppure dove sia” gli disse Stefan, ma stranamente gli vidi volgere lo sguardo verso la porta.

Prima che potessi anche solo pensare che si fosse accorto di me distolse lo sguardo e prese a fissare il pavimento.

Aveva un’espressione strana, sembrava tranquillo nonostante avesse appena comunicato al fratello che ero chissà dove e di certo rischiavo la vita con Katherine in giro.

“Cosa? Come diavolo avete potuto farla uscire?” prese a dire Damon come impazzito.

Il suo volto era una maschera di preoccupazione.

“Io e Caroline non c’eravamo e gli altri non hanno saputo trattenerla. Erano sconvolti per quello che lei gli ha detto. Bonnie ha perfino smesso di cercarti una cura” gli spiegò, ma era troppo tranquillo per essere uno che mi sapeva fuori in pericolo.

“Al diavolo Bonnie. Dobbiamo andare a cercare Elena”.

Dopo aver pronunciato quelle parole sentii Damon tossicare e quasi alzarsi dal letto, ma Stefan lo fermò.

“Tu non vai da nessuna parte. Non sei in grado di fare nulla al momento”.

“Stefan tu non capisci. È di Elena che stiamo parlando. Non me lo perdonerei mai se le succedesse qualcosa a maggior ragione sapendo che la colpa è mia”.

“Damon calmati”.

“Damon un cazzo. Dobbiamo cercarla, dobbiamo trovarla. Mi sono comportato come uno stronzo”.

“Uno stronzo? Non è questa la parte che hai sempre voluto mostrare di te?” gli domandò il fratello sarcastico.

Damon abbassò lo sguardo senza dire nulla.

“Capisci adesso perché ho deciso di tornare a Mystic Falls dopo averla salvata dall’incidente? L’ho capito subito quando l’ho guardata. Elena ha il potere di cambiare le persone e ha cambiato te”

“Non lo so cosa ha fatto, so solo che io la amo più di ogni altra cosa al mondo e solo ora mi rendo conto che non voglio e non posso morire sapendo che lei mi odia e ne avrebbe tutti i diritti dopo quello che le detto”.

A quelle parole mi asciugai le lacrime e sorrisi.

Come avevo potuto pensare che lui mi avesse sempre mentito? Come avevo potuto pensare che lui non mi amasse.

A quel punto non c’è la feci più ed entrai in stanza sbattendo la porta con un rumore sordo.

Stefan si irrigidii all’improvviso, ma mi sorrise mentre Damon mi osservò con uno sguardo che non seppi decifrare.

Lo guardai furente perché nonostante tutto ero arrabbiata per il piano fallito di Damon, poi guardai Stefan.

“Era ora che entrassi” mi disse solamente quest’ultimo.

Mi immobilizzai subito. Possibile che lui mi avesse sentito arrivare? Ero stata talmente silenziosa.

“Tu sapevi che ero fuori?” domandai cercando di calmarmi.

“Elena sono un vampiro, era ovvio che ti avessi sentita arrivare”.

A quel punto Stefan guardò il fratello, il quale gli lanciò uno sguardo furente comprendendo che l’aveva spinto a dire la verità proprio per farla sentire a me.

“Prima o poi mi ringrazierai” gli fece notare Stefan.

“Come se mi fosse concesso un poi” commentò sarcastico Damon certo, ormai, che la sua fine fosse giunta.

Non sapeva, però, che avrei fatto qualsiasi cosa per aiutarlo. Lui non sarebbe morto, non poteva morire. Non era possibile.

Stefan scosse la testa e poi si decise ad uscire. Mi passò una mano sulla spalle e mi fissò per qualche secondo.

“Era il suo modo per proteggerti, per tenerti lontano da tutto questo. Prova a capirlo” mi sussurrò all’orecchio prima di uscire comprendendo che ero arrabbiata per la situazione.

Quando la porta si chiuse alle sue spalle presi a guardare Damon con sguardo infuriato.

“Perché?” riuscii a dirgli solamente mentre ciò che volevo dirgli davvero erano altre cose, ma non riuscivo ad agitarmi troppo vedendolo in quello stato.

“Cosa hai sentito?” mi domandò.

“Quanto basta per prenderti a calci”.

“Cosa aspetti allora?”

“Damon non sono in vena di scherzare, ok. Togliti la maschera di buffone e fai il serio” gli dissi alzando la voce e alterandomi leggermente.

Era inconcepibile che ancora la voglia di fare battutine non gli fosse passata.

“Cosa dovrei dirti? Dovrei chiederti scusa per ciò che ti ho detto ieri? Avevo i miei buoni motivi per farlo perché per proteggerci sarei disposto a fare qualunque cosa, anche a fingere come ho fatto ieri e sinceramente se mio fratello non avesse fatto il buon samaritano non avresti mai scoperto che erano delle bugie quelle che ti ho detto”.

“Perché?” dissi soltanto.

Volevo una spiegazione, seppur minima che mi facesse capire davvero cosa gli passava in quella testa bacata.

“Perché cosa?”

“Perché devi sempre sottovalutare l’amore che provo per te?”

“Non lo sto facendo”.

“Si, invece. Perché se davvero tu ti rendessi conto di quanto ti amo non avresti detto quelle cose. Non mi avresti chiesto di infilarti un paletto nel cuore, ma avresti lottato fino alla fine per riuscire a sopravvivere, non mi avresti riempito di bugie solo per cercare di farti odiare, solo per farmi cambiare opinione sul tuo conto perché avresti capito che nessuna cosa che avresti mai potuto dire mi avrebbe fatto smettere di amarti e non avresti chiesto a Stefan di farmi innamorare di nuovo di lui perché avresti saputo che dopo aver amato così intensamente una persona come io amo te non la si può dimenticare né sostituire. Mi hai praticamente servita a Stefan in un piatto d’argento senza sapere cosa ne pensavo io”.

“Se l’ho fatto è solo perché voglio che tu possa essere felice”.

“Volevi che fossi felice odiando il ricordo che avevo di te?”

“Si” mi rispose sincero.

“Sei un’idiota Damon. L’idiota più colossale che io abbia mai conosciuto”.

Lui non rispose, abbassò solamente lo sguardo e in quel momento mi avvicinai al letto e mi sedetti vicino a lui guardandolo, ma non toccandolo.

“Avresti preferito che ripensassi a quelli che sono stati i momenti migliori di tutta la mia vita dandomi della stupida per non aver capito che erano finti, che tu mi stavi prendendo in giro?”

“Elena volevo solo che tu riuscissi a dimenticarmi e potessi andare avanti, ma ero certo che una minuscola parte del tuo cuore avrebbe capito che erano tutte bugie. Una parte, però, talmente minuscola che forse non ti saresti neppure accorta di avere”.

Non dissi nulla. Restai in silenzio per qualche secondo, poi gli passai la sacca di sangue che gli avevo preso.

Lui  mi ringraziò con lo sguardo poi iniziò a bere avidamente. Potevo percepire quanto bisogno ne avesse.

“Mi avevi fatto una promessa” dissi quasi in un sussurro.

Sapevo che avrebbe capito che mi riferivo al fatto che aveva promesso che saremmo stati insieme per sempre.

“Lo so, ma quando ho visto quel lupo avventarsi su mio fratello mi sono premurato di mantenere un’altra promessa. In quel momento non ho pensato ad altro”.

“Di che parli?”

“Avevo sette anni quando mia madre morì. Era molto malata, ma ciò che la preoccupava di più era lasciare me e Stefan. Mamma è stata l’unica a non aver mai fatto preferenze, lei voleva bene a me esattamente come ne voleva a Stefan, per lei non c’erano prime o seconde scelte, lei ci amava entrambi. La sera in cui morì mi intrufolai di nascosto nella sua camera, volevo vederla anche se mi era stato vietato. Avevano tutti paura che potesse contagiare qualcuno. Quando mamma mi vide mi disse di andare via, ma non lo feci, volevo stare con lei” iniziò a raccontarmi perdendosi nei ricordi.

Non si era mai davvero aperto così tanto nemmeno con me e non sapevo se interpretarlo come qualcosa di positivo o meno.

“Restai lì per un po’ e io ero un bambino troppo sveglio per la mia età. Sapevo che, forse, quella sarebbe stata l’ultima volta che la vedevo. Mi disse che sarebbe andata lontano, in cielo, ma che avrebbe sempre vegliato su di me e su Stefan. Mi chiese di essere ubbidiente con mio padre e soprattutto mi chiesi di prendermi cura di mio fratello. Le promisi che mi sarei occupato di lui, che lo avrei protetto sempre, che avrei dato la vita per lui, per quel fratellino che tanto amavo. Poi la governante mi trovò lì e mi mandò fuori, ma quella promessa non la dimenticai mai”.

“Tua madre…” provai a dire non sapendo nemmeno bene cosa volessi dirgli, ma non ne ebbi comunque la possibilità perché lui mi interruppe prima ancora che riuscissi a dire qualcos’altro.

Aveva gli occhi quasi vitrei ed ero certa che nella sua mente stava rivivendo alla perfezione quegli attimi di vita indelebili per lui, mentre io stavo lottando con le lacrime per impedire loro di uscire.

“Mia madre è stata la prima donna che ho amato davvero, quella che amerò per il resto dei miei giorni e le ho fatto una promessa in punto di morte e le promesse in punto di morte vanno rispettate sempre e comunque, ad ogni costo. Ho fatto tanto male a Stefan, gli ho reso la vita impossibile per tanto tempo, troppo forse e nonostante l’inferno che gli ho fatto passare, nonostante l’odio che ho accumulato verso di lui mi sono sempre assicurato che mai nessuno gli torcesse un capello, non lo avrei permesso”.

Non dissi nulla consapevole che quello che doveva dirmi non fosse finito.

“Era come se concedessi solo a me stesso di ferirlo, nessun altro poteva farlo. E probabilmente sarebbe andata avanti così all’infinto se lui non avesse deciso di tornare a Mystic Falls e non avesse conosciuto te. Stefan aveva permesso che Katherine morisse, ma soprattutto lui se l’era presa e io non potevo accettarlo, non potevo vivere con la consapevolezza che non ero l’unico per la donna che amavo e Dio solo sa quanto Katherine sia stata importante per me. È stata l’unica donna dopo mia madre che ho amato e doveva essere solo mia. Ho odiato mio fratello per secoli, ma forse quel sentimento non è mai stato davvero odio. Quando ho visto quel lupo scaraventarsi su di lui l’unica cosa che ho pensato era che dovevo proteggerlo. Che poi quella bestia mi abbia morso è stato un caso. Mi sono distratto a vedere se Stefan stesse bene e quello ne ha approfittato, ma va bene così, forse per la prima volta nella mia non-vita sono orgoglioso di me stesso e delle mie azioni” concluse lui sicuro di sé.

Fu a sentire quelle parole che non c’è la feci più a stargli lontana, nonostante una piccola parte di me fosse ancora arrabbiata per ciò che aveva fatto, nonostante avrei voluto prenderlo a pugni per aver solo pensato che io avessi potuto dimenticarmi di lui.

Mi avvicinai e mi sdraiai accanto a lui sul letto. A quel punto lui si sollevò leggermente mettendosi quasi seduto e appoggiando la testa al cuscino, poi allargò un braccio per invitarmi ad avvicinarmi e non me lo feci ripetere due volte. Appoggiai con estrema delicatezza il mio volto al suo petto mentre con le mani lo stringevo a me.

“Ti amo Damon e non farti progetti perché nessuna cosa Stefan o chiunque altro potrà dire o fare cambierà questo dato di fatto” gli sussurrai piano baciandogli il petto seppur coperto dalla maglietta.

Lui rimase in silenzio per un po’, poi prese a parlare.

“Mi dispiace”.

“Per cosa?”

“Per quello che ti ho detto, per come l’ho detto e per le parole che ho usato. Non pensavo nessuna di quelle cose che ho detto, nessuna. Era l’unico modo che ho trovato per riuscire a farti dimenticare di me anche a costo di farmi odiare”.

“Non ti avrei mai potuto odiare, io ti amo, ti amo come non ho mai amato in vita mia”.

“E mi dispiace soprattutto perché non posso mantenere la promessa che ti ho fatto, ma in qualche modo io e te saremo sempre insieme. Sarò sempre accanto a te, non mi vedrai, ma mi sentirai. Sarò qui sempre” mi disse.

Fu in quel momento che lo sentii per la prima volta piangere e a conferma che non mi fossi sbagliata sentii qualcosa bagnare il mio volto, una lacrima che si univa a quelle tante che stavo già versando io.

Piansi più forte che potei incurante di far soffrire anche lui in quel momento. Avevo un disperato bisogno di sfogarmi.

“Non posso Damon, non posso perderti” gli sussurrai tra un singhiozzo e l’altro.

“Hey, piagnona sono ancora qui” mi disse sorridendo beffardo.

Alzai gli occhi verso di lui e nonostante le sue guance erano rigate di lacrime vidi la sua espressione sorniona, la solita espressione di quando mi prendeva in giro, ma in quel momento non ero in grado di reggere quel nostro gioco, non c’è la facevo, il dolore era troppo forte.

Come diavolo potevo accettare di vederlo morire sotto i miei occhi? Semplice: non potevo.

La morte della persona che si ama è uno scollamento esistenziale, l'aprirsi di una voragine sotto i piedi della vita, lui scivola aleggiando nelle pieghe dell'infinito, mentre tu resti sul ciglio dell'abisso a contemplare l'immensità della tua impotenza.

Era così che mi sentivo, era questo quello che mi sarebbe toccato quando Damon avrebbe chiuso gli occhi per sempre.

Solo adesso che potevo sentire le sue braccia stringermi a me mi rendevo davvero conto di quello che il mio vampiro aveva voluto fare dicendomi la sera prima tutte quelle cose.

Damon non era più quello di prima, non era più quel vampiro cinico e senza cuore che era al suo arrivo, era una persona diversa, migliore, ma in realtà era sempre lo stesso, solo che era riuscito a tirare fuori tutto il meglio che aveva e adesso stava rischiando di perdere tutto.

Damon non era più quello di prima, quello a cui non importava nulla degli altri. Anche se l’aveva beffata per tutta una vita, la morte si era insinuata dentro di lui e adesso che questa bruciava sulla sua pelle si sentiva indifeso, aveva paura di tutto, il suo stesso volto lo spaventava e per questo voleva fare di tutto per allontanare coloro a cui voleva bene, specialmente me.

Io non lo avevo capito subito, forse perché ero troppo una parte in causa, ma Stefan, lui se ne era reso conto per fortuna e in fondo dovevo ringraziarlo perché senza di lui molto probabilmente Damon avrebbe continuato a fingere parlottando di un accordo con Katherine che non era mai esistito.

“Amore?” mi chiamò e solo allora mi resi conto che era la prima volta che lo faceva, ma non mi aveva mai dato fastidio la cosa semplicemente perché sapevo che lui non era il tipo da grandi gesti e dimostrazioni d’affetto.

Lui era quello che era in grado di guardarti negli occhi e con la sola forza dello sguardo era capace di dimostrarti quanto grande fosse il suo amore.

Sorrisi nel sentirgli pronunciare quella piccolissima parola, ma cercai di non dare a vedere questa mia contentezza, non volevo che lui si sentisse obbligato a chiamarmi sempre così perché sapeva di rendermi felice.

Alzai leggermente la testa non scostandomi, però, dal suo petto e lo guardai come a fargli capire che lo stavo ascoltando e che poteva continuare.

“Sei tutta la mia vita adesso” mi disse guardandomi intensamente negli occhi.
Ghiaccio contro cioccolato. Non c’era lotta che teneva.

“E prima allora?” gli chiesi per spezzare quella tensione che si era irrimediabilmente creata.

“Cosa?”

Non aveva capito, glielo si leggeva in faccia.

“Voglio dire prima dov’era la tua vita? Cos’era la tua vita?”

Lo vidi rifletterci su qualche secondo poi prese a parlare.

“La mia vita prima? La mia vita prima non era vita. Era soltanto attesa”.

A quelle parole non resistetti più e mi avvicinai con foga per baciarlo.

Lo vidi mugugnare per il dolore e cercai di essere più calma e delicata, ma non potevo staccarmi dalle sue labbra. No, non ci riuscivo.

Con molta probabilità quello era uno degli ultimi, se non davvero l’ultimo momento che ci restava per poter stare insieme, abbracciati l’uno all’altra e non potevo sprecarlo.

Quando ci staccammo appoggiai nuovamente il mio volto al suo petto e lo strinsi a me facendomi cullare dalle sue braccia.

Mi serviva un contatto con lui che avrei dovuto ricordare per il resto della mia vita, se di vita potevo parlare dopo che lui se ne sarebbe andato.

Su una cosa aveva ragione. Io ero la sua vita esattamente come lui era la mia.

No, non potevo sopportare quella situazione, non potevo sopportare la sola idea di perderlo per sempre, proprio non ci riuscivo.

Se questo era quello che mi attendeva, se questo era la vita che si prospettava davanti a me, beh non avevo dubbi: qualcuno doveva fermare il mondo, il mio mondo. Elena Gilbert voleva disperata scendere.

 

Robsten23

 

 

SPAZIO AUTRICE:

Lo so, avrei dovuto postare domani che è martedì, ma purtroppo domani sarò tutto il giorno fuori casa quindi non avrei potuto.

Mi sono detta: o posto oggi quindi in anticipo di un giorno oppure mercoledì e quindi in ritardo di un giorno. Soluzione? Ho deciso di postare oggi. Esse in anticipo è sempre meglio che essere in ritardo e visto che sono una ritardataria cronica, almeno stavolta ho deciso di non esserlo.

Come vedete le parole di Damon era tutte delle bugie, ma quasi tutti di voi lo avete supposto, alcuni l’hanno sperato, ma insomma era chiaro quasi a tutti che Damon non poteva davvero pensare quelle cose, non dopo tutto quello che aveva fatto per avere la sua Elena.

Abbiamo visto alla fine un lato umano di Damon, la promessa alla madre e la consapevolezza di avere fatto tanti errori anche e soprattutto con suo fratello.

Damon nei riguardo di suo fratello è uno di quelli che dice: “avrei voluto dare un pugno a mio fratello tanto tempo fa e ancora adesso, ma certo non permetterò a te di farlo”. Credo che calzi a pennello la cosa.

I ragazzi, però, non hanno ancora trovato nessuna cura. Ci riusciranno? Il tempo stringe. Speriamo.

Come sempre vi lascio sempre una piccola immagine come spoiler del nuovo capitolo e anche un piccolo pezzettino:

 

 

“C’è un modo per salvarlo? Voglio dire, non voglio che tu mi dica come, voglio solo sapere se sei a conoscenza di una qualunque possibilità perché si salvi” chiesi a Katherine e solo Dio sapeva quanto mi erano costate quelle parole, eppure per Damon avrei fatto di tutto.

“Cosa ti fa credere che se lo sapessi te lo direi?”

“Perché non faresti del bene solo a me, ma anche a lui e Stefan e a quanto pare credo che siano gli unici a cui tieni anche se in modo un po’ strambo e inusuale”.

“Vorrei poterti dire che c’è, ma che non te la rivelerei mai, ma purtroppo non esistono cure, non esistono antidoti. Fidati, cammino su questa terra da quasi trecento anni e non ho mai visto nessun vampiro guarire da un morso di licantropo. La vita di Damon è segnata. Anzi, se vuoi un consiglio, infilagli un paletto nel cuore e fallo morire in pace”.

“Non lo farei mai. Troverò il modo di aiutarlo”.

“Non esiste Elena, non esiste nessun modo. L’unica cosa che può aiutarlo è che qualcuno velocizzi i tempi uccidendolo”.

“Nessuno di noi lo farà” gli dissi sicura di me.

“Conosco Damon e quando capirà che nessuno lo farà con ogni probabilità lo farà da solo. Ucciderlo è l’ultimo atto di gentilezza che potreste fare per lui”.

“Gentilezza? Sarebbe gentile ucciderlo?” le urlai.

“Morirà comunque Elena, avrà fatto pure i suoi errori, ma non merita certo di finire i suoi giorni in questo modo”.

“Che ne sai tu? Che cavolo ne sai tu? L’hai ridotto tu così, sei stata tu ad ucciderlo. Se morirà così sarà solo colpa tua” le urlai con tutta la rabbia che avevo dentro.

“Posso farlo io” mi disse solamente.

“Cosa?” chiesi curiosa.

“Posso porre fine a tutto questo se voi non volete farlo. È quello che lui vorrebbe”.






 

 

Volevo ringraziare tutti coloro che leggono la mia storia, chi l’ha inserita nelle preferite, nelle seguite e in quelle da ricordare. Ringrazio anche tutti i lettori silenziosi e anche tutti coloro che recensiscono.

Un bacione e grazie ancora.

 

LEGGETE: Per chi non l'avesse capito, nella foto c'è della cenere. Detto questo voglio dirvi che questa storia è arrivata quasi alla conclusione, manca davvero pochissimo e visto che i capitoli mancanti sono giù quasi tutti scritti (sono avanti con la scrittura rispetto a voi) mi sono cimentata in un’altra storia sempre rigorosamente Delena. Vi lascio il link se a qualcuno verrebbe voglia di leggerla. Si intitola: “I now like you as you are”

 

Cosa succederebbe se a causa di un incantesimo i nostri amati personaggi finissero in un Universo parallelo? E se lì incontrassero i loro “se stessi” del futuro? È questo che succederà quando, dopo un incantesimo sbagliato, Elena, Damon, Stefan e tutti gli altri si troveranno costretti a convivere con la loro copia futura. Cosa scopriranno? Di lì a cinque anni la loro vita sarà la stessa, oppure cambierà qualcosa? I legami e i rapporti di coppia saranno sempre gli stessi? Come reagirà elena quando scoprirà che nel futuro la sua vita e quella di tutti gli altri sarà inesorabilmente cambiata? Può una sola, unica scelta cambiare la vita? E pensare che tutto ha inizio con una semplice confessione: “Tu mi piaci ora, così come sei”.

 

Link: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=714924&i=1

 

 

 

 

Prossimo aggiornamento: Martedì 24 Maggio

 

 

  
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