Capitolo
Ventuno
u
Pov
Elena
Avevo passato l’intera
notte fuori casa incurante del fatto che Katherine fosse ancora in giro e che
con molta probabilità se mi avesse trovata sola e indifesa com’ero ci avrebbe
messo una frazione di secondo a porre fine alla mia vita e a dire il vero,
forse, una parte di me lo sperava.
Del resto, ormai, nulla
aveva più alcun senso. Avevo perso Damon, il suo amore e presto lo avrei perso
in tutti i modi in cui una persona può essere persa.
Alle primi luci dell’alba
mi diressi nuovamente verso il pensionato Salvatore, quella che, ormai, per me
era la mia unica e vera casa.
Posteggiai davanti casa e
scesi dirigendomi verso l’ingresso.
Non appena aprii la porta
mi furono tutti addosso e con mio stupore notai che c’era perfino Caroline il
che significava che lei e Stefan erano tornati, ma non riuscivo a vedere lui.
Non ci badai più di tanto
e cercai di scostarmi da loro.
“Diavolo Elena ci hai
fatto preoccupare. Non si fa così” mi rimproverò Jenna.
“Hai lasciato il cellulare
a casa e sei sparita per tutta la notte” continuò Rick.
“Ti rendi conto che
Katherine è ancora lì fuori da qualche parte e che se ti avrebbe trovata a
quest’ora saresti un cadavere in mezzo al nulla?” mi disse Bonnie alzando la
voce.
“Smettetela di urlare”
iniziai a dire “ho mal di testa e voglio solo riposare. Non mi è successo nulla
e anche se così non fosse stato non sarebbe cambiato nulla” conclusi.
“Elena ti sei bevuta il
cervello? Che diavolo dici?” mi domandò Caroline seriamente preoccupata.
La guardai e nemmeno le
risposi, mi limitai ad allontanarmi e scendere in cantina per prendere una
sacca di sangue da portare a Damon.
Nonostante tutto ciò che
mi aveva detto, nonostante per lui fossi stata solo un gioco, non potevo
fingere che non mi importasse di lui, non potevo ignorare che fosse steso su un
letto in attesa della morte.
Avrei fatto qualunque cosa
per farlo stare meglio, qualunque cosa per salvargli la vita a qualunque costo.
Avrei barattato perfino la mia vita pur di salvare la sua.
Presi una sacca di sangue
e tornai su.
“Dove vai?” mi chiese
Bonnie preoccupata.
“Dove vuoi che vada? Da
Damon, mi sembra ovvio”.
“Dovresti stargli lontano
dopo quello che ti ha detto”.
“Dovresti rispettare le
mie decisioni” la rimbeccai io infastidita prima di voltarle le spalle e
dirigermi nella camera di lui.
Quando fui davanti alla
porta la trovai socchiusa e sentendo le voci capii che Stefan era lì dentro con
il fratello.
Di sicuro gli altri
avevano raccontato a lui e Caroline quanto fosse successo mentre non c’erano e
non ci voleva un genio per capire che Stefan era andato a parlare con il
fratello per capire le ragioni di quel comportamento.
“Vorrei solo capire cosa
ti salta in quella mente bacata” gli disse il minore dei fratelli.
Non sapevo di cosa stavano
parlando, ma non avevo intenzione di andare via. Volevo sentire quel discorso,
capire le vere ragioni di Damon.
“Cosa dovrebbe passarmi?
Le ho solo detto la verità” gli rispose il maggiore mentre il mio cuore perse
un battito.
Non potevo permettermi di
piangere, non potevo permettermi di farmi sentire dai sensi sviluppati di
Stefan.
“La verità? Damon io non
sono Elena te ne rendi conto? Smettila con queste balle. Puoi essere sincero
con me”.
“Fratellino vuoi farmi un
favore? Lasciami in pace, non rompermi l’anima ancora. Non vedi in che
condizioni sono? Goditi il momento e smettila”.
“Goditi il momento? Damon
sei mio fratello e l’ultima cosa che voglio è che tu soffra”.
“Mi hai sempre odiato,
adesso non fare il buonista come sempre”.
“Sei tu che hai sempre
odiato me. Io mi sono solo comportato di conseguenza, ma non c’è stato mai un
momento in cui ti ho odiato davvero. Piuttosto ho odiato me stesso per quello
che ti avevo fatto, per averti costretto a diventare un mostro”.
Damon non disse nulla, ma
da quel poco che potevo vedere dal suo sguardo vista la distanza, la cosa lo
aveva colpito parecchio.
In realtà io ero certa che
lui quelle cose le avesse sempre sapute, ma tra saperle, sospettarle e
sentirsele dire c’è una grande differenza.
“Mi dispiace” disse
solamente Damon.
“Di cosa?” chiese Stefan
stupito di quelle parole.
“Di tutto. Di averti fatto
la guerra per un secolo e mezzo, di averti fatto soffrire, di averti
disprezzato. Mi dispiace di averti fatto tutto questo male”.
Una lacrima scese senza
controllo dal mio occhio destro e in quel momento mi resi conto che, forse, era
questo il vero Damon, quello che aveva detto quelle cose al fratello e non la
persona che la sera prima mi aveva urlato quelle cose.
Era ovvio comunque che si
fosse aperto così tanto perché sapeva di essere sull’orlo del baratro
altrimenti non avrebbe mai messo da parte l’orgoglio.
“Dovrei scrivermela
questa” commentò bonariamente Stefan.
“Hey, hai fatto una
battuta, sono io che dovrei scrivermela” scherzò Damon prima di iniziare a
tossire brutalmente.
Stefan si avvicinò a lui e
lo fece alzare un pochino e Damon smise di tossire, ma aveva una faccia
sconvolta.
Non sapevo cosa mi stava
trattenendo ad entrare, ma dovevo resistere.
Stefan prese una sacca di
sangue e la diede al fratello aiutandolo a bere.
“Grazie” si limitò a dire
Damon dopo averne bevuto un po’.
“Sono qui per questo” gli
rispose l’altro.
Ci fu un attimo di
silenzio, poi il minore dei fratelli riprese a parlare.
“Perché le hai mentito
così spudoratamente?”
Era chiaro che Stefan si
stesse riferendo a me e sperai che Damon gli desse una risposta, ma soprattutto
che ammettesse di aver mentito, anche se, ormai, la sua mi sembrava davvero la
più grossa balla mai sentita prima.
“Crederà che sono un
mostro, che lo sono sempre stato e che lo sono stato fino alla morte”.
Era per questo? Per questo
che mi aveva mentito?
“Perché? Perché deve
farlo?”
Stefan aveva preso a
piangere, lo percepivo perfettamente.
“Perché così sarà più
facile per lei dimenticarmi, sarà più facile che smetta di amarmi”.
Come aveva potuto dire
quelle cose? Perché? Aveva davvero detto di non amarmi solo per fare il mio
bene? Non era quello il mio bene, non lo era assolutamente.
Le lacrime iniziarono a
scorrere lungo le mie guance appannandomi la vista, ma cercai di restare in
silenzio, non potevo farmi sentire, non adesso.
“Non smetterà mai di
amarti e non riuscirà mai a dimenticarti anche se gli hai detto quelle cose.
L’amore che prova per te è troppo forte perché lei possa riuscirci. Adesso può
anche aver creduto alle tue parole, ma quando si siederà e ci rifletterà capirà
che sono state solo bugie. Ti conosce, forse ti conosce meglio di chiunque
altro, perfino meglio di me”.
“E tu dovrai farglielo
credere invece. Stefan, voglio che tu la convinca che ciò che le ho detto è la
verità. Non so come, inventati qualcosa, ma fai in modo che ci creda”.
“Non lo farò, non posso
farlo. Non la farò soffrire in questo modo, non le farò credere di aver amato
un mostro”.
“Cazzo Stefan la conosci.
Soffrirà comunque, solo che in quel modo forse riuscirà a rassegnarsi”.
“Damon…” provò a dire, ma
lui lo interruppe.
“Devi promettermelo questo
e anche un’altra cosa, un’altra cosa che è di vitale importanza per me”.
“Cioè?”
“Promettimi che la
proteggerai anche a costo della vita e la farai sempre sentire al sicuro. Le
starai sempre vicino e le farai capire che la ami. Devi riuscire a farla
innamorare di nuovo di te e soprattutto dovrai renderla felice sempre”.
“Damon…”
“Giuro che se le vedrò
versare una lacrima ti renderò la vita un inferno anche dalla tomba.
Promettilo”.
“Te lo prometto, ma non
chiedermi di mentirle, non ne sarò capace. Lei saprà la verità, lei saprà che
lei hai mentito ieri”.
“Da quando sei così
testardo?” gli chiese Damon.
“Da quando sono fermamente
convinto in quello in cui credo”.
“Ma fammi il piacere” ci
scherzò su Damon.
Sorrisero entrambi e io
non potei che fare lo stesso. Mi si rallegrava il cuore a vederli comportarsi
da fratelli.
“L’hai fatta sentire uno
schifo. Rick dice che era sconvolta. Non sappiamo neppure dove sia” gli disse
Stefan, ma stranamente gli vidi volgere lo sguardo verso la porta.
Prima che potessi anche
solo pensare che si fosse accorto di me distolse lo sguardo e prese a fissare
il pavimento.
Aveva un’espressione
strana, sembrava tranquillo nonostante avesse appena comunicato al fratello che
ero chissà dove e di certo rischiavo la vita con Katherine in giro.
“Cosa? Come diavolo avete
potuto farla uscire?” prese a dire Damon come impazzito.
Il suo volto era una
maschera di preoccupazione.
“Io e Caroline non
c’eravamo e gli altri non hanno saputo trattenerla. Erano sconvolti per quello
che lei gli ha detto. Bonnie ha perfino smesso di cercarti una cura” gli
spiegò, ma era troppo tranquillo per essere uno che mi sapeva fuori in
pericolo.
“Al diavolo Bonnie.
Dobbiamo andare a cercare Elena”.
Dopo aver pronunciato
quelle parole sentii Damon tossicare e quasi alzarsi dal letto, ma Stefan lo
fermò.
“Tu non vai da nessuna
parte. Non sei in grado di fare nulla al momento”.
“Stefan tu non capisci. È
di Elena che stiamo parlando. Non me lo perdonerei mai se le succedesse
qualcosa a maggior ragione sapendo che la colpa è mia”.
“Damon calmati”.
“Damon un cazzo. Dobbiamo
cercarla, dobbiamo trovarla. Mi sono comportato come uno stronzo”.
“Uno stronzo? Non è questa
la parte che hai sempre voluto mostrare di te?” gli domandò il fratello
sarcastico.
Damon abbassò lo sguardo
senza dire nulla.
“Capisci adesso perché ho
deciso di tornare a Mystic Falls dopo averla salvata dall’incidente? L’ho
capito subito quando l’ho guardata. Elena ha il potere di cambiare le persone e
ha cambiato te”
“Non lo so cosa ha fatto,
so solo che io la amo più di ogni altra cosa al mondo e solo ora mi rendo conto
che non voglio e non posso morire sapendo che lei mi odia e ne avrebbe tutti i
diritti dopo quello che le detto”.
A quelle parole mi
asciugai le lacrime e sorrisi.
Come avevo potuto pensare
che lui mi avesse sempre mentito? Come avevo potuto pensare che lui non mi
amasse.
A quel punto non c’è la
feci più ed entrai in stanza sbattendo la porta con un rumore sordo.
Stefan si irrigidii
all’improvviso, ma mi sorrise mentre Damon mi osservò con uno sguardo che non
seppi decifrare.
Lo guardai furente perché
nonostante tutto ero arrabbiata per il piano fallito di Damon, poi guardai
Stefan.
“Era ora che entrassi” mi
disse solamente quest’ultimo.
Mi immobilizzai subito.
Possibile che lui mi avesse sentito arrivare? Ero stata talmente silenziosa.
“Tu sapevi che ero fuori?”
domandai cercando di calmarmi.
“Elena sono un vampiro,
era ovvio che ti avessi sentita arrivare”.
A quel punto Stefan guardò
il fratello, il quale gli lanciò uno sguardo furente comprendendo che l’aveva
spinto a dire la verità proprio per farla sentire a me.
“Prima o poi mi
ringrazierai” gli fece notare Stefan.
“Come se mi fosse concesso
un poi” commentò sarcastico Damon certo, ormai, che la sua fine fosse giunta.
Non sapeva, però, che
avrei fatto qualsiasi cosa per aiutarlo. Lui non sarebbe morto, non poteva
morire. Non era possibile.
Stefan scosse la testa e
poi si decise ad uscire. Mi passò una mano sulla spalle e mi fissò per qualche
secondo.
“Era il suo modo per
proteggerti, per tenerti lontano da tutto questo. Prova a capirlo” mi sussurrò
all’orecchio prima di uscire comprendendo che ero arrabbiata per la situazione.
Quando la porta si chiuse
alle sue spalle presi a guardare Damon con sguardo infuriato.
“Perché?” riuscii a dirgli
solamente mentre ciò che volevo dirgli davvero erano altre cose, ma non
riuscivo ad agitarmi troppo vedendolo in quello stato.
“Cosa hai sentito?” mi
domandò.
“Quanto basta per
prenderti a calci”.
“Cosa aspetti allora?”
“Damon non sono in vena di
scherzare, ok. Togliti la maschera di buffone e fai il serio” gli dissi alzando
la voce e alterandomi leggermente.
Era inconcepibile che
ancora la voglia di fare battutine non gli fosse passata.
“Cosa dovrei dirti? Dovrei
chiederti scusa per ciò che ti ho detto ieri? Avevo i miei buoni motivi per
farlo perché per proteggerci sarei disposto a fare qualunque cosa, anche a
fingere come ho fatto ieri e sinceramente se mio fratello non avesse fatto il
buon samaritano non avresti mai scoperto che erano delle bugie quelle che ti ho
detto”.
“Perché?” dissi soltanto.
Volevo una spiegazione,
seppur minima che mi facesse capire davvero cosa gli passava in quella testa
bacata.
“Perché cosa?”
“Perché devi sempre
sottovalutare l’amore che provo per te?”
“Non lo sto facendo”.
“Si, invece. Perché se
davvero tu ti rendessi conto di quanto ti amo non avresti detto quelle cose.
Non mi avresti chiesto di infilarti un paletto nel cuore, ma avresti lottato
fino alla fine per riuscire a sopravvivere, non mi avresti riempito di bugie
solo per cercare di farti odiare, solo per farmi cambiare opinione sul tuo
conto perché avresti capito che nessuna cosa che avresti mai potuto dire mi
avrebbe fatto smettere di amarti e non avresti chiesto a Stefan di farmi
innamorare di nuovo di lui perché avresti saputo che dopo aver amato così
intensamente una persona come io amo te non la si può dimenticare né sostituire.
Mi hai praticamente servita a Stefan in un piatto d’argento senza sapere cosa
ne pensavo io”.
“Se l’ho fatto è solo
perché voglio che tu possa essere felice”.
“Volevi che fossi felice
odiando il ricordo che avevo di te?”
“Si” mi rispose sincero.
“Sei un’idiota Damon.
L’idiota più colossale che io abbia mai conosciuto”.
Lui non rispose, abbassò
solamente lo sguardo e in quel momento mi avvicinai al letto e mi sedetti
vicino a lui guardandolo, ma non toccandolo.
“Avresti preferito che
ripensassi a quelli che sono stati i momenti migliori di tutta la mia vita
dandomi della stupida per non aver capito che erano finti, che tu mi stavi
prendendo in giro?”
“Elena volevo solo che tu
riuscissi a dimenticarmi e potessi andare avanti, ma ero certo che una minuscola
parte del tuo cuore avrebbe capito che erano tutte bugie. Una parte, però,
talmente minuscola che forse non ti saresti neppure accorta di avere”.
Non dissi nulla. Restai in
silenzio per qualche secondo, poi gli passai la sacca di sangue che gli avevo
preso.
Lui mi ringraziò con lo sguardo poi iniziò a bere
avidamente. Potevo percepire quanto bisogno ne avesse.
“Mi avevi fatto una
promessa” dissi quasi in un sussurro.
Sapevo che avrebbe capito
che mi riferivo al fatto che aveva promesso che saremmo stati insieme per
sempre.
“Lo so, ma quando ho visto
quel lupo avventarsi su mio fratello mi sono premurato di mantenere un’altra
promessa. In quel momento non ho pensato ad altro”.
“Di che parli?”
“Avevo sette anni quando
mia madre morì. Era molto malata, ma ciò che la preoccupava di più era lasciare
me e Stefan. Mamma è stata l’unica a non aver mai fatto preferenze, lei voleva
bene a me esattamente come ne voleva a Stefan, per lei non c’erano prime o
seconde scelte, lei ci amava entrambi. La sera in cui morì mi intrufolai di
nascosto nella sua camera, volevo vederla anche se mi era stato vietato.
Avevano tutti paura che potesse contagiare qualcuno. Quando mamma mi vide mi
disse di andare via, ma non lo feci, volevo stare con lei” iniziò a raccontarmi
perdendosi nei ricordi.
Non si era mai davvero
aperto così tanto nemmeno con me e non sapevo se interpretarlo come qualcosa di
positivo o meno.
“Restai lì per un po’ e io
ero un bambino troppo sveglio per la mia età. Sapevo che, forse, quella sarebbe
stata l’ultima volta che la vedevo. Mi disse che sarebbe andata lontano, in
cielo, ma che avrebbe sempre vegliato su di me e su Stefan. Mi chiese di essere
ubbidiente con mio padre e soprattutto mi chiesi di prendermi cura di mio
fratello. Le promisi che mi sarei occupato di lui, che lo avrei protetto
sempre, che avrei dato la vita per lui, per quel fratellino che tanto amavo.
Poi la governante mi trovò lì e mi mandò fuori, ma quella promessa non la
dimenticai mai”.
“Tua madre…” provai a dire
non sapendo nemmeno bene cosa volessi dirgli, ma non ne ebbi comunque la
possibilità perché lui mi interruppe prima ancora che riuscissi a dire
qualcos’altro.
Aveva gli occhi quasi
vitrei ed ero certa che nella sua mente stava rivivendo alla perfezione quegli
attimi di vita indelebili per lui, mentre io stavo lottando con le lacrime per
impedire loro di uscire.
“Mia madre è stata la
prima donna che ho amato davvero, quella che amerò per il resto dei miei giorni
e le ho fatto una promessa in punto di morte e le promesse in punto di morte
vanno rispettate sempre e comunque, ad ogni costo. Ho fatto tanto male a
Stefan, gli ho reso la vita impossibile per tanto tempo, troppo forse e
nonostante l’inferno che gli ho fatto passare, nonostante l’odio che ho
accumulato verso di lui mi sono sempre assicurato che mai nessuno gli torcesse
un capello, non lo avrei permesso”.
Non dissi nulla
consapevole che quello che doveva dirmi non fosse finito.
“Era come se concedessi
solo a me stesso di ferirlo, nessun altro poteva farlo. E probabilmente sarebbe
andata avanti così all’infinto se lui non avesse deciso di tornare a Mystic
Falls e non avesse conosciuto te. Stefan aveva permesso che Katherine morisse,
ma soprattutto lui se l’era presa e io non potevo accettarlo, non potevo vivere
con la consapevolezza che non ero l’unico per la donna che amavo e Dio solo sa
quanto Katherine sia stata importante per me. È stata l’unica donna dopo mia madre
che ho amato e doveva essere solo mia. Ho odiato mio fratello per secoli, ma forse
quel sentimento non è mai stato davvero odio. Quando ho visto quel lupo
scaraventarsi su di lui l’unica cosa che ho pensato era che dovevo proteggerlo.
Che poi quella bestia mi abbia morso è stato un caso. Mi sono distratto a
vedere se Stefan stesse bene e quello ne ha approfittato, ma va bene così,
forse per la prima volta nella mia non-vita sono orgoglioso di me stesso e
delle mie azioni” concluse lui sicuro di sé.
Fu a sentire quelle parole
che non c’è la feci più a stargli lontana, nonostante una piccola parte di me
fosse ancora arrabbiata per ciò che aveva fatto, nonostante avrei voluto
prenderlo a pugni per aver solo pensato che io avessi potuto dimenticarmi di
lui.
Mi avvicinai e mi sdraiai
accanto a lui sul letto. A quel punto lui si sollevò leggermente mettendosi
quasi seduto e appoggiando la testa al cuscino, poi allargò un braccio per
invitarmi ad avvicinarmi e non me lo feci ripetere due volte. Appoggiai con estrema
delicatezza il mio volto al suo petto mentre con le mani lo stringevo a me.
“Ti amo Damon e non farti
progetti perché nessuna cosa Stefan o chiunque altro potrà dire o fare cambierà
questo dato di fatto” gli sussurrai piano baciandogli il petto seppur coperto
dalla maglietta.
Lui rimase in silenzio per
un po’, poi prese a parlare.
“Mi dispiace”.
“Per cosa?”
“Per quello che ti ho
detto, per come l’ho detto e per le parole che ho usato. Non pensavo nessuna di
quelle cose che ho detto, nessuna. Era l’unico modo che ho trovato per riuscire
a farti dimenticare di me anche a costo di farmi odiare”.
“Non ti avrei mai potuto
odiare, io ti amo, ti amo come non ho mai amato in vita mia”.
“E mi dispiace soprattutto
perché non posso mantenere la promessa che ti ho fatto, ma in qualche modo io e
te saremo sempre insieme. Sarò sempre accanto a te, non mi vedrai, ma mi
sentirai. Sarò qui sempre” mi disse.
Fu in quel momento che lo
sentii per la prima volta piangere e a conferma che non mi fossi sbagliata
sentii qualcosa bagnare il mio volto, una lacrima che si univa a quelle tante
che stavo già versando io.
Piansi più forte che potei
incurante di far soffrire anche lui in quel momento. Avevo un disperato bisogno
di sfogarmi.
“Non posso Damon, non
posso perderti” gli sussurrai tra un singhiozzo e l’altro.
“Hey, piagnona sono ancora
qui” mi disse sorridendo beffardo.
Alzai gli occhi verso di
lui e nonostante le sue guance erano rigate di lacrime vidi la sua espressione
sorniona, la solita espressione di quando mi prendeva in giro, ma in quel
momento non ero in grado di reggere quel nostro gioco, non c’è la facevo, il
dolore era troppo forte.
Come diavolo potevo
accettare di vederlo morire sotto i miei occhi? Semplice: non potevo.
La morte della persona che
si ama è uno scollamento esistenziale, l'aprirsi di una voragine sotto i piedi
della vita, lui scivola aleggiando nelle pieghe dell'infinito, mentre tu resti
sul ciglio dell'abisso a contemplare l'immensità della tua impotenza.
Era così che mi sentivo,
era questo quello che mi sarebbe toccato quando Damon avrebbe chiuso gli occhi
per sempre.
Solo adesso che potevo
sentire le sue braccia stringermi a me mi rendevo davvero conto di quello che
il mio vampiro aveva voluto fare dicendomi la sera prima tutte quelle cose.
Damon non era più quello
di prima, non era più quel vampiro cinico e senza cuore che era al suo arrivo,
era una persona diversa, migliore, ma in realtà era sempre lo stesso, solo che
era riuscito a tirare fuori tutto il meglio che aveva e adesso stava rischiando
di perdere tutto.
Damon non era più quello
di prima, quello a cui non importava nulla degli altri. Anche se l’aveva
beffata per tutta una vita, la morte si era insinuata dentro di lui e adesso
che questa bruciava sulla sua pelle si sentiva indifeso, aveva paura di tutto,
il suo stesso volto lo spaventava e per questo voleva fare di tutto per allontanare
coloro a cui voleva bene, specialmente me.
Io non lo avevo capito
subito, forse perché ero troppo una parte in causa, ma Stefan, lui se ne era
reso conto per fortuna e in fondo dovevo ringraziarlo perché senza di lui molto
probabilmente Damon avrebbe continuato a fingere parlottando di un accordo con
Katherine che non era mai esistito.
“Amore?” mi chiamò e solo
allora mi resi conto che era la prima volta che lo faceva, ma non mi aveva mai
dato fastidio la cosa semplicemente perché sapevo che lui non era il tipo da
grandi gesti e dimostrazioni d’affetto.
Lui era quello che era in
grado di guardarti negli occhi e con la sola forza dello sguardo era capace di dimostrarti
quanto grande fosse il suo amore.
Sorrisi nel sentirgli
pronunciare quella piccolissima parola, ma cercai di non dare a vedere questa
mia contentezza, non volevo che lui si sentisse obbligato a chiamarmi sempre
così perché sapeva di rendermi felice.
Alzai leggermente la testa
non scostandomi, però, dal suo petto e lo guardai come a fargli capire che lo
stavo ascoltando e che poteva continuare.
“Sei tutta la mia vita
adesso” mi disse guardandomi intensamente negli occhi.
Ghiaccio contro cioccolato. Non c’era lotta che teneva.
“E prima allora?” gli
chiesi per spezzare quella tensione che si era irrimediabilmente creata.
“Cosa?”
Non aveva capito, glielo
si leggeva in faccia.
“Voglio dire prima dov’era
la tua vita? Cos’era la tua vita?”
Lo vidi rifletterci su
qualche secondo poi prese a parlare.
“La mia vita prima? La mia
vita prima non era vita. Era soltanto attesa”.
A quelle parole non
resistetti più e mi avvicinai con foga per baciarlo.
Lo vidi mugugnare per il
dolore e cercai di essere più calma e delicata, ma non potevo staccarmi dalle
sue labbra. No, non ci riuscivo.
Con molta probabilità
quello era uno degli ultimi, se non davvero l’ultimo momento che ci restava per
poter stare insieme, abbracciati l’uno all’altra e non potevo sprecarlo.
Quando ci staccammo
appoggiai nuovamente il mio volto al suo petto e lo strinsi a me facendomi
cullare dalle sue braccia.
Mi serviva un contatto con
lui che avrei dovuto ricordare per il resto della mia vita, se di vita potevo
parlare dopo che lui se ne sarebbe andato.
Su una cosa aveva ragione.
Io ero la sua vita esattamente come lui era la mia.
No, non potevo sopportare
quella situazione, non potevo sopportare la sola idea di perderlo per sempre,
proprio non ci riuscivo.
Se questo era quello che
mi attendeva, se questo era la vita che si prospettava davanti a me, beh non
avevo dubbi: qualcuno doveva fermare il mondo, il mio mondo. Elena Gilbert
voleva disperata scendere.
Robsten23
SPAZIO AUTRICE:
Lo so, avrei dovuto postare domani che
è martedì, ma purtroppo domani sarò tutto il giorno fuori casa quindi non avrei
potuto.
Mi sono detta: o posto oggi quindi in
anticipo di un giorno oppure mercoledì e quindi in ritardo di un giorno. Soluzione?
Ho deciso di postare oggi. Esse in anticipo è sempre meglio che essere in
ritardo e visto che sono una ritardataria cronica, almeno stavolta ho deciso di
non esserlo.
Come vedete le parole di Damon era
tutte delle bugie, ma quasi tutti di voi lo avete supposto, alcuni l’hanno
sperato, ma insomma era chiaro quasi a tutti che Damon non poteva davvero
pensare quelle cose, non dopo tutto quello che aveva fatto per avere la sua
Elena.
Abbiamo visto alla fine un lato umano
di Damon, la promessa alla madre e la consapevolezza di avere fatto tanti
errori anche e soprattutto con suo fratello.
Damon nei riguardo di suo fratello è
uno di quelli che dice: “avrei voluto dare un pugno a mio fratello tanto tempo
fa e ancora adesso, ma certo non permetterò a te di farlo”. Credo che calzi a
pennello la cosa.
I ragazzi, però, non hanno ancora
trovato nessuna cura. Ci riusciranno? Il tempo stringe. Speriamo.
Come sempre vi lascio sempre una
piccola immagine come spoiler del nuovo capitolo e anche un piccolo pezzettino:
“C’è un modo per salvarlo? Voglio dire, non voglio
che tu mi dica come, voglio solo sapere se sei a conoscenza di una qualunque
possibilità perché si salvi” chiesi a Katherine e solo Dio sapeva quanto mi
erano costate quelle parole, eppure per Damon avrei fatto di tutto.
“Cosa ti fa credere che se lo sapessi te lo direi?”
“Perché non faresti del bene solo a me, ma anche a
lui e Stefan e a quanto pare credo che siano gli unici a cui tieni anche se in
modo un po’ strambo e inusuale”.
“Vorrei poterti dire che c’è, ma che non te la
rivelerei mai, ma purtroppo non esistono cure, non esistono antidoti. Fidati,
cammino su questa terra da quasi trecento anni e non ho mai visto nessun
vampiro guarire da un morso di licantropo. La vita di Damon è segnata. Anzi, se
vuoi un consiglio, infilagli un paletto nel cuore e fallo morire in pace”.
“Non lo farei mai. Troverò il modo di aiutarlo”.
“Non esiste Elena, non esiste nessun modo. L’unica
cosa che può aiutarlo è che qualcuno velocizzi i tempi uccidendolo”.
“Nessuno di noi lo farà” gli dissi sicura di me.
“Conosco Damon e quando capirà che nessuno lo farà
con ogni probabilità lo farà da solo. Ucciderlo è l’ultimo atto di gentilezza
che potreste fare per lui”.
“Gentilezza? Sarebbe gentile ucciderlo?” le urlai.
“Morirà comunque Elena, avrà fatto pure i suoi
errori, ma non merita certo di finire i suoi giorni in questo modo”.
“Che ne sai tu? Che cavolo ne sai tu? L’hai ridotto
tu così, sei stata tu ad ucciderlo. Se morirà così sarà solo colpa tua” le urlai
con tutta la rabbia che avevo dentro.
“Posso farlo io” mi disse solamente.
“Cosa?” chiesi curiosa.
“Posso porre fine a tutto questo se voi non volete
farlo. È quello che lui vorrebbe”.
Volevo ringraziare tutti coloro che
leggono la mia storia, chi l’ha inserita nelle preferite, nelle seguite e in
quelle da ricordare. Ringrazio anche tutti i lettori silenziosi e anche tutti
coloro che recensiscono.
Un bacione e grazie ancora.
LEGGETE: Per chi non l'avesse capito, nella foto c'è della cenere. Detto questo voglio dirvi che questa storia è arrivata
quasi alla conclusione, manca davvero pochissimo e visto che i capitoli
mancanti sono giù quasi tutti scritti (sono avanti con la scrittura rispetto a
voi) mi sono cimentata in un’altra storia sempre rigorosamente Delena. Vi
lascio il link se a qualcuno verrebbe voglia di leggerla. Si intitola: “I now
like you as you are”
Cosa succederebbe se a causa di un incantesimo i nostri amati
personaggi finissero in un Universo parallelo? E se lì incontrassero i loro “se
stessi” del futuro? È questo che succederà quando, dopo un incantesimo
sbagliato, Elena, Damon, Stefan e tutti gli altri si troveranno costretti a
convivere con la loro copia futura. Cosa scopriranno? Di lì a cinque anni la
loro vita sarà la stessa, oppure cambierà qualcosa? I legami e i rapporti di
coppia saranno sempre gli stessi? Come reagirà elena quando scoprirà che nel futuro la sua vita e quella di
tutti gli altri sarà inesorabilmente cambiata? Può una sola, unica scelta
cambiare la vita? E pensare che tutto ha inizio con una semplice confessione:
“Tu mi piaci ora, così come sei”.
Link: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=714924&i=1
Prossimo aggiornamento: Martedì 24 Maggio