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Autore: ailinon    17/05/2011    2 recensioni
Se avete letto "Lex", e trovate che quella sia la vera fine delle leggende arturiane, ebbene ecco cosa successe alla corte di Camelot, mentre il prode Lancillotto e il grande re Artù, erano spariti nel nulla...
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Bedivere, Gawain, Kai, Mordred
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Lex'
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CAPITOLO 12 – CAPO

CAPITOLO 12 – CAPO

 

Le mani dell’uomo scivolarono lungo il profilo spigoloso delle anche del suo amante, in una carezza intima e possessiva.

Come la prima volta che erano stati a letto insieme, lo trovava bellissimo e terribilmente eccitante, persino dopo il sonno sfatto del sesso più sfrenato. Perchè questo legava loro due pensava Galehaut, salendo ad accarezzargli le braccia muscolose e poi il viso. I fulvi capelli mossi.

Gawain bofonchiò e il re delle isole lontane fece un sorriso. «Ricordi la prima notte che ci trovammo insieme così? Eravamo in una stalla…»

Gawain aprì gli occhi e li puntò sul bel viso maschile del re dei giganti.

«…Ma con noi ce n’era uno in più…»

 «Non pensare a lui ora» rispose Gawain brusco, afferrandogli il viso tra le forti mani da cavaliere: «Pensa a me. Siamo insieme ora. Io e te»

 «Due reduci» mormorò Galehaut, distogliendo lo sguardo.

«Vuoi dire che non ti accontenteresti di me?» s’innervosì il nipote di Artù, costringendolo a guardarlo: «Non ti piaccio più?»

La voce non gli tentennò nemmeno mentre pronunciava una frase così femminile.

Una scintilla di desiderio illuminò gli occhi del re. Afferrò saldamente le anche del compagno, esclamando: «Lo sai che mi ecciti da morire, Gawain. Non te l’ho forse dimostrato più di una volta, stanotte. E anche tu, mi pare…» ridacchiò.

L’altro si grattò il dorso del naso, piacevolmente imbarazzato. Assentì mentre faceva scivolare le gambe nude tra quelle di Galehaut.

In verità anche quel rosso esile gigante dal petto muscoloso lo accendeva in maniera sconvolgente. E lo sapeva bene, dannazione.

Galehaut sprofondò il viso tra i suoi capelli castani, fino ad andare a mordicchiargli un orecchio. «Peccato che tu non sia una dama, Gawain. Ti avrei chiesto in moglie e avremmo, avreste risolto i problemi con il mio popolo»

Gawain rovesciò indietro il capo, godendosi la sua lingua che lo leccava e gli lambiva la pelle. Fece scivolare la  gamba sul suo fianco, cingendolo possessivo.

«Già, peccato…»

«Ti chiederei lo stesso, mia sensuale aquila ma, voi britanni avete regole così bislacche. Come se un re non potesse avere un consorte a cui affidare la propria anima… E il proprio corpo» sorrise malizioso, chinandosi a baciargli il collo.

Il principe delle Orcadi lo strinse  tra le braccia: «Ammetto di stare rivalutando il tuo popolo selvaggio»

«Brutale e selvaggio» ridacchiò Galehaut, tirandolo sotto di sé e premendogli l’inguine contro il suo.

Gawain lo afferrò per i capelli e disse: «Le Orcadi sono le terre più vicine alle tue…»

 «molto acuto. Ha studiato geografia il mio piccolo principe stellato» scherzò il re, continuando a percorrergli il torace di baci malgrado l’uomo gli tirasse i capelli.

Cingendolo con le sue gambe, Gawain proseguì: «Abbiamo già molti porti che commerciano con voi. Sarebbe un ottimo accordo mercantile il nostro» valutò.

 «Ma che perfetto principino» commentò il rosso ma, senza essere sarcastico. Gli occhi azzurri gli brillavano mentre soppesava con grande ammirazione il suo amante.  «Alleati… Oppure potremmo conquistarvi con la forza» ipotizzò lui, facendosi sentire contro il sesso del cavaliere.

Gawain dovette guardarlo come se accettasse implicitamente quella sfida perché Galehaut rise: «E’ questa tua sfrontatezza che adoro di più!» e si protese a baciarlo appassionatamente.

La lingua che vagava sulla lingua dell’altro. Bocca contro bocca. Un brivido di desiderio scosse di nuovo entrambi mentre rotolavano nel grande letto del re. E stavano per riprendere la loro “personale lotta”, quando un suono di campane animò l’aria serale di Camelot.

Non abituato al suono dei riti religiosi cristiani, Galehaut alzò il capo e chiese: «Che succede? Un’invasione?»

Gawain tese le orecchie azzittendolo con una mano. «Suonano a festa» commentò dopo un attimo: «Che strano…» mormorò.

Con un gesto brusco spinse via il rosso da sé e scivolò fuori dal letto.

Raccogliendo una stoffa da terra, se la legò attorno alla vita, andando a scostare le ante della finestre.

Subito udì le voci unanimi di molta gente che pregava in strada, innalzando alte preghiere di ringraziamento.

Spaesato si voltò verso il re delle isole lontane.

«Che succede? E’ tornato Artù?» chiese Galehaut scrutando, nel mentre, quel corpo seminudo e muscoloso che si profilava nella luce del crepuscolo.

 «Magari…»

«E allora che cantano?»

Gawain scosse il capo, perplesso: «Sembra che ringraziano Dio di aver loro concesso… Galahad»

Il figlio della bella gigantessa sgranò gli occhi, esterrefatto quanto il cavaliere. «Beh... Forse è meglio che scendiamo per cena per sapere che succede» commentò Galehaut, decidendosi a uscire lui stesso dal letto.

Batté le mani e, senza dare tempo a Gawain di riprendere un po’ di dignità, vestendosi, richiamò i suoi valletti.

Due giovani scudieri vichinghi accorsero subito, riverenti. «Avete chiamato sire?»

Lui annuì, riprendendo il suo aspetto autorevole malgrado fosse nudo. Disinvoltamente ordinò: «Preparate i miei abiti verdi. Quelli bordati di pelo bianco. E fate aerare questa stanza mentre sono alla  tavola rotonda»

Sorpresi ma lieti da quell’improvviso cambiamento d’umore del loro re (prima così depresso), subito due valletti si apprestarono ad obbedire.

Lanciarono occhiate maliziose e grate a Gawain, che si mosse a disagio cercando di sparire in un angolo buio.

Galehaut chiese un bagno e, senza neppure degnarsi di guardarlo, aggiunse: «Voglio che da ora in poi consideriate ser Gawain, principe ereditario delle Orcadi e nipote di re Artù, come il mio capo compagno. Obbeditegli come se fossi io stesso a parlare tramite la sua bocca»

Gawain vide i due valletti darsi di gomito compiaciuti dall’ottima conquista del loro re. E quando Galehaut si girò, lesse anche nel suo sguardo un malizioso divertimento.

«Non ti dispiace vero, caro compagno, se annuncio già il nostro accordo?»

E per la prima volta da che se ne ricordava, Gawain arrossì dalla testa ai piedi.

In che guaio si era messo.

***

 

   
 
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