Anime & Manga > Caro fratello
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Autore: mercutia    18/05/2011    1 recensioni
Questa fanfiction narra ciò che nelle ultime puntate della serie muta i cuori di Rei e Fukiko e il precario equilibrio tra l'odio e l'amore che le lega.
Nel totale silenzio di quella notte di luna piena, la voce malferma di Rei giunse chiaramente da fuori.
Fukiko uscì veloce sul terrazzino di camera sua, sbattendo le mani sul parapetto in marmo con fare che riconobbe collerico. Prima di guardare giù, si impose di calmarsi: incrociando le braccia sotto il petto, si rimise dritta e composta e prese un profondo respiro. Rei stava barcollando in strada, probabilmente imbottita di quei calmanti di cui abusava. Nel vedere Fukiko si bloccò e cadde in ginocchio. La consueta soddisfazione che le dava vederla in quello stato era frenata da inopportune emozioni che si insinuavano con la stessa ostinazione con cui lei le rifiutava. Era furiosa per il comportamento di Rei e ancor più per la fastidiosa morsa di inquietudine da cui non riusciva a liberarsi da quando le aveva ceduto, da quando qualcosa dentro di lei si era spezzato, ammise. Non voleva pensarci, doveva continuare a tenere lontani quei ricordi per poter essere padrona di sé stessa.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yuri
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Fukiko aprì gli occhi: la stanza era appena illuminata dai tenui colori dell'alba, senza muoversi fissò l'altra parte del letto, ora vuota. Evitare che i ricordi di appena due giorni prima fluissero impetuosi le fu impossibile. Serrò gli occhi. Cosa ne era del suo freddo distacco?

Era la seconda notte che passava senza di lei, era assurdo che le mancasse tanto, assurdo! Fukiko si sentiva confusa, eccezionalmente fuori controllo e Rei ne era la sola causa, Rei e ciò che avevano condiviso. Per la prima volta in vita sua sentiva di non essere padrona della situazione, men che meno di sé stessa: lo stato in cui si era lasciata trascinare andava ben oltre l'inaccettabile e la cosa peggiore era la consapevolezza di essere disposta ad ignorar tutto pur di avere ancora Rei lì accanto.
Aveva sempre pensato di essere perfettamente in grado di convivere con il turbamento che le causava la figura di Rei, fin da quel giorno in cui l'aveva portata su al nord con la promessa di morire insieme: da allora credeva di aver imparato a domare la doppia valenza dei sentimenti verso di lei, di saperla gestire e usare per avere la sua totale abnegazione. Rendersi conto che non era così era sconcertante. Cos'era cambiato? Quando?
Cercò invano di riaddormentarsi, ma il conflitto che la tormentava dentro glielo impediva: da un lato il desiderio di abbandonarsi a quel sentimento che si stava dilatando così caldo ed appagante, dall'altro il terrore di diventarne schiava. E inoltre la rabbia, latente e profonda, per la debolezza che dimostrava la sua razionalità.
Spazientita si sollevò a sedere, afferrò quello stesso cuscino su cui due mattine prima aveva affondato il volto alla ricerca del profumo di Rei e lo scaraventò contro la parete. Non era tanto l'ammettere di aver bisogno di Rei a causare la sua collera, questo poteva accettarlo, era il rendersi conto di essere incapace di controllare quella condizione e accoglierla serenamente che le logorava i nervi.
Infine c'era un'altra realtà con cui fare i conti, forse la peggiore di tutte: l'aver palesato quel suo conflitto a sua sorella, l'averle ormai reso fin troppo chiaro di aver ceduto al bisogno della sua presenza rischiava di destabilizzare un equilibrio che aveva creato con cura meticolosa per così tanto tempo. C'erano cose che poteva permettersi di perdere, ma il suo potere su Rei non era certamente tra queste, doveva accertarsi di riuscire a mantenerlo stabile.
Si alzò esasperata, spalancò le imposte della portafinestra, lasciandosi accarezzare dalle tende gonfiate dalla sferzante aria del mattino, che la scosse inaspettatamente. Respirò a pieni polmoni osservando l'alba di quella placida domenica con aria di sfida. Le ci volle qualche respiro profondo, ma si calmò, quindi si preparò con estrema lentezza per uscire: sarebbe andata da Rei, doveva vederla.

Quando giunse sotto il palazzo in cui viveva sua sorella s'indispettì nel sentirsi agitata al pensiero di quanto era accaduto l'ultima volta che c'era stata. Quanto sarebbe durato ancora quel turbamento tanto sconvolgente da rubarle la capacità di dominare i propri stati d'animo?
“Signorina Fukiko, siamo arrivati” fece presente l'autista, che già da un po' le teneva aperta la portiera dell'auto.
Fukiko si girò di scatto a guardarlo e represse a stento il desiderio di redarguirlo: sarebbe stata solo un'ammissione di quanto i suoi nervi fossero a fior di pelle. Il suo autocontrollo, doveva aggrapparsi al suo fermo autocontrollo. Quindi abbassò gli occhi e scese dall'auto.
“Non impiegherò molto tempo, attenda qui” disse formalmente avviandosi verso l'ingresso del condominio, poi salì.
Trovò sua sorella ancora in camicia da notte, intenta a fare colazione seduta davanti al frigorifero
“Ciao Rei” le disse facendole rovesciare il cartone di latte che aveva in mano.
“Fukiko” boccheggiò lei stupita “Scusami, non mi aspettavo... io...” farfugliò raddrizzando solo in quel momento il cartone e ripulendo velocemente la chiazza bianca appena prodotta sul pavimento. Si affrettò poi ad alzarsi.
“Mi vesto subito...”
“Non ce n'è bisogno” tagliò corto Fukiko “Non mi tratterrò a lungo: voglio essere a casa prima che Takashi si svegli.”
Rei smise di affannarsi, così Fukiko continuò
“Il motivo per cui sono venuta è molto semplice, quanto importante” parlando si allontanò dalla cucina per dirigersi in bagno, dove Rei la seguì
“Appena due giorni fa ci siamo scambiate una promessa, lo ricordi vero Rei? Sono qui oggi per accertarmi che tu la stia mantenendo.”
Nel cestino dell'immondizia sotto il lavandino un paio di flaconi e una scatola di medicinali facevano mostra di sé, ma Fukiko aprì comunque l'armadietto e ogni cassetto. Non vi trovò alcuna traccia di quelle pasticche. Uscendo dal bagno oltrepassò Rei, che la guardava appoggiata con un fianco al cornicione della porta in una posa rilassata, per dirigersi verso la sua camera da letto, poi in soggiorno: perlustrò ogni angolo in cui avrebbe potuto tenere nascosti i suoi calmanti, ma non trovò nulla.
“Le ho buttate via tutte quante l'altro giorno, appena sono tornata a casa. Non voglio più averne bisogno”
L'obbedienza, quanto amava la cieca obbedienza di Rei, era il lato di sua sorella che le aveva sempre permesso di tenerla soggiogata, forse lo stesso che ora soggiogava lei, ammise.
“Molto bene.” commentò “Come ti senti?”
Rei le si avvicinò, le prese il volto tra le mani e la baciò, così dolce, così intensa. Fukiko semplicemente la lasciò fare.
“Rimani un po', ti prego” sussurrò allontanando piano le labbra dalle sue. “Ho bisogno di stare con te”
“Ti ho detto che non posso trattenermi. Non essere insistente, Rei.” disse sorprendendosi però a pensare di tornare a baciarla.
Si allontanò da lei bruscamente: doveva decidere quando lasciarsi andare, non farsi trascinare! Caricò il carillon sul comodino per tenere occupate mani tremanti e cambiò argomento
“Volevo anche dirti che ieri sera ha chiamato nostro padre” la giostra del carillon girava lenta su sé stessa. “Mi ha chiesto di te, come sempre”
Dopo una breve pausa in cui dominò solo il suono delle acute note del carillon, Rei chiese
“Cosa gli hai detto?”
“Gli ho detto che stai bene, meglio del solito” rispose tornando finalmente a guardare sua sorella “Ho detto bene?”
Rei sorrise
“Sì. Sarà tutto diverso adesso”
Anche Fukiko sorrise, probabilmente senza molta convinzione però: non sarebbe stato tutto diverso, qualcosa certamente, ma non tutto. Non lo avrebbe mai permesso.
Si avviò verso l'uscita. Rei la fermò afferrandole un polso mentre le passava accanto, poi le sollevò la mano e se la portò alle labbra
“E la tua promessa?” chiese.
Fukiko la guardò con la coda dell'occhio e, dopo una lunga pausa di silenzio, rispose
“Domani sera. Takashi non sarà a casa”
Rei le baciò il dorso della mano, guardandola dritto negli occhi
“Domani sera” sussurrò.
Fukiko ritrasse la propria mano ed uscì. Sarebbero cambiate molte cose, sì, alcune già lo avevano fatto, ma tutto no, non doveva cambiare tutto.

[Riferimento all'episodio 33 - dal minuto 7:02 al munuto 8:02]

A metà mattina il sole era già rovente, mentre Fukiko, da poco rientrata a casa, si rilassava in sala ascoltando un vecchio vinile al grammofono e sorseggiava una tazza di tè.
Takashi bussò alla porta lasciata aperta, entrò e si mise a sedere nella poltrona davanti a lei, sfogliando il giornale
Bello! E' un brano musicale del XVII secolo?” chiese
Si
Takashi guardava distrattamente le pagine del giornale
Chissà se Rei è in casa in questo momento
Fukiko si trovò a dover nascondere un involontario sorriso dietro la tazza di tè, mentre suo fratello la osservava.
Secondo me faresti bene ad avvisarla che ci ha telefonato il vecchio, non credi anche tu?
Di nuovo Fukiko sorrise, portando la tazza alle labbra in ritardo.
Quelle pasticche? Continua a prenderle che tu sappia?
Beh, non preoccuparti: mi ha detto che ha smesso
Davvero?” chiese lui seriamente stupito.
E' sempre stata una ragazza leale e onesta, no?
Che sorpresa!” esclamò Takashi “Questa è la prima volta che ti sento parlare bene di Rei. Cos'è successo?
Maledette labbra! Le nascose ancora con la scusa di un altro sorso di tè.
Takashi la guardava insistentemente, il volto sorridente di un fratello premuroso, a modo suo.
Bene!” disse poco dopo alzandosi “devo andare
Incamminandosi verso la porta continuò
Ti stupirò anch'io: voglio lavare la mia macchina!” ed uscì ridendo.

[Riferimento all'episodio 33 - dal minuto 0:36 al munuto 3:59]

Rei era piena d'energia, leggera e felice come non ricordava di esser stata mai. I turbamenti della sera precedente erano stati spazzati via da quella fugace quanto sorprendente visita di Fukiko. Rei era talmente raggiante che durante la mattina si era messa persino a fare le pulizie in casa e ora stava andando all'appuntamento con Nanako col sorriso stampato sulle labbra. L'avrebbe incontrata alla stazione di Tatsumi e da lì sarebbero andate ad Edogawa a guardare il mare al tramonto. Già pregustava la tenera espressione di stupore sul volto di Nanako quando il crepuscolo avrebbe tinto il mare di rosso.
La colorata vetrina di un fioraio attirò la sua attenzione, facendole balenare un'idea per la testa. Entrò e prontamente la commessa le si avvicinò chiedendole
Posso aiutarla?
Forse” rispose guardandosi attorno “Effettuate consegne a domicilio? L'importante è che arrivino entro stasera
Sì, se è in città garantiamo un servizio immediato
Bene” disse Rei soddisfatta. In quel modo già il giorno dopo avrebbe potuto godere della sua reazione: i gesti incontrollati che dava in risposta a vizi come questo stavano diventando per Rei un delizioso e irrinunciabile piacere, erano segnali ancora poco percettibili, ma sempre più frequenti di quanto le cose stessero cambiando, di quanto Fukiko stesse cambiando. Rei ne era così incredibilmente felice. Domani sera, avrebbe dovuto attendere solo fino a domani sera per averla tutta per sé.
Vorrei quel bouquet di rose” continuò quindi indicando splendide rose, rosse come il sangue, passionali come lo era lei.
Certo. E' un'ottima scelta
Mentre la commessa lavorava, Rei prese un bigliettino e pensò alle parole da scriverle, parole che esprimessero l'immensa gratitudine per la gioia che quel legame le stava donando, ma che non fossero troppo dirette, ond'evitare che occhi indiscreti vi leggessero il loro segreto.
Nel consegnarlo alla commessa, notò dei lilium gialli, così semplici e solari che le fecero venire in mente Nanako.
Ah! E anche un bel mazzo di questi!” disse.
Dobbiamo consegnarli insieme alle rose?
No, sono per una persona che sto per incontrare
Attese che le venissero confezionati, pagò ed uscì sotto il sole cocente di quella domenica pomeriggio. Non c'era molta gente per le strade ed avvicinandosi alla zona portuale, tra i grovigli di canali e binari, ne incontrò sempre meno. Ogni cosa quel giorno sembrava pulsare di vita e di gioia, persino lì su quei ponti poco frequentati, attraversando quartieri semi deserti, Rei riusciva a trovare la bellezza in ogni cosa, anche in quelle più impensabili.
Rise pensando all'ebrezza che stava provando in quei giorni, rise di quell'inattesa felicità che era giunta ad avvolgerla impetuosa e travolgente come quella raffica di vento improvvisa che la fece sbandare leggermente mentre passava sul cavalcavia della metropolitana. Si accorse che il mazzo di fiori per Nanako le era sfuggito di mano, oltre la ringhiera. Si allungò per afferrarlo. Perse l'equilibrio, non sentì più il contatto col terreno sotto i piedi. Il panico durò giusto il tempo di capire quello che stava accadendo, poi il rumore stridente dei freni sui binari coprì tutto. L'ultimo pensiero andò a sua madre, al giorno in cui si tolse la vita.

Il cielo di quell'assolata domenica stava cominciando appena ad imbrunire quando una domestica chiamò Fukiko, intenta ad annaffiare il suo giardinetto privato.
C'è una chiamata per lei. E' la polizia
La polizia?” si stupì, posando l'innaffiatoio per poi dirigersi in casa.
Alzò la cornetta del telefono
Pronto? Sono Fukiko Ichinomiya
Le parole di quella voce distorta dall'apparecchio le strappò il cuore dal petto.
Cosa?” chiese incredula.
Il telefono le scivolò di mano, gambe incapaci di reggerla la fecero accasciare a terra scivolando lungo la parete. Quell'uomo al telefono aveva detto... no, non poteva essere vero, non voleva nemmeno pensarlo.

Fukiko! Che ti succede?
Alzò meccanicamente lo sguardo, trovando suo fratello che scendeva le scale e sentì la propria voce dire quelle orrende parole.
E' morta... hanno detto che Rei è morta

 

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Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Riyoko Ikeda; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.
Le parti indicate in corsivo sono volutamente prese dalla serie animata Oniisama e... (Caro Fratello) per esigenze di trama.
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