Libri > Leggende Arturiane
Segui la storia  |       
Autore: ailinon    21/05/2011    2 recensioni
Se avete letto "Lex", e trovate che quella sia la vera fine delle leggende arturiane, ebbene ecco cosa successe alla corte di Camelot, mentre il prode Lancillotto e il grande re Artù, erano spariti nel nulla...
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Bedivere, Gawain, Kai, Mordred
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Lex'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
CAPITOLO 15 – IL SICARIO

CAPITOLO 15 – IL SICARIO

 

Appena la torma di cavalieri fu troppo impegnata ad amoreggiare o a vomitare sotto la tavola rotonda, Mordred colse l’occasione per svignarsela. Ne aveva avuto abbastanza di re ed ambasciatori per quel giorno. E quando vide suo fratello Gareth sbaciucchiare la sua bisbetica Lyonesse, e Gawain rifilare un pugno a re Galehaut che aveva tentato di baciarlo davanti a tutti, decise che era davvero troppo.

Cercando di restare il più celato possibile, uscì dalla sala e scivolò lungo i corridoi semibui.

Non c’era anima viva mentre si dirigeva verso gli appartamenti reali.

Con il frastuono e le poche torce sparse molto distanti tra loro, quello sarebbe stato il luogo migliore per un sicario. Mordred ne aveva abbastanza anche di paranoie per quella sera.

Proseguì, dirigendosi verso le sue stanze a grande falcate, fin quando qualcosa non lo bloccò. Come un’oscura sensazione di pericolo. Qualcuno lo seguiva!

Stavolta non era paranoia.

Aveva udito il fruscio di un mantello dietro di lui.

Fu un attimo. Con il cuore in gola, si schiacciò contro il muro buio, attendendo il suo assassino. Ecco, ora sentiva bene i suoi passi leggeri. Ancora pochi passi e sarebbe stato lì…

Fu un movimento convulso. Uscì dall’angolo buio e afferrò il suo assalitore, strattonandolo contro di sé, per bloccarlo.

 «Maledetto…»

«Mordred!» urlò il suo sicario, con una voce che conosceva bene.

 «Galahad?» si stupì, guardandosi attorno. Oltre a lui non c’era nessuno: «Che ci fai qui?»

«Ti… Ti ho seguito» balbettò il biondo a disagio, stretto contro il torace del principe.

Mordred lo trattenne, osservando da vicino il suo bel viso candido. Il suo fiato gentile: «Eri tu che mi seguivi… Avrei dovuto sentire il tuo buon profumo»

 «Come?»

«Nulla» tagliò corto Mordred, distogliendo lo sguardo dalle sue rosse labbra invitanti.

Il francese sorrise senza ribellarsi al suo abbraccio: «Volevo parlarti di prima. Dell’accordo…»

 «Si?»

«Ecco io, ti ho trovato molto regale sai? Il trattato di pace con gli Scoti e gli Juti sarà ricordato negli annali, principe Mordred» sorrise orgoglioso.

Mordred si mosse a disagio. Nessuno gli aveva mai fatto simili complimenti. E sinceri soprattutto, se venivano da Galahad.

Aprì la bocca ma gli uscì solo un borbottio: «Sarà storico solo se rispettano il patto…»

 «Credi che non lo faranno?» l’altro sbatté gli occhi celesti. L’innocenza fatta persona.

 «Dovrò insegnarti un po’ di politica, se vuoi essere un vero reggente» commentò il moro.

«Ma hanno promesso. Hanno apposto le loro firme!» giustificò il celta.

Mordred lo squadrò: «Sono nemici. Non gli interesserà» tagliò corto il moro.

Entrambi rimasero in silenzio, perdendosi in cupi pensieri.

Erano lì, insieme, nella penombra del corridoio, ancora stretti nelle braccia dell’altro. Non provavano alcun timore anzi, si stavano godendo quel momento di privata solitudine.

Galahad alzò il viso per parlare e, fu in quel momento che vide una figura balzare fuori da dietro un angolo.

«Muori bastardo!!» urlò il sicario, che probabilmente non aveva visto Galahad, unito all’unica ombra di Mordred.

Un lampo di luce rossa del fuoco di una torcia lontana, rifletté sul freddo metallo della lama di un pugnale che calava verso il petto di Mordred.

 «Nooo!» gridò Galahad, dando un tremendo spintone al moro. Il principe volò all’indietro, perdendo l’equilibrio, mentre il pugnale passava a pochi millimetri dal suo viso.

Avvertì il pugnale tagliare l’aria mentre il figlio di Lancillotto allungava il braccio sinistro verso l’assassino, tentando di colpirlo al ventre con un pugno.

Il sicario dal volto celato da un elmo e dal buio, incespicò, riuscendo però a scansarsi.

Tentò di distinguere ancora Mordred nel vano del castello ma, questi intuì cosa stava pensando e si gettò verso la torcia più vicina. La staccò dal supporto e la gettò contro la faccia di ferro del suo assalitore.

L’uomo urlò un imprecazione poi si voltò e se la diede a gambe levate, lasciando cadere quello che aveva in mano.

Il pugnale rimbombò sul pavimento di pietra come un rintocco di campana, mentre la torcia si spegneva sfrigolando.

Tutto fu buio e silenzio.

Appoggiato al solido muro del castello, Mordred ansimava in silenzio. Nel buio udiva anche il respiro di Galahad.

Non aveva mai udito un suono più bello.

Tossicchiò, prendendo fiato per parlare ma il celta lo anticipò: «Stai bene?» la voce curiosamente incrinata.

Mordred se la legò al cuore ma, rispose come sempre brusco: «Lo spero»

Silenzio. Poi osò: «E tu?»

«…Credo che mi abbia tagliato di striscio»

«Cosa?!» strillò il moro, andando a tentoni verso di lui. Lo trovò nel buio, balbettando parole. «E’ grave?»

«No. No»

«Ma può esserci del veleno! Dobbiamo pulirla»

Sorpreso Galahad si sentì afferrare la mano e trascinare verso una luce. Giunti sotto a una torcia, il francese vice Mordred chinarsi sul suo braccio. Sulla stoffa strappata e poi posare la bocca sulla sua ferita.

E Galahad s’irrigidì a quel contatto; poi si sentì avvampare al tocco della lingua di Mordred sulla sua pelle. Fu come se il principe risucchiasse anche la sua anima insieme al suo sangue.

Che Iddio lo proteggesse…

Ondeggiò, andando ad appoggiarsi al muro.

Subito Mordred lo sostenne: «Stai male?»

«Solo spavento» mentì. Come se non avesse avuto il coraggio di affrontare mostri, draghi e cavalieri nemici, nella sua vita.

Mentì. Cosa che non aveva mai fatto.

Allungando la mano toccò i serici capelli neri di Mordred. Non aveva mai visto capelli così neri; così belli come quelli di Mordred.

Non avrebbe mai smesso di accarezzarli, se fosse stato possibile.

«Ti porto in camera. Appoggiati a me» ordinò il moro, stringendogli la ferita per farla smettere di sanguinare.

Stretti l’uno all’altro, i due si avviarono di nuovo nel buio.

***

 

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Leggende Arturiane / Vai alla pagina dell'autore: ailinon