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Autore: aresian    20/02/2006    1 recensioni
Ambientazione: Dalla fine dell'Ep. IV "Una nuova speranza" alla conlcusione dell'Ep. VI "Il ritorno dello Jedi". L'animo contorto di un Sith che combatte con il risorgere di un'umanità obliata per ventitrè anni. Star Wars visto con gli occhi di Darth Vader..
Genere: Drammatico, Azione, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Anakin Skywalker/Darth Vader, Luke Skywalker, Palpatine/Darth Sidious
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Frammenti d'anima

Star Wars, Anakin Skywalker, Obi-wan Kenobi, Yoda, Padmé Amidala, Luke Skywalker, Leia Organa Skywalker, Han Solo e tutti gli altri personaggi sono © di George Lucas, LucasFilms Ltd e Twentieth Century Fox. Questa fanfiction è stata scritta per puro diletto, senza alcun fine di lucro. Nessuna violazione al copyright si ritiene, pertanto, intesa.

_ :*: FRAMMENTI D’ANIMA :*: __

__ :*: Parte V - Tormento :*: __

By Aresian.

PREMESSA: Questa fanfiction si presenta come una sorta di sequenza d’episodi, tutti collegati ai sei film di Star Wars, in un modo o nell’altro, i cui riferimenti troverete debitamente citati in calce.

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Giunse all’attrezzatissima piattaforma d’atterraggio a notte inoltrata. Con impazienza si avviò incontro al figlio, ed inconsapevolmente incontro al proprio destino. Il corridoio bianco, cinto da trasparenti vetrate avvolte dal manto della lussureggiante vegetazione, accolse il suo passo cadenzato e lievemente affrettato, così come il rantolo sommesso del suo lugubre respiratore.
Vader avvertì con indicibile precisione il potere latente di Luke, che sapeva essere a pochi metri, ormai, da lui. Era impaziente di ritrovarsi nuovamente faccia a faccia con lui. Sì, era diventato potente, oltre le sue stesse aspettative…

La porta scorrevole si aprì rapidamente, lasciando passare un gruppetto di cloni e … Luke Skywalker. Vader ascoltò con indifferenza le osservazioni dell’ufficiale, lui sapeva già perché il ragazzo si fosse consegnato a lui spontaneamente. Con non curanza ordinò di setacciare la zona e di catturare gli altri ribelli, percependo la preoccupazione, istantanea, del giovane a quell’ordine. Quella era una debolezza sulla quale, si rese conto, avrebbe potuto fare leva per trascinarlo dal suo lato. Quando finalmente si ritrovò da solo, a tu per tu, con il figlio, si rese conto di non avere, come aveva invece confidato la situazione sotto controllo. Luke era molto sicuro di sé, delle sue percezioni, dei propri intenti e … soprattutto, gli stava tendendo quella mano che, su Bespin, aveva respinto con orripilato terrore. Questo lo confuse.
“L’Imperatore ti stava aspettando”.
Era necessario distoglierlo da quell’insinuante tentativo di percepire il suo animo, avvertiva anche troppo nitidamente l’invadenza del suo spirito ricolmo di fiducia e affetto. Che diamine era successo in quei mesi di distacco? Palpatine aveva ragione, le sue percezioni erano errate e fuorvianti.
“Lo so padre”.
Vader si volse a cercare lo sguardo del ragazzo, ormai uomo fatto, rimanendo sconcertato dalla pacata sicurezza di quelle iridi azzurre. Era molto più maturo e sicuro di sé dell’ultima volta, ciò era indiscutibile.
“Così alla fine hai accettato la verità” disse in tono basso e pacato, constatando l’appellativo che il giovane aveva usato.
“Ho accettato la realtà che tu una volta eri Anakin Skywalker, mio padre”.
^No. Non ti permetterò di ridestare quell’IO fallito e deprecabile che dorme in me. Non ho bisogno della sua debolezza adesso, debbo liberarmi di Palpatine e la sua presenza è inaccettabile e fuorviante. Anakin Skywalker non esiste più, è morto su Mustafar. Smettila di tentare di ridestare le ceneri del suo orgoglio paterno^.
“Quel nome non ha più alcun significato per me?”, si ritrovò a ruggire, con rabbia. Una negazione tanto repentina da tradire la realtà dei fatti, se ne rese conto, ma non volle accettarlo.
“E’ quello il nome del tuo vero IO. Lo hai solo dimenticato…”.
^Smettila!!!^
“Vieni con me padre. Ritrova te stesso. Non puoi uccidermi, come non hai potuto distruggermi prima. Per questo non mi porterai dall’Imperatore”.
C’era così tanta fiducia e convinzione nella parole di Luke da fargli provare una sorda rabbia. No, non era così che aveva previsto il loro incontro. Era lui che doveva tentare il ragazzo verso il lato oscuro, non viceversa. Attivò la lightsaber del ragazzo solo ed esclusivamente per palesare una minaccia, che doveva fare, per salvarsi dai dubbi che improvvisamente lo stavano assalendo. Eppure, il tono che sfuggi dalla sua lugubre maschera nera era un misto di orgoglio e mestizia.
“Hai fabbricato una nuova spada laser. Le tue facoltà sono complete, come aveva previsto l’Imperatore”.
“Non è tardi, padre. Avverto il conflitto che è in te. Lascia che l’odio vada via”.
Voltargli le spalle, come se ciò fosse bastato a celargli il tormento che ora regnava nella sua anima. Le parole del ragazzo avevano toccato le corde di quell’Anakin che, per poco, era risorto dalle ceneri del rancore su Bespin, di quell’IO che ora si ripresentava per saldare il conto, che non poteva accettare.
“Un tempo Obi-wan la pensava come te”.
Che amara constatazione, rimembrare ora il vecchio maestro e rendersi conto di essere declinato verso l’oblio di un abisso oscuro senza via di ritorno.
*Eri come un fratello per me. Ti volevo bene!!!* le parole di Obi-wan. *Ti odio* erano state le sue, ma era poi vero o piuttosto non è che era giunto ad odiare se stesso?
“Tu non conosci il potere del lato oscuro, io debbo obbedire al mio signore”.
Una confessione sofferta, estirpata quasi inconsapevolmente, che tradiva ben più di quanto esplicava. Anakin Skywalker avrebbe voluto liberarsi dal giogo dell’oscurità ma non sapeva come trovare la via. Persa ormai ogni speranza, si limitava ad … obbedire.
“Io non cederò padre e sarai costretto ad uccidermi”.
Vader, consapevole che il giovane lo stava ponendo innanzi ad una scelta, si ribellò alla debolezza che lo permeava. Non poteva accettare ancora che gli altri si ostinassero a decidere per lui. La sua fiducia era una maschera, uno stratagemma per indurlo a rendersi partecipe del suo conflitto con Palpatine ed invece era il contrario che doveva accadere…
“Se quello è il tuo destino” proruppe, con un’indifferenza agghiacciante, calpestando ben altre emozioni che danzavano, ingannevoli, nel suo animo, ma non gli bastò a placarle. A tradimento percepì la sua delusione, che gli ferì l’anima la dove era convinto d’essere corazzato da ogni umana sensazione.
“Allora mio padre è morto davvero”.
Quella mestizia, quel rimpianto profondi, avvertiti nella voce del giovane, turbarono Vader nel profondo. Provava dolore Darth Vader, come se una lama laser gli avesse lacerato le membra. Luke aveva ragione, c’era un conflitto in lui, violento e terribile. Un tormento pari a quello che aveva condotto Anakin ad obliare se stesso e le proprie convinzioni. Lo aveva fatto per sete di potere, per amore, per… non sapeva nemmeno lui come definirlo, ed ora l’amore di un figlio lo tormentava nuovamente come in passato era stato l’amore di LEI. Avvertì, subitaneo, il rancore per se stesso, per l’esecrando e abominevole atto con il quale aveva tentato di togliere la vita alla donna che amava, la convinzione del suo tradimento… eppure Luke non lo aveva tradito, il ragazzo gli mostrava leale considerazione… No, non poteva accettare il suo aiuto. AIUTO!!! Lui era un Sith, non aveva bisogno di nessuno… di NESSUNO…!!!!

Mentre attraversavano le viscere della Stazione Spaziale, fianco a fianco, Darth Vader si soffermò a studiare le sensazioni del giovane, rimanendo sconcertato dalla pacata rassegnazione di questi al suo destino. Sentiva che Luke era certo di andare incontro alla morte e che era pronto ad accettarla senza riserve se questo fosse servito a salvare la Galassia. Con quanta pacata sicurezza riversò quelle sensazioni, sotto forma di parole, al Signore dei Sith, senza mostrare alcuna forma di timore nei suoi confronti… “Presto morirò, Altezza. E voi con me”.
Che ci fosse realmente speranza?….
Quella domanda rimase sospesa nel suo animo per soli pochi, pietosi, istanti.
“Se ti riferisci all’attacco della vostra flotta o della tua piccola banda, là su Endor, ti informo che ne ero già al corrente…”.
Vader percepì la soddisfazione perversa di Palpatine in simultanea con il dolore e lo sconcerto di Luke.
“Sì, mio giovane Jedi. Tutte le informazioni che avete avuto sono trapelate per mio volere. I tuoi amici si stanno cacciando in una trappola e, mi spiace dovertelo dire, quando la flotta ribelle arriverà lo scudo sarà ancora alzato”.
Le certezze di Luke parvero sgretolarsi, come un cristallo infranto, e Vader ne percepì la richiesta inconfessata d’aiuto. Lo sguardo azzurro fisso sul suo tetro sembiante nero, ad appellarsi a quell’Anakin che il giovane era convinto ancora dimorasse dentro a quel corpo ormai più macchina che uomo. Incapace di reggere quello sguardo, Vader chinò il capo, raggiungendo il suo Signore, comodamente seduto sulla sua poltrona, emblema del suo malefico potere e controllo incondizionato sulla Galassia e le vite intere dei suoi abitanti, ivi compresa la sua. Comprendeva ora, Vader, il disegno di Palpatine. Così come, anni addietro, aveva spinto lui a distruggere Darth Tyranus per prenderne il posto, ora avrebbe indotto Luke a uccidere lui per sostuirlo come nuovo apprendista. Aveva fallito, ora come allora era stato incapace di eludere i piani di Palpatine e ne era nuovamente caduto vittima. Senza esitazione alcuna sguainò la lightsaber rosso sangue e fermare l’affondo di Luke, rivolto all’Imperatore. Quello era il suo dovere, l’unica cosa che gli restasse da fare. Combattere contro suo figlio e perire per sua mano, degna conclusione di una vita sbagliata e deprecabile alla quale si era condannato, per incapacità di accettare la realtà, con le sue stesse mani.

- continua -

NOTA D’AUTORE: Basato sugli avvenimenti dell’Episodio VI “Il ritorno dello Jedi”. Le frasi in corsivo sono estrapolate direttamente dalle battute del film, non necessariamente parola per parola. Pertanto, le medesime non possono essere attribuibili alla mia fantasia ma a quella dello sceneggiatore del films.

  
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