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Autore: ailinon    23/05/2011    2 recensioni
Se avete letto "Lex", e trovate che quella sia la vera fine delle leggende arturiane, ebbene ecco cosa successe alla corte di Camelot, mentre il prode Lancillotto e il grande re Artù, erano spariti nel nulla...
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Bedivere, Gawain, Kai, Mordred
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Lex'
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CAPITOLO 16 – VERITA’ E BUGIE

CAPITOLO 16 – VERITA’ E BUGIE

 

 Seduto sul grande letto dei re Artù, Galahad osservò le mani di Mordred che lo curavano con attenta solerzia. In silenzio.

Gli aveva lavato e scrutato, a lungo, il leggero taglio su braccio, tenendo delicatamente le sue dita attorno alla sua pelle.

Senza una parola l’aveva poi bendato con cura.

«Dovrebbe svanire la cicatrice ma, domani lo mostreremo a mia zia Morgana. Lei saprà fare meglio di me. Ti metterà qualche unguento» spiegò.

Galahad gli sbirciò il viso chino sul braccio. Era così serio e concentrato da fargli tremare il cuore. La sua pelle, sul  naso, mostrava lievi tracce di efelidi, visibili solo da molto vicino.

Le sue dita ruvide si muovevano sulla sua pelle col tocco di delicati brividi.

 «Pensi che tornerà?»

«Non stanotte» rispose Mordred con distacco, intuendo a cosa si riferiva.

 «Ma… Voleva ucciderti!»

«Me o te»

Galahad si raddrizzò: «Uccidere me? Perché?»

«Siamo i reggenti di Camelot. Niente Noi, niente tavola rotonda»

L’altro non parve convinto: «Ma… Io non ho nessun nemico»

 «Io molti. Per questo ora te ne posso regalare uno dei miei» commentò Mordred sarcastico.

«Non capisco»

«Mia madre… Vuole ucciderti» la frase gli scivolò fuori di bocca come un sasso smosso che apre una falla in una diga.

La verità.

Curioso, non era così difficile dirla.

Il celta scosse il capo perplesso: «Perché?»

 «Ma non capisci? Senza di te potrei avere il trono solo per me. O meglio, lei vorrebbe così perché, vuole manipolarmi come una marionetta per il suo tornaconto. L’ha sempre fatto! Mi ha tenuto in vita solo per quel motivo» Mordred strinse le labbra, fissando il fuoco acceso nel caminetto (Stavolta Kay se n’era ricordato!).

Lingue di fuoco danzavano di riflesso sul suo viso rosso.

Galahad lo vide bruciare nelle sue pupille.

Allungò una mano e la posò sul suo braccio: «Cosa possiamo fare? Quello di prima voleva uccidere te quindi, non era inviato da tua madre»

Mordred annuì, cupo: «Doveva essere uno straniero»

«Dall’accento che ha usato vero?... Si, temo anch’io. Uno juto, forse» ponderò Galahad, racimolando i ricordi dell’aggressione.

«Forse ma, senza prove certe non possiamo accusarli di nulla. Maledette regole!» borbottò il principe. Ora capiva come doveva essersi sentito suo padre di fronte al tradimento della sua regina con il suo fedele Lancillotto.

Come avere le mani legate.

Sbirciò Galahad. Chissà come avrebbe reagito se avesse trovato il ragazzino a letto con qualcun altro. Non lui, qualcun altro, con cui stava facendo sesso sfrenato (a parte che era impossibile!)…

Probabilmente li avrebbe sbudellati entrambi nel impeto della loro passione, si disse soavemente, mostrando un sorriso simile al ringhio di un lupo.

(Ma questa non era, certamente gelosia)

Galahad lo riscosse, scoppiando in una risata gentile: «Non credevo che proprio tu mi dicessi di rispettare la legge!»

 «Ehi? Ma che idea ti sei fatto di me?!» sbottò il moro, falsamente indignato.

(Il sorriso di Galahad avrebbe rasserenato anche un indemoniato, figuriamoci una sua risata allegra)

 «Oh scusa… E’ che parlando di un sicario non so se averne pietà. Dio perdona solo i nobili di cuore…»

 «Allora io sarei bello che fritto» bofonchiò l’altro.

«Come?»

«Nulla. Solo che se attacchiamo senza prove avremo una guerra, e addio trattato e regno… Non ce lo possiamo permettere, Galahad. Via! Usa quel tuo cervello dentro la tua bella testolina» spiegò il principe accondiscendente, picchiettandogli un dito sulla fronte: «Non dovrò mica spiegarti tutto io?»

Il francese annuì: «Hai ragione… Quindi…»

 «E’ meglio puntare a come risolvere il problema Morgause, per ora»

Seduti l’uno accanto all’altro sul grande letto, i due rifletterono in silenzio.

La stanza era illuminata dal fuoco nel camino e da un paio di candele per la notte.

 «Che fece tuo padre per placare la regina?» chiese Galahad a un certo punto.

«La diede in sposa a re Lot, un suo alleato ma, finì per trovarsi due serpi (più me) in seno. Lot era ambizioso quanto lei»

 «Quindi, dovresti darla in sposa a qualcuno senza troppe ambizioni…»

Mordred rise: «Vuoi sposare mia madre?»

Galahad era l’unica persona che non avesse simili peccati. L’idea però lo agghiacciava.

 «Preferirei evitare!» esclamò il biondo; poi però si affrettò ad aggiungere: «Naturalmente senza offesa»

Mordred piegò le labbra in un sorrisino distratto: «Tranquillo. Al massimo la farei sposare a Bors!» e come avesse detto qualcosa di estremamente divertente, Mordred scoppiò a ridere piegandosi in due per quell’idea perversa.

Galahad corrucciò le labbra: «Mordred… Non è cosa da ridere»

 “Sulla tua vita davvero no” pensò Mordred, tornando serio, asciugandosi gli occhi.

Galahad era l’unica persona che aveva rischiato la vita per lui, senza voler nulla in cambio. Era l’unica persona a cui poteva confidare i suoi pensieri, senza avere il timore di venir pugnalato alle spalle, durante la notte.

 «Mordred» lo richiamò l’altro: «Se vuoi il trono io… Te lo posso lasciare serenamente. Non m’interessano queste cose, lo sai» mormorò guardandosi le mani.

 «No!» dichiarò il principe, stupendo anche se stesso: «Non m’interessa avere uno pseudo diritto al trono. E inoltre mia madre non mi lascerebbe in pace lo stesso…»

Avrebbe lasciato in pace Galahad forse, se l’avesse lasciato andare ma, quell’opportunità non voleva neppure calcolarla. Massaggiandosi il collo, bisbigliò: «Forse dovrei farla uccidere…»

 «Mordred!» urlò Galahad stridulo, guardandolo scioccato, e lui rise come un pazzo.

«Sta tranquillo. Io non sono come lei. Troveremo un modo per evitarlo (Forse)» e mostrò un ghigno poco rassicurante, stendendosi accanto a lui.

Galahad lo sentì posare la testa vicino a lui.

I suoi morbidi capelli neri sparsi sul cuscino.

Erano così belli..

Lentamente Galahad allungò la mano e affondò le dita tra i suoi capelli, accarezzandogli piano la testa.

I suoi occhi scuri lo scrutarono ma, non chiese che smettesse. Anzi, lievemente sorrise e  chiuse gli occhi, lasciandosi cullare nel sonno dal tocco dell’unica persona di cui si fidava.

E per cui avrebbe dato volentieri la sua vita

***

 

   
 
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