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Autore: ailinon    24/05/2011    3 recensioni
Se avete letto "Lex", e trovate che quella sia la vera fine delle leggende arturiane, ebbene ecco cosa successe alla corte di Camelot, mentre il prode Lancillotto e il grande re Artù, erano spariti nel nulla...
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Bedivere, Gawain, Kai, Mordred
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Lex'
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CAPITOLO 17 – MOTIVAZIONI

CAPITOLO 17 – MOTIVAZIONI

 

 «Ferire Galahad? Ma come avete osato?! Voi dovevate solo uccidere Mordred!» strillò l’uomo incappucciato, muovendosi in uno dei cortili bui del castello di Camelot.

 «E’ stato un errore. Nel buio non l’avevo visto, aggrappato com’era al principe» si giustificò l’altro.

 «Galahad non era aggrappato a nessuno!» urlò ancora il primo, agitando le braccia come un disperato, nel suo domino nero.

D’improvviso si voltò, mostrando i pugni: «Basta così! L’accordo è rotto!»

Il sicario lo contraddisse: «Non credo proprio ser, a meno che non vogliate che tutti conoscano il nostro piccolo patto…»

L’altro uomo impallidì, scrutandolo nel buio.

I suoi compagni lo circondarono come a proteggerlo: «Non avete alcuna prova» sibilò duro.

 «Lo credete davvero?» rispose l’assassino untuoso.

 «Solo la vostra parola contro quella di un cavaliere della tavola rotonda» rispose l’altro, battendosi un pugno sul petto.

Lo juto si gettò il mantello sulla schiena con un gesto plateale: «Pensate come volete ma l’accordo con il mio re vale ancora. A meno che non vogliate che muoiano due reggenti al posto di uno?» ironizzò. Quindi s’inchinò con un gesto plateale: «Cavaliere» e se ne andò lasciando gli altri nel buio.

Il francese chinò il capo e serrò le mani in una preghiera: «Che ho fatto… Dio mio proteggilo!»

***

 Mordred si svegliò tra le braccia di Galahad. Il giovane francese aveva finito per porsi ancora a sua protezione. Probabilmente lo faceva inconsciamente, e l’avrebbe fatto per chiunque ma, in lui accendeva la speranza. Sorvolando sulle reazioni che creava nel suo corpo.

Per non pensarci, decise che doveva proprio darsi da fare quella mattina.

Scivolò fuori dalle sue braccia a malincuore e si vestì velocemente, senza svegliarlo.

Quando uscì dalle sue stanze, sapeva esattamente cosa doveva fare.

Impose alle guardie alla porta di vegliare con estrema cura su Galahad. Ordinando loro, pena la morte, di non fare entrare nessuno nella loro camera.

Ottenuto il loro amabile assenso (sapeva come spaventare la gente), il principe andò in cerca di Bedivere. Aveva bisogno di conoscere le intenzioni del maresciallo e del siniscalco del regno.

Trovò i due seduti a far colazioni nella sala rotonda.

I due lo videro ma non si alzarono.

Ancora non gli tributavano il rispetto che avevano dato a suo padre.

 «Signori. Vi devo parlare» esordì Mordred con voce decisa, fermandosi davanti a loro.

«Parla, Mordred» rispose Bedivere, indicandogli di sedersi. Come fosse una concessione.

Il maresciallo fece cenno alle guardie della sala di bloccare l’ingresso agli altri cavalieri mentre parlavano.

Il principe ignorò le offese e si piegò verso di loro: «Stanotte hanno attentato alla mia vita»

 «Cosa?! Quando?» domandò Bedivere, allarmato.

«Non c’è poi da stupirsi» commentò invece Kay: «Non sei mai stato amato. Comunque, il problema non sussiste. Sei sopravvissuto»

 «Il problema invece c’è, eccome. Ed è che è successo proprio nel luogo più sacro del regno, Kay hir» gli fece notare Bedivere, picchiando un dito sul tavolo: «Sotto le mie guardie!»

Mordred storse la bocca. Parlavano come non fosse stata a rischio la sua vita. «Sono vivo solo per merito del braccio saldo di Galahad»

Kay e Bedivere si guardarono: «Dovreste ringraziarlo allora»

 «In ogni istante della mia giornata»

I due fedeli cavalieri si scrutarono ancora mentre lui proseguiva: «Ora vorrei sapere da voi due se io e Galahad avremo un regno su cui governare oppure se si tireranno indietro tutti»

Bedivere ascoltò le sue parole poi rispose onestamente: «Dipende da voi due»

Il principe inarcò un sopracciglio e decise che era meglio sedersi.

Il fedele Bedivere proseguì: «Il trattato è stato un buon inizio, e anche l’avere il sostegno di Galehaut. Abbiamo saputo che tuo fratello Gawain ti sta aiutando, mettendo delle buone parole con tutti i cavalieri. Specialmente con Galehaut»

Mordred si osservò le mani: «Lo so che se non fosse stato per Gawain non avremmo neanche quello straccio di patto. Nessuno dei cavalieri l’avrebbe mai stretto con il detestato figlio della strega»

Kay si agitò sulla sedia. Non era abituato all’autoironia di Mordred. «Certo non sei Artù…» iniziò: «Ma tu e il galletto non vi state poi comportando così male» ammise a malincuore. Bedivere fu d’accordo con lui.

Mordred si raddrizzò fieramente e li scrutò: «Verità per verità, voglio sapere perché mi avete sostenuto, voi due e mia zia Morgana. Perché mi avete concesso il trono, seppure con Galahad ma, perché?»

Il maresciallo parlò per entrambi: «Ragazzino… Tu sei l’unico discendente di Artù» iniziò: « E malgrado le voci sui trucchi di tua madre, tu non c’entri nulla con lei, e meriti una possibilità»

«Sempre se riesci a tenerla  lontana dal trono, quella serpe» sottolineò Kay, con un gesto della mano.

Nessuno dei due disse esattamente la motivazione profonda che li aveva spinti ad appoggiare la scelta di Morgana la fey.

Bedivere non nominò i favorucci che aveva chiesto a Morgana. Come certi unguenti magici che usava solo in occasioni speciali.

E Kay non parlò della sua depressione causata dalla fuga di Artù con Lancillotto.

Comunque i tre si guardarono e Mordred disse una cosa che non si sarebbe mai sognato di fare prima di conoscere Galahad… «Mia madre è un grosso problema. Sono qui anche per questo. Per chiedervi aiuto. Lei… Vuole uccidere Galahad»

Kay saltò in piedi e fece per mettere mano alla spada: «Il figlio di Lancillotto? Come osa?!»

Bedivere lo fermò con un cenno: «E’ un’accusa grave quella che muovi  ragazzino. Ne sei sicuro?»

 «Come il mio respiro. Me l’ha proposto lei di uccidere Galahad così che io prenda il trono»

I due cavalieri restarono senza parole.

Kay si alterò e si sporse verso il moro, minacciandolo col dito: «Se è per te, perché vieni a dircelo? Cosa ci guadagni? Cosa c’è sotto?»

 «Non riuscirei a mantenere il trono in questo modo. Non con il sospetto dei cavalieri. Inoltre…» e lo disse come lo schiocco di un colpo di frusta: «Non voglio perdere Galahad. E’… Un amico fedele. Come non credevo di averne mai. Non voglio muoia»

Due paia di occhi sgranati lo fissarono increduli.

Bedivere si appoggiò allo schienale del suo seggio, sospirando.

Un amico fedele, conosceva qualcuno che rispondeva a quello stesso termine.

Kay invece scoppiò a ridere: «Sta a vedere che ti sei innamorato davvero di lui come hai quasi dichiarato ieri sera!»

Mordred lo fulminò con lo sguardo ma non fuggì dai loro occhi.

I due rimasero di sasso.

Lentamente Kay sprofondò nel seggio. Cercò lo sguardo di Bedivere e il compagno gli posò una mano sul braccio.

Meglio parlasse lui.

 «Perché ci hai detto queste cose, Mordred?»

Il principe si sporse sul tavolo: «Tu e Kay mi avete dato il vostro appoggio come reggente. E ve ne ringrazio ma, senza il vostro aiuto non potrò andare avanti. Il regno non potrà andare avanti senza il vostro lavoro determinato. Dovete aiutarmi. Se non per me, almeno per proteggere Galahad»

Il connestabile di Camelot tacque a lungo come valutando la sua proposta.

Poteva aiutarlo o destituirlo e aiutare qualcun altro ma, avrebbero dovuto lavorare insieme per far funzionare l’impero di Artù.

Infine si rammentò una cosa: «Sai cosa fece tuo padre appena estratta la spada nella roccia, Mordred?»

Il principe scosse il capo, muto.

«Ebbene lui si ritirò con noi due, me e Kay, in una stanza e chiese il nostro sostegno. Non è vero Kay

Kay hir annuì, sorridendo divertito: «Decisamente. E diavolo, se la faceva sotto dalla paura!»

Bedivere sorvolò su quel commento: «Temeva che senza la coalizione di tutti i suoi cavalieri fedeli, si sarebbe scatenata una guerra fratricida. Ma non successe proprio perché lui cercò la parola di tutti»

Il maresciallo diede una pacca sulla spalla a Mordred: «Proprio come stati facendo tu ora»

 «Temevamo non avresti avuto il coraggio di farlo sai» rise Kay, dando una sorsata al vino, come in un brindisi.

 «Avrai tutto il nostro aiuto. Chiedi e ti sarà dato» commentò Bedivere muovendo una mano come fosse un missionario, mentre il rosso rideva.

«Metterò uomini fidati a guardia di Galahad»

«Ottimo! Ma niente francesi. Non si fidano di me e io di loro»

Kay rise ancora: «E come dargli torto?»

Mordred storse la bocca: «E sarebbe meglio avere degli uomini di ferro, o mia madre se li mangerà in un boccone»

 «Uhm… Allora sarà meglio che ne occupiamo noi allora eh, mio vecchio fedele mastino?» commentò Kay, dando una gomitata a Bedivere.

L’altro grugnì: «Per il figlio di Artù si può anche fare. Come hai vecchi tempi eh, mio vecchio gattaccio rognoso?»

Davanti al sorriso dei due più vecchi compagni di re Artù, suo padre, anche Mordred si trovò ad accennare un lieve sorriso. Un sorriso grato.

***

 

   
 
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