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Autore: elfin emrys    24/05/2011    3 recensioni
Uther è un comico molto famoso, con una vita felice. Ma c'è un messaggio. L'ultimo messaggio di Igraine, prima di sparire dalla sua vita, partita lontano. E delle incongruenze nella loro storia. E se...
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Merlin e Arthur stanno insieme da tempo, ma compare per il primo un nuovo spasimante che metterà il bastone fra le ruote a Arthur.
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Gwen e Lancelot hanno una storia d'amore, ma un malinteso li porterà lontani...
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altro Personaggio, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Incontro

 

Merlin respirava a fatica. Le corde gliele avevano messe intorno al corpo: quasi non riusciva a respirare. Jarl era da un po' che non si vedeva: diceva che Arthur lo voleva vedere dall'altra parte della città il giorno dopo. Il moro cercò di mettersi meglio. Dall'altra stanza si sentivano delle risate sguaiate e delle canzoni con tematiche ben poco caste (in stile “Osteria numero uno, nell'orto non c'è nessuno: ci son solo suore e frati che si inculano beati...”). Ubriachi. Sempre, ogni sera: l'alito di quei due puzzava di alcool e di bevande super ubriacanti della peggiore specie. Merlin sospirò: non ce la faceva più. Doveva scappare, era deciso: non poteva aspettare Arthur, no, non poteva. Il moro si guardò intorno. Niente. Improvvisamente la porta si aprì. I due rapitori si buttarono all'interno della camera. Una bottiglia di birra cadde a terra, spaccandosi in tanti pezzi di vetro taglienti. Merlin li fissò: aveva un'idea. Geniale, diabolica: a volte si stupiva di se stesso. Il moro aspettò che i due, dopo aver lottato un po', cadessero nelle mani del sonno, per poi avvicinarsi lento a prendere uno dei cocci. Fece qualche movimento con la mano per colpire le corde che, mano a mano che lui tagliuzzava i fili, cadevano a terra, liberandolo. Quando ebbe finito, piano uscì dalla porta della camera, entrando in una stanza che non aveva mai visto. Una tv molto vecchia e scassata stava davanti a un tavolo tarlato pieno di bottiglie di vino, birra e limoncello. Tre sedioline, due al tavolo una vicino al muro, fanno apparizione nella penombra. Merlin si guardò intorno, in cerca della porta. La trovò quasi subito, piccola e sporca. Il ragazzo ci corse contro, cercando di aprirla. Maledizione! Era chiusa a chiave! Il moro andò dai rapitori addormentati, cercando le chiavi con lo sguardo. Poi ricordò: le aveva sempre Jarl perchè non si fidava dei suoi collaboratori e non voleva che l'ostaggio scappasse. Merlin sbuffò, lasciando andare contro il muro. Andò di nuovo nella stanza in cui i rapitori mangiavano e dormivano. Sul tavolo notò della forchette e dei coltelli, con dei piatti con del cibo dentro. Il moro guardò prima le posate, poi la porta. Ma certo! Merlin le prese, cercando di rompere i cardini della porta. Cominciò dall'alto. Il ragazzo spinse con il coltello e la forchetta, finchè...

-Che ci fai qui?

Uno dei rapitori era davanti alla porta, ancora evidentemente ubriaco. Le sue guance erano rosse come il suo naso, i suoi capelli scompigliati. L'uomo si avvicinò a Merlin, prendendolo per un fianco e spingendolo verso di sé. Merlin gli diede una forchettata alla mano. Il rapitore urlò di dolore, svegliando anche l'altro che, arrivato nella stanza, provò a fermare il fuggitivo, che però gli tirò una sedia. Il secondo uomo svenne. Il moro cominciò a scappare, inseguito dall'altro rapitore che, barcollante, correva aggrappandosi ogni tanto a degli oggetti o al muro. Merlin continuò a correre, quando prese un piatto e lo tirò addosso all'inseguitore che cadde a terra. Il moro ne approfittò, dandogli una botta in testa. Già era strano che ci avesse messo tanto a metterli KO, ubriachi come erano. Merlin riprese le posate, continuò il suo lavoretto, finchè non scardinò la porta. Con un colpo secco, la fece cadere a terra. I due svenuti si mossero un poco, ma non si svegliarono, fortunatamente. Il segretario uscì dalla stanza. Fuori il sole stava tramontando. La strada era sporca, piena di sigarette e di siringhe qua e là: un quartiere malfamato, come aveva capito guardando fuori dalla finestra appena arrivato. Delle puttane stavano a un angolo della via, vestite con pochi stracci. Merlin sospirò, cominciando a correre, sperando di non incontrare nessuno.

 

Merlin stava camminando: non ce la faceva più. Ormai il cielo era scuro e pochissime stelle stavano facendo capolino. Era in periferia, gli sembrava chiaro. Il segretario continuò a camminare, ignorando i fischi di approvazione che qualcuno gli aveva tirato da un auto. Merlin sbuffò: non sapeva dov'era, non sapeva cosa fare, non sapeva... All'improvviso si buttò in un vicolo, vedendo l'auto dei rapitori comparire. La macchina passò: non l'avevano visto. Il ragazzo sorrise sollevato, uscendo, ma sentì una mano che lo fermava prendendolo per un braccio.

-Dove credi di andare?

Merlin si guardò dietro, trovandosi davanti un giovane ragazzo. Non era niente male: il fisico era grande e muscoloso, i capelli erano neri e gli occhi castani. Il segretario si sentì tirare, trovandosi improvvisamente schiacciato contro il corpo del ragazzo.

-Come mai in giro a quest'ora, piccolo?

Merlin provò a staccarsi, ma lui lo teneva imprigionato: il tipo era molto più grande fisicamente dei suoi rapitori. Il segretario sospirò: perchè tutti a lui? Il ragazzo cominciò ad avere davvero paura quando sentì lo sconosciuto che lo spingeva sul muro e gli slacciava i pantaloni. Merlin cominciò a divincolarsi, a urlare. Ma il tipo lo zittì con una mano, mentre con l'altra finiva il lavoretto che stava facendo con la cintura lampo. Il segretario continuava a divincolarsi. Morse la mano al tipo, che gemette per il dolore. Merlin urlò. Lo sconosciuto, evidentemente arrabbiatosi, lo prese per le spalle, stringendolo, sollevandolo da terra.

-Non urlare o ti farò davvero molto male... sì, davvero molto molto male...

Il segretario sentì i piedi poggiare ancora sulla terra, mentre la stretta intorno alle spalle si allentava: sulla pelle bianca stavano spiccando cinque macchie scure per parte. Il moro sentì lo sconosciuto premere ancora sul proprio corpo e le mani slacciare anche i propri pantaloni... Dio, al solo pensiero di cosa stava succedendo, Merlin si sentì male. Guardò lo sconosciuto, che intanto stava tendendo la mano sul cavallo dei pantaloni di lui... L'altra mano lo reggeva al muro, prendendolo vicino al collo: faceva male. Urlò ancora e il ragazzo lo baciò con violenza.

Bam!

Lo sconosciuto cadde a terra tramortito. Dietro di lui comparve un volto che Merlin già aveva visto, con le mani che reggevano un pezzo di ferro.

-Gwaine!

Il castano lo prese per la mano, facendolo uscire dal vicolo e buttandolo in un auto sportiva.

-Cosa coi fai qui?

-No, la domanda non è cosa ci faccio io qui, ma cosa ci fai tu qui! Non eri malato?

-Co... cosa?

-Andiamo con ordine.

Mise in moto la porsche, mentre continuava a parlargli.

-Che ci fai qui?

-Sono stato rapito...

-Cosa?!

-Non lo sai?

-No, Arthur ha detto ai giornalisti che eri malato!

-No!

Gwaine sospirò.

-Continua.

-Sono fuggito e stavo cercando di tornare a casa, ma mi sono perso. Non so dov'è casa mia e di Arthur rispetto a questo posto. Poi ho incontrato quel tizio mentre mi stavo nascondendo dall'auto dei rapitori. E poi sei arrivato tu. E... ma cosa ha fatto bere ai giornalisti Arthur!!!

-Evidentemente voleva fare tutto da solo: fortunatamente hai deciso di fare da te, sennò a parer mio stavi ancora là. Ti riporto a casa, dai.

Merlin sospirò, lasciandosi andare con un gemito di dolore contro il sedile. Aveva paura. Se prima era finito da dei maniaci e dopo fra le mani di un pazzo, adesso era in auto con una persona che fino a poco tempo prima aveva tentato di fare sesso con lui. Di male in peggio. Il moro guardò fuori. Pensava. Ad Arthur, ovviamente: probabilmente gli aveva fatto sprecare un sacco di sterline. E anche un sacco di tempo.

 

La strada era piena di pettegoli e di paparazzi. Gwaine fece abbassare Merlin in maniera che non si notasse la sua figura attraverso i vestri oscurati. Il ragazzo sentiva delle voci e vedeva dei flash: la sua sparizione aveva fatto scalpore. Gwaine si fece aprire da Arthur e, entrando con l'auto, la mise in garage dove gli obbiettivi dei giornalisti non potevano arrivare. Quando uscì dall'auto, davanti a lui c'era un Arthur letteralmente distrutto. Delle grandi e scure occhiaie gli cerchiavano gli occhi mentre i capelli scompigliati facevano intendere che il proprietario avesse passato un momento di intensa disperazione.

-Arthur, guarda cosa ho trovato!

Gwaine aprì la portiera, rivelando un Merlin particolarmente preoccupato. Il ragazzo si alzò, andando incontro a Arthur che era rimasto immobile con gli occhi sbarrati. Lo abbracciò.

-Arthur...

-Me... Merlin...?

Le braccia del biondo si misero intorno ai fianchi del fidanzato mentre Gwaine sorridendo stava per andarsene.

-Merlin?

-Sì, Gwaine?

-Spero che un giorno avrai modo di ringraziarmi.

Gli fece l'occhiolino e uscì dal garage, mentre i due ragazzi rimanevano da soli. Arhur lo portò dentro, facendolo stendere su un divano.

-Vuoi dell'acqua? Da mangiare? Hai sonno?

-No no, sto bene.

Merlin si rialzò, mettendosi a sedere. Arthur si sistemò i capelli. Se ne andò. Tornò con una pezzetta bagnata. Tolse la maglietta al moro che, intanto, lo fissava arrossendo.

-Ma... Cosa sono questi?!?!

Arthur, quasi urlando e paonazzo in viso, indicò dei segni viola sulla pelle pallida. Ebbe un piccolo dejavu in cui ricordò i segni che Gwaine gli aveva fatto quando...

-Ha cercato di violentarti!

-Non è stato lui!

-Jarl! Lo sapevo!

-No!

-Allora chi?

-...Non lo so...

L'arrendevole risposta era arrivata fra balbettii confusi. Merlin evitò lo sguardo di Arthur.

-Non dirmi che...

-Non ce l'ha fatta: Gwaine mi ha salvato.

-...Davvero?

La domanda era stata fatta con incredulità, come se non potesse essere una cosa reale, neanche lontanamente possibile. Merlin rise all'espressione di Arthur. Il biondo lo guardò con estrema serietà, prima di cominciare a massaggiargli la pelle. Gli naciò il collo, con dolcezza e senza secondi fini. La pezza calda passava sopra il moro che, tranquillo e rilassato, si lasciava andare fra le braccia di Arthur, che sorrise dolcemente. Merlin aprì gli occhi, pre ritrovarsi quelli del biondo a poca distanza: le loro labbra si sfioravano. Il capo lo abbracciò senza usare troppa forza, con tenerezza. Lo prese in braccio, portandolo fino in camera loro, poggiandolo sul loro letto. Lo svestì, mettendogli il pigiama. Poi si vestì anche lui per la notte. Gli diedi un ultimo bacio. Poi gli mise le coperte sopra il corpo, per avvicinarsi a lui e dormire insieme.

-Arthur?

-Sì?

-...Mi dispiace.

Silenzio.

-Per la preoccupazione e per i soldi, intendo...

Ancora silenzio.

-Sì, dispiace anche a me che tu sia così stupido da pensare che mi stavo preoccupando solo per poche sterline!

-...800 mila sterline, Arthur. Non sono poche.

Silenzio.

-Per te qualunque cosa.

Si addormentarono, con la certezza di avere un altro giorno davanti a sé.

 

:::::NOTE FINALI:::::

Lo so lo so, mi dispiace.

Messaggio copia-incolla: Purtroppo ultimamente ho delle difficoltà con lo scrivere, poichè non ho molto tempo. Molti aggiornamenti salteranno e non prometto che alcuni capitoli non subiranno un grosso sbalzo di lunghezza. Spero che continuerete comunque a leggere, nonostante tutto. Mi dispiace =( E' per cause in cui io in realtà personalmente centro ben poco -.-" Alcune storie quindi saranno probabilmente accorciate oppure saranno aggiornate molto lentamente. Grazie per l'attenzione.

Comunque, il prossimo capitolo dovrebbe arrivare fra breve. Penso che un'altra decina di capitoli e ho finito la storia ;)

Kiss

   
 
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