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Autore: ailinon    25/05/2011    3 recensioni
Se avete letto "Lex", e trovate che quella sia la vera fine delle leggende arturiane, ebbene ecco cosa successe alla corte di Camelot, mentre il prode Lancillotto e il grande re Artù, erano spariti nel nulla...
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Bedivere, Gawain, Kai, Mordred
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Lex'
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CAPITOLO 18 – DESIDERI

CAPITOLO 18 – DESIDERI

 

«Sono felice che hai sistemato i tuoi rapporti con ser Bedivere e ser Kay ma, non c’è bisogno della loro protezione. So difendermi da solo, Mordred» commentò Galahad, seguendo il principe lungo i corridoi di Camelot.

 «Non da mia madre» ribatté lui chiaro: «Lei non ti attaccherebbe mai direttamente. Vuole che appaia come un incidente o magari una malattia»

Il celta si scostò una ciocca di capelli biondi dal viso, perplesso: «E’ per questo che stiamo andando da tua zia Morgana la fey ora?»

 «Questo e per la tua ferita» rispose Mordred, proseguendo a camminare seguito dal figlio di Lancillotto. Erano ormai giunti agli appartamenti di morgana, quando il celta aggiunse: «Ma non serve sai. Non sanguina più» e agitò il braccio sinistro che celava la benda.

«Meglio essere sicuri» tagliò corto l’altro.

Un sorriso felice si dipinse sul volto del più giovane. Non voleva sperare troppo ma, era lieto che il figlio di Artù fosse così premuroso con lui. Ne era stupidamente lieto. Così, invece di tentare di rassicurarlo ancora, si godette quella sensazione.

Ultimamente faceva pensieri strani e si addormentava (con Mordred), senza aver detto le sue preghiere.

L’avrebbero battuto al convento, e messo in penitenza. E persino suo nonno si sarebbe molto adirato se avesse saputo che stava per entrare nelle stanza riservate di una famosa strega. Sarebbe come minimo svenuto alla notizia.

Chissà come sarebbe stato il suo antro magico? Avrebbe avuto teschi di cavalieri e calici gocciolanti sangue, in bella mostra?

Si chiese, preoccupato, mentre Mordred si faceva annunciare dalle ancelle della fata.

 «Ci riceverà anche senza dei doni?» chiese Galahad un poco allarmato.

Le streghe non andavano blandite con regali?

Mordred lo fissò: «Certo» rispose stupito: «E’ mia zia, malgrado tutto»

Galahad parve titubare e cominciò a pensare se la donna avrebbe chiesto loro del sangue come tributo (si sapeva che il sangue era molto importante nei riti pagani…), quando le ancelle li fecero accomodare.

Malgrado quello che si era immaginato, non era minimamente preparato di fronte a quello che vide. E restò senza fiato.

Tendine.

Tendine rosa ornate di pizzo e volant, decoravano ogni finestra e angolo degli appartamenti di Morgana. Per non parlare poi dei fiori freschi e arazzi con rappresentata la vita della regina Ginevra nei suoi momenti più gloriosi. Come quando conobbe Morgana; quando ballò con Artù la prima volta – E Morgana li guardava; quando la regina incontrava la fata, mentre quest’ultima teneva prigioniero Lancillotto in una torre (e Artù e Gawain lo cercavano disperatamente).

Tanti bei momenti insomma.

La fata li accolse nei suoi appartamenti con un ironica riverenza: «Principe Mordred, ser Galahad, cosa vi conduce alla mia porta?» e sorrise ambigua.

 «Benvenuti miei cari, venite miei buoni reggenti» salutò anche la regina Ginevra, seduta davanti a una finestra, intenta a ricamare come una qualsiasi dama.

 «Milady» salutò Galahad con un cortese inchino. Mordred tagliò corto: «Non fare finta di niente zia, tu sai benissimo cosa mi conduce qui»

Lei agitò in aria le mani con noncuranza: «Davvero? Cosa c’è? Forse ti lamenti del trono?»

Ginevra s’intromise, dicendo: «Perdonate questo disordine ma io e Morgana stavamo rinnovando il look di queste nostre stanza. Come le trovate ser Galahad?»

Lui tossicchiò per non rispondere ma, fu Mordred a toglierlo dall’imbarazzo: «Zia! Vorrei sapere perché ci avete dato la reggenza. Perché è stata una vostra idea, vero?»

La fata imbronciò la bocca rossa in una espressione falsamente scandalizzata: «Io?! Con tanti pronti e astuti cavalieri, io dovrei aver organizzato tutto?» e rise apertamente: «Che dici nipote mio?» e si voltò verso la regina. Questa smise di ricamare e le sorrise.

 «Credo che Morgana stia semplicemente cercando di esaudire i desideri di tutti noi, non è vero cara

La figlia di Avalon si sporse verso di lei e le sistemò una ciocca bionda dietro una orecchia, senza rispondere.

Ginevra proseguì, davanti allo sguardo scettico di Mordred: «Artù si sentiva prigioniero della sua corona, e Lancillotto del suo ruolo di cavalieri perfetto. Così Morgana ha smosso le acque e il tradimento le ha risistemate»

Il principe sghignazzò: «Se si può dire che un tradimento sistemi le cose…»

Morgana si voltò con un turbine di seta rossa e gli puntò contro un dito, irata: «Proprio tu parli, deridi il tradimento, Mordred? Proprio tu che sai che a volte si è costretti a tradire…»

Punto sul vivo il moro si ritrasse, incassando la testa fra le spalle, come sotto a un incantesimo.

Ginevra continuò a parlare, come se la sua bocca fosse quella della profetessa: «Il tradimento di Lancillotto ha concesso la libertà a tutti. A te il trono, a me… La gioia» e arrossì tornando a ricamare.

 “Come se Lancillotto avesse tradito da solo” pensò Mordred e rimase a fissare Morgana con il volto corrucciato di un bambino insoddisfatto.

Galahad guardò l’uno e l’altra e decise che, o anche Mordred era una strega o non lo era nessuno dei due. Così si mosse: «Signora fata allora, se avete fatto cose buone, vi ringraziamo. In special modo se dite che ora mio padre e Artù sono felici»

Morgana lo studiò con gli stessi occhi scuri di Mordred ma, di un colore più dorato. Infine sorrise: «Lo sono, caro e dolce fanciullo. Forse anche la tua vita sarà più felice se avrai un'altra strada. Se avrai il trono con Mordred»

 «Ma io sono felice, signora» mormorò lui, perplesso, mentre la fata tornava a guardare il nipote. «Stolto! Io ti dono la gioia e tu osi venire a protestare come se non vedessi i tuoi desideri»

Mordred, sentendo su di sé lo sguardo pensieroso di Galahad, si raddrizzò nella sua fierezza e ribatté: «Che dici, zia? Io non ti capisco»

Morgana lo fissò. E lo fissò ancora, come un ragno che fissa una mosca nella sua tela. Pronto a mangiarla. Allungò le mani poi d’improvviso sbuffò: «Sciocco ragazzo! Non li vedi davvero!? Girati, guarda là, nello specchio dietro di te»

Temendo qualche incantesimo, Mordred si voltò lentamente mentre lei gli si avvicinava.

«Che vedi?»

Il venticinquenne vide soltanto se stesso nella lastra d’argento. Nella stessa stanza e con la catena di reggente al collo.

«Vedo solo me stesso» mormorò.

 «Guarda ancora» insistè la fata: «Perché anche in te c’è il sangue di Avalon e dovresti poter vedere»

Timoroso Mordred si concentrò di più e l’immagine nello specchio gli parve tremolare.

Nello stesso istante Morgana scivolò accanto a Galahad e, con un movimento disinvolto tolse uno spillone dagli aghi di Ginevra, e lo punse sul fondoschiena.

Galahad sobbalzò, scartando di lato come un cavallo punto da un tafano, e volò addosso a Mordred con un grido.

D’istinto Mordred lo afferrò, stringendolo a sé, prima che rovinassero entrambi a terra.

«Zia!» urlò: «Che diavolo stai facendo?»

Serafica e soddisfatta la bella donna dai lunghi capelli neri sorrise, e disse soltanto: «Che vedi ora nello specchio?»

Mordred non si sarebbe mai più scordato il cerchio dorato che vide sulle loro testa riflesse nello specchio. Ma quello che più contava era il ragazzo che teneva stretto tra le sue braccia.

Galahad sorrideva imbarazzato: «Grazie… Mi… Mi ha punto qualcosa» mormorò arrossendo sotto lo sguardo del moro, acceso da un qualche profondo sentimento.

«Stai bene ora?» ansimò.

«Si… Se non fosse per te sarei caduto» mormorò, stringendolo di più per non voler lasciare la sua presa. Di giorno era caldo come di notte.

Mordred alzò la testa vero Morgana e vide che la zia lo guardava, consapevole. Come se avesse sempre saputo tutto.

«Ti serve qualcos’altro, nipote?»

 «Una… Una crema per Galahad» bisbigliò lui con un filo di voce. Turbato.

Morgana batté le mani e rise come una bambina: «Che tipo di crema? Come quella per Bedivere?»

***

 

   
 
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