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Autore: Eowyn 1    25/05/2011    9 recensioni
« E allora? Cosa sono questi discorsi? » li rimproverò Niniel guardandoli severamente « Che arrivi anche, la guerra. Sappiamo che ormai è quasi inevitabile! Ci porterà via molto, ma non è questo lo spirito con cui dobbiamo affrontarla! Dobbiamo reagire! Combattere e stare il più sereni possibile fino a che ne abbiamo la possibilità! » Che cosa sarebbe successo se Boromir, prima di partire per Granburrone, avesse conosciuto Niniel, la cuoca di corte? Un caso fortuito ha voluto che si conoscessero...
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Boromir, Faramir, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ciao a tutti

Capitolo 15

 

 

« Dunque, tu saresti venuto da me di prima mattina per chiedere di partire alla ricerca di tuo fratello? »

« No, chiedo solo che gli si mandino rinforzi. »

« E in base a cosa tu vorresti che io spendessi forze che sono necessarie in Città? »

« In base a… al sogno di cui ti ho parlato. » Faramir abbassò lo sguardo.

« Un sogno… un altro sogno. » disse lentamente il Sovrintendente, irritato « È per via di un sogno, che tuo fratello è partito, che mio figlio ora non è qui a difendere la sua Città! E tu ora, dopo averlo spinto a partire, mi chiedi di mandargli rinforzi? »

« Io non l’ho spinto a partire, padre. Sarei partito io al suo posto, se lui non avesse insistito. » Faramir abbassò il capo « Ma se è necessario, sono pronto a partire ora, per andare in suo aiuto. »

« Boromir non è come te. » disse Denethor con voce roca, alzando lo sguardo sul figlio « Boromir non ha bisogno che qualcuno corra in suo soccorso, sa cavarsela benissimo da solo. »

« Ma il sogno… mi fa pensare che mio fratello sia in grave pericolo. Lasciatemi partire, non posso rimanere qui con questo dubbio! »

« Ora basta! » sibilò Denethor tra i denti « Ti ho già detto che Boromir non ha bisogno di nessuno! Sa cavarsela da solo, e non sarà un tuo sogno a farmi cambiare idea. » lunghi secondi di silenzio, colmo di tensione, seguirono quell’ultima frase del Sovrintendente.

 

Fu una giornata lunga per Niniel. Il suo pensiero fisso era la conversazione che Faramir avrebbe dovuto avere quella mattina con il padre e, non sapeva perché, ma aveva una strana sensazione che non le lasciava presagire buone notizie.

Le ore parevano non passare mai: “Tornerò domani sera, per farti sapere com’è andata.

Era ciò che le aveva detto Faramir la sera precedente, ma il tempo pareva essersi fermato e la sua ansia aumentava.

Si faceva forza cercando di essere positiva: perché Denethor non dovrebbe mandare aiuti a suo figlio? Capirà, e a Boromir non accadrà nulla.

La ragazza lavorava, ma con la mente era completamente da un’altra parte e Ilarin se ne accorse. Quando Milneth cercò di provocarla, Niniel parve non aver nemmeno sentito che la cuoca si stava rivolgendo a lei: i suoi occhi erano persi nel vuoto, troppo impegnati a cercare nell’aria risposte agli interrogativi che la perseguitavano, come se il nulla fosse pieno delle risposte che lei cercava.

« Niniel? Tutto bene? » la voce di Ilarin la riscosse per un attimo « Oggi sei strana. »

Niniel rimase perplessa per qualche secondo, infine si decise a rispondere:

« Non preoccuparti Ilarin, è tutto a posto. »

« Non si direbbe. »

« Sono solo un po’ preoccupata per Boromir, tutto qui. » disse, abbozzando un sorriso tirato.

« Sono certa che se la sta cavando benissimo! » la incoraggiò l’amica « È un combattente valoroso. »

« Lo so, ma non posso fare a meno di pensare che potrebbe rischiare la vita in ogni momento. Ho come un presentimento, una sensazione che non mi lascia stare. »

Ilarin non sapeva nulla dei suoi sogni e Niniel fu tentata di raccontarle qualcosa: in fondo erano diventate buone amiche e sapeva di potersi fidare di lei. Eppure era troppo in pena per affrontare nuovamente quel discorso, senza contare che quella notte aveva avuto un altro incubo, e riportarlo volontariamente alla memoria sarebbe stato troppo doloroso.

« Non dar retta a ciò che ti viene in mente: tutti questi presentimenti sono solo pensieri molesti dovuti alla pena per la lontananza di Boromir. »

« Questa volta temo di no. » replicò Niniel.

« Cosa ti dice il tuo cuore? »

La cuoca alzò il viso verso l’amica e rimase silenziosa per alcuni attimi:

« Mi dice che Boromir è vivo, ma temo stia per andare incontro a un grande pericolo. »

« Credi forse che se fosse qui sarebbe sano e salvo? La guerra si avvicina. Ormai non si è più sicuri in nessun luogo su questa Terra. »

« Ma se fosse qui, sarei sicura che è vivo e poi, come ti ho detto, sento che qualcosa potrebbe andare storto. »

« Io non posso assicurarti che tornerà. Certo, là fuori il pericolo è forse più grande che non qui all’interno di Minas Tirith, ma ricorda chi è Boromir: è il futuro Sovrintendente di Gondor, Capitano della Torre Bianca. È un combattente forte e valoroso. »

Niniel sorrise:

« Non sempre la forza e il valore salvano in battaglia, ma ti ringrazio per aver cercato di sollevarmi il morale. »

 

Finalmente quella sera arrivò. Niniel era sola in casa poiché i suoi genitori erano ancora nelle cucine del palazzo a lavorare e Narith stava portando a termine il suo turno di guardia.

Qualcuno bussò alla porta di legno e quel rumore rimbombò nel cuore della ragazza, amplificandosi fino al punto che le parve che il cuore le tremasse nel petto.

Corse verso l’ingresso della piccola abitazione e aprì di scatto la porta, senza nemmeno informarsi di chi ci fosse dall’altra parte.

Faramir sussultò quando la porta si spalancò improvvisamente, mostrandogli la ragazza agitata e una fioca luce proveniente dall’interno della casa.

« Come stai? »

« Cosa ha detto tuo padre? » lo interruppe lei.

Faramir sospirò sconsolato, ma cercò di mostrarle comunque un sorriso, il più incoraggiante possibile.

« Posso entrare? » le domandò infine « É… come dire, una cosa lunga da spiegare. »

Niniel si fece da parte per permettergli di entrare: per la preoccupazione e l’agitazione aveva dimenticato anche le buone maniere.

« Scusami, ma oggi è stata una giornataccia. Vieni, andiamo in cucina. »

La ragazza fece strada a Faramir all’interno della piccola abitazione. Lo condusse in cucina dove si sedettero al tavolo agli stessi posti della sera precedente.

« Allora? » Niniel era impaziente di sapere e non attese nemmeno che il figlio del Sovrintendente fosse seduto per porgli la domanda che da tutto il giorno le rimbombava nella testa.

Faramir sospirò prima di alzare gli occhi su di lei e, sotto quello sguardo, Niniel comprese già tutto:

« Non gli manderà nessuno in aiuto… » bisbigliò fissando Faramir dritto negli occhi chiari.

L’uomo scosse la testa.

« Perché? Dimmi perché! » disse ancora quasi senza voce, mentre la rabbia che le cresceva dentro le fece affiorare le lacrime agli occhi.

« Lui ritiene che Boromir sia in grado di cavarsela da solo. Non ha voluto sentire ragioni e non ha minimamente preso in considerazione il sogno. Mi spiace. Credevo sarei stato in grado di fare di più. » abbassò lo sguardo per non incontrare quello di Niniel.

La ragazza comprese cosa turbava il cuore di Faramir: si sentiva in colpa per non essere riuscito a concludere nulla. Si sentiva in colpa nei confronti di Niniel ed era preoccupato per Boromir.

La cuoca cercò di farsi forza e di fermare le lacrime che le stavano rigando il viso.

« Faramir… » lei lo chiamò, e l’uomo di Gondor alzò nuovamente lo sguardo « Non devi sentirti in colpa. Sapevamo fin dall’inizio che convincere tuo padre sarebbe stata un’impresa difficile. » cercò di sorridergli, ma il risultato che ottenne non fu granché: le lacrime le scendevano ancora, inconsapevoli, lungo il viso e gli occhi arrossati non aiutavano di certo.

« Credo che mi ritenga responsabile della partenza di mio fratello.» sputò fuori Faramir.

Niniel spalancò gli occhi:

« E per quale motivo? »

« Sono stato io il primo a fare quel sogno. Quello che poi ha fatto anche Boromir e che lo ha spinto a partire. Per questo credo che mio padre mi attribuisca la colpa di tutto. »

« Nessuno ha colpa, Faramir. La guerra forse ne ha, lei sì… in fondo per quale motivo stanno capitando tutte queste disgrazie se non a causa sua? Boromir sarebbe partito comunque, in un modo o nell’altro… io credo che prima o poi Gondor sarebbe stata costretta a inviare qualcuno che cercasse aiuto oltre i nostri confini, e tuo fratello sarebbe stato certamente il primo a partire. » sorrise parlando di Boromir e questa volta il sorriso le uscì meglio.

« Lo so… scusa non avrei dovuto gettarti addosso anche questo mio problema. » si scusò Faramir.

La ragazza scosse la testa:

« Tu ti scusi? E io cosa dovrei dire allora, che ti ho gettato addosso una valanga di problemi? »

« Sempre lieto di aiutare la ragazza di mio fratello! »

Niniel arrossì: le faceva sempre uno strano effetto sentirsi chiamare in quel modo, però le piaceva.

« Sorella, sono tornato! È pronta la cen… Oh, buonasera Faramir! » Narith aveva appena finito il turno di guardia ed era rientrato a casa.

Faramir lo salutò con un cenno del capo. Il ragazzo comprese che c’era qualcosa che non andava, e si diresse verso la sua camera per lasciare Niniel libera di parlare con il loro Capitano.

Narith passò i dieci minuti più lunghi della sua vita: in camera, infatti, non riusciva a tranquillizzarsi. Aveva capito che doveva essere accaduto qualcosa, ma non sapeva cosa. Poteva essere successo qualcosa a Boromir, o forse doveva partire anche Faramir? Continuò ad arrovellarsi il cervello alla ricerca di una qualunque altra soluzione un po’ più positiva rispetto a quelle che gli erano venute in mente, ma non riuscì a pensare a nulla.

Si sedeva sul letto per poi rialzarsi qualche secondo dopo e girare per la camera come un animale in gabbia. Non riusciva a stare tranquillo. Era preoccupato per Boromir e per sua sorella: se fosse successo qualcosa al Capitano cosa avrebbero fatto loro? Certo c’era Faramir, ma egli non avrebbe potuto assumersi da solo tutti i compiti che prima divideva col fratello. E poi, se fossero giunte cattive notizie riguardanti Boromir, Niniel non si sarebbe data pace.

Dieci minuti dopo finalmente sentì dei passi e la serratura della porta di casa scattare, per poi chiudersi di nuovo.

Il ragazzo saltò fuori dalla camera per precipitarsi in cucina.

« Cos’è successo? Avevate delle facce! È forse accaduto qualcosa a Boromir? »

Niniel si voltò con aria triste e fece cenno al fratello di sedersi poi, prese una pentola e mise la minestra sul fuoco a scaldare.

« Sai che ieri sera avevo parlato con Faramir dei sogni ricorrenti che ho fatto… » iniziò lei e Narith annuì « Questa mattina ne ha parlato con suo padre, ma Denethor non ne vuole sapere di mandare rinforzi a Boromir. »

« Non manderà nemmeno qualcuno a cercarlo? » domandò Narith.

Niniel scosse la testa, delusa.

La reazione che si scatenò nel ragazzo, avrebbe avuto la forza di un fiume in piena, se egli avesse avuto l’opportunità di sfogarsi contro qualcosa. Una rabbia mista a tristezza prese il controllo del suo cuore per qualche istante e avrebbe voluto urlare che non era giusto, che nessun padre avrebbe mai dovuto comportarsi così nei confronti di suo figlio, ma si rese conto che non era proprio il caso di fare questi ragionamenti di fronte a sua sorella: Niniel era già abbastanza scossa per sentirsi dire cose del genere e, sicuramente, le stava già pensando anche lei.

Narith trasse un profondo respiro e arginò, per quel momento, il fiume in piena di emozioni che scorreva dentro di lui:

« E dai, cerchiamo di essere positivi! Boromir è forte, se la caverà! »

« Credimi, ne ho basta di ripetermi e di sentirmi dire che Boromir è forte. Che lui è forte lo sappiamo benissimo tutti quanti, ma non sempre la forza può salvare una persona. » Niniel girò la minestra con un cucchiaio « Dipende anche se la forza che possiede lui è in grado di difenderlo dal male che ci sta attaccando. Sinceramente, non ho ancora capito bene contro cosa stiamo combattendo. »

Narith sospirò nuovamente.

« Non che io dubiti di te Niniel, lo sai… ma non è detto che i tuoi sogni siano premonitori. Può darsi che si tratti di semplici sogni dovuti alla tua preoccupazione per Boromir, non ci sarebbe nulla di strano se fosse così. »

« Lo so, e spero davvero che sia così! » rispose Niniel, ancora intenta a girare la minestra.

« Ora però togli la pentola dal fuoco… non vorrei saltare la cena perché tu l’hai fatta bruciare! » esclamò Narith cercando di sdrammatizzare.

Niniel si riscosse e fece come le aveva detto il fratello.

« Sai una cosa? Stai diventando un bravo cuoco, ti cedo volentieri il mio posto alla mensa militare, cosa ne dici? » gli disse Niniel.

« Preferisco continuare a fare il soldato e morire combattendo, piuttosto che passare il mio tempo con quelle simpaticone di Liden e delle sue compari! »

« Non me le ricordare… ci mancano solo loro… »

Narith si alzò e si avvicinò alla sorella, la prese per le spalle e la costrinse a voltarsi verso di lui:

« Ehi, non ti buttare giù così: non serve a nulla! Insomma, eri o non eri tu quella che diceva che dovevamo reagire di fronte a questa guerra e combattere cercando di rimanere il più sereni possibile, fino a che ne avremmo avuto la possibilità! Guarda che mi ricordo il discorso che ci hai fatto quel giorno all’Anduin mentre facevamo rifornimento di acqua! »

« Era tanto tempo fa. » disse Niniel « E poi credo che per me sia finito il tempo in cui potevo rimanere serena. »

« Non è la Niniel che conosco io questa… »

« Forse sono cambiata. »

« O forse è colpa di tutta questa oscurità che sta annebbiando anche i nostri cuori… Coraggio non perdiamoci d’animo, Boromir non lo vorrebbe! E poi, scommetto che ora è in quel posto, come si chiamava? »

« Imladris. »

« Ecco, Imladris, in mezzo agli Elfi… chissà le Elfe come sono… dovrebbero essere di una bellezza superiore a quella di qualsiasi donna mortale… »

Il ragazzo non fece in tempo a terminare la frase che una gomitata lo colpì nello stomaco.

« Ahi! Ma cosa fai sei matta? » bofonchiò quasi senza respiro.

« Cosa vorresti dire, che Boromir è in mezzo a delle donne bellissime? » esclamò lei arrabbiata.

« Elfe non donne! » la corresse Narith.

« Vuoi un’altra gomitata? »

« No, no… una mi è bastata! » fece lui tirandosi indietro.

Poi Niniel sorrise. Gli occhi parlavano d’altro, di una tristezza e una preoccupazione profonda, ma si sforzò di sorridere, e Narith ne fu contento.

« Grazie Narith. »

« E di cosa? Se non ci penso io a tirar su di morale la mia sorellina chi dovrebbe farlo? »

« Quante volte ti devo dire di non chiamarmi sorellina? Sono più grande di te! » gli disse Niniel.

La ragazza prese poi la padella e mise la cena nei piatti. Come aveva immaginato, Narith storse il naso:

« Minestra? Non potevi cucinare qualcosa di un po’ più sostanzioso? » protestò.

« È quello che abbiamo, quindi non reclamare. Piuttosto, considerala come una punizione per la tua battuta sulle Elfe! »

« Uff come sei permalosa… »

« Non è che ti stai facendo un po’ condizionare da quel tuo nuovo amico, Alner? Ogni volta che vede una ragazza fa il cascamorto! »

« Ma figurati! Lo fa solo per ridere! »

« Io non ci giurerei… Vedi di non farti influenzare! » lo ammonì Niniel.

« Va bene mamma… » fece Narith alzando gli occhi al cielo « E comunque io non sono come lui, dovresti saperlo! »

« Certo, ma è compito di ogni sorella maggiore mettere in guardia il proprio fratellino… »

« Guarda che ho solo un anno in meno di te! E poi a me interessa… »

« Interessa? » lo incoraggiò Niniel.

« Niente. » tagliò corto lui.

« Volevi dirmi qualcosa che riguarda Earine per caso? » lo stuzzicò lei.

« Ma non è meglio mangiare? La minestra si raffredda! »

Niniel non indagò oltre. Non voleva essere insistente, ma avrebbe giurato che Narith fosse vicino al punto di confessarle qualcosa riguardo la sua amica Earine. Tutto questo, le fece tornare in mente il famoso incontro romantico che avrebbe dovuto organizzare per il fratello e la sua amica.

“Appena mi sarò ripresa un po’, e il morale non sarà più sotto la suola delle scarpe, dovrò proprio organizzare qualcosa… Earine e Narith non sanno più cosa fare per aiutarmi, direi proprio che se lo meritano!”

 

Era passato quasi un mese da quella sera, da quando Faramir aveva detto a Niniel che Denethor non era intenzionato a inviare aiuti al fratello.

La vita continuava a Minas Tirith, tra la preoccupazione per la guerra che si stava avvicinando e l’Ombra che cresceva ad Est.

In Città vi era fermento: sempre più soldati si affaccendavano di qua e di là. Venivano sistemate le provviste, si facevano piani nel caso di lì a poco si fossero ritrovati sotto attacco e, agli occhi dei cittadini, era sempre più palese che il Sovrintendente stava ormai perdendo la forza e la fiducia che aveva sempre avuto nel suo popolo. Sire Denethor non faceva altro che stare rinchiuso nella stanza più alta della Bianca Torre: nessuno sapeva cosa facesse là dentro, ma egli non si faceva più vedere e sembrava non gli interessasse nulla del destino della sua gente e della Città Bianca.

La stessa Earine, che lavorava a palazzo, aveva riferito a Niniel che ormai il Sovrintendente si faceva vedere solo nell’ora dei pasti. Era raro trovarlo nella Sala del Trono in altri momenti.

Niniel lavorava ancora alla mensa militare insieme all’amica Ilarin. Le due si facevano forza a vicenda quando finivano vittime delle chiacchiere e dei soprusi di Liden, Milneth e Theris. Insomma, le cose per Niniel avevano continuato a scorrere più o meno come prima, anche se la preoccupazione per Boromir si faceva sentire ogni giorno e non la risparmiava nemmeno la notte. Era ancora vittima di quei tremendi incubi, ma ormai ci aveva quasi fatto l’abitudine e cercava di ignorarli. Non era semplice però. Lei era ancora convinta che avessero a che fare con Boromir.

Fu il pomeriggio di quel 26 febbraio, mentre rientrava dal lavoro e si trovava in compagnia dell’amica Earine, che accadde qualcosa che avrebbe cambiato tutto.

« Hai fatto ancora quel sogno? » le domandò Earine, osservando il volto stanco dell’amica, mentre entravano nel quinto livello della città.

« Sì, e questa notte è stato forse il peggiore di tutti gli incubi che ho fatto finora. » si interruppe, mentre un brivido le percorreva la schiena « Sai la persona che corre? Nel sogno di questa notte, una volta arrivata nella radura da cui provenivano le urla, si è ritrovata accerchiata da decine di Orchi. A questo punto ha iniziato a combattere e durante la battaglia ho sentito nuovamente quel suono… il suono di… un corno. Ripetuto tre volte e poi altre tre. Intanto quella persona combatteva ancora contro gli Orchi e ne ha sconfitti almeno una ventina. » il ritmo con cui Niniel stava raccontando aumentò fino a bloccarsi, di colpo, mentre i suoi occhi divenivano quasi assenti « Ma, ad un certo punto, quando aveva sconfitto quasi tutti gli Orchi, si è bloccato, come trafitto da qualcosa, e il suo respiro si è fatto affannoso. Poi ha ripreso a combattere e altri nemici sono caduti sotto i colpi della sua spada, ma di nuovo qualcosa lo ha trafitto, come al petto, e poi ancora, e ancora finché… finché non è caduto a terra. » il suo sguardo tornò cosciente « Quando mi sono svegliata mi mancava il respiro. »

Earine sospirò e abbassò il viso, rimanendo in silenzio. Non sapeva cosa dire e, nel profondo del cuore, lei stessa temeva che quell’incubo si sarebbe rivelato reale.

Le due camminarono fino a raggiungere la casa di Niniel.

« Ehm… tuo fratello… » iniziò a chiedere Earine.

« Mio fratello è al campo di allenamento… non dirmi che vuoi tornare giù al secondo livello… siamo appena risalite! » disse Niniel con un sorriso provocatorio.

« Ma no, no! Volevo solo sapere se era in casa! » si giustificò l’altra arrossendo.

« Comunque, per tua informazione, sappi che sto organizzando! »

« Che cosa? »

« Il vostro incontro romantico! » esclamò Niniel compiaciuta.

« Ma finiscila! Se vogliamo sappiamo cavarcela da soli! » sbottò Earine.

« Certo, ho notato! Quando vi incontrate vi evitate accuratamente. Di questo passo vi sposerete di sicuro domani! »

In quel preciso istante, il loro discorso venne interrotto da un suono profondo, forte e penetrante, che venne ripetuto tre volte e che arrivò attutito da una grande distanza. Niniel si bloccò: le parole non riuscivano più a uscirle di bocca ed ebbe l’impressione che il cuore avesse smesso di battere per qualche istante.

Si avvicinò di corsa alle mura della Città e strinse con forza il parapetto.

Ancora, tre note profonde infransero l’aria. Parevano giungere da Nord, dal Fiume.

Niniel rimase in ascolto: le orecchie tese e ogni muscolo del corpo contratto, tanto che iniziavano a bruciarle dolorosamente.

Un suono ancora e poi il silenzio.

Senza che se ne accorgesse, una lacrima sbocciò nei suoi occhi e silenziosa le scese lungo il viso.

« Avete sentito? »

« Sembrava quasi provenire dal Fiume! » la gente aveva iniziato a uscire in strada e dall’altezza del quinto livello, Niniel vide quelle persone come tante formiche che uscivano dal formicaio, poi, la vista le si offuscò.

« Ma cos’è stato? »

« Non lo so! »

« Pareva quasi il suono di un corno! »

Un corno… un corno…

Quelle parole le rimbombarono nella testa per alcuni secondi, senza tregua.

« Boromir… » bisbigliò quasi senza fiato.

« Come? » Earine le si era avvicinata e solo ora si rendeva conto delle numerose lacrime che rigavano il volto di Niniel.

« Quello era… era… lo stesso suono che sentivo nei miei sogni! Il suono di un corno. » Niniel non fu più in grado di continuare.

« Il corno di Gondor… » Earine completò la frase, giungendo alla conclusione a cui doveva essere giunta la sua amica.

Niniel scoppiò in un pianto dirotto, fatto di lacrime e singhiozzi. E poco le importò quella volta che qualcuno potesse vederla. Ormai ne era certa: quel suono apparteneva al corno di Gondor, che Boromir aveva portato con sé quando era partito e che lei aveva sentito più volte nei sogni.

D’istinto, Earine passò un braccio attorno alle spalle dell’amica e la condusse in casa, dove i curiosi che in strada stavano assistendo alla scena non avrebbero potuto vederla.

La fece sedere in cucina e le si inginocchiò di fronte.

« Niniel! Niniel calmati ti prego! » la prese per le spalle, ma la ragazza non smetteva di piangere « Non può essere lui! Come fai a dire che si tratta di lui! Non puoi esserne sicura! » non sapeva cosa dirle, era lei stessa confusa e praticamente certa, al tempo stesso, che la sensazione di Niniel fosse giusta.

« È lui! È lui, Earine! È Boromir! »

Improvvisamente, qualcuno bussò alla porta.

Earine si morse un labbro:

« Tu stai lì, ci penso io! E se è qualche curioso lo sbatto fuori a calci nel sedere! »

La ragazza corse verso l’ingresso della piccola casa mentre Niniel, in cucina, non smetteva di piangere.

Aprì di scatto la porta, e il suo cuore fu per un attimo pervaso da una certa tranquillità.

« Dov’è? »

« In cucina… »

L’uomo percorse a grandi passi il piccolo corridoio ed entrò in cucina, dove trovò Niniel ancora seduta che piangeva disperata.

« Niniel… calmati ti prego! » le disse, ma non funzionò.

« Faramir li hai… li hai sentiti? » disse tra i singhiozzi. Lui annuì, poi si inginocchiò di fronte a lei mentre Earine rimase in piedi appoggiata allo stipite della porta.

« Secondo te chi è? » domandò Niniel tra i singhiozzi.

« Ascoltami bene, non possiamo essere sicuri che si tratti di lui! È il suono di un corno, ok, come nel tuo sogno, ma non possiamo dire con certezza che fosse il Corno di Gondor né che si tratti di Boromir e che lui sia in pericolo! »

Niniel parve calmarsi un po’:

« Ma è successo come nel mio sogno di questa notte! Tre suoni, poi altri tre! Infine uno e poi il silenzio! Faramir, io sento che gli è successo qualcosa! »

« Ho paura anch’io, lo ammetto, ma non dobbiamo disperare! Dobbiamo continuare a sperare! Niniel, se fai così è finita! Finché non abbiamo notizie sicure che riguardano Boromir non dobbiamo disperare! »

« Ma tu cosa pensi? » gli domandò lei « Sii sincero, cosa pensi? Tu stesso mi hai detto che il Corno di Gondor va suonato nel momento del bisogno, quando i nemici non ti lasciano via di fuga e da solo non hai possibilità di salvarti. »

Faramir rimase silenzioso per qualche secondo, aveva gli occhi arrossati:

« C’è la possibilità che si tratti davvero del Corno di Gondor. » scandì lentamente le parole « E come hai detto tu va suonato quando si ha bisogno di soccorsi. C’è da dire, però, che il suono proveniva da lontano e non posso affermare con certezza che si trattasse proprio del Corno che Boromir aveva con sé. »

« Ma se quello fosse stato il Corno di Gondor significa che Boromir ha bisogno di aiuto e che potrebbe… » Niniel si bloccò. La sua mente, il suo cuore e le sue membra le impedivano di trasformare in parole quella che era in quel momento la sua più grande paura.

« Non dobbiamo neanche pensarci. Fino a che non avremo delle prove certe! »

« A quel punto sarà troppo tardi! » sentenziò Niniel.

Earine si fece avanti e uscì dal suo silenzio:

« Ascoltami bene! » decretò « Non puoi buttarti giù così! No, non lo puoi fare! Ma chi sei? Non sei la Niniel che conosco, non quella che conosco io da anni! Lei mi ha sempre detto di continuare a sperare e a combattere fino all’ultimo! Cosa significa questo tuo comportamento? Che in realtà non pensavi davvero ciò che mi hai sempre detto? Smettila di piangere! Boromir è il primo che non vorrebbe vederti così! Finché non avremo la certezza che gli è accaduto qualcosa non dobbiamo cadere nella disperazione! Non serve a niente! »

Niniel rimase esterrefatta a fissare l’amica, mentre la stessa Earine non sapeva da dove le fosse uscito quel discorso: tra le due era sempre stata Niniel quella che faceva le ramanzine, non lei! Lei solitamente era quella a cui le prediche erano rivolte, quella che aveva bisogno di una scossa per andare avanti e, certo, non poteva dirsi brava come Niniel nel fare quel genere di discorsi, non le venivano le uscite ad effetto che riusciva a fare l’amica, ma nonostante tutto poteva dirsi abbastanza soddisfatta di quel “sermone” che aveva appena fatto.

« Hai ragione. » bisbigliò Niniel « Hai ragione ma non è facile. Prova tu a vivere nel dubbio! Sono mesi che vivo nel dubbio, mesi che non lo vedo! Per quel che ne so potrebbe anche essere morto dal giorno dopo che è partito! »

« Questo non lo devi dire neanche per scherzo! » la sgridò ancora Earine.

« La tua paura è comprensibile. » intervenne Faramir « Ma Earine ha ragione: non serve disperarsi. Non ci porta a nulla. Dobbiamo andare avanti e aspettare. »

« Non è facile! » esclamò Niniel asciugandosi le lacrime.

« Lo so, non lo è anche per me! Ma non possiamo abbatterci adesso. Non ora che oltre a questa prova si sta avvicinando anche la guerra! »

Niniel non rispose, e tenne il viso basso.

« Promettimi che ora smetterai di piangere e cercherai di non pensarci… » le disse Faramir.

« So già che non ci riuscirò. »

« E io cosa sono qui a fare? » si intromise Earine cercando di assumere lei per prima un tono un po’ più allegro « Ci penso io a tenerla su di morale! »

« Allora so che è in buone mani! » commentò Faramir « Mi fermerei di più, ma purtroppo devo andare. Mio padre mi aveva convocato. »

Earine lo accompagnò alla porta mentre Niniel rimase in cucina, seduta e con la testa bassa.

« Cosa ne pensate? » domandò la cameriera poco prima che Faramir si allontanasse.

« Ho anch’io un brutto presentimento, ma non farne parola con Niniel e soprattutto non disperiamo proprio ora. Ha bisogno di qualcuno che le tiri su il morale. »

Earine annuì e Faramir salì sul suo cavallo e si allontanò verso la Cittadella.

Quando tornò in cucina, la ragazza trovò Niniel ancora seduta con lo sguardo perso nel vuoto.

« Allora, cosa fai ancora lì così? Tra poco torneranno Narith e i tuoi genitori, non vorrai mica fargli trovare i piatti vuoti! Coraggio, alzati. Ti aiuto io a preparare la cena! »

 

Furono giornate dure, quelle che seguirono quel 26 febbraio.

Niniel non era mai stata così giù di morale e pareva che nessuno riuscisse a strapparle un sorriso. Ce l’avevano messa tutta tutti quanti: Narith faceva di tutto per farla sorridere, Earine quando non lavorava, e quando Niniel non era alla mensa militare, era sempre con l’amica per farle compagnia. Adhort ed Erith erano forse quelli più preoccupati e non sapevano più da che parte sbattere la testa per aiutare la figlia, e Jamril, che come al solito si era auto-proclamato nonno adottivo della ragazza, si era praticamente trasferito a vivere a casa di Niniel per poterle stare vicino.

Faramir, invece, era dovuto partire quel giorno stesso, il 26 febbraio, per ordine del padre che lo aveva mandato in missione nell’Ithilien con il suo gruppo di raminghi.

Erano passati quattro giorni da quando il suono di quel corno era giunto, portato dal Fiume, fino a Minas Tirith e Niniel, per quanto si sforzasse, non riusciva a darsi pace.

La sera di quel 30 febbraio*, la ragazza si trovava a casa e stava preparando la cena insieme a suo fratello.

« E adesso cosa faccio? » domandò Narith nel panico totale.

« Metti il sale. »

« Ah, ok! »

« Il sale, non lo zucchero! » lo riprese con tono piatto Niniel.

« Ah, mi sembrava di aver sbagliato qualcosa! » scherzò il ragazzo. Stava cercando in qualunque modo di far reagire la sorella. Era disposto a mettere lo zucchero nell’arrosto pur di farla anche solo arrabbiare, ma niente, Niniel era talmente giù di morale che non aveva funzionato nemmeno quello.

Improvvisamente, qualcuno bussò alla porta.

« Niniel, vai tu? Io sono troppo impegnato a cercare di girare quest’arrosto, se mi allontano rischio di farlo bruciare e non voglio restare senza cena! » le disse Narith.

La ragazza si diresse di malavoglia verso la porta e, quando la aprì, il suo cuore mancò di un battito.

« Faramir? Ma non dovevi rimanere nell’Ithilien per alcune settimane? »

« Avrei dovuto. » rispose lui « Posso entrare? »

Niniel si fece da parte, e in quel momento notò l’espressione afflitta dell’uomo, il viso tirato e gli occhi stanchi e gonfi.

« Sorella chi è? » dalla cucina sbucò la testa di Narith « Oh, buonasera Faramir! » ma il buon umore del ragazzo fu bloccato dall’espressione del Capitano di Gondor.

Solo in quel momento, Niniel si rese conto del drappo nero che l’uomo teneva in mano. Pareva che servisse per nascondere qualcosa.

« Faramir cosa… cos’è successo? » domandò con voce spezzata. Narith uscì dalla cucina e si avvicinò alla sorella.

Faramir sospirò:

« Niniel io… » non sapeva come continuare. Avrebbe voluto essere sicuro di usare le parole più corrette, quelle giuste per non farla soffrire troppo. Ci aveva riflettuto durante tutto il viaggio di ritorno dall’Ithilien a Minas Tirith, ma era giunto alla conclusione che in qualunque modo lui gliel’avesse detto, lei avrebbe sofferto comunque. Eppure, ora che si trovava lì, ancora sperava che ci fosse un modo per evitarle quel dolore.

« Faramir, dimmi cos’è successo! » la richiesta di Niniel suonò come un ordine che non ammetteva repliche. Improvvisamente la sua voce era tornata decisa come quella di sempre, seppur da essa continuavano a trasparire tristezza e preoccupazione.

Faramir alzò lo sguardo, che fino a quel momento aveva tenuto basso, sulla ragazza e scoprì ciò che teneva in mano avvolto nel drappo nero. Il corno di Gondor apparve agli occhi della ragazza: era spaccato in due.

« Una metà l’ hanno trovata alcune sentinelle, tra le canne, sulla riva dell’Entalluvio. L’altra invece è stata ritrovata tra i flutti da uno dei nostri che era in missione. » disse Faramir con la voce debole di chi è stanco e affranto.

« Quando? » la voce di Niniel parve un sussurro.

« Ieri sera. »

Niniel abbassò lo sguardo sul corno di Gondor e prese tra mani le due metà. Le fissò per alcuni secondi senza fiatare: pareva che il tempo si fosse fermato, che lei non respirasse più, che il mondo avesse smesso di girare.

Poi, improvvisamente, un singhiozzo, e la ragazza iniziò a piangere. Restituì con rabbia il corno di Gondor a Faramir e si coprì il viso con le mani mentre il fratello la abbracciava.

 

 

 

 

* No, non è un errore… Nel calendario della Contea (appendice D del Signore degli Anelli), e nell’Appendice B (il calcolo degli anni) si parla del 30 febbraio!

 

 

 

 

Ciao a tutti! Che dire, chiedo scusa per l’immane ritardo! Io stessa non ci credo di essere finalmente riuscita a finire un nuovo capitolo! Mi rendo conto che sono esattamente cinque mesi che non aggiorno più, ma a volte una piccola pausa credo che non possa fare altro che bene. Almeno mi sono schiarita un po’ le idee!

Spero che questo capitolo vi sia piaciuto anche se, come vi avevo anticipato, è successa una tragedia. So che ora mi odierete, ma vi fidate se vi dico di non temere?

Non disperate, ok? Nella vita non può andare sempre tutto male, e così sarà anche in questa fan fiction! Ora non aggiungo altro!

Passo alle recensioni e mando un grazie enorme e un bacio a chiunque abbia letto, recensito o aggiunto la storia tra le preferite/seguite!!

Siete fantastici!

Eowyn 1

 

 

Johnny Nicotine: Beh, come avevi previsto il papi non ha creduto alla palla! Ma era ovvio, no? Cosa ci si poteva aspettare da Denethor? Grazie per i complimenti, spero che ti sia piaciuto anche questo nuovo capitolo. A presto! (Spero, ma questo dipende da me… XD) ciao!!

 

Elfa: Ciao! Sono contenta che ti sia piaciuto il capitolo e, non temere, credo che Legolas si vedrà ancora! Non pensavo, ma scrivere di lui mi ha divertita più di quanto pensassi. L’ ho riscoperto come personaggio, e ho iniziato a vederlo sotto una nuova ottica! Beh, spero ti sia piaciuto il nuovo capitolo! A presto!

 

Nini superga: Eccomi di ritorno! Lo so, con un tremendo ritardo, ma non ho potuto fare altrimenti!! Beh, ora so che mi odierai.. che mi odierete per ciò che ho scritto, ma fidatevi vi prego! ;) e con questo concludo! Abbiate fiducia e pazienza! See you soon!!

 

Ragazzapsicolabile91: Sì, sono ancora viva! Non ci speravi più eh? Lasciamo stare! XD Comunque, sono contenta che l’ultimo capitolo ti sia piaciuto! Eh beh, il pensiero dei due innamorati dimostra che, per quanto lontani, sono comunque collegati tra loro da qualcosa che va oltre ogni distanza!

 

Arwins: Ehm… grazie per i complimenti… ma forse esageri! Comunque sono contenta che la storia ti piaccia, e mi ha fatto piacere sapere che trovi ben caratterizzati anche i personaggi! E… beh.. mi spiace di non aver aggiornato velocemente come speravi ma proprio in questo periodo non ci sono riuscita! Spero di cavarmela adesso che sono un po’ più tranquilla! Complimenti per il voto di latino!!! A presto e… W Faramir!!

 

Kenjina: Ciao! Grazie mille per ciò che hai scritto! Mi ha fatto davvero piacere avere una tua così dettagliata descrizione di ciò che ti è piaciuto e che hai apprezzato della storia… ma sicura di non aver esagerato coi complimenti? Comunque grazie davvero, più che altro per la precisione con cui hai scritto la tua recensione! Spero che ti sia piaciuto anche questo capitolo che è stato particolarmente sofferto… e credo si capisca visto tutto il tempo che ho impiegato per inserirlo! Beh, a presto! E grazie ancora!!

 

Evening_star: Ciao! Ehm… dicevi travagliato capitolo… sì… in effetti questo è stato peggio di tutti gli altri messi insieme ma almeno mi sono sbloccata! Credo… spero… Sono contenta che l’ultimo capitolo ti sia piaciuto e, beh, a quanto pare il comportamento della madre di Ilarin ha colpito un po’ tutti. Ma c’è da capirla: da quando suo marito è morto non ha avuto una vita semplice. Ti anticipo però che avrà modo di ricredersi sul conto di Niniel! Spero che tu non mi voglia ammazzare dopo quest’ultimo capitolo ma ripeto… non disperate! A presto! (almeno… spero di riuscire ad aggiornare presto!) Ciaooo!!

 

Xxbrokenrose: Ciao! In effetti, rileggendo la storia mi sono accorta che c’è sempre qualcuno che le sta addosso! XD Forse hai ragione a dire che c’è troppa gente che la consiglia… ma il fatto è che mentre scrivo certi nuovi personaggi saltano fuori da soli e poi io non riesco a controllarli, perché quando decidono di intervenire mica mi chiedono il permesso! Scherzi a parte, spero tu non mi voglia ammazzare dopo questo capitolo… ma non abbiate paura!!

 

 

Beh, ora vi saluto e spero… se la mia “caaaaaara” amica ispirazione non mi lascia… * me le lancia un’occhiata storta * dicevo, spero di risentirvi presto! Ma vi prego… non odiatemi per questo capitolo…

   
 
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