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Autore: Flaesice    25/05/2011    9 recensioni
Isabella Swan, assistente e migliore amica dell'affermata stilista Alice Brandon, lavora per la Fashion&Luxury. Durante uno dei tanti giorni di lavoro incontrerà una persona che le sconvolgerà la vita facendole conoscere la passione, l'erotismo, l'amore, ma anche la sofferenza, la delusione.
Tratto dalla storia: Vorrei non pensare a lui in questo modo, vorrei non provare questo desiderio di averlo tutto per me, vorrei che non mi avesse mai scritto quel biglietto, che non ci fossimo mai scambiati quei baci. Vorrei, vorrei, vorrei. Vorrei riavvolgere il mio cuore e tornare all’attimo esatto in cui si è innamorato per evitare che accada, vorrei…ma non posso. Rewind the heart.
Genere: Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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- Questa storia fa parte della serie 'Reopen your heart.'
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Ciao a tutti. Oggi inizio con i ringraziamenti per le bellissime recensioni che mi lasciate, credo di aver risposto a tutte ma se ho dimenticato qualcuna vi faccio le mie scuse. Godetevi questo capitolo in cui potrete capire anche cosa passa per la testa al nostro Edward (è proprio un guaio con questi uomini). Secondo voi Edward farà qualcosa per conquistare Isabella? E di chi è il regalo che ha comprato? Aspetto le vostre supposizioni, a presto.

Pov Edward.


Sapevo che non avrei dovuto seguire Rose a quel tavolo, ma lei è sempre così cocciuta, non mi aveva lasciato altra scelta.

“Se davvero non provi nulla per Isabella che problema hai nel venire a salutarla.” Aveva scimmiottato con la sua aria da saputella che tanto odiavo quando la usava per rendermi ridicolo e farmi fare quello che voleva.

Se avessi puntato i piedi rifiutandomi di seguirla magari adesso non sarei qui, nel mio appartamento, a sentire le sue teorie, o magari, conoscendo Rosalie, saremmo ugualmente qui.

-Allora Edward perché non vuoi dirmi cos’è successo quando sei andato a Forks?-  mi ripete per la milionesima volta.

-Santo cielo Rose, quante volte devo dirtelo che non sono riuscito ad incontrarla?- le ripeto anch’io per la milionesima volta la stessa menzogna.

-Tu menti Edward, te lo leggo negli occhi.-  dice andando avanti e indietro per la stanza, sembra uno di quegli avvocati dei telefilm durante una delle sue più brillanti arringhe – Supponiamo che davvero tu non sia riuscito ad incontrare Isabella…-

-Non è una supposizione, è la verità.- la interrompo.

-Ok, ti voglio credere. Allora perché quando sei rientrato a New York non hai provato ad incontrarla?-

-Non ho il suo numero, non so dove abita, non volevo disturbarla al lavoro.- butto lì la prima scusa che mi viene in mente.

-Cazzate Edward. Sai benissimo che io e Bella siamo diventate amiche, ho il suo numero, so dove abita, ho la sua e-mail, serve altro?-

-Beh forse non volevo incontrarla, ci hai mai pensato?- cerco di mettermi sulla difensiva.

-Ma perché?- domanda lei con tono di voce esasperato.

-Perché ho capito che stavo facendo una stronzata, non provo nulla per lei, non la conosco nemmeno.-

-Di nuovo cazzate, Edward. Lei ti piace, anche un cieco se ne accorgerebbe.- si batte ripetutamente il palmo della mano sulla fronte, quasi a voler confermare, con questo gesto, l’ovvietà delle sue affermazioni.

-E con ciò? Mi piacciono tante altre donne, cosa cambia con lei? -

-Io non sto dicendo che ne sei innamorato, so soltanto che non ti ho mai visto guardare nessun’altra donna come guardi lei, potresti provare a conoscerla.-

-E se lei non volesse conoscermi? Sai quello che è successo, non devo avergli fatto proprio una bella impressione.-

-Pff.- sbuffa e mi zittisce con un cenno della mano – Non è affatto così.-

-Perché ti ha mai parlato di me? Le hai mai chiesto qualcosa?-

-No idiota, mi hai chiesto di non toccare l’argomento con lei e non l’ho fatto. Sai, non credevo avessi così poca spina dorsale.- incrocia le braccia sul petto e mi guarda con aria di sfida.

-Rose con me non attacca questa tattica, non tocchi il mio orgoglio maschile.-

-Oooh ma non è una tattica mio caro, - mi guarda con quegli occhi che da dolci sanno diventare decisamente perfidi – io lo penso davvero.- un sorriso beffardo si fa strada sul suo volto.

-Ok Rosalie, prometto che ci penserò.-

-Ma dai, tu pensi? Questa mi è nuova.- mi risponde in tono canzonatorio.

-Ehi ma cosa ti prende? Cos’è tutto quest’astio nei miei confronti?-

-Edward hai mai pensato che lo faccio per te? Potrai anche piacerle, magari è attratta da te, ma credi che ti aspetterà in eterno? Non immagini nemmeno quanti uomini le sbavano dietro.-

-Rose…- la richiamo a denti stretti, adesso sta giocando sporco, usa la tattica della gelosia.

Effettivamente però sta toccando il tasto giusto, Dio che nervi quando l’ho vista al tavolo con quel Black che le sta sempre appiccicato addosso. E poi, cosa vuol dire “ho invitato Bella a pranzo, per farmi perdonare del disturbo che le ho causato questa notte”? Quale disturbo le avrebbe causato questa notte? Cioè cosa hanno da fare durante la notte insieme?!

Ok, adesso magari sto esagerando! Non posso essere geloso, non ne ho nessun diritto, non sono affari miei e ne sono consapevole. Ma allora perché lo stomaco brucia così tanto?

-Terra chiama Edward, ci sei ancora? – Rosalie è davanti a me accovacciata, mentre io sono seduto sul divano con la testa tra le mani, completamente perso tra i miei pensieri.

-Si Rose, ero sovrappensiero, scusa.-

-Chissà cosa, o magari, chi pensavi!- dice ridendo, prendendosi gioco di me.

-Sei perfida.- la guardo in cagnesco.

-Sono una donna.- risponde lei ammiccando  – Adesso scusami ma devo andare, Emmett mi aspetta.- dice con aria sognante.

-A proposito di Emmett, quando avrò il piacere di conoscerlo?-

-Mmm quando la cosa si farà un po’ più seria.-

-Ti raccomando Rose, vacci coi piedi di piombo.- mi avvicino a lei, le accarezzo i capelli e le do un bacio sulla fronte.

-Ti voglio bene, Ed.- mi abbraccia forte poi va via.

Rimasto da solo decido di fare una doccia per schiarirmi un po’ le idee, mi insapono lentamente la folta chioma di capelli, massaggiandomi la testa, e quando ho finito li friziono con l’asciugamano.

Nella mente ancora rimbombano le parole di Rosalie: “Potrai anche piacerle, magari è attratta da te, ma credi che ti aspetterà in eterno?”. Ha perfettamente ragione, solo adesso me ne rendo conto, più tempo farò passare e minori saranno le opportunità che potrò avere nei suoi confronti.

Ma cosa posso fare? Potrei farmi dare il suo numero da Rosalie e poi? Magari chiamarla e dirle: “Ehy ciao Bella, sono quel coglione che prima ti ha baciato in un parcheggio e poi è scappato, che ha preso a cazzotti un ragazzo con il quale volevi uscire e che altro? Ah si, sono volato da New York a Forks e non ho avuto nemmeno le palle di venirti a parlare!”. Wow, di sicuro la sua stima nei miei confronti salirà alle stelle.

Capisco che questo pensare e ripensare non mi porterà a nulla, così preferisco scendere a fare quattro passi.

Appena metto piede fuori di casa l’aria pungente di metà dicembre mi colpisce in pieno viso, sento il volto pizzicare a contatto col vento. Inizio a camminare per le strade affollate di New York, senza una meta precisa, osservo le vetrine addobbate per il Natale che è alle porte. Ad un tratto mi fermo davanti la vetrina di una gioielleria, la mia attenzione viene attirata da un braccialetto d’oro bianco contornato di perline azzurre.

Decido di entrare, una commessa si avvicina sorridente chiedendomi di cosa ho bisogno, le dico del bracciale che ho visto in vetrina e le chiedo di farmi un pacchetto regalo.

Esco dal negozio col piccolo pacchetto tra le mani, lo osservo e penso che non potevo trovare un regalo più adatto.  Questo Natale probabilmente lo trascorrerò a casa con i miei genitori, dovrei prendere anche qualche regalo per loro, anche se, so che avermi per un po’ a casa è l’unico regalo che desiderano.

Rientro a casa, vado nel soggiorno e mi siedo ai piedi del divano, davanti al piccolo tavolino di cristallo, ed inizio a pensare alle parole più adatte da scrivere nel biglietto che accompagnerà il regalo. Alla fine opto per poche e significative parole:

“Un piccolo pensiero per te che mi sei entrata nel cuore e pian piano sei entrata a far parte della mia vita, Edward.”

 

   
 
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