Capitolo 1 -Strani
comportamenti-
Il primo di Settembre era sempre un giorno campale al Binario 9 e ¾
della stazione di King’s Cross. C’era una confusione terribile: l’Espresso per
Hogwarts sbuffava nuvole di fumo grigio che si srotolavano in forme curiose
nell’aria tersa; gli ultimi ritardatari salutavano frettolosamente i genitori
sulla banchina, per poi slanciarsi con foga sul treno. Tra le numerose teste di
studenti che si affacciavano ai finestrini ne spiccava una di un biondo quasi
argenteo: Draco Malfoy stava scambiando qualche parola con suo padre Lucius; o
per essere più precisi, Lucius stava investendo il figlio, che lo ascoltava a
capo chino, con aspre parole: “..e infine, Draco, te lo ripeto per l’ennesima
volta:ricordati che sei uno studente del sesto anno, un prefetto Serpeverde e
soprattutto un Malfoy! Se quest’anno non supererai quell’odiosa mezzosangue
della Granger nello studio e quell’idiota sfregiato di Potter nel Quidditch ne
sarò molto deluso...e tu sai bene cosa significa”. Lucius Malfoy squadrò
brevemente il figlio, e con voce melliflua e velenosa gli augurò “Buon anno
scolastico”. L’Espresso per Hogwarts partì sbuffando e tutte le teste si
ritirarono subito negli scompartimenti: tutte tranne una, quella di Hermione
Granger. Non vista aveva assistito alla scena, e mentre lentamente rientrava e
chiudeva il finestrino non poté fare a meno di sentirsi un tantino dispiaciuta
per Malfoy. Suo padre Lucius era davvero un viscido. Era stato rinchiuso ad
Azkaban fino ad Agosto per quello che in Giugno aveva combinato all’Ufficio
Misteri con altri Mangiamorte. Ma il Ministero dopo poco tempo l’aveva liberato
senza dare spiegazioni; forse, riflettè Hermione, perchè era a conoscenza della
sua vicinanza a Voldemort, e sperava, controllandolo, di venire a sapere
qualcosa di più. E ora Lucius Malfoy si aggirava libero, ostentando un’estrema
noncuranza per gli sguardi ostili che il suo passaggio suscitava, e tormentando
suo figlio. Draco sembrava tutt’altro che contento mentre ascoltava i rimbrotti
del padre, ma Hermione ricordava ciò che aveva detto Harry del suo incontro con
Malfoy gli ultimi giorni di scuola l’anno prima: sembrava furioso per ciò che
era accaduto a suo padre. Hermione non sapeva davvero che pensare; era inutile
stare a rimuginarci sopra. Cominciò a battibeccare con Ron Weasley, e la
discussione che seguì ebbe il potere di farle dimenticare ogni pensiero su
Malfoy.
* * *
“Buon anno scolastico”. Mentre si ritirava nello scompartimento, Draco
Malfoy ripensava alle ultime parole di suo padre: “Ma perchè è così duro e
inflessibile persino con me?Non mi tratta da figlio, ma da ‘Erede dei Malfoy’”
pensò con una punta di disgusto e di amarezza. “Ehi Draco, finalmente ti
abbiamo trovato!” esclamò una voce ottusa proveniente dalla porta dello scompartimento;
apparteneva a Goyle, un enorme ragazzo che con un colosso di nome Tiger che lo
seguiva, costituiva la fedele spalla e la guardia del corpo di Draco. I due si
sedettero, e mentre il treno cominciava a muoversi Draco li salutò con un cenno
del capo, fissò insistentemente fuori dal finestrino e si immerse nei suoi
pensieri, cercando di ignorare le stupide chiacchiere dei suoi compagni di
viaggio. Poco dopo si alzò, uscì dallo scompartimento e si avviò da solo in
corridoio, lo sguardo a terra perso nel vuoto. Era stanco. Stanco di sentirsi
adulare dai Serpeverde solo perchè era un Malfoy; stanco di sentire suo padre
fare discorsi interminabili sulla purezza del sangue, sull’importanza della sua
famiglia. Quei discorsi gli venivano ripetuti da quando era nato, e cominciava
a non poterne più. I Malfoy. Nobile famiglia purosangue. Intollerante verso
Babbani, Mezzosangue e Babbanofili, e odiata per questo. Valeva davvero la pena
di esserne l’erede? Draco rivolse lo sguardo ai ragazzi e alle ragazze che
allegramente chiacchieravano seduti nei vari scomparti. La maggior parte di
loro lo disprezzava, e soltanto per colpa sua, se ne rendeva conto ora: aveva
trascorso gli ultimi cinque anni ad obbedire a suo padre disprezzando e
deridendo i mezzosangue e quelli che non erano delle sue stesse idee,
ostentando un volto fiero e spavaldo, e un’espressione di sfida che, poteva
ammetterlo con se stesso, erano una maschera...e il risultato era che nei
cinque anni trascorsi a Hogwarts si era sentito..solo. ci teneva tanto a
diventare come suo padre voleva? Continuò a pensare e a vagare senza meta,
verso il fondo del treno. Ad un tratto si sentì chiamare: “Ehi, Malfoy!”.
* * *
Hermione, Ron e Harry si erano immersi in un discorso riguardante
l’Ordine della Fenice...e incredibilmente, questo si era trasformato in un
acceso dibattito sul Quidditch. Hermione aveva sopportato le discussioni sullo
sport tutta l’estate, e ne aveva fin sopra i capelli. Sbuffando, prese il
Manuale degli Incantesimi dal baule e cominciò a sfogliarlo distrattamente.
Levò gli occhi dal libro proprio mentre Draco Malfoy passava lentamente davanti
al loro scomparto, lo sguardo fisso a terra incredibilmente triste. Hermione
ebbe come un lampo e ricordò la scena a cui aveva assistito poco prima di partire
tra Malfoy e suo padre. Cedendo a un impulso incontrollato e al suo istinto, si
alzò in piedi, scavalcò le gambe di Harry e Ron, e fece capolino dalla porta,
chiamando: “Ehi, Malfoy!”. Draco si girò di scatto verso di lei, e quando la
vide i suoi occhi per un istante si spalancarono dallo stupore. Trasalì e le
chiese con voce aggressiva: ”Che vuoi?”. Hermione ricambiò il suo sguardo e con
voce ferma gli rispose: “Niente. Sei passato davanti a noi con quell’aria
assente invece di venire ad insultarci, e così mi chiedevo se tu avessi
qualche...”. Si interruppe, come ritornando bruscamente in sè e rendendosi
conto di chi fosse la persona che aveva davanti. “Niente. Come non detto.”. E
rientrò precipitosamente. Draco rimase come paralizzato per qualche istante,
poi riscuotendosi realizzò ciò che era appena successo: “Quella saccente
signorina sotutto che si preoccupa per me? Dev’essere impazzita”. In effetti
era proprio così che Hermione, sedutasi al suo posto, il viso scarlatto, si
sentiva. Ron e Harry non si erano accorti di niente, dato che non avevano visto
Malfoy. Ma lei...che diavolo le era preso? Malfoy non faceva che insultarla
ogni volta che la vedeva, cosa le era saltato in mente di rivolgersi a lui in
quel modo? ”Aveva un’aria così triste...” disse una vocina dentro di lei.
Hermione scosse vigorosamente la testa e se la prese fra le mani, per scacciare
via quel pensiero inopportuno. “Che hai?” le chiesero all’unisono Harry e Ron,
lo sguardo attonito. Hermione riprese il controllo di sè, sorrise a fatica e
rispose: “Niente...ehm...emicrania..”.