Quando sollevò le palpebre, la luce del sole gli ferì gli occhi,
accecandolo e costringendolo a chiuderli di nuovo. La testa gli doleva
moltissimo, ma a parte quello il suo corpo sembrava essere a posto. E non
avvertiva né l’odore né il sapore del sangue. Che strano. Eppure era sicuro
di…I ricordi lo invasero all’improvviso. Le tenebre che cercavano di
inghiottirlo, la mano di Dante che si stringeva alla sua e suo fratello che lo
tirava fuori da quel buio soffocante, lui che perdeva i sensi tra le sue braccia.
Vergil tornò a spalancare gli occhi e si mise a sedere di scatto, guardandosi
intorno. Era su un divano nella parte destra di una grande stanza piuttosto
disordinata che di sicuro non era il locale che aveva scelto come quartier
generale. E allora dov’era? E soprattutto perché Yamato non era alla sua
cintola? Un terribile presentimento gli si affacciò alla mente. ‘No, non dirmi
che…’gemette.
“Vergil! Ti sei svegliato! Finalmente! Iniziavo a preoccuparmi…”. La voce di
Magornak lo distolse dai suoi pensieri. Il demonietto era accucciato sul
pavimento di fianco a lui e lo guardava più felice che mai. “Oh, Sparda,
grazie, grazie, grazie!!”.
“Lascia perdere mio padre e spiegami cos’è successo”ordinò il mezzo demone,
gelido.
“Ehm…Vedi…”balbettò l’altro, improvvisamente a disagio. “Dopo che sei svenuto,
ce ne siamo andati dalle rovine e visto che io non potevo di certo portare Mary
e tuo fratello al nostro quartier generale, ci hanno trascinato all’agenzia di
Dante…Tuo fratello ti ha piantato sul divano e mi ha detto di non fare casini.
Loro sono in cucina adesso”.
“Va bene. Magornak. Dov’è la mia spada?”chiese ancora il giovane,
cercando di restare calmo. Non era il momento per arrabbiarsi, avrebbe fatto al
suo protetto la lavata di capo che si meritava una volta che fossero stati
liberi e lontani da quel posto.
“L’ha…presa tuo fratello. L’ha portata da qualche parte al piano di sopra, non
sono riuscito a impedirglielo”rispose il suo protetto, in difficoltà. Temeva
non a torto qualche punizione per la sua incapacità. Poi però tornò ad
illuminarsi, mostrando lo zaino che aveva sulle ginocchia: “Però non gli ho
lasciato toccare lo zaino! Non ha neanche visto il libro!”.
“Almeno quello…”. Vergil sospirò. Erano in un bel guaio. “Voglio che tu vada
immediatamente di sopra a recuperare Yamato, va bene? Guarda ovunque e non
tornare finchè non l’hai trovata. Non ce ne andiamo senza di lei, chiaro? Io
intanto penso a un modo per levarci da questo casino. E tengo occupati quei due
nel caso si accorgano che sono sveglio”.
Il suo protetto annuì e si precipitò al piano di sopra, attento a non far
rumore. Prima trovava Yamato, prima se ne sarebbero andati. L’idea di essere
costretto a muoversi in territorio nemico non gli piaceva neanche un po’.
Soprattutto se quel nemico era il gemello del suo protettore.
Il mezzo demone si alzò in piedi, controllando che tutti i muscoli
funzionassero a dovere. Sentiva le voci dei suoi avversari provenire dalla
stanza attigua. Stavano discutendo abbastanza animatamente. Probabilmente non
sapevano decidersi su cosa fare con lui e Magornak. Ad un tratto avvertì suo
fratello bloccarsi a metà frase. Doveva aver percepito che lui era di nuovo
cosciente. E infatti pochi secondi dopo il figlio minore di Sparda irruppe
nella stanza, seguito dalla sua amica.
“Vergil!”non potè trattenersi dall’esclamare. “Ma allora sei vivo!”
“Ovvio che sono vivo, Dante”rispose lui freddamente. “Cretino”.
“Uhm…Dov’è Magornak? Vado a cercarlo”borbottò la ragazza, sentendosi di troppo,
e si affrettò a salire le scale e a sparire al piano superiore.
Una volta che furono rimasti soli, Dante si avvicinò a Vergil e si lasciò
cadere sul divano. “Pensi che riusciremo ad avere un dialogo civile questa
volta?”domandò.
Suo fratello lo guardò male. Quella proposta gli sembrava una presa in giro
bella e buona. “Dal momento che siamo entrambi disarmati non vedo alternativa”rispose freddamente, sedendoglisi di
fianco. “E poi non mi sembra di averti brutalmente aggredito l’ultima volta che
ci siamo visti”.
“Ma possibile che tu debba sempre essere così scorbutico? Ti ricordo che ti ho
appena salvato la vita e molto probabilmente anche l’anima!”.
“Nessuno ti ha chiesto di farlo”.
“E invece sì. Magornak l’ha fatto. E anche tu, in un certo senso. Mi hai
permesso di arrivare dove avrei potuto soccorrerti”.
Il maggiore dei gemelli non rispose, volgendo lo sguardo altrove, turbato. Era
vero. Era stato lui a chiedere a Magornak di cercare l’aiuto di Dante e lui
stesso in quel momento, schiacciato dalle tenebre, aveva desiderato
ardentemente che suo fratello lo tirasse fuori. Si vergognava di quel momento
di debolezza, ma sapeva altrettanto bene che non aveva avuto altra scelta. Da
solo non sarebbe mai riuscito a sconfiggere quella maledetta voce. C’era troppo
oscurità in lui.
“Lasciamo perdere, ok?”riprese il cacciatore di demoni, sospirando. Se voleva
tentare di far ragionare il gemello non doveva assolutamente innervosirlo o si
sarebbe rovinato da solo. Quindi doveva prestare un’attenzione estrema a cosa
diceva e anche a come lo diceva. “Non voglio mettere il dito nella piaga.
Magornak ha spiegato a Lady la storia della voce e quindi…”.
“Cos’ha fatto quell’idiota?!”lo interruppe l’altro, incredulo.
“Non è come pensi. L’ha fatto per difenderti. Io e Lady stavamo discutendo su
quello che ti era successo e io, come un idiota, ho cominciato a insinuare che
tu non fossi più in grado di controllare i tuoi…ehm, istinti demoniaci. E lui
si è arrabbiato e mi ha urlato dietro che non era colpa tua ma di una voce
sconosciuta, eccetera”cercò di calmarlo lui. “Deve esserti davvero
affezionato”.
“Infatti è così. Gli ho salvato la vita un paio di anni fa e lui mi sta
appresso da allora. E sono l’unico che si cura un po’ di lui. Sono il suo punto
di riferimento”fece piano Vergil. Stupido Magornak. Sempre fin troppo disposto
a rovinare tutto pur di difenderlo in ogni modo e in ogni situazione. Mai
qualcuno gli era stato tanto devoto. Dovette ammettere che la cosa non gli
dispiaceva poi così tanto. Era un bravo collaboratore, anche se in effetti
combinava un po’ troppi guai, e poteva fidarsi ciecamente di lui. Avrebbe dato
la vita pur di non tradirlo.
“Ma guarda che roba! Tieni di più a lui che a tuo fratello!”.
“Lui ha deciso di seguirmi in tutte le mie scelte, d’accordo o meno che fosse.
Le nostre strade, invece, si sono separate molti anni fa, Dante”.
“Lo so fin troppo bene, purtroppo”.
Calò il silenzio per qualche attimo, poi Dante sospirò di nuovo. “Vergil, è
proprio di questo che volevo parlarti. Volevo farlo dieci anni fa, però le cose
hanno preso una piega che non avevo previsto…Non c’è nulla che io possa fare
perché quelle strade tornino ad essere la stessa?”chiese. Era da quando Eva era
morta che si tormentava con quella domanda. Ma non gli era mai stata concessa
la possibilità di trovare una risposta.
“No”rispose gelido suo fratello, senza esitare. “A meno che tu non sia disposto
a rinunciare al tuo odio per i demoni e alla tua scelta di difendere gli umani.
Dovresti unirti a me, Dante”. Quasi sperava che lui potesse dirgli di sì.
Sarebbe stato il coronamento dei suoi piani migliori. Sarebbe stato come se
Sparda fosse risorto, ma per regnare su Luce ed Oscurità.
“Sai bene che non potrei mai farlo. Neanche per te, Vergil. Non posso infangare
in questo modo la memoria di nostro padre. Perché è questo che tu stai facendo:
stai distruggendo tutto ciò che Sparda costruì ribellandosi alla sua stessa
specie! Stai rinnegando tutto l’amore che nostra madre ci ha dato, come un
ingrato!”. Il tono di Dante si era fatto duro e i suoi occhi avevano cominciato
a bruciare di rabbia. Questo era quello che voleva dire da dieci anni. Voleva
costringere suo fratello a ragionare, fargli capire quanto assurdo fosse tutto
ciò che stava facendo. Riportarlo indietro, alla persona che avrebbe dovuto
diventare. “Te ne rendi conto, Vergil?”
“Non sono stupido, Dante. Me ne rendo conto benissimo”fu la risposta calma.
“E allora perché lo fai?! Vuoi diventare il degno erede di Sparda. Eppure
percorri la strada inversa rispetto a quella che lui ha tracciato. Perché cazzo continui in questa maledettissima
contraddizione?! Spiegamelo, non ci arrivo proprio!”.
“È semplice. Per il potere. È l’unica cosa di cui mi importa. Nostra
madre è morta perché io non sono stato in grado di proteggerla, perché io ero
troppo debole! È stata colpa mia. Mia, capisci? E io non posso permettere
che accada di nuovo”. Questa volta fu Vergil ad infiammarsi. Quello stupido non
poteva capire. Non poteva neanche immaginare come si era sentito quel giorno.
“Se otterrò il potere di nostro padre nessuno potrà più battermi”.
“Ma questo non riporterà in vita nostra madre! E non cancellerà i tuoi sensi di
colpa. Ma non capisci che tu desideri diventare uguale a quei bastardi che
l’hanno uccisa?!”.
“Ti sbagli, non diventerò come loro. Sarò qualcosa di molto diverso, di
migliore. Io sono il figlio di Sparda, non posso rinnegare la mia natura,
Dante”.
“Lo so, questo, lo so! Vergil, sono tuo fratello gemello, maledizione! So cosa
significa essere a metà tra due mondi opposti, essere in entrambi ma al tempo
stesso in nessuno dei due. Conosco la solitudine e la sensazione di
incompletezza si prova. Nemmeno io ho saputo salvare nostra madre. Abbiamo
fallito in due, Vergil, non è solo colpa tua. Eppure io non ho ceduto alle
Tenebre. So essere figlio di mio padre senza incorrere in dolorose
contraddizioni! Vergil, ti prego, io so che sei ancora il ragazzo con cui sono
cresciuto. Lascia che ti liberi dalle tenebre che ti offuscano la mente. Torna
da me. Io ho un dannato bisogno di te, sei tutto ciò che resta della mia
famiglia. Non posso vivere senza di te. Non ho mai potuto farlo. Questi dieci
anni di separazione me lo hanno provato ancora una volta. E so che per te è lo
stesso. Ricominciamo da capo. Per favore”. Dante afferrò suo fratello per le
spalle e gliele strinse. Era pronto a perdonargli tutto. Il dolore che aveva
procurato, il sangue che aveva sparso, le idee malsane che avevano corrotto il
suo animo. Tutto. Bastava che gli dicesse di sì. E sarebbe stato quasi come se
la sua famiglia non fosse mai andata in pezzi, come se la sua anima non si
fosse mai frantumata.
“Non è vero, non è possibile. Ho fatto la mia scelta. Opposta alla tua”rispose
Vergil, liberandosi dalla sua presa e distogliendo lo sguardo. Era solo fiato
sprecato quello di suo fratello. Mai avrebbe rinnegato i suoi desideri, mai
avrebbe rinunciato alla sue ossessioni. Perché ormai erano l’ossigeno che gli
permetteva di vivere. “E non intendo ripudiarla. È troppo tardi ormai, ho
passato il punto di non ritorno. Tu hai scelto la luce del mondo degli umani,
io l’oscurità degli Inferi. Ed è ad essa che appartengo e apparterrò per
sempre. Ad essa ho votato tutta la mia essenza. Io non sono più tuo fratello,
Dante, non sono più la persona che hai conosciuto. Rassegnati. Sono solo il tuo
nemico mortale ora. Niente di più”.
“No, non ci credo. Sei tu che ti vuoi convincere di essere quello che non sei.
Ma io ti conosco. Non sarai mai un mostro. Non ti concederai mai completamente
all’Oscurità. Sei troppo simile a nostro padre per farlo. E poi lo dimostra
anche il fatto che detesti che la tua parte demoniaca ti strappi il controllo.
Se davvero volessi diventare un demone vero e proprio ti concederesti alla sete
di sangue senza rimorsi. Saresti contento di tutta quella furia che ti dà tanto
potere, ma invece non lo sei. Quindi sei ancora recuperabile”.
“Questo non vuol dire nulla. Sai, la mia ispirazione non è diventare un’arma
priva di freni, Dante. Voglio quel potere, certo, ma voglio usarlo
coscientemente, non sotto l’influsso di una forza irrazionale. E soprattutto
non sotto il controllo di una volontà sconosciuta”. Vergil scosse il capo. “Tu sei innamorato di
un ricordo che non coincide più con la realtà da molto tempo”.
“Ti sbagli, Vergil, tu non…”iniziò a ribattere Dante, ma poi si rese conto di
quello che suo fratello aveva appena detto. “Ehi, aspetta un attimo! Io non
sono innamorato di un ricordo! Voglio
solo riavere indietro mio fratello!”protestò avvampando.
“Mi hai baciato, o forse ricordo male?”lo rimbeccò l’altro mezzo demone, con un
ghigno cattivo stampato sul volto.
“Ah, io avrei baciato te?! Sei stato tu a cominciare, o te lo
sei scordato, fratellone?”.
“Lo so benissimo, ma io l’ho fatto per prenderti per il culo. Tu non avevi
molti motivi per farlo invece, vero, fratellino?”.
“Chi te lo dice?! E piantala di pigliarmi per il culo!”.
“E perché mai? Mi dai così tanta soddisfazione”.
“Bene, allora continua. Ma chi mi garantisce che tu volessi sul serio pigliarmi
per il culo? Magari sei tu quello
innamorato”.
Questa volta fu Vergil ad arrossire, per quanto leggermente. Stronzo. “Non dire
idiozie, cretino. Io non so neanche cosa sia l’amore”.
“Oh, già, Vergil, il principe dei demoni, sempre impassibile e apatico!”. Anche
sul volto del cacciatore di demoni si aprì un sorriso da squalo. Vedere il suo
gemello in difficoltà era un vero spasso. Però doveva ammettere che quel
discorso era una pericolosa arma a doppio taglio. Molto pericolosa. Ma forse
poteva usarla a suo vantaggio. “Hai anche ammesso che ti ero mancato”.
“Te l’ho detto, era solo per…”tentò suo fratello, cercando di nascondere il suo
disagio. Ma che diamine gli prendeva?! Si faceva provocare in quel modo da
quell’idiota? Che fine aveva fatto tutta la sua freddezza? Perché quel cretino
riusciva sempre a fargli perdere la calma?
“Per prendermi per il culo, ho capito, non sono mica sordo. Però non ci credo”.
Dante incrociò le braccia sul petto e rimase in silenzio per qualche attimo.
Poi, senza preavviso, si voltò a guardare il suo gemello negli occhi.
“Comunque, non discutiamone più, o rischiamo di trasformare questa discussione
quasi civile in una rissa”disse con un tono un po’ strano che l’altro non
riuscì ad identificare. “Piuttosto…Non è che ti andrebbe di rifarlo?”.
“Cosa scusa?!”. Vergil lo fissò, incredulo. Doveva aver capito male. Non poteva
chiedergli davvero di…No, suo fratello doveva essere andato fuori di testa.
“Rifare cosa?”.
“Insomma, intendo se ti va di…Oh, andiamo, Verge! Hai capito benissimo di cosa
parlo. Non farmelo ripetere, per favore”.
“La risposta è no. E non chiamarmi Verge. Lo sai che odio i diminutivi. Non so
come diamine ti sia venuta in mente una cosa del genere. Sei…”.
“Sì, c’è qualcosa che sta mandando fuori di testa pure me! Colpa tua, temo”lo
interruppe il cacciatore di demoni, rimettendogli le mani sulle spalle e
accostando il proprio viso a quello del fratello. “Devi ricambiare il favore
che ti ho fatto. Tirami fuori dalla mia follia perché da solo non rampo fuori”.
“Piantala di fare il cretino, Dante. Non cambierai mai”.
“Hai cominciato tu con questa storia del bacio! E poi anche tu sei sempre il
solito, sotto sotto. E non provare a contraddirmi!”.
“Ancora con questa storia? Ti ho detto che io…Oh, ma perché perdo tempo a risponderti?
Tanto sei troppo testone per ascoltare quello che ti dico”.
“E allora sta’ zitto”.
“Bene. Ma solo se taci anche tu”.
Rimasero a fissarsi in silenzio, ostili, ma anche un po’ divertiti da quella
situazione assurda. Come quando erano ragazzini. Dante non riusciva a staccare
i suoi occhi da quelli di suo fratello, così identici eppure tanto diversi.
Staccò una mano dalla spalla del gemello facendola scorrere lungo il suo
braccio finchè non avvertì le sue dita sotto le sue. L’altro mezzo demone abbassò
lo sguardo per un attimo prima di tornare a piantare le sue iridi azzurre in
quelle del cacciatore di demoni, che per un attimo ebbe l’impressione che suo
fratello volesse tirargli un pugno, ma poi le dita di Vergil si intrecciarono
fermamente con le sue. Dante si lasciò sfuggire un sorriso ed entrambi si
chinarono in avanti per chiudere quel poco spazio che ancora li divideva. Le
loro labbra si sfiorarono con più confidenza della volta precedente, sempre con
un certa esitazione, ma agognando quel contatto. Tutto quello non aveva il
minimo senso. Erano fratelli, gemelli tra l’altro, non avrebbero dovuto fare
una cosa del genere. Secondo i canoni umani, almeno. Ma loro non erano umani.
Per quello che riguardava i costumi di vita dei demoni, niente vietava quel
genere di cose, quindi in fondo era del tutto lecito. E in fondo loro erano due
narcisisti, e lo sapevano benissimo. Non era comunque il caso di riflettere su
quello che stava accadendo. Di nuovo.
Vergil afferrò Dante per la giacca con la mano libera e lo costrinse ad
avvicinarsi a lui ancora di più passandogli un braccio intorno alla vita, senza
però smettere di baciarlo con passione. Suo fratello sorrise contro le sue
labbra e gli affondò le mani nei capelli. Era una bella sensazione, nonostante tutto.
Strana forse, ma decisamente piacevole, sia a livello fisico che emotivo. Per
entrambi. Si staccarono per un attimo, lasciando che un paio di centimetri
separassero i loro volti, scambiandosi un fugace sguardo imbarazzato, prima di
chiudere di nuovo gli occhi.
Ma prima che potessero tornare a riempire il vuoto che li separava, un rumore
proveniente dal piano di sopra li fece sobbalzare. Qualche secondo dopo
Magornak si precipitò giù dalle scale, Yamato stretta al petto, inseguito da
Lady, che cercava in ogni modo di afferrarlo. Il demonietto si bloccò appena
sceso l’ultimo gradino, lo sguardo fisso sui gemelli, interrogativo, e la
ragazza, che non se l’aspettava, gli finì addosso. I due mezzi demoni rimasero
immobili nella posizione in cui erano per una frazione di secondo, presi alla
sprovvista, poi Vergil allontanò in fretta Dante da sé con uno spintone,
alquanto rosso in volto un po’ per l’imbarazzo, un po’ per l’umiliazione.
“Ma voi due…”balbettò la donna con gli occhi sgranati, incredula. Se lo era sognato
o quando aveva fatto irruzione nella stanza i due figli di Sparda stavano per
baciarsi?! Era successo tutto talmente in fretta che non era riuscita a capire
bene cosa fosse successo, però avrebbe potuto giurare che non si sbagliava.
“Magornak, vieni qui”ordinò sbrigativo il maggiore dei gemelli, alzandosi dal
divano e allontanandosi da suo fratello.
La creaturina si riscosse e si affrettò ad obbedire. Cosa stavano facendo i due
mezzi demoni quando era arrivato? Sinceramente aveva sempre pensato che Vergil
odiasse il contatto fisico. E allora perché era lì abbracciato a suo fratello?
Meglio rimandare le domande a dopo: non era il momento. Prima dovevano trovare
un modo per andarsene. Porse la spada al suo protettore che la afferrò
soddisfatto.
“Ebbene, Vergil, cosa vorresti fare adesso?”chiese Dante che aveva recuperato
un po’ di contegno sebbene sul suo volto fosse ancora presente un certo rossore
imbarazzato. “Dobbiamo scontrarci di nuovo? Non in casa mia per favore, non ho
i soldi per farla riparare”.
“Abbiamo un combattimento in sospeso, in effetti. E a me non dispiacerebbe
concluderlo. A meno che tu non mi lasci andare di tua spontanea volontà”.
“E cosa ti fa pensare che lo farò?”.
“Dammi un’ora di vantaggio. Poi scendi nei sotterranei di Temen-Ni-Gru e prova
a raggiungermi, se ne sei capace. Ti do una possibilità per fermarmi, Dante. Se
arriveremo allo scontro, sarà laggiù, come dieci anni fa”.
“Come faccio a sapere che non è una trappola, Vergil? Come pretendi che io
possa fidarmi di te? E se tu volessi solamente intrappolarmi per poi poter
svolgere in pace i tuoi affari?”.
“Io non pretendo che tu ti fidi. Mi spiace, ma non hai alternativa. Devi darmi
fiducia. O batterti con me ora, in uno scontro che sarà fatale a uno di noi. A
te la scelta”.
I due fratelli rimasero a fissarsi in silenzio. Vergil era freddo e sicuro come
sempre, mentre Dante si tormentava nell’indecisione. La ragione gli diceva che
non poteva permettersi di lasciare andare suo fratello adesso che lo aveva
davanti per la seconda volta, ma qualcosa dentro di lui gli gridava di fidarsi.
Non lo avrebbe tradito, non questa volta. Era un’opportunità che non poteva
sprecare: avrebbe potuto scoprire cosa tramava e soprattutto, se fosse riuscito
a fermarlo, avrebbe avuto una nuova chance per convincerlo a restare. E, dopo
gli ultimi avvenimenti, era convinto
di avere maggiori possibilità di successo.
Magornak e Lady assistevano in silenzio alla discussione, il primo trepidante
di attesa, l’altra decisamente sorpresa. Il cacciatore di demoni non poteva
lasciare che Vergil andasse via. Sarebbe stato un suicidio. Non dopo tutta la
fatica che avevano fatto per prenderlo. Eppure lesse negli occhi del suo amico
quella decisione ancora prima che lui la esplicitasse a parole. Come poteva
fidarsi di quel pazzo? Era una trappola, si vedeva lontano un chilometro. Come
poteva non accorgersene quell’idiota?!
Ma prima che potesse aprire bocca per farglielo notare, lui la anticipò. “E
sia, Vergil. Mi fiderò di te. Avrai la tua ora di vantaggio”disse con calma,
facendo un paio di passi verso suo fratello. “Spero ardentemente che tu non
decida di tradire la mia fiducia”.
“Non temere, non lo farò”lo rassicurò l’altro mezzo demone, avvicinandosi a sua
volta. I loro volti erano di nuovo a pochi centimetri di distanza. Si
guardarono e per un momento Dante credette che Vergil volesse baciarlo di
nuovo. Avvertiva il suo respiro solleticargli la pelle. Ma un attimo dopo
l’altro riprese a parlare. “Guardati bene intorno quando sarai laggiù,
Dante”gli disse a voce così bassa da essere appena udibile. “Farò in modo che
tu capisca dove devi andare. Ma dovrai cavartela da solo per il resto. E vedi
di non deludermi. Voglio divertirmi come la volta scorsa. Ti aspetto, mi
raccomando”. Poi si voltò e si avviò verso la porta. “Andiamo, Magornak.
Abbiamo una missione da portare a termine”.
Il demonietto si sbrigò a seguirlo e i due lasciarono in fretta il locale,
diretti alle rovine dell’antica torre. Se non fossero intervenuti altri
imprevisti, avrebbero finalmente raggiunto il luogo in cui era sigillata
Kasreyon e quindi la conclusione del loro viaggio. Poi sarebbero tornati
all’Inferno. Dante permettendo, ovviamente.
Appena la porta si fu richiusa il cacciatore di demoni raggiunse la sua
scrivania e si lasciò cadere sulla sedia, afferrando una fetta di pizza.
“E ora che facciamo?”domandò Lady, voltandosi a guardarlo. Era ancora
incredula. Aveva davvero lasciato che quei due se ne andassero.
“Come che facciamo? Hai sentito mio fratello, no? Dobbiamo dargli un’ora di
vantaggio”fu la risposta tranquilla.
“Non starai dicendo sul serio? Ti fidi davvero di lui? Come puoi dopo tutto
quello che ha fatto?! Dopo tutto quello che ti
ha fatto!”lo aggredì lei, incapace di capire come lui potesse essere così
tranquillo e sicuro. Doveva essere andato fuori di testa. “Dante, ragiona,
questo è un tranello, non può essere altrimenti! Stai commettendo un errore. Un
grossissimo errore. E te ne pentirai presto, non appena arriveremo a
Temen-Ni-Gru e ti renderai conto che Vergil ti ha preso in giro! Come hai
potuto lasciarlo andare?! Ma allora te le cerchi proprio! Non venire più a
piangere da me perché tuo fratello ti ha piantato in asso per la terza volta,
capito? Sei pazzo! Proprio come lui. Come puoi fidarti della parola di un
demone?! Maledizione, dimmelo perché non riesco proprio a capire come tu abbia
potuto gettare nel cesso la possibilità di costringerlo a restare!”.
Dante la guardò per un attimo, senza rispondere. Comprendeva la sua incredulità
e anche la sua rabbia. In fondo la sua scelta sembrava rendere vani tutti gli
sforzi che l’amica aveva fatto fino a quel momento per permettergli di trovare
il suo gemello. Già, perché lo aveva fatto? Perché rischiava così tanto? Vergil
era imprevedibile, inaffidabile, un vero bastardo insomma. La sua decisione
appariva come quella di un folle. Ma lui sapeva benissimo perché lo aveva
fatto. “Mio fratello non è un demone qualunque. È figlio di Sparda, con tutto
ciò che questo implica. Io voglio fidarmi di lui. Voglio dargli la possibilità
di dimostrarmi che ha ancora un po’ di onore e che non è diventato uno di
quegli stronzi infernali con cui ha convissuto per dieci anni”rispose con
calma. “E poi, anche se mi fossi battuto con lui e avessi vinto, non sarebbe
rimasto a lungo. Finchè ha la sua missione da compiere, nulla e nessuno
potranno fermarlo o impedirgli di provare a portarla a termine. A qualunque
costo. Questo è l’unico modo per scoprire cosa sta combinando. Lo raggiungerò
sotto Temen-Ni-Gru, ci confronteremo e, se lo batterò, lui avrà fallito di
nuovo il suo compito e quindi non gli resterà motivo per scappare da me una
volta che l’avrò costretto a restare”.
“Ma…ma, è troppo rischioso! Non puoi…”tentò la donna, cercando di farlo
ragionare.
“E invece posso e l’ho appena fatto. Io mi fido di Vergil. Mi ha abbandonato.
Mi ha quasi ucciso. Mi ha tradito. Ha tradito mia madre, mio padre e i loro
insegnamenti. Ha scelto la via delle Tenebre. Vuole essere un demone. Ma è pur
sempre mio fratello. Abbiamo un legame che non può essere ignorato. E non è
solo un legame di sangue. È qualcosa di più, è molto più forte. Oserei dire
indistruttibile. Qualcosa che neanche l’Inferno ha potuto indebolire. Perché
lui, nonostante tutto mi ha cercato di nuovo, anche se forse non se ne è
neanche reso conto”. Il giovane sospirò, scuotendo il capo. “Tu sei umana,
Lady, non puoi capire come ci sentiamo noi. Siamo demoni e umani insieme. O
forse non siamo né l’uno né l’altro. Siamo a metà tra Luce e Oscurità, divisi
nell’anima ed irrimediabilmente incompleti. Dentro di noi c’è un conflitto che
non si potrà mai sanare del tutto. E questo ci unisce più di qualunque altra
cosa. Perché solo tra di noi possiamo capirci fino in fondo e aiutarci a
combattere quel vuoto, solo tra di noi possiamo e abbiamo condiviso veramente
tutto. Per questo non potremmo mai essere separati davvero. E Vergil ne è
consapevole, anche se vorrebbe tanto poter fare a meno di me. Ma non può.
Perché solo io lo completo. Neanche il suo tanto agognato potere potrebbe
sostituirmi. E ovviamente la stessa cosa vale per me. Io devo riavere Vergil. A tutti i costi. Senza di lui mi mancherà
sempre qualcosa di fondamentale. E lui mi sta dando questa possibilità. Posso
fidarmi di lui. Nonostante tutto, non può ignorare quello che ci unisce e mai
potrà farlo”. Detto ciò tacque e si mise a giocherellare con il cartone della
pizza, perso nei suoi pensieri.
Lady lo aveva ascoltato in silenzio, colpita da quel discorso. Era una cosa
troppo seria per essere uscita dalla bocca del suo amico, troppo profonda. Se
fosse stato Vergil a farlo sarebbe rimasta meno sorpresa. Invece era stato
proprio Dante a pronunciare quelle parole. Nel suo tono aveva avvertito un
senso assoluto di tristezza e si era resa conto solo in quel momento, dopo
dieci anni che lo conosceva, di quanto si sentisse solo, costretto in un mondo
a cui sentiva di non appartenere. Aveva capito solo ora in che razza di
situazione era. Abituata a trovarselo intorno e a vederlo comportarsi quasi normalmente, almeno per i suoi
parametri, si era scordata troppo spesso che lui in realtà non era un umano ma
un mezzo demone. E forse era stato proprio per questo che non si era mai resa
veramente conto di quanto Vergil fosse importante per lui. Aveva sempre pensato
che tutta quell’immensa e amara nostalgia fosse dovuta solamente al tradimento
di suo fratello maggiore, mentre in realtà i veri motivi erano ben più
profondi. Dante aveva sempre evitato di farglielo notare, quel testone era
troppo orgoglioso per ammettere le sue debolezze. Abbassò lo sguardo. Lei, la
sua migliore amica, non era stata capace di capirlo veramente in tutti quegli
anni. Ma forse aveva ragione lui, solo un altro della sua razza poteva
concepire il suo stato, le sue emozioni. Anche se ne fosse accorta prima, non
avrebbe potuto fare molto di più.
“Bene. Mi hai convinto, testone. Mi fiderò di tuo fratello”cedette con un
sospiro. “E ti giuro che mai più discuterò con te se sia il caso o meno di
farlo. Tu puoi saperlo molto meglio di me. Però io continuerò sempre a
difendere Vergil dalle tue accuse insensate. Perché, a quanto pare, tu sarai
pure quello che si fida, però finisci sempre per dubitare di lui!”.
“Ehi, non mettiamo il dito nella piaga”protestò Dante, nascondendo un sorriso
grato. Lady. Sapeva sempre come comportarsi, cosa dire. Non avrebbe potuto
desiderare amica migliore. Era più che felice di poterla avere al suo fianco
ogni volta che ne aveva bisogno. “E comunque d’ora in avanti non dirò mai più
che Vergil è un mostro. Mai più, giuro. Non è possibile che lo diventi. Sono
stato un cretino anche solo a sospettarlo”.
“Bene. Mi farai risparmiare fiato allora”annuì la ragazza soddisfatta. Poi un
ghigno le illuminò pericolosamente il volto, mentre lei si avvicinava e
appoggiava le mani sul piano della scrivania. “A proposito delle opinioni sul
tuo caro gemellino, cosa stavate facendo tu e lui quando io e Magornak siamo
arrivati?”.
La domanda prese alla sprovvista il cacciatore di demoni, che per poco non
cadde dalla sedia su cui aveva iniziato a dondolarsi. “Niente, solo
parlando”borbottò a disagio, distogliendo lo sguardo.
“Solo parlando? E com’è che eravate
avvinghiati come due polipi?”ribattè lei provocatoria.
Dante avvampò. Ma che razza di definizione. “Non eravamo ‘avvinghiati come due polipi’, Lady. Stavamo solo…Insomma,
io…lui…”. Non sapeva cosa inventarsi.
“Ok, ok, ricevuto, vi stavate solo
sbaciucchiando allegramente e appassionatamente”concluse
Lady per lui, mentre il ghigno sul suo viso si allargava ancora di più. “Adesso
ho capito perché eri così a disagio dopo il vostro primo incontro! Vi siete
scambiati effusioni amorose anche quel giorno?”.
“Lady! Ma come ti viene in mente una cosa del genere?! Ma che
effusioni amorose! Insomma, Vergil…Vergil è mio fratello! Non potrei mai fare una cosa del genere con lui! Stai
delirando! E poi lui è identico a me!”si difese il mezzo demone, più
imbarazzato che mai. Non aveva nessuna intenzione di ammettere che aveva
baciato il suo gemello. Due volte. Soprattutto con Lady. Chissà cosa si sarebbe
messa in testa se lo avesse saputo. La morte piuttosto.
“Appunto, narcisisti come siete non mi stupirei se foste attratti l’uno
dall’altro. Sul fatto che siete fratelli, be’, non è la prima volta che accade
e poi non siete umani, quindi potete farvi ancora meno problemi. Dubito che i
demoni abbiano il concetto di ‘incesto’. È troppo complicato per voi. Vi
fermate alle definizioni più elementari. E poi figuriamoci se tra demoni si
parla d’amore. Quindi di certo non potete averlo codificato”.
Il giovane la guardò con la bocca spalancata. Lady che parlava dei costumi
demoniaci? Senza neanche conoscerli?! Amore codificato? Che diamine stava
sparando quella pazza sclerata?!
Lei gli rifilò un’occhiata divertita, che lo preoccupò ancora di più, senza
però mai smettere di parlare. “E poi non sei stato proprio tu a parlare di un
legame speciale, indissolubile e impossibile da ignorare, che va oltre la
parentela, che vi unisce?”.
“Non…non è questo che intendevo! Cazzo, Lady, non mettermi in bocca frasi che
non…”.
“Sì, sì, d’accordo. Dimmi una cosa. Eravate già amanti dieci anni fa o è stata
l’emozione di esservi ritrovati a scatenare i vostri sentimenti sopiti?”.
“CHE?! Ma di cosa cazzo stai parlando?! Amanti? Sentimenti sopiti? Lady, ma ti
ascolti?! Stai dicendo cose senza senso! Una stronzata dopo l’altra!”. Il mezzo
demone ormai era disperato. Non sapeva più da che parte guardare e,
soprattutto, non sapeva più cosa dire. Doveva cambiare discorso al più presto,
ma non aveva la più pallida idea di come farlo. Era in balia di quella pazza.
Avrebbe preferito mille volte avere di nuovo Yamato conficcata nel petto
piuttosto che restare un altro minuto con lei e i suoi discorsi.
“Allora è stata una cosa di questi giorni, eh?”continuò lei imperterrita,
ignorando la muta preghiera nello sguardo dell’amico. Si stava divertendo un
mondo. “Capisco…In fondo dovevate superare i venticinque anni per maturare,
soprattutto tu. Anche se probabilmente in campo emotivo è Vergil ad essere più
immaturo…Se avete bisogno che vi spieghi come si fa, non esitate a chiedere!
Insomma, sono la tua migliore amica, possiamo parlare di queste cose, no? E poi
siamo tutti adulti e vaccinati, a parte Magornak che ci ascolterebbe senza
neanche capire di cosa parliamo. Poverino, certe volte al sua ingenuità mi fa
una tenerezza! Comunque con te e Vergil posso parlare, vero? Perché dubito che
tuo fratello sappia come si…”.
“Lady! Piantala! Smettila! Basta sparare cazzate! Non ne posso più!”esplose a
quel punto Dante. Non poteva crederci. Sperò sinceramente che Lady non stesse
davvero pensando di fare quello che stava proponendo. Lei che spiegava a loro
certe cose?! Ma cosa aveva nella testa quella ragazza?! Lui sapeva occuparsi
benissimo della sua vita sentimentale, in ogni sfumatura. E Vergil…be’, suo
fratello neanche la voleva una vita sentimentale, quindi il problema non si
poneva. E poi lo stava facendo morire di imbarazzo. Sapeva che se quella
stronza non avesse taciuto lui avrebbe finito per confessarle tutto per la
disperazione. E forse era proprio a questo che mirava, la bastarda. “Primo,
Vergil si sa arrangiare in tutto, anche nelle cose in cui non è…“esperto”, e
sta’ sicura che ti ammazza se solo provi a fargli un discorso del genere. Non è
benevolo nei tuoi confronti come lo sono io. Secondo, io e Vergil non abbiamo
una storia, chiaro? Quindi tappati quella boccaccia e smettila di fare discorsi
senza senso!”.
“Neghi, eh? Va bene, la smetto. Abbiamo cose più importanti da fare al momento.
Ma sappi che non mi hai convinto”sbuffò lei incrociando le braccia sul petto.
“Vi ho visti, voi due, abbracciati su quel divano! Mi sono accorta di quanto
eravate rossi in volto e in imbarazzo, esattamente come lo sei tu ora! E ho
anche visto come vi guardavate mentre lui ti chiedeva di fidarti e tu gli
dicevi di sì. Forse non ve ne siete neanche accorti di quest’ultima cosa, ma
non era uno sguardo qualunque!”.
“Lady…”.
“Ok, ok, basta, sto zitta. Ma non finisce qui, Dante Sparda. Appena ci saremo
ripresi Vergil mi dovrete spiegare un bel po’ di cosette, voi due! E preparati
perché non vi darò tregua finchè non mi confesserete la verità!”. Detto ciò gli
diede le spalle e si diresse verso la porta. “Vado a casa a prendere il resto
delle mie armi. Sarò di ritorno per lo scadere dell’ora. Tu intanto preparati
psicologicamente, ne hai bisogno!”. E uscì senza neanche salutarlo.
Dante rimase a fissare la porta, ancora scombussolato da quella conversazione.
Scosse la testa, incredulo. Come aveva fatto ad uscirne vivo? E, soprattutto,
senza lasciarsi sfuggire nulla? Un vero miracolo. Sospirò. In fondo era colpa
sua. Lui si era fatto cogliere in flagrante, come un idiota. Lui, che da
ragazzino ne combinava di tutti i colori senza mai farsi scoprire dai suoi
genitori. E poi scemo due volte anche solo per aver fatto quello che aveva
fatto. Che diamine gli era passato per la testa?! Baciare Vergil! L’ultima cosa
che avrebbe mai pensato di poter e soprattutto di voler fare. E invece era
successo ben due volte nel giro di un paio di giorni. Sconcertante.
‘Forse è il caso che inizi a chiedermi perché l’ho fatto’pensò riluttante. ‘La
prima volta mi sono permesso di evitare il discorso perché credevo che sarebbe
stata una cazzata isolata, ma a quanto pare avevo una voglia matta di rifarlo.
E questo non va bene. Per niente’. Sospirò di nuovo. Non gli andava di farsi un
esame di coscienza. Già per principio e soprattutto visto che riguardava
Vergil. Ogni volta che lui era implicato tutto diventava mostruosamente
difficile. Mai che facesse qualcosa di semplice, suo fratello. Che Lady avesse
ragione? Era davvero attratto dal suo gemello? Se doveva essere sincero era
l’unica spiegazione plausibile che gli veniva in mente. “Ma bravo, Dante. Da
quando ti piacciono i ragazzi? Magnifico!”fece ad alta voce, sarcastico. “O
forse sei solo tanto egocentrico da sfociare nel narcisismo? Perché, se ci
pensi bene, è solo il nostro caro Vergil a farti quell’effetto!”. Splendido.
Ora parlava anche da solo. ‘Sono messo proprio male’. Si alzò dalla sedia e
afferrò Rebellion. Meglio andare a fare un po’ di riscaldamento. Non sapeva
cosa avrebbero trovato nei sotterranei di Temen-Ni-Gru, ma era sicuro che non
sarebbe stato nulla di amichevole. E poi se si allenava poteva evitare di
pensare. Pensare a Vergil, ai quei maledettissimi capelli in cui aveva
affondato le dita, a quelle braccia che lo avevano stretto con forza, al calore
di quel corpo identico al suo, al suo respiro sulla pelle, a quelle morbide
labbra affamate, premute contro le sue, a… ‘Dante! Basta!’si rimproverò,
affrettandosi a scacciare quei pensieri poco convenienti prima che
degenerassero. Scosse il capo. Ma che andava a pensare?! ‘Fila ad allenarti,
va’. E smettila di riflettere: non fa per te’.
Si avviò verso il retro dell’appartamento dandosi continuamente dell’idiota. Ma
non riuscì in nessun modo a cancellare dalla mente l’immagine degli occhi
impassibili di Vergil, che si erano fatti così gelidi e infuocati insieme
mentre si baciavano, e la sensazione del suo corpo addosso al proprio.
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Eccomi qua!! La psicopatica è
finalmente tornata!! Lo so, sono di nuovo
in ritardo…Sigh, perdonatemi ma sto passando un periodo orribile. Sia a
livello di ispirazione creatrice sia a livello personale…
Comunque, direi che questa volta
non vi annoio con i miei commentini perché il capitolo si commenta da sé,
soprattutto la parte centrale (e lì sono uscita dal personaggio di Ver, è fin
troppo evidente…-.-“ E forse anche il discorso che ho messo in bocca a Dan non
era da Dan…senza il forse!!)!! XD Sorvolando l’ennesimo guaio di Magornak (e
poverino però, cosa poteva fare lui contro Dante e Lady da solo?!) che si è
fatto rubare Yamato, mi sento in dovere di professare ancora una volta la mia
stima per Lady!! Si presta troppo bene ad esprimere le mie idee u.u
Questa volta niente anticipazioni…a
parte che finalmente vedremo i sotterranei di Temen-Ni-Gru. Il resto anche se
volessi suggerirvelo non saprei come fare, quindi aspettate di leggerlo!!
Visto che non ho sproloquiato sulla
storia, volevo dire una cosa a tutte le miei recensitrici. Non potete neanche
immaginare quanto apprezzo i vostri commenti. E non è solo perché state
recensendo la storia, ma soprattutto per la simpatia delle vostre recensioni e
anche per i dialoghi che facciamo al di fuori della sfera “commento alla
storia” (e qui un abbraccio speciale va soprattutto a tre di voi di cui
preferisco non fare i nomi). È un periodo decisamente no per me e devo
confessare che sono andata a leggermi tutti i vostri commenti in questi giorni.
Mi ha fatto sentire meglio, mi ha fatto sentire meno inutile perché almeno
riesco a far sorridere voi. Grazie. Dal profondo dell’anima. Vi auguro tutto il
bene possibile.
I ringraziamente soliti: doc11,
Bloody Wolf, Xeira__ , Kuromi_, LadyVergil e Alice Mudgarden, siete le mie stelle all’uscita dell’Inferno.
Grazie anche a Mizzy e a tutti quelli che seguono/preferiscono la storia
e anche solo a chi legge.
Vostra
finchè mi sarà possibile,
Mystic
Ps: OOC
come al solito…e se non me li vedete qui, giuro che lo dico al mio psicologo
perché vuol dire che sono paranoica anche da questo punto di vista.
Ps2: non
sono chi ha letto i miei ps l’altra volta però visto che non mi è stato detto
nulla su quella scena che avevo chiesto, be’, annuncio (per la gioia di Wolfy e
LadyVergil) che la metterò visto che tutte quelle che mi hanno risposto hanno
detto sì u.u XD