Libri > Leggende Arturiane
Segui la storia  |       
Autore: ailinon    26/05/2011    3 recensioni
Se avete letto "Lex", e trovate che quella sia la vera fine delle leggende arturiane, ebbene ecco cosa successe alla corte di Camelot, mentre il prode Lancillotto e il grande re Artù, erano spariti nel nulla...
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Bedivere, Gawain, Kai, Mordred
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Lex'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
CAPITOLO 19 – COLUI CHE NON SI PUO’ NON AMARE

CAPITOLO 19 – COLUI CHE NON SI PUO’ NON AMARE

 

I due reggenti erano talmente presi a commentare il loro incontro con la fata Morgana che, per accorciare la strada verso i loro appartamenti, si diressero verso la sala delle armi.

Era proprio in quel luogo dove più si radunavano i cavalieri di tutte le fazioni per allenarsi e farsi ammirare dalle dame della corte.

Appena misero piede nella sala, un silenzio misto di stupore li accolse. Nessuno se li aspettava ma, poi ci fu un grido da fondo sala: «Viva i reggenti!» gridò una voce di donna.

Alcuni cavalieri si unirono al coro, mentre i francesi si buttarono verso Galahad. Il primo fra tutti, ser Bors si inginocchiò davanti al diciassettenne, stringendogli le mani tra le sue. «Galahad… Caro santo» pregò, baciandogli i dorsi.

Il figlio di Lancillotto arrossì: «Ser Bors per favore alzatevi» e lanciò un’occhiata a Mordred. «Non c’è bisogno»

Il principe aveva ripreso il solito atteggiamento altero e infastidito, di fronte agli altri.

 «Si che c’è bisogno. Mi hanno detto che siete stato ferito» spiegò Bors, venerante.

Un mormorio sconvolto scosse la sala. Mordred inchiodò lo sguardo sul viso di Bors: «Come lo sapete?» ringhiò a denti stretti.

Bors parve riscuotersi dalla sua idolatria e balbettò qualche parola appena sussurrata.

Fu una voce di donna che si levò dal gruppo celta. «Sono stata io» sorrise la bella regina dalla chioma fulva come quella di Gawain.

Mordred la fissò sconvolto. «Madre…» mormorò sbalordito.  Che ci faceva sua madre in mezzo ai cavalieri galli?

Morgause gli sorrise e si mosse a braccetto di un giovane cavaliere francese, come una fanciulla illibata.

Il fratello di ser Percival se non sbagliava.

«Madre… Come fate a…»

«Saperlo?» rise Morgause: «Non sapete, principe che in una corte anche i muri hanno orecchie e… Occhi?» e ammiccò voltandosi verso i giovani cavalieri, come se fossero la sua scorta d’onore.

Questi la seguirono come cani fedeli, mentre si spostava lungo la grande sala delle armi.

Rimasto solo, Bors si affrettò a evitare lo sguardo truce di Mordred e, dando un ultimo caro bacio alle dita di Galahad, se la svignò dietro ai suoi.

Il figlio di Lancillotto e di Elaine di Corbenic, cercò lo sguardo dell’altro reggente e vide che Mordred era spaesato quanto lui.

Fu la volta di Gawain e i due gemelli ad avvicinarsi al fratello (stranamente seguito anche da Galehaut)

«Che sta combinando nostra madre?» sibilò Gaheris duro, scrutando la madre seduta tra i celti.

«Niente di buono, se la conosciamo almeno un po’» ribatté Mordred perplesso.

Come faceva sua madre a sapere dell’aggressione a lui, e della ferita di Galahad? Che non le servisse più? Che avesse deciso di farlo fuori e manipolare lei stessa Galahad?

No, impossibile. Il suo francesino era ingenuo si ma, non così tanto da  farsi abbindolare da una strega. E poi non avrebbe mai commesso delle cattiverie. Neppure per una donna, pensò Mordred sicuro.

 «Non mi piace» borbottò Gaheris, dando voce al pensiero di tutti i suoi fratelli.

Mordred annuì e stava per aggiungere qualcosa quando vide un altro gruppo di cavalieri venire a dividere il suo biondo reggente da lui. Stavolta erano i gallesi.

Tutti sembravano ammirarlo e volerlo conoscere.

Tirando la bocca, lo seguì con lo sguardo.

 «Oh ma per favore!» commentò la voce acida di Agravain, da dietro di lui.

Mordred inarcò un sopracciglio, voltandosi.

Agravain non attese altro per parlare: «Non dirmi che vorresti anche seguirlo ora, vero? Non ti sei già reso abbastanza ridicolo ieri sera con quel brindisi?»

Il volto di Mordred s’incupì e divenne ancora più scuro alle parole successive. «Non penserai mica che un santarellino come quello possa davvero amare Mordred? Non farai gli stessi errori di tuo padre con Lancillotto vero? Si è fidato di un celta che piaceva a tutti ed ecco che è scomparso, perdendo tutto»

Mordred alzò il mento, fissando il vuoto davanti a sé. Non avrebbe mai detto al fratello che poteva aver ragion.

Agravain allora gli sibilò nell’orecchio: «Egli è gentile con tutti»

Quelle parole lo punsero sul vivo.

Come trapassato da uno spillone al cuore, così che stillasse silenzioso sangue.

Fulminò Agravain poi si voltò e, senza dire una parola, lasciò la sala delle armi.

Che si godessero il loro santo.

***

 I corridoi che aveva appena percorso, in un attimo con Galahad al fianco, ora gli apparivano interminabili mentre avanzava soprappensiero.

Nessuno lo fermò o gli chiese dove andasse. Era il reggente di Britannia principe di Camelot, solo perché c’era Galahad al suo fianco.

Come dire che il popolo avrebbe scelto Artù come re, solo se avesse avuto Lancillotto al fianco. Assurdo. Impensabile.

Ma doveva accettare la verità, era una frana come reggente. La gente non l’aveva mai amato. Senza di lui, Galahad avrebbe governato senza problemi. E senza agguati.

Sua madre sarebbe tornata alle Orcadi e tutti sarebbero stati felici e contenti.

Forse Artù non aveva poi così sbagliato a non dichiararlo principe ereditario. Molti meno problemi.

Bastava solo ritirarsi e lasciare tutto a Galahad. Non ci sarebbero state fazioni. Il santo l’avrebbero seguito tutti.

Come sempre quando era di umor nero, scivolò fuori dalle cucine del castello e per giungere nei canili.

Senza Artù, sembrava che quella zona fosse diventata poco frequentata, ed egli trovò i suoi tre bracchi accucciati nel solito bel recinto.

Appena lo video i cani guairono di gioia e abbaiarono, e lui sorrise. Tra tutti solo i cani gli dimostravano sempre le loro vere emozioni. La gioia nel vederlo.

Si accucciò tra loro e si godette le feste gioiose che gli animali gli tributavano. Mentre gli leccavano il viso e le mani, Mordred si accorse della presenza di un altro cane che lo fissava da un angolo.

Era un vecchio segugio dal pelo ambrato e le orecchie lunghe. L’animale lo studiava con diffidenza, con i suoi occhi bruni, acuti e vivi.

Sapeva di chi era quel cane. L’aveva visto almeno un migliaio di volte accucciato sopra i piedi di re Artù. Era Caball, il cane di suo padre.

Non sapeva come ma, i guardiani dovevano averlo infilato con i suoi per disattenzione. O poco rispetto. (Li avrebbe fatti fustigare!)

Comunque, quel cane  era lì, e lo scrutava.

Lentamente allungò una mano e, senza una parola, gli fece cenno di avvicinarsi.

Il cane non era convinto ma, quando lui mosse le dita, simulando di avere un biscotto, lentamente Caball si alzò e gli trotterellò incontro.

Era un vecchio cane, vecchio quanto suo padre pensò, ma aveva ancora lo stesso aspetto autoritario. Si fece largo tra i suoi bracchi e si fermò a meno di un passo da lui, come soppesandolo con i suoi occhi intelligenti.

Mordred intuì che aveva capito che mentiva perciò allargò la mano e gli mostrò il palmo aperto. Sottomesso. Caball allungò il muso e lo annusò. Odorò le sue dita e poi la mano intera; infine, soddisfatto, si lasciò tranquillamente cadere accanto ai piedi di Mordred, ignorando le altre bestie.

Il giovane trattenne il fiato sotto lo sguardo del cane.

Forse, era uno stupido. Forse aveva paura solo di se stesso. Di quello che gli altri dicevano di lui.

 «Ha riconosciuto il tuo odore» Lo fece sussultare una voce dietro di lui.

Impegnandosi a non crollare – poco principescamente – sul sedere, Mordred si voltò a guardare dietro il cancello di legno.

«Che ci fai qui?» chiese, ricomponendo la sua espressione cupa.

Galahad sorrise e, con l’espressione più ingenua e deliziosa possibile, affermò: «Quando ti ho visto andare via, sono fuggito» prese fiato: «Non volevo restare là con tutta quella gente che pretende che li benedica come un vescovo»

 «Bors ti bacia anche le mani» ricordò Mordred, non riuscendo a trattenersi. Guardò il francese mentre entrava nel canile con lui.

I suoi bracchi traditori gli fecero subito festa. Anche loro già lo amavano.

Si perché Galahad non lo si poteva non amare, intuì Mordred accarezzando la testa di Caball. Il cane grugnì compiaciuto.

L’unico problema era se lui fosse capace di amare altri oltre il suo Dio.

Tutti. Tutti lo amavano.

«E’ proprio un bel cane» sussurrò il biondo, inginocchiandosi accanto a lui e Caball.

Mordred socchiuse gli occhi sul suo sguardo mentre il celta affondava le dita nel pelo morbido del cane.

 «E’ il cane di tuo padre vero? Guarda il collare… Ha gli stemmi di Artù. Le tre corone impresse sul cuoio»

Mordred continuò a fissarlo.

 «Ti vuole già bene, hai visto? Ha riconosciuto in te lo stesso odore di tuo padre» sorrise: «Quello che c’era nel letto»

«Il mio?»

Galahad annuì: «Certo. Quasi del tutto simile al tuo» e sorrise di un sorriso tanto radioso da brillare.

Il moro ne fu tanto abbagliato da mormorare: «Vuoi la mia corona, Galahad?»

Attesero un attimo nel silenzio, studiandosi; poi il diciassettenne scosse il capo: «Non senza di te. Non senza di te al mio fianco, Mordred. Non ce la farei»

 Saresti bravissimo, come sempre»

«No, non hai capito, Mordred. Io non lo voglio… Uscendo dalle stanze di tua zia Morgana mi hai chiesto se avessi mai voluto qualcosa solo per me, un desiderio, e io ti ho detto di no. Ora so bene cosa non vorrei, Mordred…»

Ripeteva il suo nome come se lo sciogliesse sulla lingua, e lui lo adorava.

«Cosa?» riuscì a sollecitare.

Il biondo abbassò lo sguardo sulle sue mani, sul braccio ferito, nascosto dalla manica: «Non desidero stare su quel trono senza di te, al mio fianco»

***

 

   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Leggende Arturiane / Vai alla pagina dell'autore: ailinon