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Autore: Reghina    28/05/2011    4 recensioni
S-P-O-I-L-E-R!
"Pateticamente ridicolo.
Ecco cosa aveva pensato Drakul Mihawk quando Zoro si era prostrato davanti a lui, chiedendogli di insegnargli l'arte della spada.
Solo dopo aveva capito che quel ragazzino era tutto tranne che patetico o ridicolo.
Aveva un sogno da realizzare e voleva raggiungerlo a qualsiasi costo, oltre che per sé, per non essere di peso ai suoi compagni e al suo Capitano.[...]".
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altro Personaggio, Drakul Mihawk, Roronoa Zoro
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Era tutto dannatamente nero.
Probabilmente era svenuto a causa dello sforzo sovrumano fatto troppo presto.
Non prese in considerazione l'idea che sarebbe dovuto essere morto: Quello sarebbe accaduto solo quando avrebbe sconfitto Mihawk e visto il suo Capitano raggiungere il suo sogno.
Fino a quel momento, per quanto gli andasse vicino, la Nera Signora non l'avrebbe portato con sé.
Era una decisione che aveva preso e al diavolo che la morte era imprevedibile.
Lui non sarebbe morto e basta, perché era quello che aveva stabilito.
Aprendo gli occhi, si scoprì di nuovo nel letto.
Le coperte erano pulite e sulla fronte portava una pezzetta bagnata, le bende erano state cambiate.
Percepiva a stento il refrigero che in teoria avrebbe dovuto provare ed anche se sapeva perfettamente di essere coperto non le sentiva sul corpo.
Era quasi come galleggiare, in un certo senso, ma spasmodicamente attaccati alla realtà, per non perdersi.
Non poteva permetterselo, non aveva mai potuto e men che meno ora che il suo Capitano aveva bisogno di lui.
Perché – e Zoro sapeva che anche gli altri la pensavano così – non volevano che Rufy si sentisse responsabile se fosse accaduto loro qualcosa.
Dovevano potersi difendere da soli, e lui più di tutti, essendo il Vice Capitano.
Non potevano permettere che Rufy perdesse ancora qualcuno, o che di nuovo fossero costretti a dividersi.
Avevano tutti uno scopo da raggiungere, un sogno da realizzare, più o meno difficile, ma creduto e conservato.
Erano maturati, nel corso del viaggio, e sapevano che nel tentativo avrebbero potuto morire.
Per Zoro era sempre stata una possibilità così concreta da risultare normale.
 Possibile che non possiate aspettare?! Continuando così lo ucciderai!”.
Quindi, quella dannata fantasma – Perona? – gli dava dannatamente fastidio ogni volta che faceva quell'affermazione.
E lo ripeteva spesso, circa ogni volta che lui si trovava nel letto con nuove ferite quando quelle vecchie ancora non si erano rimarginate.
Lui non sarebbe morto, ed anche fosse, sarebbe semplicemente significato che non era in grado di raggiungere il suo sogno.
Non sarebbe certo dipeso da qualche ferita infertagli da Mihawk, ma solo dalla propria debolezza, quindi era ovvio dovesse continuare senza sosta, o con meno possibili.
Il tempo non era molto, anzi, non ne aveva proprio.
Due anni, che già volavano.
Si chiese come potessero stare i suoi compagni, ma per quanto fosse preoccupato per loro, quello che più lo faceva stare in ansia era Rufy.
Il Capitano era forte, e riusciva a farsi alleati ovunque, non avrebbe avuto problemi in quel senso, non sarebbe stato da lui.
Eppure Zoro sapeva cosa significava perdere una persona cara, e dannazione, avrebbe voluto poter essere lì.
Non aveva idea di cosa avrebbe potuto fare, ma stargli vicino e non lasciarlo solo sarebbe stato un inizio.
Ma infondo era stato Rufy a decidere di rivedersi dopo due anni.
Per il loro bene, certo, ma l'aveva deciso lui.
E loro dovevano obbedire.
Non potevano fare altro, infondo.
Con la loro potenza attuale, sarebbe stato un suicidio tornare alle Sabondy e affrontare il Nuovo Mondo.
Al solo pensare all'arcipelago strinse i denti, emettendo un basso gemito di dolore.
Ecco perché non poteva perdere tempo a riposare e rimettersi a dovere.
Non poteva scordare cosa era successo, prima a Thriller Bark e dopo proprio a metà della Grand Line.
Kuma.
Quell'essere che voleva uccidere il suo Capitano, lo stesso che aveva accettato di prendere la vita di Zoro al posto di quella di Rufy.
Diverso da quelli che, alle Sabondy, avevano attaccato la ciurma, sfiancandola e sbrindellandola.
Ognuno di loro era scomparso, scoppiando proprio come le bolle prodotte dagli alberi dell'arcipelago esplodevano quando osavano andare troppo in alto.
Zoro non poteva esserne sicuro, di come era stato per gli altri, ma poteva ben immaginare l'espressione di Rufy e il suo dolore.
Non doveva permetterlo, mai più.
Infondo spesso lo spadaccino si era lamentato con Sanji che si erano messi al seguito di un Capitano molto idiota, ma se anche per un attimo uno dei due ci avesse creduto, non avrebbe continuato ad essere fedele e fiero di chi avevano scelto.
Era solo per questo che si era inchinato davanti a Mihawk chiedendo di essere allenato.
Solo per impedire che accadesse di nuovo, perché dovevano diventare più forti ed in grado di superare qualsiasi avversario il Destino gli avesse messo davanti.
Occhi di falco era l'obbiettivo da raggiungere, il modello da imitare, perché era il migliore ed essere il migliore significava non perdere mai.
Il Membro della Flotta dei Sette era la cima, e Zoro non credeva certo di poterla raggiungere in poco meno di due anni, ma poteva avvicinarglisi ancora un po', quel tanto che bastava per vederla davvero, invece che sognarla soltanto.
Riuscì ad aprire gli occhi, poggiando la mano sul materasso, mentre l'altra andava al capo.
Fasciato, come sempre, che pulsava dispettoso quasi protestasse, così come tutto il suo corpo.
Pazienza.
 Di nuovo in piedi?” la voce di Mihawk giunse pacata e fredda dall'angolo della stanza in penombra.
A volte lo spadaccino più giovane si è chiesto se il padrone del castello non sia un demone, un vampiro o una qualche creatura simile.
La bellezza perfetta, scolpita dal migliore degli architetti nel marmo e colorata dalla luna per renderla più morbida anche alla vista, come gli occhi potessero carezzare quella pelle lattea.
Gli occhi profondi, languidi ed incantevoli, tentazione irresistibile che pare catturare o intimorire cambiando semplicemente sfumatura, senza mai perdere l'oro meraviglioso che li caratterizza qualsiasi cosa facciano.
I muscoli delle gambe atletici fasciati dai pantaloni a vita leggermente bassa, e quelli del petto lasciati tranquillamente scoperti dalla casacca aperta che pare invitare a far pensieri poco casti.
Quel tono così caldo, eppure asettico allo stesso tempo, che pare impossibile, ma invece è così e continua ad esserlo, gelando l'animo ma incantando l'udito dell'ascoltatore.
Il 'Cacciatore di Pirati' vi si è lentamente abituato, ma ogni volta di più dal maggiore pare trasparire classe ed eleganza superiori a quelle di un comune essere umano.
< Sono troppo abituato a Rufy > pensò, sorridendo solo con il pensiero nel paragonare il suo ingenuo Capitano allo spadaccino migliore al mondo.
Era come voler vedere le somiglianze tra giorno e notte, tra mare e terra.
Osservò lo spadaccino migliore al mondo, che ancora lo scrutava quasi aspettasse una risposta alla domanda posta.
Zoro però non era sicuro di riuscire a rialzarsi, anche se a pensarci bene, che ci riuscisse o meno, doveva riprendere l'allenamento.
Occhi di falco si scostò dal muro, facendo qualche passo verso la porta chiusa della stanza.
Movimenti eleganti che parevano essere stati studiati a lungo prima di essere compiuti, neanche dovessero impressionare qualcuno.
Forse stregato da quel camminare suadente e incantatore, ma il giovane spadaccino si rese conto solo dopo che Mihawk era uscito dalla stanza, lasciandolo riposare.
Zoro ricadde sul letto, esausto.
Se voleva raggiungere la perfezione del suo rivale, doveva riposarsi.
   
 
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