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Autore: ailinon    29/05/2011    2 recensioni
Se avete letto "Lex", e trovate che quella sia la vera fine delle leggende arturiane, ebbene ecco cosa successe alla corte di Camelot, mentre il prode Lancillotto e il grande re Artù, erano spariti nel nulla...
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Bedivere, Gawain, Kai, Mordred
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Lex'
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CAPITOLO 21 – AVVICINARSI

CAPITOLO 21 – AVVICINARSI

 

Galahad riaprì gli occhi strofinando il viso sul cuscino. In tutta la sua vita non si era mai sentito così bene, così pienamente soddisfatto, felice, come in quel momento.

Socchiuse gli occhi, facendo scivolare le dita lungo le costole del compagno.

Mordred si spostò nel letto, rannicchiandosi contro di lui per ripararsi dal freddo.

Con le tende del baldacchino tirare, non si capiva quanto tempo era passato. Era giorno o il tempo del loro piacere era scivolato fra le braccia vellutate della notte?

Non ne aveva idea ma, non voleva lasciare il caldo contatto del corpo di Mordred. Da quando si era appisolato, lo teneva fra le braccia, come una cosa preziosa da proteggere.

Prese a giocherellare con le sue ciocche nere, e quando lo sentì mugugnare, chiese: «Mordred, sei sveglio?»

«No» ribatté l’altro: «E neanche tu. Perciò, dormi»

Galahad sorrise. Adorava persino la sua acidità. Voltandosi su un fianco lo abbracciò: «Chissà che ore sono…»

«E chi se ne frega» borbottò la voce profonda ed assonnata del principe, infilando la testa nell’incavo della sua spalla.

Galahad lo lasciò fare poi disse, agitandosi nel letto: «Ma non sarebbe scortese se ci stessero aspettando…»

Stavolta Mordred alzò il capo scarmigliato dal sonno, e dalle loro lotte, e gli piantò contro i suoi occhi indagatori: «Ragazzino, non dirmi che non ti sei neppure sfiancato dopo quella bella sgroppata»

Galahad arrossì dalla testa ai piedi al modo volgare con cui definiva il loro… Duello. Come l’aveva chiamato Mordred?

Ah si, jeu. Gioco.

 «Dovrò farti galoppare parecchio allora per domarti» ridacchiò Mordred scorrendogli una mano aperta sul torace, dal centro fino ai capezzoli e all’incavo dell’ascella.

Il biondo trattenne il fiato quando sentì un sentimento caldo agitarsi nel suo basso ventre. I desideri di Mordred. Quelli che il principe gli aveva fatto conoscere.

Si sarebbero mai saziati?

 «Che ne dici di cominciare con il concedermi queste tue belle chiappe francesi?» e gli sfiorò il fondoschiena con le dita. «Non ho mai… Assaggiato due natiche più sode delle tue. Sembrano di ferro» commentò sovrappensiero.

 «Mordred!» protestò Galahad, chiaramente a disagio agitandosi sotto le sue mani. Finì per concedere all’altro di insinuargli una gamba tra le sue.

«Un vero cavallerizzo celta» ironizzò il moro, baciandolo sul collo e scalando il suo corpo: «Non vedo l’ora!»

«Mordred! Non mi pare il caso… Abbiamo appena finito…»

«Sei già stanco?» esclamò il principe mettendosi a carponi su di lui, col suo corpo nudo. «No è che…»

 «Ecco dove siete ragazzini… AAAH!!!» strillò una voce spalancando il baldacchino del letto e trovandosi davanti l’immagine, oscena, di Mordred nudo, a cavalcioni di ser Galahad, altrettanto nudo.

Dopo quell’urlo disumano, la tenda venne tirata di nuovo e i due reggenti rimasero nel buio mentre ser Kay, nobile siniscalco di Camelot crollava su una sedia.

Un silenzio imbarazzato proveniva da dentro al letto.

 «Chi era?» osò dire Galahad.

«Dai capelli rossi, direi la nostra casalinga Kay»

«E tu un emerito idiota!» sibilò il siniscalco, saltando in piedi e spalancando la tenda (di nuovo).

I due avevano fatto appena in tempo a ricomporsi e coprirsi le pudende.

«Hai idea che se i francesi sapessero che gli hai… Corrotto il loro santino, ti sventrerebbero come un maiale?»

 «Che immagine serafica» commentò Mordred, giocherellando con le coperte.

«Nessuno mi ha corrotto» protestò Galahad.

Kay levò gli occhi al cielo: «Ma non importa! Non avete imparato nulla da Ginevra? E’ solo una scusa per dividersi! Per avere la guerra! Proprio tu, Mordred, non lo capisci? Sei tale e quale a tuo padre» sbottò Kay incrociando le braccia al petto.

Mordred non seppe se gli piaceva o meno essere paragonato a suo padre, per una volta dall’uomo che più aveva vissuto con Artù.

«Artù è un incosciente. Altrimenti non sarebbe scappato con Lancillotto!» commentò il principe, voltando il capo.

 «E’ quello che stavo dicendo» disse Kay, allargando le braccia.

Il suo fratellastro proprio non doveva fargliela di lasciarlo così… E per quella sciacquetta di cavaliere del lago!

 «Poteva almeno lasciarmi Excalibur se voleva fare una fuga d’amore» borbottò Mordred, ma con una punta di ilarità nel vedere il volto turbato del suo siniscalco.

L’altro non lo notò subito ma quando comprese quel ghigno, gli puntò contro un dito: «Ragazzino impudente (e veniale)! Smettila subito di deridermi prima che ti faccia rimangiare il nostro accordo a suon di sculaccioni sul sedere!»

Fu soddisfatto alla faccia oltraggiata del principe: «Sono o non sono tuo zio dopotutto?»

Galahad applaudì scoppiando a ridere.

Mordred lo fulminò: «Smettila subito o la prossima volta ti infilzo come un galletto allo spiedo!»

Seraficamente Galahad lo guardò: «Mi sembra che l’unico impalmato qui, sei tu» e sorrise.

Mordred ebbe l’insana voglia di strangolarlo mentre Kay strillava come una gallina: «Per tutti gli Dei non voglio saperlo come vi piace impalmarvi a vicenda! Piuttosto sbrigatevi a sistemarvi! La cena è quasi pronta e alcuni ambasciatori se ne andranno stasera e voi perdete tempo a tubare come piccioncini»

Mordred scivolò fuori dal letto, ignorando che era semplicemente nudo e si diresse verso il bagno: «In verità stavamo solo fornicando, come piace fare anche a te e a Bedivere, o sbaglio?... E senza unguenti»

Il siniscalco avvampò di collera e imbarazzo. Come diavolo aveva saputo quelle cose quel maledetto ragazzino?

Forse… Era davvero uno stregone come la madre…

***

 «I reggenti di Camelot!» annunciò un araldo alla porta della sala della tavola rotonda.

I cavalieri presenti, in attesa per le gozzoviglie della cena, applaudirono timidamente imitando le dame (capitanate da Ginevra e Morgana).

Mordred e Galahad avanzarono tra una folla di uomini di varie nazionalità che si scostavano al loro passaggio. Malgrado la mancanza di Artù (o forse proprio per quel motivo), tutti indossavano i loro abiti migliori e facevano sfoggio di ori e gioielli. Tra broccati e sete, quello che indossava gli abiti più preziosi e che risultava più elegante, con la sua altezza e con la sua pelliccia di pelo bianco, era senza dubbio re Galehaut.

Tra le dame della corte invece si muoveva ser Gawain, in un bell’abito verde scuro. Tutti sapevano che era il favorito di tutte le dame della corte, per via della sua gentilezza e cortesia. Naturalmente dopo Lancillotto ma, ora il cavaliere del lago non c’era quindi… Faticò a districarsi da loro per andare incontro al fratello.

Scivolò tra le signore e si avvicinò al fianco di Mordred.

Disinvoltamente, come stesse parlando del tempo, gli disse: «Ti devo parlare Mordred. In privato…»

Senza apparire turbato, il fratello annuì e lanciò un’occhiata a Galahad.

Il ragazzino francese capì anche senza parole. «Resto io qui» rispose; e Gawain vide qualcosa che lo lasciò assai perplesso.

Mordred allungò una mano e gli sfiorò un braccio, delicatamente. Un’intesa. A dopo sembrava voler dire, e Galahad gli sorrise.

Gawain lanciò uno sguardo al re dei giganti poi, ignorandolo, decise di seguire il fratello.

***

Galahad rimase a parlare tra i cavalieri e i diplomatici, per lungo, tempo da solo. Il gruppo francese lo circondò amorevolmente fin quando ser Lamorak non gli bisbigliò: «Nobile Galahad lasciate che vi accompagni da qualcuno che vuole parlare con voi»

Il figlio di Lancillotto alzò gli occhi in quelli del francese ed annuì senza timore. Voltandosi verso ser Bedivere, al suo fianco, gli chiese di scusarsi con gli ospiti e che sarebbe tornato subito.

Bedivere annuì e lo osservò uscire dalla sala tonda. Con un gesto della mano chiamò a sé due valletti e gli bisbigliò qualcosa in un orecchio; questi obbedirono correndo via mentre il connestabile assumeva un’espressione accigliata.

***

 

   
 
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