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Autore: ailinon    31/05/2011    2 recensioni
Se avete letto "Lex", e trovate che quella sia la vera fine delle leggende arturiane, ebbene ecco cosa successe alla corte di Camelot, mentre il prode Lancillotto e il grande re Artù, erano spariti nel nulla...
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Bedivere, Gawain, Kai, Mordred
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Lex'
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CAPITOLO 22 – MORGAUSE

CAPITOLO 22 – MORGAUSE

 

Il giovane Galahad accolse l’invito di ser Lamorak con incosciente innocenza, ed entrò nella stanza che il francese gli indicava. Dovevano essere le stanze private di qualche dama perché vi erano degli arazzi garbati ed eleganti con scene cortesi.

Rimase senza parole quando la sua ospite lo salutò, andandogli incontro: «Buonasera, ser Galahad. Sono così lieta che siate voluto venire qui»

 «Regina Morgause. L’onore è mio» commentò Galahad, a disagio, senza però scordare la cortesia: «Ma… Se volevate parlarmi, credo che le vostre stanze private non siano il luogo più adatto…»

Lei finse di cadere dalle nuvole: «Cosa volete dire? Che non è decoroso per una vecchia madre accogliere l’amico di suo figlio?»

Galahad tentennò, specialmente davanti alla parola vecchia per definire Morgause. Non aveva idea di quanti anni avesse ma, sembrava tutto eccetto che una vecchia madre premurosa. Non sembrava neppure una madre mentre mesceva due calici dorati chinandosi con un corpo ancora flessuoso come un giunco.

«Il caro ser Lamorak dice che siete diventati buoni compagni, con quel disgraziato di mio figlio Mordred… Vino?»

Ricordando I timori del compagno riguardo sua madre, declinò; «Grazie mia signora ma non amo bere»

 «Oh che peccato. Ma prego, sedete vicino a me e parliamo un attimo di… Mordred, volete?» chiese lei, invitandolo a sedersi.

Per non essere sgarbato, Galahad accettò, e si accomodò davanti alla regina, stando bene attento a non pestare il velluto bordeaux della gonna della signora.

Morgause si sedette compostamente quasi accanto a lui, mettendo bene in mostra la sua scollatura generosa e sbattendo le lunghe ciglia, fulve come quelle di Gawain.

Allungando una mano, sfiorò il braccio di Galahad con la punta delle dita, proprio dove era celata la benda.

Il figlio di Lancillotto sussultò e la donna sorrise seducente, lasciandosi cadere i capelli rossi dalle spalle scoperte: «Siete stato ferito vero?»

 «Come sapete?...»

Lei sorrise come se la cosa per lei fosse ovvia e poi gli prese il braccio: «Sono una figlia di Avalon… Via, lasciate che vi ponga dell’unguento per guarire più velocemente»

 «Io… Non c’è bisogno; sono già stato curato madame»

Lei lo ignorò scuotendo il capo e scoprendogli il braccio: «Lasciatemi fare, caro Galahad. Così sulla vostra bella pelle candida non resteranno cicatrici…Una così bella pelle» bisbigliò, accarezzandogli gli avambracci del color dell’alabastro, con il tocco delicato dei polpastrelli.

Lui arrossì quando lei poi tolse dalla scollatura, una fialetta legata a una catena d’oro.

Spaventato dallo sguardo languido che lei gli lanciò mentre toglieva quella crema bianca dalla fiala, passandosela tra le dita, lui protestò ancora: «No signora vi prego. Grazie ma, davvero non serve»

 «Non abbiate paura» sussurrò lei suadente, spalmandogli l’unguento sul braccio: «Vedrete che vi piacerà il suo effetto…»

Lui decise che ne aveva abbastanza. Tentò di alzarsi per scoprire però che gli mancava la forza per togliere il braccio dalle mani di Morgause.

Sentiva tutti i muscoli intorpiditi e le gambe divennero improvvisamente molli.

Spaventato lui guardò Morgause a occhi sgranati. Lei lo ignorò, proseguendo a spalmargli l’unguento su tutta la pelle, e sulla ferita, sorridendo subdolamente. «Vi hanno mai detto quanto siete bello… Galahad? Non trovate che saremmo una splendida coppia io e voi?» e gli accarezzò i capelli, scostandogli una ciocca bionda dalla fronte: «Insieme uniremmo la corona inglese e francese…»

 «Che… Dite, signora?» tentò di parlare lui, scoprendo che era più un biascicare.

Lei gli disegnò una guancia, con le dita unte dell’unguento della fiala.

Galahad tentò di allontanarla ma riuscì solo a girare appena il capo. Si sentiva debole e al contempo avvertì un improvviso bruciare al petto e in tutte le membra. Un avvampare come quando Mordred lo baciava. «Che mi avete dato?... Dio mio…» mormorò: «Dio mio…»

Distrattamente soddisfatta, Morgause prese a giocare con i suoi capelli, accarezzandogli i capelli: «Non sai quale onore sarà per te, unirti a me» sorrise: «Ho sempre avuto amanti giovani, come il caro Lamorak ma, certo non più giovani dei miei figli. Sarà divertente testarti» si chinò, tentando di baciarlo, ma lui rantolò, scansandola e piegandosi in avanti. Il fiato gli mancava e  si sentiva bruciare dentro al corpo, come fosse caduto all’inferno.

«Lasciati andare bambino, sarà tutto più facile…» proseguì suadente ma lui si oppose ancora. Infastidita da quelle resistenze, lei ringhiò, spingendolo indietro.

Galahad non ebbe la forza per sostenersi e rovinò a terra con la sedia stessa su cui stava; la regina delle Orcadi si alzò, indignata: «Se credete che qualcuno vi possa salvare, sbagliate! Lamorak è astuto. Non ha detto a nessuno da chi vi conduceva, e inoltre… E’ il mio amante. Obbedisce a tutto quello che gli ordino» ammise compiaciuta, mentre Galahad si contorceva sul pavimento davanti a lei, tenendosi il petto.

Morgause si piegò in avanti e, lentamente, prese a slacciarsi l’abito, lasciandolo scivolare ai suoi piedi. Restò solo con una candida sottoveste di seta preziosa. Ancheggiò chinandosi sul francese, e gli rivelò la sua idea: «Vedete?... Siete già eccitato» mormorò, insinuandogli una mano sul tessuto della calzamaglia.

Il ragazzo scalciò, tentando si allontanarla ma, era ormai inerme.

«Quando saremo uniti, il vostro caro onore non vi permetterà di scacciarmi e allora mi prenderete come moglie perchè…. Tu mi hai desiderata e posseduta, Galahad figlio di Lancillotto»

Allibito lui serrò gli occhi mentre lei armeggiava nei suoi indumenti per spogliarlo, salendogli a carponi addosso.

Ormai Galahad sentiva che il suo corpo non rispondeva più a lui ma solo ai comandi di quella… Strega.

Mordred aveva ragione. Era una strega!

E che Iddio avesse pietà di lui, era cascato nella sua trappola come un tonto.

Lentamente unì le mani al petto mentre le lacrime gli rigavano le guance.

Il peccato. Ecco cos’era.

Lei gli sfilò la tunica e prese a baciarlo mentre lui mormorava: «Padre nostro… Che sei nei cieli… Sia santificato il tuo nome…»

Stupefatta morgause alzò il capo, sentendo quelle parole, e reagì come una leonessa ferita.

Rovesciò indietro la chioma fulva, snudò i denti e ringhiò: «Non osare pregare mentre vieni a letto con me, ragazzino! Specialmente non il tuo inetto Dio morto!» e con un colpo gli afferrò il piccolo crocefisso che portava al collo, cercando di strappare la sua cordicella di cuoio.

Incredibilmente la stringa non cedette alla sua rabbia, malgrado lei tirasse e ringhiasse. Iraconda, infine desistette ma solo per urlare: «Tu sei mio! E sarai il mio re, perché io te lo ordino! E avremo nuovi figli meno tonti di quelli che ho ora, che governeranno sulla Britannia dopo che mi sarò liberata dai primi idioti»

«…E non ci indurre in tentazione… Ma liberaci dal male…» proseguì imperterrito Galahad, sentendosi lacerato nell’animo.

Quella strega voleva lui e voleva anche uccidere il suo Mordred…

Morgause si strusciò contro di lui, decidendo di fermare tutte le sue parole, insinuandogli una mano sotto la stoffa dei mutandoni intimi.

Galahad si inarcò per effetto del filtro che la donna gli aveva dato e piegò il capo, mordendosi le labbra per non gemere.

Che Dio lo aiutasse, pensò, perché avrebbe preferito morire che soggiacere alla libidine di quella donna.

 «Sei stato tu a volerlo… Ricordalo» gli sibilò lei, tentatrice, posandogli le labbra sul viso, in cerca della sua bocca.

Fu a quel punto che la porta della stanza cedette con uno schianto, e Kay insieme a Mordred, Gawain e Galehaut, irruppero nelle sue stanze.

«Madre! Allontanati subito da lui!» ringhiò Mordred comprendendo subito la situazione e snudando la spada verso la regina.

Gli occhi blu che dardeggiavano come un mare in tempesta.

Morgause li guardò disinvoltamente, valutando quanto potevano essere pericolosi.

 «Allontanati madre o ti sbudello come una cagna rognosa» ripetè Mordred, avanzando nella stanza. La lama tesa all’altezza del collo della madre. La voce fredda come ghiaccio.

Gawain e Kay lo seguirono, mentre Galehaut restava a controllare la porta.

Lentamente la regina delle Orcadi arretrò e si alzò, lasciando esposto il corpo semivestito di Galahad.

Il ragazzino ancora si torceva piano ma, quando vide Mordred, tentò di porgergli le braccia in una richiesta di aiuto.

Forse il Signore l’aveva davvero mandato in suo soccorso.

Senza pensare Mordred si lanciò verso di lui: «Galahad!» ansimò, mentre Morgause sibilava: «Eccolo! Il prode salvatore! L’inutile reggente di Camelot!» rise selvaggiamente: «Sei una delusione. Tutti i miei figli sono una delusione!» e indicò anche Gawain: «Avreste potuto essere re, ed invece, eccovi a mendicare quanto vi spetta di diritto!» e li indicò altera come una pazza, vestita solo dalla sua sottoveste bianca.

Galehaut, dietro di loro, ne fu molto impressionato. «Sono tutte così le donne inglesi?» domandò ad alta voce.

Mordred intanto si era chinato su Galahad e l’aveva stretto fra le braccia.

Il ragazzino si era piegato inerte al suo tocco malgrado gli occhi disperati e il corpo che sussultava come scosso da febbre.

 «Che gli hai fatto, madre?!» ringhiò Mordred, coprendo Galahad con il suo mantello mentre la regina disarmata era tenuta lontana dalle spade di Gawain e Kay.

Lei rise allegra: «Nulla di più di quel che voleva»

 «E’ un filtro vero?... L’estratto dalle mele dell’isola di vetro»

Alla faccia sorpresa di Morgause, lui le fece un ghigno terribile: «Non solo tu, madre, hai i poteri di Avalon» e prendendo Galahad fra le braccia, lo alzò da terra.

«Sta tranquillo. Ora è finita.» lo rassicurò, poi aggiunse ad alta voce: «Anche nei maschi a volte, si ritrova il potere. E tu sai bene che allora essi sono più forti delle donne» E dichiarato ciò fece per andarsene.

«Kay rinchiudila qui e bada che non lasci le sue stanze» ordinò.

Sgomenta e rabbiosa, Morgause lo osservò voltarle la schiena, portandosi via la sua preda. Sputò: «Maledetto  tu sia, Mordred figlio di Artù, perché tu sprechi il sangue potente di Avalon nel mendicare un trono che è tuo per diritto. E molti altri troni che ti spettano! E tra di essi il più potente!...»

Mordred non l’ascoltò, e non si voltò, osservando solo gli occhi di Galahad, chiudersi mentre lo stringeva al petto.

Morgause vide la sua schiena allontanarsi e, furibonda e ignorata, trasse uno spillone dai capelli e si lanciò verso il figlio.

 «Muori maledetto cane!» urlò.

Fu il gesto di un attimo. Gawain sguainò la spada per difendere il fratello, eseguendo un taglio netto nell’aria, mentre un pugnale vichingo attraversava la stanza, volando dritto nel cuore della donna.

La testa di Morgause rotolò via, sul pavimento, mentre dal corpo schizzava sangue scuro sull’arazzo, prima che il corpo cadesse a terra sobbalzando.

Atterriti gli uomini osservarono la testa rossa rotolare fino a un angolo della stanza.

Mordred si voltò, guardò il viso sconvolto di Gawain e Kay, poi Galehaut che l’aveva difeso.

Muto, ringraziò con un cenno del capo.

Infine disse: «Chiudete la porta. Penseremo poi alle conseguenze di questo» e si voltò andandosene.

Galehaut guardò il suo compagno, sconvolto, e si piantò le mani sui fianchi: «Sai che… Non sono più sicuro di voler fare parte della vostra così bella famigliola?»

***

 

   
 
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