Star Wars, Anakin Skywalker, Obi-wan Kenobi, Yoda, Padmé Amidala, Luke Skywalker, Leia Organa Skywalker, Han Solo e tutti gli altri personaggi sono © di George Lucas, LucasFilms Ltd e Twentieth Century Fox. Questa fanfiction è stata scritta per puro diletto, senza alcun fine di lucro. Nessuna violazione al copyright si ritiene, pertanto, intesa.
_ :*: FRAMMENTI D’ANIMA :*: __
__ :*: Parte VI – Il ritorno dello Jedi :*: __
By Aresian.
PREMESSA: Questa fanfiction si presenta come una sorta di sequenza d’episodi, tutti collegati ai sei film di Star Wars, in un modo o nell’altro, i cui riferimenti troverete debitamente citati in calce.
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Le lightsaber ad inseguirsi e scontrarsi, sibilando e
scintillando nella semi-oscurità di quella stanza. Avvertiva, Vader, che il
giovane stava trattenendo la propria potenza, come timoroso di affondare i
colpi. Perché? Non voleva la sua pietà, non ne aveva bisogno. Tentò di
affondare un colpo ma si ritrovò a fare i conti con la precisa reazione del ragazzo
che, con quasi irrisoria facilità, non solo lo respinse ma lo allontanò
violentemente, facendolo precipitare ai piedi della scalinata metallica, mentre
la risata diabolica di Palpatine gli giungeva alle orecchie, amplificata dal
casco nero che indossava. Quando levò il viso verso il figlio lo vide
rinfoderare la lightsaber, una espressione di dispiacere e pentimento per quel
gesto, per quell’infierire che non gli era proprio.
“Non ti combatterò, padre”.
^Non puoi evitarlo, Luke. Non sei abbastanza potente per
battere l’Imperatore, io lo so. O mi abbatti e ti schieri al suo fianco o ti
annienterà, figlio mio^ pensò Vader rimettendosi in piedi, ma fu altro che
fuoriuscì dalle sue labbra mentre si avvicinava lentamente a lui, la lightsaber
rosso sangue attiva e… letale.
“Sei incauto… ad abbassare la guardia!” prima di
affondare il colpo, percependo all’istante la reattività del ragazzo, il vigore
della “Forza” che scorreva in lui. Con un balzo felino, lo vide sottrarsi
nuovamente al duello. Balzare sulla passerella superiore e studiare il suo
sembiante, cupo come la morte che per anni gli aveva fatto da silente compagna,
la stessa che aveva dispensato impunemente per tutta la Galassia obbedendo agli
ordini di Palpatine, al Sith che dominava ormai la sua esistenza.
“I tuoi pensieri ti tradiscono, padre. Avverto il
conflitto che è in te. Il bene che è in te”.
Darth Vader, la lightsaber stretta rigidamente tra
entrambe le mani, come ultima ancora per non sprofondare ancor di più
nell’abisso. Il disperato tentativo, bisogno, di celare a Palpatine il
conflitto che lo dilaniava, per nascondere al suo Signore e padrone i suoi
propri intenti, giacchè ancora, lo percepiva, non aveva indovinato nulla dei
suoi pensieri, troppo concentrato a trascinare nell’oscurità Luke egli ora era.
“Non c’è nessun conflitto” negare,
era l’unica possibiltà, scelta, che avesse. Finchè Luke avesse avuto pena,
pietà per il suo destino, non avrebbe mai affondato i colpi, non avrebbe mai
acquisito il potere per distruggere Palpatine, solo un Sith poteva distruggere
un altro Sith, era inevitabile…
“Non ti combatterò padre”.
“Se non lo farai subirai il tuo destino” e detto
questo gli scagliò contro la lightsaber.^Devi combattere, figlio mio. Non hai scelta. E’ per
questo che Obi-Wan ti ha mandato da me^ nuova e insinuante consapevolezza a
farsi strada in lui. Per questo si era lasciato abbattere dalla sua lightsaber,
quel giorno, innanzi agli occhi spauriti del giovane, per prepararlo al compito
che lo aspettava. Ma si sbagliava il vecchio maestro, i poteri di un Jedi non
possono competere con il “lato oscuro” della Forza. Aveva mandato il ragazzo a
morire, null’altro. Lui, ora, avrebbe completato la sua istruzione, donandogli
il potere che solo gli avrebbe permesso di sopravvivere. Non c’era modo di
resistere alla “tentazione” del “lato oscuro”, dell’Imperatore, il suo potere
era troppo vasto, troppo labile il confine tra bene e male da non saperlo mai
distinguere con chiarezza. A tutto questo pensava Darth Vader mentre,
nell’ombra cupa e opprimente di quella stanza satura del potere malefico del
Signore dei Sith che sogghignava, lo sapeva pur senza vederlo, alle sue spalle,
cercava il figlio che, ostinatamente rifiutava il duello con lui.
“Non puoi nasconderti in eterno, Luke. Devi affrontare il
tuo destino. E’ inevitabile” lo invitò ancora, percependo distintamente i suoi
pensieri che gli penetravano la mente con una intensità incredibile. Poteva
“vivere” ciò che viveva lui….
“Non ti combatterò, padre”.
Era poco più di un sussurro, ma a Vader giunse con la
stessa intensità di un grido disperato. Soffriva Luke, soffriva perché si
sentiva messo con le spalle al muro, incapace di salvare gli amici su Endor e
sulle navi ribelli, incapace di distruggere Palpatine e sempre più consapevole
di essere sull’orlo del fallimento con lui, che per primo avrebbe voluto,
invece, salvare. Poi avvertì quel ricordo, quel sentimento più profondo e
lacerante nell’animo del giovane…
“I tuoi pensieri ti tradiscono, Luke. I tuoi sentimenti
per i tuoi amici sono molto forti, in ispecie per … tua sorella!!!!”.
Come una folgore lo colpì quella consapevolezza. Un altro
figlio, una femmina…Forse non tutto era perduto, forse, se avesse fallito con
Luke, lei avrebbe potuto…
“Così hai una sorella gemella. Obi-Wan ha fatto bene a nasconderla
a me. Ora, il suo fallimento è completo”.
Neanche quella provocazione parve squoterlo. Non c’era più
tempo. Doveva indurre il figlio allo scontro decisivo, adesso, o sarebbe stato
troppo tardi, per tutti.
“Se tu non passerai al lato oscuro, allora, forse lei lo
farà”.
“NOO!!!!!!!”Quell’urlo quasi disumano sfuggito alle labbra del
giovane, aveva trovato la corda che vibrava più profondamente nella sua anima,
il suo punto debole, finalmente.
Lo vide avventarsi, la lightsaber verde, il colore che taluni
stolti definivano della speranza, contro di lui con un impeto e una violenza
omicidi. Avvertì, Vader, la soddisfazione di Palpatine, che aveva intravvisto
ormai la nascita del nuovo apprendista e la morte del vecchio e ormai inutile
fantoccio raccolto su Mustafar. Avvertì anche il sordo rancore di Luke, che in
pochi istanti aveva spazzato via da lui l’affetto figliale, per indurlo ora ad
attaccarlo con livida rabbia e desiderio di vendetta. La violenza dei suoi
colpi era l’emblema stesso del potere del “lato oscuro” della “Forza”. Tra
pochi istanti avrebbe incontrato la morte, forse la nera signora avrebbe dato
ristoro, con un cupo velo nero immemore ai suoi tormenti, forse… Sospinto
violentemente lungo la stretta passerella di ferro, sospesa su un baratro di
cui non se ne vedeva il fondo, Darth Vader si sentì sull’orlo della fine. I
suoi poteri parevano nulla innanzi a quelli del giovane figlio, gli arti
artificiali un’impaccio, un impedimento, come mai prima di allora erano stati,
e si ritrovò al suolo, privo di ogni difesa, mentre la lightsaber del figlio
falcidiava, senza pietà, la sua mano destra, artificiale. Una mano che umana
più non era ancor prima che egli divenisse Vader, una mano che un altro Sith
aveva reciso con altrettanta violenza… Un rantolo sommesso sfuggì dalla sua
maschera nera, mentre attendeva, sconfitto, l’inevitabile…
Il volto di Luke era una maschera d’odio e, per un
brevissimo istante, provò dolore nel vedere nei suoi occhi non più quella luce
di speranza ma una cupa disperazione. Poi giunse la risata sguaiata e
sgradevole di Palpatine. Come aveva potuto, per anni, credere che quell’uomo
potesse essere l’emblema di un padre, di un uomo saggio è giusto? Un tale
stolto era stato?
“Bene… Bene. La rabbia ti ha reso potente. Ora compi il
tuo destino. Uccidi tuo padre e prendi il suo posto al mio fianco”.
Vader sollevò leggermente il capo, stanco e spossato privo
ormai di quell’energia che l’odio aveva alimentato in una continua e perenne
fornace per anni. Giacchè non gli riusciva di provare odio per Luke…
^Finiscimi, figlio mio. E’ l’unica via^ pensò, cercando il
suo volto, desideroso che quello fosse l’ultimo ricordo prima dell’oblio
eterno. Lo vide stupito, sorpreso, fissare l’arto leso e la propria mano,
guantata di nero, la stessa che lui, su Bespin gli aveva amputato. Vide gli
occhi del giovane perdere la patina di oscurità che li aveva pervasi e
ridivenire chiari e cristallini. Sgomento si rese conto che il giovane stava
disattivando la lightsaber e la gettava lontano da sé, come a ripugnare con
quel gesto l’abominio appena commesso nell’aver osato levare la mano contro il
proprio padre.
“No, mai. Non passerò mai al “lato ocuro”. Avete fallito,
Altezza. Sono uno Jedi, come mio padre prima di me.”
Quanta fierezza e convinzione in quelle parole. Com’era
possibile che Luke fosse riuscito a resistere alla tentazione, eppure sapeva il
ragazzo cosa c’era in gioco. La sua stessa vita e quella di tutti i suoi amici.
Non era possibile. Con quel gesto, egli condannava tutti i suoi amici… Perché?
Mentre cercava di rimettersi in piedi, la vista annebbiata
per la debolezza che lo pervadeva, Vader percepì indistintamente il dialogo tra
Palpatine e il figlio, l’unica cosa che comprese, senza ombra di dubbio, era
che Palpatine aveva deciso di uccidere il ragazzo. Percepì il suo intento, un
istante prima che la scarica malefica di energia, la quint’essenza del “lato
oscuro”, venisse scagliata contro il corpo inerme del figlio. Non poteva Luke
resistere a tale malefico e distruttivo potere, troppo deboli le facoltà di un
Jedi per tenere testa a tale manifestazione di energia. Vide il figlio
contorcersi al suolo, rantolante per la violenza insopportabile del dolore. Le
membra contrarsi in spasmi atroci e dolorosi. Darth Vader, lo sguardo cha
passava dal figlio all’Imperatore avvertì una stranissima sensazione di
distacco. Era come se tutto ciò che stava accadendo innanzi ai suoi occhi non
avesse alcuna importanza. Non era su quello che i suoi ricordi, le sue
percezioni erano concentrate. Aveva sperimentato quel potere sulla sua stessa
pelle, tanti anni addietro. A scaglierglielo contro, con ferocia non pari a
quella che ora vedeva negli occhi, iniettati di sangue, di Palpatine, era stato
il Conte Dooku…
“Padre, ti prego…!!!” quel rantolo sommesso.
Quell’appello disperato, la mano tesa a cercare LUI… quell’Anakin Skywalker che
solo avrebbe potuto salvarlo…
*Tu non sei un assassino Anakin, non ti rendi conto di
quello che stai dicendo. Io non ti riconosco più…*.
^Padmé…^ un pensiero che lo travolse, l’aveva uccisa lui,
come aveva potuto. Era la persona che amava di più al mondo… e gli aveva tolto
la vita. Che il suo amore fosse solo distruzione? Eppure Luke amava i suoi
amici, amava sua sorella… Perché?
“Aiutami”.
Ancora quell’appello, ancora quell’invocazione, mentre
negli occhi pieni di dolore del giovane la luce della vita lentamente andava
estinguendosi.
*Eri come un fratello per me. Ti volevo bene. Tu eri il
Prescelto, colui che avrebbe portato l’equilibrio nella Forza. Era scritto che
avresti sconfitto i Sith non che ti saresti unito ad essi…*.
^Obi-Wan….. Il mio amore uccide… Perché?^.
Incurante, inconsapevole, del travaglio interiore del suo
adepto, del fedele cagnolino che per ventidue anni lo aveva servito assiduo ed
ossequioso, Palpatine si preparò a dare il colpo di grazia all’avversario,
assaporando sino all’ultimo la soddisfazione di uccidere l’ultimo degli Jedi.
La vittoria completa ed assoluta su di essi. Morto quel ragazzo più nulla
sarebbe rimasto di loro, neanche il ricordo.
“Ed ora, mio giovane Skywalker. Tu morirai”.
A quelle parole, Vader si riscosse dalle riflessioni che
lo stavano pervadendo. Gli occhi, oltre la maschera nera, inchiodati sul corpo
sofferente del figlio, mentre Palpatine lanciava l’ultimo attacco. I gemiti
sempre più sommessi di Luke a penetrargli nell’anima… Un’altra immagine ad
apparire agli occhi della memoria. L’immagine di Lei…
*Ani, mio piccolo Ani. Come sei cresciuto… Tua madre è
tanto orgogliosa di te…. Ora, mi sento completa!*
^Madre…^
Finalmente era giunto a comprendere la radice del suo
malessere, della sua rabbia… Quel dolore, riemerso in fondo all’anima… Ora,
lui, poteva davvero restare a guardare inerte Palpatine uccidere suo figlio?
Era questo che lui voleva? Servire l’oscurità sino a distruggere ancora ciò che
amava, il sangue del suo stesso sangue?
^No. Non avrai mio figlio. Non
ti prenderai la sua vita, ne ora ne mai!^.
Con tutte le forze
che gli erano rimaste in corpo sollevò, con prepotenza, quello deformato, dal
suo stesso malefico potere, dell’Imperatore levandolo oltre la propria testa.
Avvertì distintamente la sua sorpresa, e subitamente la rabbia nel percepire in
lui l’intento di estirpare alla radice ciò che rimaneva di un ordine votato al
male, votato ad un’oscurità falsamente accecante di potere e gloria. Sotto lo
sguardo allibito di Luke, i due Sith ingaggiarono l’ultimo loro duello.
^Come osi?!^
Quell’adirata accusa la percepì attraverso la “Forza”,
attreverso le scariche d’energia che ora, folle di rabbia, Darth Sidious
riversava su entrambi.
^Non controlli più il mio destino, Palpatine. Avrei dovuto
distruggerti anni fa, nella Sala del Senato. Se solo lo avessi fatto chi amavo
sarebbe ancora in vita, ma non commetterò lo stesso errore una seconda volta.
Luke ha detto bene, hai fallito, Altezza. Io sono uno Jedi, Anakin Skywalker, e
come tale ti distruggerò”^.
“NOOOO!!!!” l’urlo raggelante, furibondo ed impotente di
Palpatine, mentre il sembiante di Vader lo scagliava oltre il parapetto. L’urlo
della sconfitta, al fine conosciuta, nel momento in cui era convinto di
assaporare la vittoria più completa… poi la sua esplosione e la fine
dell’ultimo dei Sith.
- continua -
NOTA D’AUTRICE: Basato sugli avvenimenti dell’Episodio VI – Il ritorno dello Jedi. Le frasi in corsivo sono estrapolate direttamente dai dialoghi del film, anche se non necessariamente riportate parola per parola, e pertanto non sono frutto della mia fantasia ma della creatività dello sceneggiatore. Le frasi racchiuse tra gli asterischi, invece, sono estrapolate dai films del Prequel e precisamente da “L’attacco dei Cloni” e “La vendetta dei Sith”. Ovviamente non c’è molta “originalità” nella scelta di questo titolo, semplicemente ritengo che si sposi alla perfezione con gli accadimenti della storia e della mia fanfictions.