Personaggi: Alessandro (Alex, Xandre, Aquila) e Efestione (Phai, pantera)
Contesto: Fra i banchi di scuola, nella cameretta, in giro per la città, Milano fa da sfondo, ma potrebbe essere qualsiasi città, ai giorni nostri.
Generi: Commedia, Romantico, Sentimentale, un po' Introspettivo, ma sicuramente coinvolgente e a Lieto Fine!!!
Rating: Verde
Avvertimenti: One-shot, Slash, Yaoi
Introduzione/Presentazione: Un'amicizia, un'intesa, un sodalizio di anime che crescono, maturano e vivono insieme... tanto da doversi unire per sentirsi complete e assolute. Alex e Phai, i protagonisti, la vicinda è la più banale del mondo, da amici ad amanti il passo è breve.
La storia è autoconclusiva, è un originale, quindi vicende e personaggi sono tutti miei! La scuola semidescritta è l'istituto che frequentavo alcuni anni fa, e una volta ho visto davvero una limo, non era lunghissima e nera, era bianca più piccola. Alex e Phai fanno parte di un gruppo di personaggi creati per una storia maggiore, molto più lunga e complessa, quindi sono molto affezionata e gelosa di loro due.
Raiting: PG
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COMPAGNO...
Oggi è la giornata più noiosa mai trascorsa in queste quattro mura. Fuori, l’atmosfera lugubre di una Milano uggiosa e dentro, le facce assonnate e intorpidite dei miei compagni non danno un gran sostentamento, qualche chiacchiera, rimprovero o battute poco ironiche di solito fanno evitare di sprofondare completamente nel banco. Solo passate solo due ore dall’inizio delle lezioni, ma la noia è già scesa su tutti noi, sembra che nessuno riesca a liberarsi da questa maglia sottile, invisibile, ma grave come un macigno. La sfortuna vuole che oggi il mio compagno di banco non c’è, credo sia a letto con 40 di febbre, e il mio migliore amico sembra essersi dileguato, lo avevo intravisto all’entrata, nel cortile della scuola, una volta salite le scale per arrivare in classe è sparito. Non che questa situazione mi desti troppa preoccupazione, è un ragazzo di 19 anni, in gamba che sa badare a se, è cintura marrone di judo, prossimo alla nera, faceva palestra, è allenato e sa districarsi da qualsiasi situazione. Sono stranito dalla situazione perché di solito il mio migliore amico salta solo i giorni con più ore e solo in situazioni particolari, ovvero quando c'è una bella ragazza disposta a bighellonare con lui e a passare del tempo, a fare attività piacevole, per così dire. Il problema è che proprio ieri mi ha chiamato, dopo un paio di minuti a dir cavolate, si ferma prende un bel respiro e mi dice "Ho lasciato l’arpia e ho deciso che per un po' non voglio avere a che fare con le donne”.
Con questo dubbio ora me ne sto spaparanzato sul banco, il prof che ora è in classe ha perso le speranze con la maggior parte della classe. Io sono “Mister diligente” sono il più “secchione” qui dentro, sono un tipo a posto, preciso, ordinato e silenzioso. Il professore è occupato a calmare due ragazzi che continuano a lanciarsi palline di carte, sempre se prima riesce a far smettere quelle due che stano fumando, io come sempre non faccio la differenza se dormo o meno. Sono calmo, ma non ho ne gli occhiali ne l’aria da super genio, sono un po' imbranato, qualcuno dice che è per questo che alcune ragazze si invaghiscono di me, mi vedono come un cucciolo bisognoso di coccole.
E' esilarante vedere che poi ognuna di quelle ragazze, dopo che io presento loro il mio migliore amico, dimenticano completamente me e la mia aria da cucciolo e si avvinghiano (anche letteralmente) al teppista, scapigliato e un po’ stronzo del mio amico. Obiettivamente devo ammettere che è bello, anche se io non mi intendo di questo argomento, ma certe cose sono palesi. Lui non è il classico belloccio, non veste sempre all'ultima moda, ne i capelli sempre ingellati e ordinati, ma ha uno charme tutto suo. I lunghi capelli biondi che per ragioni di sport ultimamente sono corti, incorniciano un viso dai lineamenti forti, marcati ma mai duri. La fossetta sul mento, la fronte larga al punto giusto e la guance leggermente paffute sugli zigomi gli donano un espressione senza tempo. Il suo viso è un misto tra oriente e occidente. Capelli chiari, occhi blu intensi e una struttura fisica slanciata. Ma anche la carnagione tipica del mediterraneo, ampie spalle, grande prestanza fisica e un magnifico taglio degli occhi leggermente schiacciato e allungato ai lati, che gli conferisce un tocco asiatico. Un mix travolgente che affascina, intriga, e nella mie compagne di classe fa breccia nei cuori. È logico che nel vedere che nessuna sta bisbigliando indicando una certa persona, niente bigliettini di carta in giro per la classe, e nessuna che mi chiede se per caso posso dargli il numero del mio amico, è palese pensare che è proprio evidente che non c’è “lui”. Sorrido appena, come possono due persone così diverse essere amiche? Io spesso schivo, riservato, ma dolce e paziente che riesce sempre a dire qualcosa anche nei momenti peggiori, ma che al minimo accennare di situazione imbarazzante arrossisce. Sono timido e taciturno per la maggior parte del tempo, non mi piace la confusione, odio ballare, diciamo pure che non sono amante del contatto fisico, sono un tipo da libri e video games, che guarda il mondo attraverso il filtro della propria insicurezza.
Lui invece è quasi esattamente il mio contrario: è il classico esempio dell’animale da festa, casinista, pronto sempre a far caciara, spiritoso e ironico. Ma non solo, irruente e intollerante, raramente riesce a confrontarsi con gli altri senza insultare o farsi insultare, non si imbarazza per nulla, l’episodio per antonomasia: ha guardato un film hard mentre i suoi stavano discutendo nella stanza accanto. È davvero spregiudicato, non ha pudore, parla con chiunque e fa conoscenza in cinque minuti, adora il baccano, fa il Dj in una nota discoteca milanese tre volte a settimana ed è un discreto ballerino di Hip Pop. Dopo queste descrizioni sembra impossibile un’amicizia tra loro, e forse in altra situazione sarebbe stato così. Ma la nostra storia s’intreccia nell’età infantile. Potremmo dire che siamo come fratelli. Beh c’è chi ci definirebbe una vecchia coppia sposata. Terminiamo le frasi dell’altro, a volte quando uno sta per chiedere qualcosa a l’altro quest’ultimo lo intuisce prima e risponde, senza la domanda, un solo sguardo ci fa intendere molto.
I miei pensieri sono catalizzati su di lui oggi, sarà perché in questo momento la classe è più silenziosa del solito, fin troppo anche per me, oppure perché non ci sono materie che mi interessano oggi, o solamente perché tra clima, noia e la solita vecchia Milano le prospettive per la giornata mi sembrano davvero piatte, e così m’imbarco in uno dei miei soliti film, cerco un mistero da risolvere. In questo momento c’è lezione d’inglese, la prof si sta dedicando a correggere i nostri compiti in classe di settimana scorsa, dato che dopo aver provato a interrogare tre dei miei compagni ha dovuto desistere, l’ora dopo dovrebbe esserci educazione fisica, insomma sono venuto a scuola solo per non avere un’assenza in più sul libretto. Mi guardo intorno notando che è iniziata la terza ora da soli dieci minuti. Ci sono molti banchi vuoti, forse Alex ha la febbre. Alex, il mio amico, migliore amico, direi unico.
E io... io sono Phai, il nome non è inglese, neanche francese, non pachistano ne iracheno. È di origine Greca, per l’esattezza. Io sono italiano a tutti gli effetti. Il mio nome, è strano ed ha tutta una sua storia, troppo complessa. Ho una sorella più grande, che da anni spasima per il migliore amico, la cosa mi ha sempre dato molto fastidio, ha ventitre anni, e studia all’università, manca da casa da quattro anni più o meno, eppure trova sempre modo e tempo per tornare e corteggiare Alex. I miei genitori: mia madre è sparita poco dopo la mia nascita; mio padre invece è un mito. Ha cresciuto me, mia sorella e i figli del suo migliore amico da solo. Ed è questo il nodo che intreccia la mia storia con quella di Alex. Il migliore amico di mio padre è capo di una grande industria internazione nel settore dei trasporti. Per anni ha tenuto in piedi un matrimonio fallito pochissimo tempo dopo il suo inizio, tutto stava andando a rotoli e pochi mesi dopo che mia madre se n’era andata anche sua moglie lo ha lasciato. Lei ha chiesto il divorzio e si è risposata, ma non ha voluto l’onere dell’affidamento dei figli. Dato di fatto che da piccolo in casa vivevo con tre persone in più: Alex e le sue due sorelle, la più grande ha l’età di mia sorella, la più piccola un anno in meno di me. La nostra amicizia è nata così, per la convivenza. Abbiamo smesso di abitare nella stessa casa quando io avevo otto anni cioè circa otto anni fa. Siamo rimasti molto uniti, anzi ci siamo avvicinati ancora di più. Ora che siamo adolescenti, io ho quindici anni e diciannovenne, ci vediamo in pratica quasi per 18 ore al giorno, se non parliamo dei giorni in cui si accampa a casa mia perché il padre lo ha cacciato, e in questi due mesi è capitato spesso.
Sono rientrato a casa alle 04.30, mi sono svegliato di conseguenza alle 10.00 e la stessa sera sono uscito alle 19.00 per poi rientrare alle 03.00 circa. La nostra è un’amicizia strana, particolare, unica. Quando lui ha un problema non chiama le oche che gli starnazzano intorno, ne tanto i machi, finti palestrati, che si atteggiano sempre ad amiconi.
No lui viene da me, in lacrime, con una smorfia al posto del viso, con un ghigno diabolico presagio di vendetta, sorridendo come uno scemo perché ha combinato qualche colossale cavolata, lui viene da me e si rintana.
Alcune volte lo striglio, gli dico che ha sbagliato, altre lo abbraccio e gli dico che andrà tutto bene, altre ancora gli do qualche pacca sulla spalla, per non farlo sentire compatito, ma solo compreso. E poi ci sono i suoi momenti felici, i momenti che lo fanno gioire e che lui condivide con me. Sì, siamo amici.
Bisogna subito chiarire che il mio caro vecchio amico Alex si professa, da diversi anni, un hippy dei giorni nostri, non solo un tipo new age, ma proprio un figlio dei fiori del ventunesimo secolo.
“Ciao panterina, come va? Io male. Sono in presidenza da un’ora, mio padre vuole che migliori i voti e oggi è venuto di persona. Scusa se non ti ho avvertito prima. Dopo stiamo da te?”
Rileggo una volta, due, tre. No non ho letto male. Cerco di fermare nella memoria ogni parola. Non ci credo.
Cioè ci credo perché tanto sta diventando un’abitudine.Mi volto a guardare la prof che ormai è immersa nel registro e decido di leggere il messaggino. Il mio caro amico si diverte a comportarsi in modo apertamente ambiguo e il messaggio non è da meno! No dico “panterina” “dopo stiamo da te”. Sorridendo metto via l’aggeggio e mi appresto a riaddormentarmi o meglio a perdermi di nuovo nei miei pensieri.
Stavo parlando di me e invece sono finito a lui. Sono alto circa uno e sessantasei. Peso si e no cinquantacinque chili, anche se dubito di arrivarci, come direbbe Alex sono troppo magro. Non ho grandi spalle ne' bicipiti scolpiti, ho un vita stretta e fianchi pronunciati. Il viso ha lineamenti morbidi, ancora acerbi. Non mi piace allenarmi, l’unico sport che ho praticato è stato tiro con l’arco, ma dopo una brutta stiratura ai muscoli del collo ho dovuto smettere. Crogiolandomi in pensieri vaporosi come nuvole non mi rendo condo di nulla fino a che non succede qualcosa. Non noto subito la porta aperta, chiusa e che qualcuno è entrato ed ha parlato con la professoressa, mi ridesto solo quando quel qualcuno si siede accanto a me. È un anarchico che si veste un po’ trasandato, con quella specie di sciarpa a quadrettoni sempre intorno al collo, a che serva non l’ho mai capito, i pantaloni larghi in un tessuto che non conosco, anche perché io non li ho mai portati, se indossa jeans sono rotti, stracciati con grandi tasche e quintali di spille o scritte, la stella anarchica ovunque, teschi, le foglie di “Marijuana” e cose simili. Non so se avete presente i ragazzi dei centri sociali, lui ne ha l’aspetto. Naturalmente la borsa e tutti gli accessori sono uguali a lui, le scarpe hanno stringhe colorate, per me inguardabili, spillette, slogan scritti a matita, penne, pennarelli, adesivi, anche la borsa aveva questo aspetto, se non fosse con l’aggiunta di alcuni graffiti creati da un suo amico di vecchia data. Nonostante tutto piace, e anche molto alle ragazze sue coetanee, più piccole e più grandi. Mi sento un po’ confuso perché sul banco non c’è la solita borsa verdastra con una firma nel mezzo “Aquila” bensì c’è un composto e serio zaino nero. Dalla forma è un modello sportivo, pratico certo, ma pur sempre sobrio privo di qualsiasi scritta, disegno o scarabocchio. Incuriosito alzo di più lo sguardo. Ho imparato negli anni a conoscere e riconoscere i suoi sbalzi di umore e le sue manie di grandezza. So che a volte cambia modo di vestire giusto per attirare ancora più attenzione, questa situazione infatti mi sembra una cosa molto diversa.
Accanto a me siede un ragazzo biondo, che non è assolutamente simile al mio amico, non quello che fumava canne tracannando un gin lemon dietro l’altro, o che dimenticava di essere uscito con il motorino, e tornava a casa senza, dimenticandosi poi dove lo aveva parcheggiato. Al mio fianco sede un bellissimo angelo: capelli dorati lucenti, come se fossero stati appena lavati, e non impiastrati da quintali e quintali di gel; il viso non è nascosto da alcuna bandana, capello e maschere nere spacciate per occhiali da sole. L’abbigliamento è il particolare più insolito.
Una semplice maglietta azzurro chiaro, jeans neri, cintura e scarpe bianche e un anonimo polsino. Non aveva alcuna traccia del suo look stravagante, particolari bizzarri o che volessero attrarre l’attenzione. Il mio biondo amico si è seduto nel silenzio generale della classe, ha cominciato a togliere i libri dalla borsa per poter arrivare al quaderno degli appunti e ha preso un paio di penne. Non sta prestando alcuna attenzione al resto della classe, cosa ancora più strana, lui è uno spaccone di professione, e se non si comporta da tale non si sente in pace con se stesso o almeno così mi ha sempre fatto intendere. Preso il quaderno sistema la giacca nera sulla spalliera della sedia, poi torna a voltarsi sistemando meglio la sedia sotto al banco, posizionandosi correttamente. Poi nulla, rimase in quella posizione così. Lì immobile con lo sguardo sul quaderno e il viso concentrato. E' silenzioso, fermo, quasi rigido, con il capo leggermente chino a destra. Questo particolare mi sta spaventando, Alex che rimane fermo per così tanto tempo?! Ok, è un alieno!
Da allora imparai ad aspettare, e ci sono stati i lunghi giorni di attesa dopo delle violente scazzottate con delle bande, Alex all’inizio non voleva raccontarmi nulla di ciò era accaduto, ma dopo, dopo alcuni giorni era lui a venire da me per parlare, chiedere consiglio, o anche solo per scaricarsi la coscienza. Ci sono state le liti con il padre, con la sorella o le delusioni a scuola, il mio atteggiamento è sempre stato lo stesso, attendere che fosse lui il primo a chiedere la mia attenzione e il mio aiuto. Ora mi comporto in questo modo. Mi volto di nuovo verso la porta e la osservo, come se lei mi potesse dire qualcosa su chi era appena entrato.
<< Ok, se non vuoi lascia stare non c’è problema >> ma che ha capito? Deve aver frainteso il mio gesto.
Se davvero è convinto di ciò che dice voglio punzecchiarlo un po’, almeno per ripagarmi di tutte le battutine subite negli anni per il mio continuo imbarazzarmi! L’ultima volta che l'ho fatto arrossire è stato quando gli ho detto che Selene era dolorante perché aveva le mestruazioni, capite quindi che occasioni così non ricapitano. Non è perché sono sadico, ma un paio di risate alle sue spalle me le voglio proprio fare.
Sono passati all’incirca venti minuti, sovrappensiero non ho seguito il percorso seguito dall’auto, quando ci fermiamo quasi sobbalzo. Esco riparandomi gli occhi dal sole, non mi è mai piaciuta un gran che quella rossa sfera di fuoco, io decisamente preferisco la luna. Con le palpebre leggermente chiuse inspiro l’aria finalmente pulita, siamo a pochi chilometri da Milano, è una zona residenziale composta in maggioranza da palazzi alti massimo 5 piani e villette bifamigliari o piccole cascine. Salgo sul marciapiede e osservo il palazzo, non siamo nella villa del padre, ma nell’appartamento della sorella di Alex che in questi mesi è utilizzato da tutta la famiglia, perché nelle altre proprietà ci sono lavori in corso, questi sono i pochi particolari che mi ha detto il mio amico fino ad ora.
<< EFESTIONE!! >>
Sono le 18.30 circa. Il pomeriggio è volato, tra episodi ambigui e imbarazzanti, risatine per battute inusuali e sguardi dubbiosi nei confronti di un super sorridente Xandre. Xandre, ho preso di nuovo a chiamarlo così accantonando il diminutivo Alex, chissà perché! Il mio amico diventa ogni minuto più strano, mi ha aperto la porta per uscire dallo stabile, mi ha aperto quella del negozio, ha preteso di portare lui le buste, cosa mi ha dato leggermente fastidio, e quando gliel’ho fatto presente lui ha esclamato convinto “sei mio ospite”. Sto cercando un modo per metterlo alle strette, ma il signorino è intelligente ed evita accuratamente ogni discorso dove potrebbe svelarsi. Siamo tornati nell’appartamento da pochi minuti, si è fiondato in cucina per sistemare la nostra cena, mangeremo in camera sua, cosa che prima era assolutamente vietato. Io sono sul divano e penso. Domani è sabato e abbiamo scuola dalle dieci all’una e mezza, non faremo molto, ma di assenze ne ho fatte parecchie il mese scorso; quindi possiamo fare le ore piccole oggi, nonostante questa situazione ottimale non posso fare a meno di essere in ansia, voglio sapere il perché di questa assurda giornata.
<< Ah >> scatto all’indietro e finisco addosso a qualcosa di caldo e molto consistente, due braccia mi sollevano leggermente e passando sotto le mie braccia avvolge il mio petto. Mi sta abbracciando?! La mia schiena è a contatto con il suo petto. Ma che cosa sta succedendo?!
...si avvicina ancora e chiude gli occhi e
Spalanco gli occhi, deve essere ancora ubriaco... non mi preoccupo, ora mi allontano e lo sveglio dal torpore e… Cerca di aprirmi le labbra?! Inclina il capo a destra e socchiude la sua bocca comincia a succhiare le mie labbra? Ma… ma... che? Trattengo il fiato e incapace di muovermi spero solo che questa vena di follia cessi subito. Purtroppo insiste per aver accesso alla mia bocca e inizia anche ad abbracciarmi. Una mano la posa sulla mia guancia e l’altra dietro le mia nuca. Per la miseria! Finalmente rinvengo e mi scosto con violenza.
<< Phai, io... >>
Lui mi fissa, si alza in piedi e mi squadra con il suo sguardo più minaccioso.
Mi alzo da queste coltri e trascinando i piedi mi ritrovo al centro della camera, lui ha ragione e so bene che quell’unico schiaffo che mi ha tirato ora lo starà distruggendo, si sentirà in colpa e forse si starà maledicendo e io non voglio che soffra ancora per causa mia, ma che cosa dovrei fare? Esco dalla camera, lui non è in corridoio. Vado in cucina ma non è neanche lì, in salotto no. Camera della sorella, camera del padre, no non c’era. Terrazza? Neanche. Cammino per il corridoio con il cuore sempre più a pezzi e i sensi di colpa che non mi fanno respirare, poi sento un tonfo, un rantolo, un sommesso sussultare e poi un singhiozzare dimesso.
<< Non capire male Phai. So che tu mi rimarrai amico, qualsiasi cosa accada ma a me non basta. Perché quando tu incontrerai la persona della tua vita mi lascerai ed io non sono forte. Sono una bella maschera di cera. Mi romperò Phai, mi romperò e... non ci sarà nessuno a raccogliere i cocci >> quel sorriso amaro non l’avevo mai visto.
<
Forse ho peggiorato la situazione! Deglutisco un paio di volte e cerco di scuotere il capo per schiarirmi le idee.
Io non voglio ferire Xandre giusto? Lui ha ragione su alcune cose, ovvero che non mi piacciono le ragazze, o meglio non mi sono mai piaciute quindi c’è una possibilità che io sia gay?! Però stare con un ragazzo, stare in tutti i sensi, immaginavo ci volesse più tempo, un percorso, dei passaggi, non credevo accadesse così. Mi stacco da lui e respirando pesantemente mi volto lasciandomi cadere sul materasso. Chiedo aiuto a Dio, o qualsiasi altro essere possa aiutarmi.
<< Senti, domani ne parliamo ancora. Magari ce ne stiamo un po’ soli durante l’intervallo, ti va? Magari poi ti farai baciare >> lui è sempre più convinto che noi due siamo una coppia. Però infondo non è un’idea malsana, dopo tutto prima che lui cominciasse con quella moda assurda ero io che lo consigliavo come vestirsi, facevamo quadrare i suoi conti, rassettavamo casa, su alcuni aspetti siamo veramente una coppia, ma non ho mai pensato che lui potesse anche solo pensare a me in termini simili. Io... io non capisco… perché mai poi?
Perché dovrei attrarlo?! Non ho nulla di “attraente” e mi sta venendo un gran mal di testa! Chiudo gli occhi e sospiro allargando le braccia. Speriamo che l’alba porti con se un po’ di buon senso, per entrambi.
<< Non te ne andrai vero? >> chiede preoccupato lui mentre lo sento avvicinarsi a me.
<< Io.. io.. io >> balbetto non riuscendo a esprime a parole i miei pensieri contorti. Non voglio deluderlo, io so che ci sarò per sempre, dopo tutto sono il suo compagno di avventure, compagno di disavventure, compagno di stanza per anni, compagno di classe, di banco e forse se fosse anche di vita non cambierebbe poi molto?!
Lo guardo stendersi accanto a me e sorridermi.
Sì, infondo siamo sempre stati compagni, ora lo saremo solo un po’ di più
ps: ho apportato delle modifiche alla scrittura, in modo da distinguere meglio nei dialoghi chi è a parlare, spero gradiate!!!