IL VIAGGIO
Ancora non
riusciva a capire come fosse possibile,
eppure si stava allacciando le cinture aspettando di atterrare
all’aeroporto di Hilo nelle isole Hawaii, per ritrovare
l’ultima persona al mondo che desiderava incontrare.
Accidenti a lei e alla sua efficienza! Non poteva restarsene zitta
quando all’ufficio Auror era stato chiesto di ritrovare
nientemeno che Draco Malfoy per decidere se restituirgli la bacchetta o
meno? No, lei da brava prima della classe aveva alzato la mano e
suggerito di controllare gli uffici immigrazione babbani visto che
senza bacchetta era costretto a vivere come un comune non mago. E
quando dalle Hawaii avevano comunicato che Malfoy risultava registrato
da loro e che non aveva più lasciato quei luoghi, lei era
stata spedita lì, senza nessuna pietà, dal
Ministro in persona che non aveva voluto sentire ragioni.
Appena atterrata si era diretta verso il suo albergo, da dove avrebbe
iniziato le ricerche. In fondo un tipo come Malfoy non passava
inosservato, tanto più che senza bacchetta non avrebbe
potuto cambiare il proprio aspetto, al massimo tingersi i capelli, ma
quello, ci avrebbe scommesso la bacchetta, non l’avrebbe mai
fatto… Così dopo aver lasciato il proprio
bagaglio ed aver fatto una doccia rinfrescante, si era tuffata per le
strade assolate del posto, così diverso dalla nuvolosa
Londra, e aveva chiesto a chiunque avesse incontrato, mostrandogli la
foto di Malfoy. Nessuno però sembrava averlo mai visto, e
dopo qualche giorno aveva deciso di tornarsene a casa; peggio per
Malfoy, che avrebbe vissuto senza bacchetta per il resto della sua
vita, lei non aveva certo intenzione di perdere altro tempo per colpa
sua!
Stava già rimettendo tutto nella sua borsa da viaggio quando
una cameriera era entrata nella stanza per portarle degli asciugamani
puliti e le era caduto l’occhio sulla foto del biondo
ragazzo. La donna, dalla carnagione scura, i capelli lucidi e neri come
la pece, raccolti in una stretta crocchia, il viso segnato da profonde
rughe, prese l’immagine tra le mani e poi la portò
alla fronte con deferenza.
Hermione rimase stupita per il gesto. “Lei conosce quel
ragazzo?”
La donna annuì, poi aggiunse: “E’ lo
sciamano di Niihau, gli ho personalmente affidato mia figlia
perchè la proteggesse”.
“Lui proteggere qualcuno? Mi sembra altamente improbabile che
ne sia in grado – rispose scettica Hermione –
Comunque mi dica come posso raggiungerlo?” aggiunse, dopo
aver ricevuto uno sguardo di rimprovero.
“Mi dispiace signorina ma non lo può raggiungere,
lui è lo sciamano di Niihau, l’isola proibita, e
nessuno può andarci. Però non si preoccupi, se
davvero è importante che vi incontriate, sarà lui
a trovarla.” dopodiché le fece un sorriso e si
congedò.
Hermione si sedette sul letto ed iniziò a studiare la
cartina delle isole Hawaii, alla ricerca di Niihau, mentre meditava
sulle parole della donna: Malfoy uno sciamano?!? Lui che si prendeva
cura di qualcuno?!? Non poteva certo essere lui, ma la sua coscienza le
impose di fare un ultimo tentativo e andare sull’isola di
Niihau, ma non trovò nessuno che la accompagnasse
lì o che le mettesse un mezzo a disposizione, per quanti
soldi fosse disposta ad offrire. Così tornò
velocemente nella sua camera e prese una decisione drastica mentre
pensava che, se mai avesse trovato Malfoy, gliela avrebbe fatta pagare
per quello che stava per fare. Frugando nella sua borsa estrasse un
portachiavi a forma di scopa che, con un lieve tocco di bacchetta,
ritornò alle dimensioni originali. Montò quindi a
cavalcioni della sua Nimbus 2000 e poi, con un incantesimo di
disillusione, si rese invisibile agli occhi di tutti, maghi e babbani,
maledicendo il suo vecchio nemico mentre si librava nel cielo su quel
mezzo tanto odiato ma che all’Accademia Auror era stata
costretta a domare.
Quando
avvistò la sagoma di Niihau che
si stagliava davanti a lei, si abbassò di quota mantenendosi
ancora invisibile e utilizzando un incantesimo che ne cancellasse le
orme a terra. Non appena i suoi piedi toccarono il fondo sabbioso
sentì come un abbraccio incorporeo che le infuse calore e
tranquillità. Le venne naturale togliersi le scarpe e
affondare i piedi nella sabbia, nel tentativo di approfondire il
contatto con quell’isola. Camminò osservando
attentamente la gente attorno a lei che era sempre serena e sorridente
nonostante la vita modesta che conduceva. Camminava da un po’
quando arrivò ad una capanna costruita su una lieve altura,
discosta da tutte le altre e raggiungibile attraverso un sentiero di
pietre chiare che si distinguevano appena tra la sabbia, e ai cui lati
erano infissi a terra dei bastoni di legno lavorati e decorati come
delle bizzarre piante sconosciute. Si avvicinò e sulla
destra della capanna notò che qualcuno riposava su
un’amaca stesa tra due alte palme che gli facevano anche
ombra. Fece qualche altro passo e trattenne il respiro quando scorse
una lunga chioma nivea: la sua ricerca era terminata. Indecisa sul da
farsi si accostò al ragazzo che dormiva beatamente. Ormai
era un uomo, i tratti erano diventati più decisi, la pelle
abbronzata, molto più scura di quanto non fosse a scuola, un
accenno di barba sul mento ed un grosso tatuaggio che gli copriva
completamente la parte sinistra del torace e tutto il braccio, come un
mantello di inchiostro dai complicati ricami che la affascinavano ma
che non riusciva a comprendere.
“Benvenuta – disse Malfoy con un lieve sorriso
senza però aprire gli occhi – Cosa posso fare per
te?” le chiese tranquillamente con il viso rilassato.
Hermione si prese un attimo per riflettere poi si rese visibile
prendendo però le sembianze della cameriera
dell’albergo.
“Salve a te” rispose incerta, mentre Malfoy apriva
gli occhi grigi chiarissimi e la osservava intensamente come a farle
una radiografia. Un sorriso sereno apparve sul suo viso mentre Hermione
tirava un sospiro di sollievo per non essere stata riconosciuta.
“Allora Granger, che posso fare per te?”
“Co-come hai fatto a riconoscermi?” chiese lei
stupita. Malfoy, nonostante fosse senza bacchetta, aveva percepito la
sua presenza e poi l’aveva riconosciuta.
“Puoi anche cambiare aspetto, ma riconoscerei ovunque quello
sguardo.” le rispose tranquillamente mentre lei riprendeva il
suo vero aspetto, ormai non aveva senso continuare quella messinscena.
“Allora, cosa ti porta qui?” insistette lui.
“Tu.”
“Io?” era davvero stupito. Si era immaginato che
prima o poi qualcuno sarebbe venuto a cercarlo ma proprio non si
aspettava la persona che aveva davanti.
“Si… mi manda il Ministero. Sai, per la faccenda
della bacchetta.”
Lo sguardo di Draco si indurì e le fece cenno di camminare
lungo la spiaggia.
“Mi hanno mandato per restituirti la bacchetta –
azzardò lei, constatando come la serenità sul suo
volto fosse solo un ricordo – Devo giusto farti qualche
domanda e poi…”
“Non mi interessa!” la interruppe secco lui
lasciando di stucco la ragazza.
“Ma io credevo che…”
“Ho detto che non mi interessa!” ripetè
lui con tono duro, per poi camminare a passo più veloce
lasciando indietro Hermione che era rimasta impalata sul posto, stupita
da quella strana reazione, mentre la gente del posto che la vedeva, la
additava riconoscendola come una forestiera.
“Granger, sbrigati!” le urlò Malfoy e
lei si sbrigò a raggiungerlo.
Continuarono a camminare in silenzio, accompagnati solo dai rumori
della natura: lo sciabordio delle onde, il frusciare delle palme, il
richiamo degli uccelli, il vento che gli accarezzava il viso, il
profumo dei fiori variopinti. Malfoy la guidò in una
minuscola insenatura, in pratica due sedili di pietra posti uno di
fronte all’altro, invitandola a sedersi, mentre
l’acqua gli lambiva le caviglie.
Rimase ancora qualche minuto in silenzio mentre il sole iniziava a
calare sul mare poi con voce serena iniziò a raccontare.
“Dopo che mi hanno condannato e mi hanno tolto la bacchetta,
sono stato investito da una rabbia cieca. Una rabbia che mai avevo
provato, verso tutto e verso tutti. Verso il Ministero che mi ha
condannato, verso Voldemort che mi ha tolto molto, verso i miei
genitori che non mi hanno protetto. E anche verso di me
perché non ero stato all’altezza delle mie
aspettative. Per un po’ ho vagabondato spendendo quel poco
che sono riuscito a rubare da casa prima di andarmene e mi sono
ritrovato sull’isola di Hawaii, solo, senza mezzi, senza
niente”.
Draco prese un breve respiro e poi, con lo sguardo perso
all’orizzonte, riprese a parlare.
“Come se lo avessi richiamato, mi trovò lo
sciamano di quest’isola che mi invitò a seguirlo.
Ovviamente rifiutai il suo aiuto, testardo ed orgoglioso come ero, e me
ne andai per la mia strada, pentendomene poco dopo visto che non avevo
un posto dove andare, né niente da mangiare. Rubai una canoa
e presi il mare, forse in preda al delirio, non so. Proprio come sta
succedendo adesso, calò il sole e io mi addormentai sotto il
cielo stellato, risvegliandomi sulla spiaggia di Niihau. Fu proprio lo
sciamano a trovarmi e ad accogliermi, dicendo che ero finalmente pronto
a seguirlo.
Mi aiutò, prendendosi cura di me, insegnandomi ad accogliere
lo spirito di Aloha, trasmettendomi tutta la sua conoscenza e, quando
ritenne che avevo imparato tutto quello di cui avevo bisogno,
salì sulla stessa canoa su cui ero arrivato da lui e
navigò verso il sole. Non l’ho mai più
visto, però il mare mi ha restituito il suo
amuleto.” terminò il racconto mostrandole un
ciondolo in osso lavorato appeso ad un laccio di cuoio che teneva
stretto al collo.
“Cos’è lo Spirito di Aloha?”
chiese interessata Hermione.
“Lo Spirito di Aloha è tutto. – rispose
Draco con un ampio gesto che abbracciava tutto ciò che li
circondava – E’ l’aria che respiri,
è l’acqua che ti lambisce i piedi, è la
vita che ti scorre intorno, è l’amore che pervade
ogni cosa e che unisce tutto ciò che ci circonda.”
“E poi cosa è successo?” chiese allora
Hermione, rapita da quel racconto.
“E
poi sono diventato lo sciamano
dell’isola. Aiuto la gente dell’isola, la curo,
ascolto i problemi e cerco di risolverli. Piuttosto è quasi
ora di cena… Ti fermi da me?” chiese con un
sorriso e facendole l’occhiolino, facendola arrossire, cosa
inconsueta per lei.
Draco si alzò e le tese una mano per aiutarla a fare
altrettanto. Poi salì su una canoa che era ancorata
lì vicino, aiutò Hermione a salire a sua volta e
prese a pagaiare verso il largo.
“Ma… questa canoa non era tua.”
“Qui abbiamo un concetto molto diverso di
proprietà. E’ lo spirito di Aloha di cui ti
parlavo prima. Tutti ci aiutiamo e mettiamo in comune quello che
abbiamo. Adesso avrei anche potuto bussare ad una capanna e chiedere
qualcosa da mangiare, ma non lo faccio quasi mai, tranne quando
è strettamente necessario. E poi adesso avevo voglia di fare
un giro insieme a te.”
Continuarono in silenzio quella strana gita, nel corso della quale
Draco pescò un paio di pesci, ma non c’era
imbarazzo tra loro, solo la voglia di studiarsi e scoprire i
cambiamenti che c’erano stati.
Draco sorprese ancora Hermione preparando dell’ottimo pesce
arrosto su un falò che aveva acceso poco distante dalla sua
capanna.
“Ti posso fare una domanda?” chiese ad un certo
punto Hermione terminando la sua cena e ottenendo un cenno di assenso.
“Perché non mi hai cacciata via quando mi hai
riconosciuta ma, anzi, mi hai accolta e stai passando tanto tempo con
me?”
“All’inizio ci avevo pensato, non voglio
più avere a che fare con la mia vecchia vita. Ma poi ho
sentito lo Spirito di Aloha, che ci spinge ad affrontare le
difficoltà cercando l’unione e non la separazione.
Se ti avessi cacciata via avrei tracciato una linea di separazione tra
noi due ma soprattutto tra me e il mio passato. Ma se sei arrivata qui
adesso, allora vuol dire che è arrivato il momento di fare i
conti con ciò che ero.” terminò con un
sospiro il ragazzo.
“Vedi questo tatuaggio? – proseguì
indicandosi il torace – Ogni disegno ha un significato.
Ognuno indica una tappa del mio viaggio, una parte di me che ho
imparato ad accettare e con cui ho fatto i conti. Dai vieni.”
disse alzandosi in piedi e tendendole la mano.
Si allontanarono dal falò per raggiungere una zona buia
della spiaggia dalla quale si potevano scorgere benissimo le stelle.
Draco si sedette sulla sabbia a gambe incrociate e poi chiuse gli
occhi, imitato da Hermione.
“Concentrati sul tuo respiro, seguendone il ritmo. Porta
adesso la tua attenzione ad un punto sulla tua testa quando inspiri, e
al tuo ombelico quando espiri. Escludi tutti gli altri pensieri dalla
mente, concentrati solo su questo e sulle tue sensazioni.”
disse con voce bassa e calma, per poi tacere ed eseguire
l’esercizio che le aveva appena suggerito.
Hermione fece come le era stato detto e presto sentì
qualcosa fluire prepotentemente dentro di lei. Una forza che non aveva
mai sentito, neanche quando aveva trovato la sua bacchetta. Era un
calore che non aveva mai provato, misto ad una sensazione di pace
incredibile.
“Ecco, questa è la respirazione Piko-Piko. Serve a
portare equilibrio dentro di te e ti aiuta a sentire l’unione
con tutto ciò che ti circonda. E’ stata la prima
cosa che lo sciamano mi ha insegnato ed io continuo a farlo tutte le
sere prima di andare a dormire per ricongiungermi con tutto
ciò che mi circonda e per riappacificarmi con me stesso,
insomma per ritrovare il mio equilibrio.”
Passarono così parecchio tempo, durante il quale Hermione
era sopraffatta da tutto ciò che provava,
dall’energia che sentiva fluire dentro di lei, dalla pace
interiore ma soprattutto dal senso di appartenenza che sentiva verso la
natura che la circondava. Percepiva la vita che le scorreva intorno,
compreso il ragazzo che si trovava seduto accanto a lei.
“Ora so come hai fatto a sentire la mia presenza.”
disse all’improvviso rompendo il silenzio.
“Eh già. Non ho certo bisogno della bacchetta per
sentire ciò che mi circonda. Ora vieni, è ora di
andare a dormire.”
Lievemente intorpidita Hermione lasciò che Draco la aiutasse
a rialzarsi e poi lo seguì all’interno della
capanna, buttandosi su un giaciglio che le aveva indicato, quasi
sicuramente il suo letto, sistemato in una rientranza della parete e
separato dal resto della casa da una tenda azzurra. Era stanchissima e
infatti letteralmente crollò addormentata senza accorgersi
che il suo coinquilino aveva scostato la tenda per assicurarsi che non
le mancasse niente e poi era rimasto ad osservarla assorto nei suoi
pensieri.
Nel cuore della notte Hermione fu svegliata dalle urla strazianti di qualcuno che si trovava vicino a lei e che aveva disperato bisogno di aiuto. Subito scattò in piedi e scostò la tenda avanzandola con la bacchetta spianata davanti a sé, cercando nel buio qualcosa di familiare, finchè quasi non inciampò nel corpo di un ragazzo sdraiato a terra, coperto interamente di sudore che si contorceva come se fosse sotto tortura. Era Malfoy, evidentemente in preda a degli incubi. Lo scosse violentemente per svegliarlo e quando riuscì nel suo intento, finalmente le urla cessarono.
Malfoy
scattò a sedere disorientato,
senza avere la minima idea di dove si trovasse nè chi fosse
la ragazza al suo fianco, sentiva solo il sudore colargli sul viso,
lungo il collo e poi sul torace mentre i polmoni chiedevano aria come
dopo una lunga apnea.
“Malfoy… calmati era solo un incubo.”
tentò di rassicurarlo Hermione mentre il ragazzo la guardava
senza dire una parola.
“Malfoy va tutto bene, sei al sicuro qui.” ma
ancora non ottenne risposta.
“Malfoy…”
“Draco” alitò allora lui.
“Come scusa?” chiese incerta.
“Draco… è il mio nome. –
spiegò con la voce che si faceva via via più
sicura, – Non sono più Malfoy da tanto tempo. Qui
sono solo Draco, è con questo nome che mi conoscono qui ed
è tutto quello che sono.”
“Draco… – ripetè lei come se
stesse provando a sillabare una parola dalla difficile pronuncia
– Adesso calmati; sei al sicuro nella tua casa. Nessuno ti
farà del male.”
Il ragazzo si limitò ad annuire, si mise lentamente in piedi
e poi uscì dalla capanna nel buio della notte. Hermione
rimase qualche secondo inginocchiata a pensare a quello che era appena
successo, poi si alzò e tornò al suo giaciglio
per riposare un poco e meditare sulla persona che era diventata Draco
Malfoy, o meglio Draco, come preferiva essere chiamato.
Lo trovò il giorno successivo intento a meditare seduto
sulla sabbia a gambe incrociate all’ombra di una palma. Si
avvicinò in silenzio come per paura di disturbarlo, ma
quando lui aprì gli occhi non resistette alla voglia di
punzecchiarlo scherzosamente.
“Dov’è finita
l’ospitalità hawaiiana? Stai facendo morire di
fame la tua ospite! Dov’è la mia
colazione?”
Draco sorrise divertito poi le rispose: “Non ti hanno
insegnato che non bisogna mai disturbare uno sciamano in meditazione?
Comunque la tua colazione è in cima a questo albero, scegli
pure tutto ciò che vuoi.”
Hermione alzò lo sguardo notando alcune noci di cocco appese
alla palma. “Molto spiritoso… Draco!”
Fece per cogliere un cocco con la magia ma una mano calda e ruvida si
posò sulla sua facendole abbassare il suo prezioso
bastoncino di legno.
“Non così… Hermione. Devi ascoltare la
natura ed essere cosciente di ciò che fai. Arrampicandoti
fin lassù entrerai in contatto con l’albero ed
avrai così modo di ringraziarlo per il frutto che ti sta
offrendo.”
“Ma salendo fin lassù poi il mio sedere
entrerà in duro contatto con la sabbia visto che quasi
sicuramente cadrò!”
“Vorrà dire che dovrai trovare il modo di scusarti
con la sabbia!” le rispose iniziando a ridere. Estrasse
quindi da dietro la schiena una noce di cocco già aperta ma
mentre si accingeva a berne il latte gli fu strappata di mano da
Hermione che si affrettò a bere tutto il gustoso liquido.
“Ehi! Dovresti portarmi rispetto, non farmi i
dispetti!” disse il ragazzo, ottenendo per tutta risposta una
linguaccia. Iniziarono quindi ad inseguirsi in riva alla spiaggia,
fermandosi solo dopo parecchi minuti, crollando entrambi a terra
esausti ma allegri.
Poco dopo, però, il volto di Draco si scurì.
“Scusami per averti svegliata stanotte.”
“E’ tutto a posto, tranquillo.” rispose
lei facendo calare un imbarazzante silenzio, interrotto coraggiosamente
dal ragazzo.
“No, non è tutto a posto. Il tuo arrivo ha
riportato a galla tanti ricordi, la tua presenza qui mi spinge ad
affrontare i fantasmi del mio passato. Non ne ho mai avuto il coraggio,
mi sono sempre limitato a rinchiudere tutto in un angolino della mente,
ma adesso è arrivato il momento. Ti chiedo solo di starmi
accanto quando lo farò.”
“Va bene.”
Per il resto del giorno e per i tre giorni successivi non si
incontrarono, Draco era sparito chissà dove e nessuno
sull’isola ne sapeva nulla. Il quarto giorno si
presentò fuori dalla capanna chiedendo ad Hermione di
seguirlo. La condusse in una grotta naturale invasa dal mare che, per
uno strano gioco di luci con il fondale, aveva un colore azzurro acceso
con riflessi violacei. Seguirono uno stretto sentiero in roccia che li
portò sul fondo della grotta dove Draco aveva allestito una
stuoia circondata da candele.
“E’ arrivato il momento. Ti chiedo solo di restarmi
vicino durante questa esperienza, senza spaventarti, qualunque cosa
accada.” Dopodichè si sdraiò e dopo una
serie di profondi respiri sembrò cadere addormentato.
Draco si
trovava in un ambiente buio, freddo e
umido. Davanti a lui una fitta rete di gallerie si dipanava,
scarsamente illuminata dalla poca luce che filtrava da
un’apertura molto al di sopra della sua testa. Scelse una
galleria alla sua destra e sentì la temperatura scendere
sempre di più, gelandogli il sudore addosso e provocandogli
svariati brividi, visto che addosso aveva solo un paio di bermuda,
ovviamente azzurri, il colore dell’amore universale.
All’improvviso si trovò davanti sua zia Bellatrix,
con la bacchetta spianata che gli rivolgeva contro la sua risatina
sadica.
“Bene bene, chi abbiamo qui? Un piccolo e sudicio codardo!
Non sei mai stato all’altezza delle mie aspettative. Sei
sempre stato una delusione per me.” gli disse girandogli
attorno e guardandolo come se fosse uno scarafaggio da schiacciare al
più presto.
“Sei tu zia che sei sempre stata una delusione per me! Hai
sempre pensato prima al potere personale e poi alla
famiglia.” rispose sicuro.
“Oh oh, il codardo ha trovato il coraggio di parlare, ma
questo non ti basterà per salvarti dalla mia vendetta. Per
colpa tua, la nostra famiglia ha perso tutto.”
“No, è stata unicamente colpa tua. Tua e della tua
brama di potere. Io non ti temo… non ti temo più.
Tu non puoi più farmi del male. Addio Bellatrix.”
E, proprio come era apparsa, la figura si dissolse nel nulla, mentre
Draco tirava un sospiro di sollievo. Percorse qualche centinaio di
metri in quell’angusto cunicolo rischiarato di tanto in tanto
da qualche apertura che permetteva ad una debole lama di luce di
penetrare.
All’improvviso si sentì afferrare alle spalle e
qualcosa di piccolo e appuntito premergli alla gola: una bacchetta
magica.
“Ma benvenuto Draco.” gli disse una voce suadente.
“Buonasera Voldemort, mi aspettavo di trovarti
qui.” rispose calmo mentre la punta della bacchetta premeva
sempre più insistente contro la pelle del suo collo.
“Spiacente di rovinarti la sorpresa Draco, ma tanto presto
non avrà più importanza perché tu
sarai morto.”
“Veramente sei tu ad essere morto. Se non ricordo male il tuo
corpo è rimasto per ore sul pavimento della Sala Grande
senza che nessuno lo degnasse neanche di uno sguardo. Pensa, la gente
non si è neanche abbassata ad
insultarti…” rispose con una risata malvagia che
ormai da anni non gli deturpava più il viso.
“Era perché mi temevano anche da morto!”
“Allora ammetti di essere morto… Comunque non sono
qui per discutere del tuo stato di salute, ma per riversarti addosso
tutto il rancore che mi sono portato appresso per tutti questi anni. Tu
che hai portato solo dolore nella mia famiglia! Tu che con la promessa
di un finto potere hai annebbiato le menti di mio padre e di mia zia!
Tu che mi hai costretto a vivere nel terrore e nella disperazione! Tu
che mi hai portato via la cosa più preziosa: la
speranza…” e via via che Draco procedeva,
Voldemort si faceva sempre più piccolo fino a misurare
qualche centimetro. Fu, così, semplice schiacciarlo sotto il
proprio piede come un insetto. Il ragazzo emise un profondo respiro,
sentendo di essersi levato un pesante fardello.
Riprese quindi il cammino fino a trovarsi in un piccolo ambiente
circolare, debolmente rischiarato da una persona che si trovava al
centro. Era di spalle ma i lunghi capelli argentati non potevano
lasciare dubbi sulla sua identità. “Professor
Silente, cosa ci fa qui? Pensavo di dover affrontare i fantasmi del mio
passato, e invece lei è stato uno dei pochissimi che ha
cercato di aiutarmi!”
“Buonasera Draco. Sono qui perché dentro di te
senti il bisogno di confrontarti anche con me. Io sono la
possibilità che non hai scelto. Cosa sarebbe successo se
quella notte sulla Torre di Astronomia avessi accettato il mio aiuto?
Se ti fossi fidato di me ed avessi accettato la protezione
dell’Ordine? Forse la tua famiglia sarebbe rimasta al sicuro
senza rischiare la vita nella battaglia. Tua madre non sarebbe stata
coinvolta, tuo padre non si sarebbe trovato nel bel mezzo della
battaglia senza bacchetta rischiando la vita con il solo scopo di
ritrovarti e proteggerti. Sono tutti i dubbi che albergano dentro di
te. Non sono qui per ostacolarti Draco, ma tu hai deciso di dover
affrontare anche questo dilemma prima di affrontare la prova
più difficile.”
Draco si appoggiò alla parete e si lasciò
scivolare giù tenendosi la testa tra le mani, con la
sensazione che stesse per scoppiare. Passò qualche minuto di
assoluto silenzio poi rialzò la testa e guardò
l’anziano preside negli occhi. “Lei ha ragione, ma
la decisione che ho preso quella sera era l’unica che in quel
momento mi sembrava possibile. Non si possono giudicare le proprie
scelte con il senno di poi, ma solo in relazione al momento in cui sono
state effettuate. Non mi posso rammaricare di quello che è
successo quella notte sulla Torre, perché la mia scelta
l’ho fatta con il cuore, volendo proteggere le persone a me
care e non rimpiango nulla di quello che ho fatto.”
“Bravo Draco, era questo che volevo sentirti dire, adesso
vieni qui.” disse Silente prima di stringere il ragazzo in un
abbraccio pieno di affetto. “Ora vai, lui ti sta
aspettando.”
Draco fece un cenno di saluto e poi si avviò verso quella
che sarebbe stata la sua ultima prova, ma anche quella più
difficile per saldare i conti con il suo passato.
Non ebbe neanche bisogno della luce riflessa sui capelli chiarissimi
per riconoscere suo padre. Gli bastò la sua voce fredda.
“Eccoti finalmente… figlio.” disse con
una nota di disgusto.
“Buonasera padre.”
“Non sei degno di chiamarmi così. Mi hai dato solo
delusioni, fin dalla tua nascita, quando hai quasi ucciso tua madre e
le hai tolto qualunque possibilità di avere altri figli, che
fossero più degni di te. E che dire della scuola? Uno
studente mediocre, un giocatore di quidditch mediocre, un duellante
mediocre. Tutto di te è mediocre. Vogliamo parlare di quando
hai difeso il Trio Miracoli in casa mia? Poteva essere il momento della
riscossa, potevamo riscattarci agli occhi
dell’Oscuro… Ma tu no, non sei stato neanche in
grado di prendere una decisione con freddezza, ed è per
questo che tu ora morirai per mano mia!”
Draco era rimasto gelato da tutto quel rancore che il padre gli aveva
riversato addosso e non si era neanche scansato quando questi lo aveva
pugnalato con lo spadino che teneva celato nel bastone dalla parte
opposta alla bacchetta. Lo aveva colpito al costato provocandogli un
dolore atroce, ma mai pari a quello provocato dalle parole.
“Sei sempre stato una delusione, ci hai quasi fatti uccidere
tutti con la tua eterna indecisione, con la tua incapacità
di comandare. Neanche quei due trogloditi di Tiger e Goyle!”
ed ecco un’altra stoccata a segno.
“Hai sempre vissuto nella mia ombra. Da solo non sei mai
riuscito a combinare niente!” stavolta il colpo gli
arrivò alla spalla sinistra e Lucius lo spinse contro una
parete nella quale si conficcò la punta dello spadino che
aveva trapassato Draco da parte a parte.
“Ed ora, è arrivato per te il momento di
morire.” disse quindi puntandogli la bacchetta alla gola
mentre sulla punta del piccolo oggetto di legno si formava un alone
verde.
Alle spalle di Lucius apparve a quel punto Hermione che tra le mani
teneva la bacchetta di Draco.
“Ero venuta a riportarti la tua bacchetta, a farti riprendere
il tuo posto nel tuo mondo, ma tu hai scelto di restarne fuori. Hai
scelto la divisione.”
Draco era molto
debole per le ferite subite e a
malapena si teneva in piedi mentre dalla ferita alla spalla il sangue
scendeva copioso. Solo il dolore che provava ogni volta che si lasciava
andare lo teneva ancora in piedi. Con le ultime forze rimaste prese a
parlare a fatica.
“Sai Lucius, neanche tu sei stato mai degno di essere
chiamato padre… E sei tu che mi hai fortemente deluso.
Invece di creare per me un mondo sicuro hai pensato solo alla tua
ambizione personale, al potere, alla ricchezza, ma non hai pensato alla
tua famiglia, a tuo figlio. Ti sei messo al servizio di Voldemort senza
pensare alle conseguenze. Mi hai costretto a seguire una strada non
mia, ecco il vero motivo per cui ero un mediocre. Eppure guardami
adesso. Ho scelto di diventare uno sciamano e sono piuttosto bravo in
quello che faccio. Aiuto le persone e la gente finalmente si fida di me
e mi rispetta, non per il mio cognome o per il mio denaro, ma per
quello che sono.”
Con grande fatica Draco estrasse lo spadino dalla sua spalla e lo
gettò a terra. “Ed ora sarai tu a
morire.”
Con gesto fulmineo evitò la maledizione di suo padre, e
scattò verso Hermione afferrando la sua bacchetta magica.
Poi si voltò verso la figura di suo padre e con tutta la
rabbia che sentiva dentro di sé urlò:
“AVADA KEDAVRAAAA!”
La sagoma di Lucius fu avvolta da un fuoco verde che la
consumò rapidamente fino a farla scomparire. A quel punto
Draco si accasciò a terra ansante mentre Hermione si
precipitava accanto a lui a sorreggergli la testa.
“Draco ti prego, non puoi mollare adesso! Torna da me! Scegli
di restare con noi.”
La vista pian piano gli si sfocò e poi fu il buio.
Draco teneva
gli occhi chiusi mentre con le mani
spingeva una sfera di luce nel ventre del neonato che si dimenava sul
suo tavolo in preda a forti dolori all’addome, piangendo a
dirotto. Quando l’alone fu completamente penetrato nel
bambino e le sue mani giunsero quindi a contatto con la sua pelle color
caramello, il pianto si quietò fino a scomparire ed il
bimbo, esausto, si addormentò. La madre quasi piangeva per
la felicità e gli regalò una copertina da neonato
che aveva tessuto lei stessa come ringraziamento per aver curato il suo
piccolo.
Draco congedò la donna e piegò con cura il drappo
colorato, riponendolo nella cassetta di legno dove teneva gli oggetti a
cui teneva di più come sciamano. La gran parte erano
strumenti che gli erano serviti per superare le sfide che aveva
affrontato nel mondo di sotto, ma vi erano anche oggetti che gli erano
stati donati con tutto il cuore, come la copertina che stringeva tra le
mani e che ripose con cura accanto alla sua bacchetta magica.
Dopodichè uscì sulla veranda della sua capanna
dove Hermione stava seduta su un divanetto in vimini. Si
sdraiò e poggiò la testa sulle sue gambe,
accostando l’orecchio sulla sua pancia prominente, dalla
quale provenne un gorgoglio di saluto. Un sorriso sereno gli
affiorò sul volto.
Hermione prese ad accarezzargli i capelli, scendendo poi sul collo e
sulla spalla sinistra dove era tatuato un serpente attorcigliato lungo
una spada: il simbolo dei Malfoy, l’ultima tappa del viaggio
di Draco.
“Grazie per essere tornato.” gli disse Hermione con
dolcezza.
“Grazie a te per essermi rimasta accanto ed avermi guidato
nel lungo cammino di ritorno.”
“Sono stati giorni difficili. Eri immobile e non ti
riprendevi, e io non sapevo che fare.”
“I viaggi nel mondo di sotto sono sempre così. Si
trovano degli ostacoli che bisogna avere la forza di superare. Non
sempre è una cosa immediata o semplice, ma
l’importante è riuscirci e portare con
sé il potere acquisito.”
“A proposito, non mi hai mai spiegato perché mi
hai richiesto la bacchetta ma non l’hai mai più
usata. Non ti manca la magia?”
Draco si levò a sedere e fissò seriamente la sua
compagna negli occhi, ma le sue parole avevano un tono estremamente
dolce.
“La vera magia non è pulire con un colpo di
bacchetta o far levitare un oggetto per risparmiare la fatica di
alzarsi e prenderlo. Io qui aiuto gli altri, faccio parte delle loro
vite così come loro fanno parte della mia, sento
l’energia che scorre intorno e dentro di me, condivido il
miracolo della vita e dell’amore. E questa non ti sembra
forse magia?”
Madame's Space: ci
tengo a spendere due parole per questa one-shot, nata in modo
abbastanza forzato e della quale non sono molto soddisfatta...
Il
vero protagonista della storia è lo sciamanesimo hawaiano,
una filosofia di vita diffusa al giorno d'oggi per opera del maestro
Serge Kahili King. Qui trovate del materiale,
redatto da Paola Dianetti, colei che mi ha fatto scoprire e mi ha
guidata lungo il cammino dello sciamanesimo hawaiano. Ci tengo a
precisare che alcune cose sono state modificate rispetto alla
realtà per poterle adattare alla storia che andavo via via
scrivendo, ma la base di tutto ciò che ho raccontato
è vero: lo Spirito di Aloha, il viaggio sciamanico, come gli
altri elementi citati, sono davvero parti fondamentali di questa
filosofia di vita.
Detto
questo, non mi resta che ringraziare chi ha letto la mia storia,
sperando nel mio piccolo di avervi trasmesso un po' dello Spirito di
Aloha ;)
Disclaimer: i personaggi citati non mi appartengono ma sono di proprietà di J.K.Rowling. La storia non è scritta a scopo di lucro, ma solo per puro divertimento personale.