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Autore: Mary15389    10/06/2011    1 recensioni
Sguardo nei pensieri del dottor Spencer Reid che si trova sotto pressione per il caso appena svolto. Lo aiuterà a superare l'ansia la nuova agente, Nicole Liardi, verso la quale il ragazzo prova dei sentimenti che non riesce ad analizzare.
Genere: Introspettivo, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Spencer Reid
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Crazy for this girl Spoilers: Episodio 4x07 Labirinti della memoria
Disclaimer: I personaggi (tranne quelli introdotti da me) non mi appartengono, sono di Jeff Davis. Criminal minds appartiene alla CBS. Così come non mi appartiene la canzone, che appartiene ad Evan and Jaron e alla loro casa discografica. Questa storia non è a scopo di lucro.
Note: Si piazza temporalmente più o meno poco dopo 'My life has just begun', quindi diciamo che tra Spencer e Nicole non c'è ancora stato nessuno sviluppo oltre quelli narrati nella longfic a cui si fa qualche riferimento.

 
Crazy for this girl
 
 
She rolls the window down
And she talks over the sound
Of the cars that pass us by
And I don't know why
But she's changed my mind

 
Il suo divagare tra i pensieri fu interrotto da un rumore fragoroso e improvviso che riempì la stanza in cui si trovava. Fu un momento e si riscosse sulla sedia, spostando gli occhi verso la fonte di quel suono. Incrociò quindi lo sguardo di una imbarazzata Nicole. «Mi è scappata dalle mani...» si scusò indicando la cordicella della serranda della finestra accanto a lei che aveva tirato giù in maniera piuttosto violenta.
Lui alzò una mano, come a dirle che fosse tutto a posto, quindi si schiarì la voce mentre lei avanzava verso il tavolo, riprendendo posto sulla sedia e stringendo le dita attorno alla tazza fumante che aveva davanti, «Puoi tornare a casa...sto bene...» mormorò lui, distraendosi poi per il violento suono di un clacson proveniente dall’esterno.
Lei sollevò una mano, indicando verso la finestra con cui armeggiava poco prima, «Sembra che tutta la gente abbia deciso di uscire stasera.» protestò con pacatezza, raccogliendo il recipiente e portandolo alle labbra, bevendo un sorso di caffè e apparentemente ignorando completamente le parole che le aveva rivolto poco prima. Riponendo la tazza sul ripiano, si lanciò invece a raccontare quello che era successo a Quantico mentre lui era impegnato a Las Vegas con Derek e Dave, sovrastando il rumore proveniente dall’esterno con la sua voce squillante, ma Reid la guardava senza realmente sentire le sue parole.
Si distraeva spesso, anche sul lavoro, perdendosi ad osservarla con il suo genuino modo di fare, con la sua intraprendenza nell’apprendere e nel sentirsi utile, nel poter in qualche modo contribuire alla risoluzione del caso. E ancora con quelle sue espressioni di stanchezza per ritmi che ancora non aveva fatto propri, che cercava di nascondere davanti all’inarrestabilità di chi aveva ormai fin troppi anni di lavoro sulle spalle.
Cominciava a memorizzare tutti i suoi piccoli gesti con le mani, quel giocherellare con la penna nei momenti in cui doveva concentrarsi e riflettere su qualcosa. Quello spostare i capelli dietro l’orecchio ogni volta si sentisse poco a suo agio o imbarazzata, insieme a quella paura che qualcuno potesse notarlo.
Non era un comportamento da Spencer Reid. Lui era sempre concentrato nel lavoro o in qualsiasi altra situazione, con tutti i suoi neuroni che vorticavano con un unico obiettivo: mantenere il controllo, quello che ultimamente non riusciva più a gestire. Ma doveva ammettere che in fondo quel cambiamento non gli dispiaceva.

Would you look at her? She looks at me
She's got me thinkin' about her constantly
But she don't know how I feel
And as she carries on without a doubt
I wonder if she's figure it out
I'm crazy for this girl
Yeah, I'm crazy for this girl

D’improvviso gli occhi della ragazza saettarono verso il suo viso, così che il genietto distolse lo sguardo, chiedendosi perché avesse sempre quel costante bisogno di fissarla, facendosi cogliere sul fatto come un bambino intento a rubare la marmellata. Con quel suo tipico gesto, si portò i capelli dietro l’orecchio concentrandosi su qualche dettaglio della tazza che reggeva anche lui tra le mani, spingendosi a bere per coprire il rossore che lo stava assalendo. Ma nella foga del movimento, un po’ di caffè gli andò di traverso costringendolo a tossire.
La ragazza si alzò di scatto, «Attenzione...» disse con timidezza, allungandosi ad afferrare un tovagliolo con un pizzico di imbarazzo nel muoversi in un ambiente che non era il suo, e fece qualche passo in avanti raggiungendolo. Gli porse la carta prendendo dalle sue mani la tazza per liberargliele, dispensandogli un tenero sorriso, mentre introduceva le dita tra i capelli per portarli dietro un orecchio. E in quel gesto Reid fu investito dal suo profumo. Ormai ne aveva assimilato ogni minima sfumatura, ma ogni volta che lo percepiva perdeva il controllo per qualche secondo.
Il copione era ormai collaudato: non appena si distraeva, mentre era lei l’argomento privilegiato dei suoi pensieri, la collega si accorgeva che qualcosa non andava, ma in realtà lui si augurava che non capisse del tutto ciò che stava accadendo nella sua testa.
«Va meglio?» domandò lei riportando entrambe le mani a reggere la ceramica e ad un suo cenno del capo gli restituì la bevanda, tornando a sedersi al suo posto e riprendendo il discorso presumibilmente esattamente dal punto in cui si era interrotta per soccorrerlo. Si fermò solo un attimo, regalando al magro agente un altro sorriso delicato per la sua espressione ancora smarrita. Fu solo un secondo e poi tutto in lei tornò alla normalità. Ma quel piccolo gesto spontaneo, apparentemente insignificante, fece sorgere nuovi dubbi nella mente del federale. Che stesse cominciando a capire qualcosa?

She was the one to hold me
The night the sky fell down
And what was I thinkin' when
The world didn't end
Why didn't I know, what I know now?

E ancora una volta, la sua mente non era più in quella stanza. No, era andata indietro all’origine di tutta quella strana situazione che li vedeva insieme nella sua cucina.
Tornato dal caso che lo aveva scombussolato ai limiti di ciò che avrebbe mai potuto immaginare, aveva cercato di ricacciare indietro i pensieri mentre si dirigeva con Dave e Derek all’ospedale dove JJ aveva appena partorito e lì aveva ritrovato i suoi colleghi. Tutti.
Aveva cercato di spegnere il cervello per qualche ora, pensando solo alla gioia che si poteva respirare in quella stanza e al momento di tornare a casa aveva accettato un passaggio dalla giovane collega che si era offerta, ma proprio in quel momento era successo quello che non avrebbe mai voluto.
Mentre Nicole guidava, lui aveva cominciato ad avvertire l’agitazione ripresentarsi. Brividi, sudore freddo, tensione, ansie e paure. Era stato trasportato di nuovo in quella stanza al cospetto di suo padre e sua madre, ad apprendere quella terribile verità.
Poi si era sentito chiamare d’improvviso riscuotendosi e ritrovandosi dentro l’abitacolo di quella macchina ferma sul ciglio della strada a fissare quegli occhi spauriti che lo guardavano in cerca di capire cosa gli stesse succedendo. Aveva deglutito, spostando gli occhi verso le dita che gli sfioravano con preoccupazione il braccio, cercando di riprendere il controllo, ma le sue mani tremavano mentre portava una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
Era certo stesse per avere un qualche crollo di cui non riusciva a prevedere l’intensità. Aveva vissuto troppe emozioni, forse più di quelle che era capace di sopportare, ma non poteva tirarvi dentro anche lei, quindi istintivamente aveva portato la mano allo sportello, aprendolo e scendendo di scatto dal veicolo, riuscendo a compiere solamente qualche passo prima che la testa ricominciasse a vorticare. Quando aveva riaperto gli occhi, appannati non sapeva ben dire se per le lacrime che accorrevano, si era ritrovato dinnanzi ancora una volta lei e dopo pochi secondi era tra le sue braccia, sentiva il calore della donna che lo stringeva con sicurezza, come a restituirgli un favore che lui per primo le aveva rivolto in occasione della loro prima collaborazione. Si era lasciato andare, mettendo da parte per una volta vergogna e imbarazzo, ma rendendosi invece conto che era ciò di cui aveva bisogno.
Non appena aveva cominciato a sentirsi meglio, si era allontanato da quel corpo, fissando i suoi occhi ancora una volta e attendendo un suo cenno, accompagnato da un tenero sorriso, per salire di nuovo in macchina e completare il tragitto fino a casa.
Una volta a destinazione, non era bastato che le ripetesse il suo sentirsi meglio per dissuaderla dall’idea di rimanere a dormire lì da lui. Aveva continuato a leggere una seria preoccupazione nei suoi occhi, e alla fine aveva ceduto, facendola accomodare dentro.
E adesso che si trovavano insieme a sorseggiare del caffè, dovette ammettere che il crollo che aveva sentito avvicinarsi in realtà si era ritirato, mostrandogli come la semplice presenza e il sostegno della donna lo avessero, almeno per il momento, rassicurato. E adesso capiva anche quella sensazione di calore e benessere che provava stretto tra le sue braccia, e che fino ad allora gli era parso completamente indecifrabile.
 
Would you look at her? She looks at me
She's got me thinkin' about her constantly
But she don't know how I feel
And as she carries on without a doubt
I wonder if she's figure it out
I'm crazy for this girl
Yeah, I'm crazy for this girl

 
«Terra chiama Spencer, c’è nessuno?» quella voce lo riscosse, rendendosi conto che ancora una volta si era estraniato fissandola intensamente. Subito si gettò ancora una volta sulla tazza, facendo però attenzione che non facesse la stessa figura di prima. Abbassò gli occhi verso il liquido che raggiungeva le sue labbra, lottando con quella parte di sé che invece avrebbe voluto lasciarli sulla persona di Nicole, che finì per sbirciare un paio di volte. Era appoggiata al tavolo con un gomito e con la mano si reggeva un viso sorridente che lo osservava con intensità. Sicuramente si stava chiedendo cosa lo tenesse così distratto e assorto nel suo mondo, ma fu contento che non ne conoscesse la ragione.
«Dicevo che se hai finito, possiamo anche andare a dormire.» ripeté lei e Reid si sentì sollevato nel vederla abbandonare l’idea di scrutargli nel profondo in cerca di spiegazioni. Poi metabolizzò meglio quelle parole.
«Sto...sto meglio...» balbettò adagiando la ceramica vuota sul tavolo con un lieve suono.
La donna inclinò il capo guardandolo, «Non mi costa nulla, e staremo entrambi più tranquilli.» stabilì alzandosi e prendendo le tazze, che ripose nel lavello, voltandosi poi a spostare i capelli dal viso con una mano, «Spero non ti dispiaccia se mi sono permessa.» disse sollevando una spalla.
«No...no...assolutamente.» si premurò a precisare lui, mettendosi in piedi a sua volta. «Ma almeno dormi tu nel letto.» disse poi schiarendosi la voce con sempre maggiore difficoltà.
Lei sorrise, abbassando gli occhi e poi rialzandoli verso di lui. «Grazie, ma non posso accettare. Io ti ho fatto dormire sul divano, è giusto che tu mi restituisca il favore.» ridacchiò.
Spencer sapeva che in fondo a quelle parole non vi era tutta la verità, per come poi le cose erano andate a finire e per questo ebbe un sussulto che lo fece ritrovare in quel letto a stringerla, sentendo il contatto delle sue labbra sulle sue, percependo di nuovo anche quel sapore salmastro dato dalle lacrime che le avevano rigato il viso fino a pochi secondi prima di collidere con il suo.
Si riscosse sentendo il tocco di una mano sul suo braccio e abbassò lo sguardo a vedere le sue dita muoversi contro la sua camicia in una carezza confortante che subito lei interruppe superandolo verso il salotto.
La seguì con gli occhi, voltandosi solo un momento a guardare il nulla davanti a sé, ma concedendosi un sereno sorriso, che non riuscì in alcun modo a controllare e trattenere, poi portò le mani alle tasche, oscillando sulle ginocchia e incamminandosi anche lui nell’altra stanza.
Per quanto tempo sarebbe riuscito a non farsi scoprire? Temeva che i suoi pensieri potessero in qualche modo essere svelati, aprendo così una serie catastrofica di eventi che avrebbe invece fatto di tutto per evitare. Ma nello stesso tempo si chiedeva quanto avesse già colto lei, come nella tacita speranza che sapesse anche se non l’avesse mai espresso ad alta voce.

Right now
Face to face
All my fears
Pushed aside
And right now
I'm ready to spend the rest of my life
With you

Avevano sistemato tutto: Reid le aveva portato qualche coperta da poter usare e Nicole aveva utilizzato il bagno prima di essere pronta per la notte. Si erano augurati la buonanotte, indugiando qualche istante sui loro posti senza sapere bene come comportarsi nel farlo, poi Spencer si era indirizzato verso la camera da letto, ma dopo pochi minuti, prima ancora che riuscisse anche solo a poggiarsi sul materasso, tornò nel salotto, cercando di fare il meno rumore possibile.
Vide la donna stringersi nella coperta, trovando una posizione comoda in quel poco spazio. La osservò in ogni suo movimento, rimanendo nascosto oltre lo stipite del corridoio. Percorreva il suo corpo con gli occhi, soffermandosi sui profilo del viso, che gli provocò un battito d’ali nello stomaco. In quel momento il turbinio di emozioni provate più volte da quando Liardi era entrata a far parte della squadra si stavano ripresentando in massa, amplificate.
Sentì un sospiro provenire da quella fragile figuretta, che, avrebbe scommesso, era già piombata nel mondo dei sogni, nonostante ogni tanto modificasse la sua posizione con qualche piccolo e composto movimento. Non riusciva a staccarle gli occhi di dosso e ad allontanare le emozioni che si accavallavano selvagge dentro di lui.
Averla vicina durante quell’esperienza, ritrovarsi così, genuinamente e timidamente sotto lo stesso tetto, seppure per una sola notte, gli aveva fatto prendere coscienza di sé, delle sue paure, che per il momento aveva deciso di mettere da parte, delle sue emozioni, che aveva cominciato a definire, maturando dentro di sé la consapevolezza che quella volta avrebbe voluto rischiare, se solo non ci fosse stato così tanto da poter perdere per entrambi. Motivo per cui probabilmente sarebbe comunque rimasto nell’ombra. Avrebbe voluto mettersi in gioco, far entrare quella ragazza nella sua vita, nel suo mondo. Provare a costruire qualcosa che si era sempre precluso e che mai avrebbe mai pensato potesse desiderare.
Sorrise, poggiando una mano contro la parete, inclinando il capo per non perdersi nemmeno un millimetro di Nicole. E il suo cervello formulò la frase che mai si sarebbe aspettato di sentire: lui era semplicemente pazzo di quella ragazza.
  
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