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Autore: Halosydne    11/06/2011    0 recensioni
E poi, rivolta agli orecchini, ordinò «Azzurro come il cielo!».
I pendenti diventarono subito dell’esatto colore di quel cielo di inizio luglio, e James sorrise mentre gli occhioni di lei si spalancavano dalla sorpresa. «Perché hai detto “come il cielo”?» chiese, curioso, mentre lei indossava il suo regalo.
«Perché l’azzurro non è solo il colore del cielo, no?»

Questa storia ha partecipato al contest "Quando Taylor Swift incontra Harry Potter" di Solly classificandosi seconda, e partecipa al contest The Periodic Table of Elements di BadWolfTimeLord.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, James Sirius Potter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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– I –

 

«Io lo prenderei azzurro, se fossi in te» mormorò la voce eccezionalmente seria di suo cugino, come sbucata fuori dal nulla.
Dominique Aurore Weasley sobbalzò ed emise un buffo verso strozzato, spaventata, mentre la smilza figura di James Sirius Potter si affiancava alla sua nel grosso specchio del negozio.
«James… mi hai spaventata» disse, voltandosi a guardarlo. «Da quanto sei qui?» domandò, arrossendo per la combinazione di sorpresa e imbarazzo.
«Un po’» rispose James, mantenendo basso e serio il tono di voce.
«Il vestito è rosso» disse lei, abbastanza stupidamente, e indicò la stoffa dell’abito da cerimonia che indossava: in effetti era di un bel rosso cupo, che metteva in risalto la tonalità un po’ ramata dei suoi capelli chiari. E il colorito eccezionalmente roseo delle sue guance, anche.

 

«Oh, ma è bellissimo, n’est pas Dodò?»
Era il suo secondo compleanno – o il terzo? No, era il secondo: zia Ginny e zia Hermione avevano il pancione, questo lo ricordava bene – e lei aveva appena scartato con manine incerte il regalo che James le aveva porto. Sua madre e suo zio li osservavano dall’alto, sorridendo sornioni ai loro bambini.
Dominique finì di scartare la bambola e restò a guardarla incantata: con i capelli biondi, gli occhi chiari e il nasino all’insù, le somigliava moltissimo. L’unica differenza era che il pupazzo indossava un abito rosso, mentre la piccola festeggiata era vestita d’azzurro.
Fleur era fermamente convinta che quel colore mettesse in risalto gli occhi della sua secondogenita, che per qualche strano mistero genetico non erano né quasi blu come i suoi, né castani come quelli del marito: le iridi di Dominique normalmente erano grigie, come il mare a Villa Conchiglia quando c’era tempesta. Ma diventavano più scuri quando era buio o se lei stava per piangere, mentre sembravano quasi azzurri quando c’era molta luce. O se sua madre la costringeva ad indossare completini blu o celesti – che Nonna Weasley aveva fatto con le sue mani, certa che la predominanza di maschi nella sua famiglia prima o poi l’avrebbe avuta vinta, anche contro quella caparbia francese di sua nuora.
«Su, Dodò,
comment si dice?» la incitò sua madre, chinandosi per poter guardare negli occhi lei e James e dandole una leggera spintarella.
«M-
merci» balbettò Dominique, che fra la sua timidezza cronica e lo stupore per quella bambola bellissima che le somigliava così tanto era ancora più taciturna del solito. Si riscosse, e tentando di imitare ciò che la mamma faceva quando erano a spasso insieme ed incontrava qualcuno che conosceva, porse la mano al cugino, sussiegosa.
James era un bambino molto vivace e, soprattutto, non prestava mai attenzione a quello che la sua mamma faceva quando incontrava qualcuno a Diagon Alley. Perciò, avanzò con passo deciso verso la cuginetta, la abbracciò stretta e le stampò un grosso, umido bacio sul labbro. In realtà il piccolo Malandrino mirava alla guancia, ma Dominique, spaventata dall’esuberanza del bambino, si era scostata all’ultimo. Il nasino di James le fece il solletico, e così scoppiò a ridere, divertita, mentre zio Harry e Fleur sorridevano e qualche invitato fischiava, scherzoso.

 

«Rosso» ripeté, anche per riscuotersi da quel ricordo quasi dimenticato, e fissò James con uno sguardo che avrebbe gelato chiunque non vi fosse stato abituato.
Si dava il caso, però, che dopo più di diciassette anni James avesse fatto il callo a Dominique, alla sua iniziale timidezza nascosta dietro una maschera di freddezza, alla sua riservatezza velata di cortesia, ai suoi attacchi di broncio che puntualmente finivano dietro un grosso tomo polveroso preso in prestito dalla biblioteca o da zia Hermione. Non si lasciava impressionare dallo sguardo pungente della ragazza, né tantomeno era vittima dell’ottavo di sangue Veela che si manifestava nella pelle candida, nei lineamenti delicati, nei capelli chiari della cugina – anche se il gene Weasley era riuscito a dire la sua almeno in questo, perché i capelli di Dominique, specialmente se aiutati dalla luce giusta e da vestiti rossi, sembravano un po’ ramati, molto più di quelli di Victoire, che era una bionda perfetta, e molto meno di Louis, che era il più Weasley di tutti già solo perché era l’unico maschio.
James aveva troppo in comune con i suoi omonimi per rimanere colpito più di tanto dalla sua bellezza di bambola di porcellana: era tutto il resto, in lei, che da un po’ di tempo gli procurava un turbamento che non sapeva né voleva spiegarsi. Un turbamento che aveva qualcosa di assolutamente sbagliato. Scacciò quell’ombra di pensiero con un brusco movimento del capo, alzò gli occhi al soffitto dipinto di un delicato color malva e disse, leggermente esasperato: «Lo so, cugina Dominique».
Lei si chiese per un istante perché avesse specificato “cugina”. E soprattutto perché la avesse chiamata Dominique: il suo nome intero stonava sulle sue labbra. Lui l’aveva sempre chiamata Dodò, da quando aveva memoria. «E allora perché dici che devo prenderlo azzurro?» domandò, brusca.
«Perché l’altra volta ne hai provato uno azzurro. E ti stava meglio» aggiunse poi, come se non potesse trattenersi dal dirlo.
«L’altra volta… ma James, l’altra volta era maggio! Mi hai pedinata anche allora?» chiese, incrociando le braccia sotto il seno con sguardo severo, in perfetto stile zia Hermione.
«Sì» rispose lui, con semplicità, e nei suoi occhi castani si poteva intravedere un’aria di sfida: Dominique era Caposcuola e lui sapeva che se fosse stata veramente una tipa alla zia Hermione avrebbe potuto metterlo in punizione per questo.

 

«Smettila di pedinarmi, Jamie!» esclamò Dominique, infastidita perché il suo pestifero cugino continuava a ronzarle intorno, mentre lei avrebbe solo voluto godersi un po’ delle smancerie della sua famiglia in santa pace, visto che era il suo decimo compleanno.
«Ma Dodò!» esclamò lui, fintamente offeso, attirando gli sguardi di tutte le persone riunite nel giardino della Tana con i suoi modi da attore melodrammatico. «Non puoi trattarmi così, mi ferisci! Io volevo solo darti il mio regalo» disse, pomposo, e le porse un piccolo pacchetto avvolto in carta argentata.
«Zio Harry mi ha già dato il vostro regalo» mormorò Dominique, sospettosa.
«Lo so, infatti ho detto che questo è il
mio regalo» ribatté James, incapace di mantenere un tono pacato di voce, che non si sarebbe sentito in ogni angolo giardino e magari non avrebbe concentrato sguardi e orecchie di tutto il clan Weasley sul loro scambio di battute.
«Mmm» borbottò Dominique, ancora poco convinta. Dopotutto, non dimenticava che pochi mesi prima, quando aveva accompagnato James e zia Ginny a Hogsmeade per fare una sorpresa di compleanno a Teddy, un “innocente scherzetto” del cugino le aveva colorato i capelli di viola e aveva costretto tutta l’allegra combriccola a uscire in tutta fretta da Mielandia, su gentile invito della proprietaria atterrita dagli strilli di Dominique. Esitante, prese in mano il pacchetto e lo aprì: era un paio di orecchini pendenti, neri.
«Grazie, Jamie» sussurrò. Non si era aspettata un pensierino dal cugino. Era più una cosa che avrebbe fatto Ted. O al massimo Albus.
Mentre lei toglieva quei piccoli gioielli lucenti dalla scatolina e li osservava meglio, James disse «So che odi il nero» e per una volta riuscì ad abbassare leggermente il volume di voce. «Ma se dici ad alta voce un colore tenendoli in mano dovrebbero diventare di quel colore» si dondolava sul posto, ora.
Dominique pensò ancora che fosse una cosa molto dolce. Poi si ricordò dei capelli viola e scacciò quell’idea dalla mente. Lei e James non erano mai andati troppo d’accordo da quando erano stati in grado di parlare speditamente e stuzzicarsi a vicenda, ma dopotutto lui era suo cugino, e lei gli voleva, a suo modo, molto bene. Perciò – anche a causa delle lezioni di galateo impartitele da
maman fin da quando era stata in grado di reggersi sulle sue gambe – sorrise a James e ripeté, più convinta: «Grazie, cugino».
«Dai, fammi vedere se l’incantesimo funziona davvero!» fece James come riscuotendosi e tornando a essere il solito irruente di sempre. «Dì un colore!» esclamò, quasi saltellandole attorno.
«Stai dicendo che il tuo regalo potrebbe essere una fregatura?» domandò Dominique, inarcando un sopracciglio.
«Beh, se non provi non lo saprai mai, no?» ribatté James, serafico.
«Oh, come sei snervante quando fai l’angioletto!» borbottò Dominique. E poi, rivolta agli orecchini, ordinò: «Azzurro come il cielo!».
I pendenti diventarono subito dell’esatto colore di quel cielo di inizio luglio, e James sorrise mentre gli occhioni di lei si spalancavano dalla sorpresa. «Perché hai detto “come il cielo”?» chiese, curioso, mentre lei indossava il suo regalo.
«Perché l’azzurro non è solo il colore del cielo, no?»

 

«E p-perché lo avresti fatto?» domandò Dominique, maledicendosi per le sue guance che sentiva sempre più calde. Aveva sempre detestato le attenzioni che le venivano rivolte, le facevano venir voglia di nascondersi in biblioteca… anche quando erano insolite ed era suo cugino a rivolgergliele.
James alzò le spalle e mise su un’espressione a metà tra l’imbarazzo e la spavalderia, quella che si portava dietro da quando aveva cinque anni e che a detta di Nonna Molly non l’avrebbe mai abbandonato. «Mi andava» disse, e rimase a guardare la cugina diventare sempre più rossa e stringersi sempre di più le braccia sotto il seno, come a volersi proteggere.
«Ah». Dominique non sapeva cosa dire. Tanto per fare qualcosa che non la costringesse a dover incontrare lo sguardo del cugino, si scostò leggermente e osservò il proprio riflesso nello specchio. Pensò che il suo imbarazzo davanti al ragazzo con il quale era cresciuta tra spintoni e frecciatine fosse assolutamente ridicolo, perciò decise di comportarsi normalmente. «Fino a dieci minuti fa ero convintissima della mia scelta, e ora sono di nuovo indecisa su quale prendere» borbottò mentre la Dominique nello specchio le restituiva il broncio e James sorrideva, indecifrabile.
«Non decidere allora» le consigliò lui. «Prendili entrambi».
«Zia Hermione dice che se non passassi tutto il mio tempo a rimuginare ogni cosa che ho fatto o detto potrei diventare Ministro della Magia in meno di due anni dal diploma» disse Dominique storcendo la bocca. «Quindi no, ne comprerò uno solo. Ma mi prendo un’altra mezz’ora per pensarci, e tu» aggiunse rivolgendosi a James con il sorriso che usava per convincere tutti i suoi parenti maschi ad accontentarla «mi farai compagnia».
«Fantastico» esclamò lui fintamente entusiasta.
«Cosa c’è, James, hai paura di passare del tempo con la tua cuginetta preferita?» chiese Dominique retorica, avviandosi verso il camerino e chiudendo la pesante tenda di velluto malva dietro di sé per rimettersi i suoi vestiti.
Il ragazzo si guardò allo specchio. Dodò poteva riuscire a incantare tutta la scolaresca di Hogwarts con le sue doti da attrice, ma lui aveva passato l’infanzia a tirarle i capelli e rubarle i giocattoli e la conosceva meglio di tutti – escluse forse Rose e Victoire. Aveva capito che la disinvoltura della cugina era tutta una farsa, perché era rimasta turbata dal suo comportamento con lei… e probabilmente pensava che con una bella chiacchierata amichevole – come non ne avevano praticamente mai avute a memoria di Weasley – sarebbe venuta a capo del “mistero James”. Forse, lì dietro la tenda, si stava convincendo che il cugino era un po’ triste perché il giorno dopo, con la consegna dei diplomi M.A.G.O., la loro avventura al castello sarebbe finita e sarebbe cambiato tutto.
Sospirò mentre un rumore dietro di lui gli rivelava che la cugina era uscita dal camerino, e si voltò ad osservare il volto che da qualche tempo spuntava un po’ troppo spesso nei suoi sogni. Mentre Dominique riconsegnava l’abito alla proprietaria e si voltava a fargli segno di muoversi, James gettò un altro sguardo al suo riflesso nello specchio e mormorò: «Sì, forse ho un po’ di paura.»
E seguì la cugina fuori dal negozio.

 

 

· · L'angolino di Rò · ·

Allooooooora :D
La scuola è finita, e per celebrare questo lieto evento posto il primo capitolo di quella che penso sarà la mia ultima fanfiction.
Essì.
Dopo tre anni di onorato servizio mi accorgo di avere sempre meno ispirazione e soprattutto voglia o tempo per scribacchiare qualcosa da postare, e piuttosto che farlo di malavoglia preferisco non farlo per niente. Soprattutto, ora che inizia l'estate non starò a casa praticamente mai, e quando a settembre inizierò la terza liceo avrò l'esame di maturità a cui pensare, quindi sinceramente mi sembra più corretto finirla qui, perché so che nei prossimi dodici mesi avrò ben altro a cui pensare.
Insomma, addio xD

Vabbè però prima di andarmene del tutto (anche se probabilmente continuerò a leggiucchiare e recensire in giro, non è che cancello l'account :P) direi che è il caso di parlarvi un po' di questa storia.
Innanzitutto, perché James e Dominique.
So perfettamente che è un pairing assurdo, è un incesto perché sono cugini primi e tutto il resto, ma da quando ho letto Only Hope di Eliatheas non posso fare a meno di considerare insieme questi due piccioncini adorabili *___*
Ah, non ho una cotta per uno dei miei due cugini, per inciso XD
Questa storia è nata un po' per caso un po' per gioco.
Quando a dicembre avevo molto tempo da perdere (XD) e continuavo a iscrivermi a un contest dopo l'altro, ne ho incontrati tre che mi ispiravano particolarmente.
Il primo era il Kisses Contest, che prevedeva di scrivere una storia incentrata su un bacio ed ispirata ad un'immagine che rappresentasse suddetto bacio (che è ovviamente quella che trovate all'inizio del capitolo). Purtroppo non ho fatto in tempo a consegnare la storia, ma l'ho comunque iscritta ad altri due contest: "Quando Taylor Swift incontra Harry Potter", che prevedeva di scrivere una storia ispirata -nel mio caso- alla canzone Mine di Taylor Swift e che includesse dei flashback; e "The periodic table of elements contest", per il quale ho ricevuto un pacchetto, il berillio, che includeva James e Dominique, il colore azzurro, e alcuni prompt (dolce, sbagliato e follia).
Questo capitolo -e i tre successivi- sono il risultato dei vari prompts, di ore e ore di ascolto continuo ed estenuante di Mine, e della mia mente malata.

Di Dominique non si sa molto -alcuni pensano che sia un maschio o.ò-, anche il secondo nome è mia invenzione, come pure la sua fisionomia. Per quel che riguarda il suo carattere ammetto di essere stata fortemente influenzata dalla mia cara Eliatheas, e spero vivamente che non si offenda per questa mia licenza poetica XD
Beh, il mio angolino è come sempre più lungo del capitolo ed è ora di fare un sano pisolino post pranzo.
Fatemi sapere cosa pensate di questo incipit, e se avete domande di ogni sorta non esitate a chiedere.
Ah, i vari risultati dei contest li posterò più in là perché ora non ho voglia di cercarli XD 
A presto gente!

Vostra,
Rò.

 

Credits: tutti i personaggi, meno eventuali OC, appartengono alla splendida Zia Jo, alla quale sarò per sempre debitrice.
Eccovi i link per i tre contest della mia storia: X X X
Questa è la pagina di Eliatheas. Dateci un'occhiata, davvero.

 

Non scrivo per fini di lucro, ma per la gioia che mi sa dare la parola scritta.

   
 
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