..."Mia terra, mia labile strada,
sei tu che trascorri o son io?
Che importa? Ch'io venga o tu vada,
non è che un addio!
Ma bello è quest'impeto d'ala,
ma grata è l'ebbrezza del giorno.
Pur dolce è il riposo... Già cala
la notte: io ritorno"...
[G.Pascoli, "La bicicletta", III]
A casa di Takao tutto era
silenzio.
Solo il debole sciabordio dell'acqua nel piccolo laghetto in giardino incrinava
quegli attimi di pace.
Tutti erano immersi in sonni ristoratori.
Tutti. Tranne uno.
Yuri non riusciva a prendere sonno. Si era alzato e, con passo felpato per non
svegliare gli altri, era sgattaiolato in giardino.
Non faceva freddo quella notte. Abituato al gelo delle notti in Russia, gli
sembrò quasi tiepido.
Si sedette sulla veranda, fissando in silenzio davanti a se, perdendo lo
sguardo.
-Dove può essere andata...- pensò sospirando.
Era già da quel pomeriggio che Ayumi era sparita. E nessuno si era preoccupato
di andare a cercarla...
-Ayu? Dove vai?!-
Kei si parò davanti a Yuri.
-Lasciala fare...-
-Ma...- aveva ribattuto debolmente.
Per poi girarsi e andarsene dall'amico.
-Forse ha ragione lui... Perchè preoccuparsi?-
Cercò di tranquillizzarsi.
Ma le ore passavano.
-Non torna...-
-Perchè l'ho lasciata andare...-
Perchè? E se le fosse successo qualcosa?
Con che coraggio se ne stava lì seduto mentre la sua Ayumi era chissà dove in
quella città. E cosa era andata a fare, poi?
-Forse c'entra quello che ha detto il nonno di Takao...- si disse.
Sbattè un pugno a terra. Un rumore sordo che turbò la quiete.
Imprecò in russo, succhiandosi i graffi che si era procurato.
Stava albeggiando. Il timido sole tornava ad affacciarsi dall'orizzonte.
E Ayumi non c'era.
Non torna.
Non torna.
...Non torna...
Un'inquietante nenia si ripeteva nella mente di Yuri. Per la prima volta temeva
di quello che sarebbe potuto succedere.
Mai aveva avuto paura.
Non aveva pianto quando gli uomini di Vorkof l'avevano portato via.
Non aveva urlato quando lo avevano tatuato.
Matricola n° 517, Monastero.
Non aveva riso quando aveva battuto tutti gli avversari che si era trovato
davanti.
Non aveva pietà.
Non aveva comprensione.
Ma in quel momento... Aveva paura.
Paura di non veder tornare la persona che gli aveva restituito i sentimenti.
Paura che la persona che amava se ne fosse andata.
E forse per sempre...
*
-Ehi ragazzina! Guarda dove vai...- si lamentò un uomo. Le diede una spallata e
riprese a camminare.
Ayumi era uscita dalla casa. Stringeva ancora il pupazzo rovinato nella mano
sinistra. Aveva lo sguardo basso e non sapeva dove stesse andando.
Seguiva solamente i suoi passi.
La città stava cominciando ad animarsi. La stessa atmosfera frenetica che
l'aveva accolta ricominciava a pieno ritmo.
Ma sembrava non coinvolgere la ragazza.
I pensieri continuavano a tormentarla.
Aveva così tante domande e nessuno che le poteva dare una risposta.
Dov'era andata sua madre?
Era ancora viva?
E perchè... Perchè aveva voluto rovinare la sua vita in quel modo?
Che gli aveva fatto per meritarsi un simile trattamento?
Raggiunse la strada principale, girando in un vicolo.
Vide dei ragazzini che giocavano a beyblade, ridendo contenti. Non potè non fare
un sorrisino.
Un bambino con capelli biondi buttò fuori dalla padella che stavano usando come
stadio il bey avversario
-Evviva, sono io il più forte!- esultò ridendo di gioia.
Ayumi li superò, continuando a camminare nel vicolo.
-Ehi ragazza! Tu con il vestito nero!- chiamò il bambino, raggiungendo Ayumi.
Lei si girò sorpresa
-Dimmi...-
-Hai perso questo!- le disse, mettendole in mano Devil.
Non si era neanche accorta di averlo smarrito.
Lo osservò, le placcature rosse graffiate dalle tante battaglie, il chip lucido,
con il cavallo nero impennato. Lo strinse, ringraziando il bambino biondo, che
si girò per ritornare dai suoi amici.
Anche quello glielo aveva regalato il padre.
Come aveva fatto a dimenticarselo?
-Cosa devo fare papà...- sussurrò Ayumi.
Poi le venne un'idea. Come aveva fatto a non pensarci prima?!
Ma per questo aveva assoluto bisogno dell'aiuto di qualcuno.
E sapeva esattamente chi le serviva...
*
-Ragazzi... Ayumi non è ancora tornata! Quando penserete di fare qualcosa?!-
sbraitò Yuri piombando nella stanza.
Takao si bloccò con una fetta di pane a mezz'aria. Evidentemente stavano facendo
colazione.
-Avanti Yuri... Non credo sia qualcosa di cui preoccuparsi! Ayumi sa badare a se
stessa, vedrai che...-
*SBAM!!!*
La porta si spalancò di colpo. Una figura ansimava sulla porta, i capelli in
disordine, la faccia stravolta. Stringeva in mano qualcosa.
-A-Ayumi?!- esclamò Boris arrivando alle spalle di Yuri.
Kei si degnò di rivolgerle uno sguardo, leggermente sorpreso.
-Ho... Bisogno... Di Takao...- disse a scatti, tentando di riprendere fiato per
la corsa.
-Ma che ti è successo?! Sono stato così in pensiero, adesso mi spieghi!-
intervenne Yuri afferrandola per un braccio.
Lei si divincolò
-Yu dopo, prima ho una cosa urgente da fare!- esclamò -Dove accidenti è Takao
quando mi serve?!-
Il ragazzo si alzò da tavola
-Cosa hai bisogno Ayumi?- chiese calmo.
Ayumi sospirò, rendendo stabile il respiro
-Dov'è il cimitero più grande di Tokyo?- chiese a bruciapelo.
Takao sgranò gli occhi
-Il... cimitero?! P-per curiosità, come mai ti interesserebbe una... cosa
simile?- disse incredulo. Yuri intanto fissava l'amica.
-Cos'hai in mente eh, Ayu?- pensava.
La ragazza scosse la testa
-Lascia stare, tu dimmi solo come arrivarci... Al resto ci penso io...- concluse
con un tono che non ammetteva repliche.
Takao la guardò negli occhi
-D'accordo... Ti dirò come ci si arriva... A patto che Yuri venga insieme a te!-
Ayumi girò la testa verso il russo, che ricambiò lo sguardo.
Poi riprese a fissare Takao, annuendo
-Affare fatto...-
*
-D'accordo, io ti ho seguito fin qui... Ma adesso mi spieghi cosa è successo!-
esclamò Yuri mentre si sedevano sul treno che li avrebbe portati al quartiere
indicato da Takao.
Ayumi accavallò le gambe, stando in silenzio. Il pupazzetto era appoggiato al
suo grembo.
Yuri lo fissò
-Dove l'hai preso quel pupazzo?- chiese prendendolo in mano.
-Immagino di dover partire dall'inizio, vero?- chiese Ayumi guardando il
ragazzo.
Sospirò, prendendo a raccontare.
-Sai... Sono andata nella casa dove vivevo... Per caso, in verità, non sapevo
dove andare, mi sono affidata all'istinto...-
-E questo giocattolo, quindi, viene da li?- aggiunse Yuri tendendole il
cagnolino.
Lei annuì, prendendolo e rimettendoselo sulle ginocchia
-Ho saputo da una signora cosa è successo... Come la mia famiglia sia andata
distrutta... Per colpa dell'arroganza di quella donna che io chiamavo...
madre...- sussurrò rabbiosa stringendo i pugni.
Così raccontò tutto, di come avevano deciso di portarla in Russia, del suicidio
disperato di suo padre, della partenza di sua madre...
Yuri stette in silenzio, corrugando le sopracciglia ad ogni dettaglio aggiunto
da Ayumi al triste racconto.
-E poi ho trovato questo pupazzo... E ho capito che l'unico modo per mettermi la
coscienza in pace è quella di andare al cimitero... Ho deciso che è venuto il
momento di gettarsi il passato alle spalle... Non posso vivere nel rimorso di
una cosa che non potrò mai avere... E' inutile...- sussurrò Ayumi, girandosi
verso il finestrino.
Rifiutò di incrociare lo sguardo dell'amico.
Sapeva che nel momento in cui le iridi azzurre di Yuri avrebbero trafitto le sue
color delle castagne... sarebbe stata la fine, il suo autocontrollo tenuto a
stento sarebbe crollato miseramente.
Yuri non insistette oltre. Tra i due ripiombò il silenzio.
Lo sferragliare del treno era ritmico e faceva dondolare impercettibilmente le
carrozze. La voce metallica annunciò una fermata.
-E' la nostra Ayu, dobbiamo scendere...- disse il ragazzo incitando l'amica.
Scesero entrambi in un quartiere periferico, pieno di immensi giardini e templi
scintoisti.
Il treno ripartì alle loro spalle. Ormai era tardi per tornare indietro...
Si avviarono lungo il viale cosparso di ghiaia bianca, facendola scricchiolare
sotto le scarpe.
-Ma sei... sicura che tuo padre sia sepolto qua?- chiese titubante Yuri.
Ayumi scosse la testa
-E' solo una supposizione ma... Anche trovare la casa sembrava impossibile, no?-
rispose speranzosa, mentre il ragazzo inarcava scettico un sopracciglio.
Percorsero tutto il viale, arrivando fino ad un cancello di ferro battuto.
Al di là della cancellata c'erano numerose tombe, ciascuna con foto e nome. Un
sentierino portava al tempio principale, esattamente al centro del cimitero.
-Beh... Ci siamo...- disse seria Ayumi, mentre Yuri annuiva.
Entrarono nel cimitero, incrociando numerose persone che facevano visita alle
tombe. L'odore penetrante dell'incenso si diffondeva nell'aria, rendendo
l'atmosfera ovattata.
Sembrava quasi di sentire i sussurri delle anime sepolte parlare nell'aria
incensata, diffondendo preghiere con il fruscio delle poche foglie sugli
alberi...
Ayumi rabbrividì, stringendosi nel cappotto. L'era venuta la pelle d'oca.
-Io direi di dividerci... Il cimitero è grande. Se qualcuno lo trova avverte
l'altro, ok?-
-Ma ci saranno cento Hiroyuchi Kiyo! Come facciamo a sapere qual'è mio padre?-
chiese esasperata Ayumi.
-Beh, basta guardare la foto... Com'era tuo padre?-
-...Aveva i capelli neri e gli occhi come i miei... Almeno, credo... Da quel
poco che mi ricordo era più o meno così...- disse la ragazza.
-Allora saranno pochissimi... nessuno ha gli occhi belli come i tuoi...-
sussurrò Yuri.
Ayumi arrossì leggermente, borbottando un grazie.
Si divisero.
Ayumi andò verso sinistra, lasciandosi alle spalle Yuri. Zigzagò per le tombe,
superando la gente inginocchiata e pregante.
-Dove può essere... Ormai ho perlustrato quasi tutto!- esclamò esasperata,
arrivando alle ultime tombe vicine al cancello.
Cercò di scorgere la sagoma di Yuri stagliarsi sopra le tombe ma del ragazzo non
c'era traccia. Si sedette esausta sul muretto, sospirando pesantemente.
Si prese la testa tra le mani, cercando di ragionare. Quando una voce...
-Ayuuuuumiiii!!!- la chiamava questa voce.
Ayumi alzò lo sguardo, notando Yuri correre verso di lei, trionfante.
Una signora lo rimproverò
-Non si corre nel cimitero!-
Yuri rallentò il passo e Ayumi gli andò incontro.
-L'ho trovata...- disse contento.
Ayumi sbarrò gli occhi
-D-dici davvero...? Sei sicuro che sia proprio mio padre?- balbettò.
Il ragazzo annuì
-Vieni a controllare...-
La prese per mano e la condusse in fondo al viale, superando la signora di
prima.
-Roba da matti, i giovani d'oggi non sanno neanche cos'è l'educazione...-
borbottò, seguendoli con lo sguardo.
Una lastra di marmo bianco.
Una tomba trascurata.
Una foto in bianco e nero.
Un nome e una data, con poche parole, incise in lettere dorate.
-Hiroyuchi Kiyo, morto il 14 aprile, 24 anni. Si ricorda la sua memoria con
affetto...- lesse sottovoce la ragazza -E così... è questo mio padre...- disse
con voce vuota, fissando la tomba davanti a sè.
Yuri si inginocchiò
-C'è scritto qualcos'altro, qua sotto...- grattò via il muschio cresciuto alla
base della lastra, scoprendo un'altra scritta.
Ritrasse la mano sorpreso
-Ayu... Forse dovresti leggere anche qua...- sussurrò chiamando la ragazza.
Lei lo guardò interrogativa, inginocchiandosi di fianco a lui. Strinse gli
occhi, cercando di decifrare le lettere rovinate.
*Qui riposa lo spirito di mia figlia...
Morta prima di crescere...
Morta nell'anima...*
Ayumi cadde seduta, incredula
-Che cosa significa questa scritta?!- balbettò spaventata.
Yuri la fece rialzare, ma le gambe di Ayumi sembravano in sciopero. La sostenne
per la vita.
-Yuri... I-io non capisco... Che vuol dire quella... quella scritta...?!-
esclamò la ragazza.
Il ragazzo sospirò
-Probabilmente quando l'hanno seppellito, hanno creduto che anche tu fossi
morta... Ma non avendo il tuo cadavere hanno scritto così... Oppure, sai, quando
uno muore scrive le cose nel testamento... Magari tuo padre credeva che fossi
già morta e quindi ha voluto scrivere così...- ipotizzò, mentre Ayumi fissava
ancora spaventata la lastra marmorea.
Poi annuì
-Si... Forse hai ragione tu...-
Stettero in piedi davanti alla tomba, mentre un sottile fumo d'incenso saliva
dal bruciatore. Mille pensieri attraversarono nuovamente la mente di Ayumi.
Quanto avrebbe voluto incontrare sua madre...
Anche solo per urlarle in faccia tutto il suo disprezzo, per quello che aveva
fatto a lei, a suo padre...
-Ayu... Andiamo adesso, ti va?- chiese Yuri guardandola.
La ragazza scosse la testa
-Vai avanti, io ti raggiungo... Voglio stare ancora un attimo qui...- sussurrò.
Il ragazzo annuì comprensivo, dirigendosi verso l'uscita dal cimitero con le
mani in tasca.
Ayumi carezzò la fotografia del padre.
Sorrideva. Un sorriso triste, come se già sapesse il crudele destino cui andava
incontro.
Poi... notò che la cornice della foto si poteva staccare.
-Sarà rotta...- pensò minimizzando.
Un angolo della foto sporgeva dalla crepa nel riquadro.
Ayumi la estrasse per guardarla meglio, quando si accorse... che dietro la foto
c'era una scritta. Sbiadita e quasi scomparsa, ma si leggeva.
La girò e si mise a leggerla...
Ayumi, figlia mia...
La speranza che tu legga queste righe è vana...
Così vana che molto probabilmente non saprai mai la storia...
Come è andata veramente...
E se l'hai scoperto... Beh, allora capirai quello che ti sto per dire.
So che sei triste...
Ma la mia morte non è avvenuta per causa tua..
Non fartene una colpa...
Non essere neanche in collera con tua madre...
Quella donna ha bisogno di tutto fuorchè altro rancore...
Ne riceve già troppo.
Voglio solo rammentarti una frase...
Quella che ti dicevo sempre...
-Ci vuole vita, per amare la vita-
Non dimenticarlo.
Mai.
Con affetto
Hiroyuchi
Una lacrima cadde sulla fotografia
ingiallita.
Non sapeva se di gioia o tristezza...
Sapeva solamente che suo padre era ancora vivo. E non sarebbe mai morto.
Finchè la frase vivrà nel cuore di Ayumi, la vita di suo padre avrebbe
continuato ad esistere.
-Grazie papà...- sussurrò la ragazza asciugandosi la guancia.
Si alzò, stringendo la fotografia e correndo per raggiungere Yuri.
Il bruciatore dell'incenso si spense del tutto.
Ora il passato era veramente finito...