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Autore: elfin emrys    15/06/2011    4 recensioni
Uther è un comico molto famoso, con una vita felice. Ma c'è un messaggio. L'ultimo messaggio di Igraine, prima di sparire dalla sua vita, partita lontano. E delle incongruenze nella loro storia. E se...
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Merlin e Arthur stanno insieme da tempo, ma compare per il primo un nuovo spasimante che metterà il bastone fra le ruote a Arthur.
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Morgana è un'avvocato che, un giorno, scagiona per sbaglio un'assassina, Sophia. Affoga nel Tamigi, dopo una dura lotta, ma il corpo non viene ritrovato. Morgana ha un brutto presentimento.
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Gwen e Lancelot hanno una storia d'amore, ma un malinteso li porterà lontani...
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altro Personaggio, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Roma

 

Gaius rientrò a casa. Alice lo salutò estasiata, con in mano delle lasagne preparate da lei secondo la ricetta di sua nonna. L'uomo sorpirò: era fortunato ad avere una moglie così. Si amavano ancora molto e ancora non riuscivano a non uscire insieme, ridere e scherzare fuori. L'ultima volta che erano usciti, erano andati al cinema a vedere un film americano: come volevasi dimostrare, una stupidata. Tutto sommato però si erano divertiti a prendere in giro gli attori e i personaggi! La donna lo fece accomodare su una sedia e gli mise una fetta di lasagna nel piatto. Gaius mangiò a sazietà, gustandosi il pasto preparato dalla moglie seduta accanto a lui.

-Come è andata oggi con Luka?

Alice non era venuta con lui a fare da segretaria perchè non si sentiva bene.

-Bene: ha tentato di aggredirmi, ma bene per il resto. Ho capito molto di lui: ha tantissime fobie. Ho scoperto che è Ithyphallobico* e Fronemofobico**, ma queste due cose non sono collegate fra loro in realtà: ha solo subito dei traumi, come tutti coloro che hanno questi problemi del resto. L'ultima volta che ho trovato un uomo definito pazzo ma che non aveva subito shock è stato circa venti anni fa: aveva una lesione al cervello e per questo credeva di diventare un lupo mannaro***. Sciocchezze!

-Ti ricordi quello che aveva paura di mangiare?

-Ah, sì: mi sono dovuto occupare di lui per anni e l'ho anche dovuto mandare da un medico perchè era diventato anoressico. Sono tutte storie che paiono assurde, ma che invece esistono sul serio. Anche io quando studiavo per diventare psicologo non credevo ci fossero casi talmente gravi, ma l'esperienza mi ha fatto ricredere.

Alice annuì: ne aveva sentite tante anche lei insieme al marito. Storie di bambini traumatizzati dai genitori o dai maestri o ancora dai propri fratelli, storie di uomini e donne che avevano eliminato una violenza di qualche tipo e che ne subivano le conseguenze nell'inconscio, persone che credevano di essere vampiri. Ce n'erano di tutti i tipi, come le caramelle di Harry Potter, come si chiamavano? Ah, sì: tutti i gusti più uno.

-Cambiando discorso: hai ricevuto altre notizie da Hunith?

-Ieri mi ha chiamato: dice che hanno rintracciato il ragazzo e che stanno andando a vedere se lo trovano finalmente. Penso che domani mi manderà un messaggio, se Bobby la smettesse di fare brutti scherzi.

Gaius lanciò uno sgurdo atroce al cellulare che aveva poggiato su un mobile accanto alla tv spenta. L'uomo prese il giornale che gli era arrivato quella mattina: aveva avuto tanto lavoro e non era riuscito a leggerlo.

-Hai visto, Alice? Ancora non hanno preso l'assassina S (che razza di nome gli hanno dato!): stanno brancolando nel buio. Hanno raccolto molte testimonianze e a quanto pare la donna è la stessa che aveva colpito quel ragazzo ricco tempo fa, non ricordo come si chiamava, ma ancora non ne hanno la piena conferma. Che schifo di sicurezza in questa città: una persona può compiere delitti a tutto spiano e nessuno se ne accorge. Sì, però quando parcheggi davanti a un passo carrabile se ne accorgono subito, eh?

Alice lo guardò fisso negli occhi.

-Hai preso una nuova multa, caro?

L'uomo sbuffò tornando a leggere il giornale. La donna sorrise: chissà cosa stava facendo Hunith in quel momento.

 

Uther sospirò. Davanti a lui c'era un enorme palazzo.

-Sembra uscito da un'americanata.

Hunith sorrise, prendendolo per mano. Lo guardò incoraggiante, prima di fare un passo verso la porta dell'edificio. Una bella notte con una grande luna faceva da sfondo alle luci spente di quell'ufficio. I due entrarono. I lampadari nell'atrio erano accesi. Era un bel posto piacevole: Arthur aveva gusto. Uther si avvicinò alla donna che stava al bancone che stava chiudendo il computer e che stava sistemando la propria borsa. Era una donna sui trentacinque anni dall'aspetto molto professionale e serio.

-Buonasera!

Uther le si avvicinò cercando di sembrare cordiale e rilassato, anche se in quel momento avrebbe solo voluto sbraitarle contro.

-Vorrei sapere se potrei prendere un appuntamento in futuro magari con il suo capo, Arthur Tintagel: mi scuso per l'ora tarda, ma purtroppo siamo arrivati ora e non possiamo aspettare domani mattina...

-Tornate tra una settimana.

-...Cosa?

-Il signor Tintagel non è in Inghilterra al momento, signori: è partito e in questo momento starà già a Roma con il suo segretario.

-...A Roma?

-Il signore è stato invitato a una cena importante là e non poteva certo mancare. Tuttavia potrei riferirgli il messaggio. Posso sapere chi lo cerca?

-Uther Pendragon.

La donna segnò il nome su un foglio, con un sorriso stupito sulle labbra: probabilmente l'aveva riconosciuto ma, come persona professionale e pacata quale era, non gli avrebbe mai chiesto un autografo. Fortunatamente.

-Ecco. Chiamerò appena possibile il signor Tintagel e gli riferirò che vuole conferire con lui.

L'uomo annuì, guardando Hunith sorridendo. La donna gli fece un “Ok” con il pollice, incoraggiante. Uther annuì: se non altro l'avevano trovato. Più o meno. Certo, almeno non sarebbe scappato da loro! La donna mise il foglietto attaccato al computer per ricordarselo poi uscì con un cenno del capo e un saluto garbato facendo prima uscire i due visitatori.

 

Il rumore degli aerei erano insistenti. Arthur prese anche la propria valigia, uscendo dall'aereoporto insieme a Merlin che lo seguiva estasiato e sorridente: aveva sempre desiderato vedere Roma e finalmente ne aveva la possibilità. Appena usciti, il capo lo informò che non aveva potuto prendere una limousine per portarli all'appartamento che aveva affittato, per cui avrebbero preso il taxi. Il biondo cominciò a sventolare una mano a dei taxi che passavano, ma nessuno si fermò. Più spazientito, cominciò a fremere e a incollerirsi quando un autista decise di prenderli nella propria vettura. Appena entrarono nell'auto serntirono subito un forte odore di alcool: brutto segno. Un uomo rasato male e con i capelli sporchi li guardò. Aveva una sigaretta in bocca e gli occhi quasi chiusi. Accanto a lui giaceva una bottiglia di birra.

-'ndo devi annà?

-...What?****

-...Where andare you?

-Can you repeat?

-Oh, ma manco l'inglese capite?! Where andare you?

I due si guardarono intensamente. Poi videro che l'uomo li indicava per poi indicare il camminare con due dita.

-Ah!

Arthur sorrise, battendosi una mano sulla testa e dicendo qualcosa all'autista che gli sbuffò del fumo addosso prima di partire velocissimo sulla strada. Non era per niente buono come primo approccio con l'Italia. No, per niente: faceva una bruttissima impressione così. Non fecero molta strada prima di arrivare, o almeno a Merlin sembrò molto poca. Scesero, dando delle banconote al taxista che sorrise con la sigaretta fra i denti. Arthur aspettò che l'auto sparisse in lontananza prima di prendere i fianchi di Merlin per attirarlo dolcemente a sé.

-Ecco qui: questo è l'edificio.

Davanti a loro c'era un palazzo evidentemente italiano. I due salirono le scale trovandosi in un appartamento non lussuoso ma comunque comodo, accogliente e funzionale. Aprirono le finestre e sistemarono i bagagli nella loro stanza che aveva un grande letto matrimoniale molto comodo.

-Arthur, vieni a vedere!

Il biondo si avvicinò al segretario che stava guardando ammirato dalla finestra. Davanti a loro c'era un paesaggio mozzafiato. Si vedeva benissimo il Colosseo illuminato e poche stelle facevano capolino nel cielo: anche se non erano tante, erano comunque più di quelle di Londra.

-E' stupendo!

-Ecco spiegato perchè l'affitto costava tanto. Ne vale la pena.

I due si guardarono sorridendo rivolgendo ancora lo sguardo verso la città che brillava davanti a loro.

-...Senti, perchè non andiamo a mangiare in un ristorante? Uno tipico, così, per assaggiare la tanto osannata cucina italiana?

Il moro sorrise e annuì, sporgendosi a baciare le labbra del ragazzo.

-Va bene.

Il biondo ricambiò il bacio, passando una mano da dietro sul petto del compagno, posando poi le proprie labbra sul collo di lui, per poi...

-Arthur! Non adesso: se non ci sbrighiamo non mangeremo proprio stasera. E io ho molta fame.

-Anch'io. Di te.

Gli fece un occhiolino. Merlin lo guardò con espressione severa, mentre il capo sospirò, staccandosi da lui.

-Capito. Però dopo...

Un sorriso malizioso.

-Dopo, Arthur. Casomai dopo.

 

Merlin finì di mangiare l'ultimo spaghetto.

-Buonissimo.

I due sorrisero, mentre Arthur chiedeva il conto al cameriere che, al contrario del taxista, parlava un inglese decente ed era stato davvero molto gentile. Se la prima impressione non era buona, la seconda lo era molto. Il moro sorrise con le guance rosse: avevano bevuto tanto buon vino e Merlin, che non reggeva bene certe cose, già sembrava ubriaco.

-Arthur... Perchè non... *hic* non ci sposiamo?

Correzione: non sembrava ubriaco, era ubriaco. Il biondo scosse il capo, pagando il conto e tenendo il proprio ragazzo per la vita trascinandolo fuori: fortunatamente non avevano scelto un posto elegante. Lo portò per tutta la strada mentre brontolava qualcosa su un fantomatico matrimonio. Il biondo rise quando Merlin cominciò a chiedersi se doveva indossare il velo o meno, mentre apriva la porta di casa. Appena spalancata, Arthur lo buttò sul letto, mentre Merlin ridendo borbottava sulla verginità della sposa. Il biondo scosse il capo baciandolo appassionatamente e zittendolo. Le finestre erano aperte e le luci di molte stanze si stavano mano a mano spegnendo. Arthur andò a chiudere la porta e spense anche la loro luce. Molte più stelle apparvero in cielo. Ma nessuno dei due le vide, troppo presi da un piacevole impegno.

 

 

 

 

*La paura dell'erezione del pene

**La paura di pensare

***Questa è una storia veramente accaduta, anche se il soggetto era una donna: aveva una lesione al cervello per il quale credeva che le proprie unghie si stessero trasformando in artigli e quindi pensava di star diventando un animale, un lupo per la precisione. Questa storia è stata raccontata a Voyager, ma è realmente accaduta a un'anziana signora. In questo caso, però, l'ho “applicata” a un giovane.

****Ho messo le parole in inglese perchè loro vengono dal Regno Unito quindi non potevano conoscere l'italiano: per fare vedere ciò ho messo cosa dicono in inglese almeno quando stanno insieme a degli italiani e quando parlano con loro.

:::::NOTE FINALI:::::

Che ne dite? Ci sarà anche qualche descrizioncina in futuro, ovviamente niente di pesante, ma comunque penso che vi farà piacere ;) Nel prossimo capitolo (COMPLETAMENTE DEDICATO A ARTHUR/MERLIN) ci sarà la ricomparsa di un personaggio molto importante: avete già capito tutte quale =)

Kiss

   
 
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