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Autore: Keiko    17/06/2011    3 recensioni
Poteva avere tutta la musica del mondo in testa, ma Olivia era stata abituata al fatto che i sogni erano il carburante della vita, e pochi erano quelli che – nell’arco di una sola esistenza – riuscivi davvero a realizzare senza il talento, la passione, le basi necessarie ad affrontare i problemi e una discreta dose di buona sorte.
Magari ti illudevi di farlo, ma poi ti accorgevi che non erano davvero sogni, ma sfizi che – una volta raggiunti – non ti davano nessun tipo di appagamento.
Holly aveva intuito che qualcosa – nella retorica dei sogni – entrava in netto contrasto con la loro consistenza quando aveva appeso al chiodo la chitarra.
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Matthew Shadows, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zacky Vengeance
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Destini di Vetro'
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Note dell'autrice.
Qualcuno di voi forse l'avrà notato (applauso a Cherry che ci ha scoperte subito!), ma ci tenevo a sottolinearlo. Magical_Illusion ha pubblicato il primo capitolo di Freak Show, storia parallela a Destini.
Questo cosa significa?
Al di là del comprovare la nostra dubbia sanità mentale, significa che le due storie scorrono parallele (e felicemente si incastrano l'una con l'altra in una serie di missing moments), dando vita a due storie che possono essere lette sia in maniera indipendente, che concatenate.
Io ovviamente vi consiglio di leggerle entrambe, ma solo perché sono il prequel di quella che sarà la nostra futura round robin (siamo geniali, perfide e folli, we know).
Detto questo, se vi va di leggere Freak vi consiglio di leggere il primo capitolo prima del secondo di Destini, visto che ne narra il periodo di poco antecedente. Se non vi va, proseguite la lettura visto che comunque tutto sarà comprensibilissimo ugualmente.
Enjoy it!



*



Huntigton Beach, 2001



I primi tre mesi a New York erano stati qualcosa di destabilizzante. L’euforia della novità lasciava sempre il posto una fitta al cuore, la sera, quando nella sua camera poteva chiudere gli occhi e avvertire le narici pizzicare al ricordo del profumo salmastro di Huntigton Beach. Le mancava il mare, le serate passate al parco e i pomeriggi allo skate park ma soprattutto, le mancavano i suoi amici.
Se si soffermava a riflettere, ogni ricordo era una stilettata al cuore quando si lasciava prendere dalla nostalgia di casa. Cercava di non pensarci, ma le mail quotidiane di Dakota la riportavano sempre un passo indietro, più vicina ad Huntigton Beach.
I messaggi di Zacky e le telefonate di Matt erano la conferma – esasperante – di quanto tutto, mentre lei se ne stava a inseguire il suo maledettissimo sogno a New York, proseguisse per la propria strada. I ragazzi avevano preso a fare un mini tour per gli Stati Uniti e, volenti o nolenti, l’estate era scivolata via abbastanza in fretta da lasciare solo le ultime settimane per il dolore più soffocante.
Holly si era chiesta se il suo sogno non fosse tutta un’abile montatura per scappare da Huntigton e da Matt, ma era stata abbastanza ragionevole da concordare sul fatto che nessuno si sarebbe mai imbarcato in una situazione simile senza impazzire in presenza di risultati nulli.
Il problema era che lei, di buon senso, non ne aveva affatto e di risultati, invece, ne aveva eccome: per il periodo delle vacanze di Natale le era stata chiesta una relazione sugli usi e i costumi in epoca preistorica, e Holly si era sentita meno stupida e anormale del consueto.
A dire il vero, si era sentita persino un po’ più in alto rispetto alla media degli studenti del suo stesso anno che si erano visti precludere qualsiasi possibilità di andare un poco oltre il piano di studi.
Non era una mosca bianca a New York e, soprattutto, nessuno la associava inevitabilmente alla sua scomoda e rumorosa famiglia adottiva.
Di New York le piacevano le persone, il poter scivolare tra migliaia di sconosciuti senza essere notata per i capelli tendenti ad un’innaturale color carota o il trucco sgargiante. Aveva iniziato a sentirsi un po’ a casa solo quando già doveva rientrare ad Huntigton Beach, alla soglia del suo diciottesimo compleanno.
Se tutto andava bene, però, l’estate l’avrebbe passata in giro per l’Europa e non in California. Il lavoro dell’archeologo era oggettivamente una merda: era pieno di gente disposta a sfruttare qualsiasi studente pagandolo una miseria, trascinandolo sotto il sole cocente per ore e ore a spennellare e ripulire anfore e scheletri consunti nel tentativo di fare qualche cazzo di grande scoperta. Holly era una di quelle studentesse che avrebbero lavorato persino gratis: voleva girare il mondo e nutrirsi delle storie degli altri lei, che la sua storia nemmeno l’aveva provata a scrivere ancora.
Jimmy la prendeva sempre in giro dicendole che la sua era una qualche forma di deviazione mentale: sosteneva che per Holly i ricordi erano tutto.
Non c’era bisogno di spiegare le motivazioni a Jimmy, perché conosceva già la risposta: finché possiedi i ricordi a cui aggrapparti, non potrai mai sentirti solo. Quando hai una vita costellata di punti di riferimento non hai nemmeno paura di osare e intraprendere una strada solitaria: quando ti volti indietro, ci saranno tutti loro a ricordarti la via del ritorno.
 
 
“Per chi l’hai scritta?”
Matt aveva sollevato lo sguardo su Jimmy, accigliato.
“Cosa?”
Warmness on the soul.”
“Ah.”
Il cantante si era scollato dalla propria posizione, andando a recuperare la chitarra abbandonata nell’angolo della propria stanza, ignorando deliberatamente la domanda dell’amico.
“Non era per Holly, vero?”
“E’ uscita così, di getto. Se dovessi risponderti sinceramente, ti direi che non ho pensato. L’ho scritta e basta, senza un perché.”
“L’hai composta tutta al pianoforte.”
“E quindi?”
“E quindi lo fai quando non sai come parlare. In genere sei più bravo al pianoforte che a parole. Ti sei mai chiesto perché la prendi sempre tanto male quando si tratta di lei?”
“E’ appena tornata e tu mi stai facendo una serie di domande che non hanno senso, Jimmy.”
“Non ha mai senso quello che ti dico quando intraprendo la carriera di bocca della verità. Secondo me perdete tutti quanti di vista la cosa importante.”
“E sarebbe?”
“La cosa che ti fa stare meglio in assoluto al mondo.”
Matt era scoppiato a ridere, mentre Jimmy batteva il tempo di una canzone inesistente con la punta del piede destro, sdraiato comodamente sul letto dell’amico.
“La tua qual è?”
“La musica e i miei amici teste di cazzo, che domanda cretina. Da quando leggi favole per bambini, Matt? Anzi, da quando leggi qualcosa?”
Il batterista aveva preso tra le mani il libro dalla copertina bianca, spostando lo sguardo dal Piccolo Principe a Matt con sguardo divertito.
“E’ il libro preferito di Holly, lo sai?”
“Non lo sapevo.”
Matt aveva preso ad accordare la chitarra mentre attendevano l’arrivo di Brian e Zacky. Jimmy aveva sfogliato alcune pagine del romanzo, e non c’era voluto molto per capire che quella era la copia di Holly: con linee storte e parole cerchiate senza un senso logico, nella sua inconfondibile ossessione per il ricordare.
Olivia aveva il vizio di sottolineare qualsiasi cosa la colpisse, persino sulle riviste che leggeva distrattamente durante i viaggi in autobus. Jimmy si divertiva un sacco nel capire cosa – di quei passaggi – la colpisse, era il modo più semplice per sapere cosa le passava per la mente in un determinato momento.
O come si sentiva.
O come cazzo faceva a sopportare un po’ tutte le loro menate, le proprie e quelle di tutte le altre persone che aveva vicino.
“Non sai un sacco di cose di Holly. Sicuro di conoscerla davvero?”
“Dove vuoi arrivare, Jimmy?”
Matt aveva sollevato il viso verso di lui, distogliendo l’attenzione dalla chitarra e puntandogli contro uno sguardo scettico.
“Da nessuna parte. Sai già tutto senza bisogno che ti dica nulla, no?”
“Non credo che sia la stessa cosa.”
“Solo perché la vuoi vedere sotto una prospettiva differente. Passerà comunque. Tutto quello che non è davvero importante passa, non restiamo mai ancorati troppo saldamente a ciò che ci fa soffrire. Holly lo chiamerebbe spirito di preservazione della specie o qualcosa del genere legato alla teoria evolutiva di Darwin.”
Olivia era bella perché nell’innocenza con cui si attaccava ai ricordi aveva sviluppato anche l’istinto di sopravvivenza più crudo: restare fedeli a sé stessi sino alla fine.
 
 
“Sei un idiota totale.”
Olivia aveva sbuffato rassegnata, mentre Zacky l’aveva guardata con aria dispiaciuta, costringendola a tornare sui propri passi e ammorbidire i toni della loro conversazione.
“Scusami, non intendevo…”
“Prego?”
“Cosa?” gli aveva chiesto lei senza capire.
“Mi hai chiesto scusa? Tu? Cazzo ma New York ti fa male!”
“Sembrava che ti avessi appena… oh, ‘fanculo Zacky! Perché hai costretto tua sorella ad aspettare di festeggiare il suo compleanno?”
“Perché è anche il mio?”
“Potevi festeggiarlo con lei senza romperle le palle con la storia del party di Natale.”
“E’ più figo comunque, e poi a Roxy non causa problemi.”
Li causava a lei, però.
Eccome, se glieli causava. Odiava sentirsi il terzo incomodo in una storia in cui non c’entrava nulla e nel rapporto tra due gemelli non puoi che sentirti fuori posto dodici mesi all’anno, quando ti infili tra loro per errore.
Del tesoro nato dallo stesso utero di Zacky – con la salvezza di possedere due embrioni ben distinti, evitando l’imbarazzo dell’omozigote e due Zackary a cui il mondo non avrebbe saputo come far fronte -, il primo Baker non se ne rendeva conto.
Brian, invece, se n’era reso conto eccome.
Holly aveva sorriso tra sé a quel pensiero, perché Zacky sapeva essere il più ottuso degli individui e anche il più testardo e stupido e… okay, era Zacky, non poteva pretendere da lui una lungimiranza tipicamente femminile.
Roxanne frequentava gente che lei vedeva di sfuggita, per Huntigton, e il loro rapporto era basato sulla mera conoscenza quando si incrociavano a casa Baker o quando si trovavano nel medesimo locale o al seguito dei ragazzi.
Lei stava sempre con Brian e Jimmy, Olivia era un jolly che si passavano da una mano all’altra Zacky e Matt, soprattutto. Quello che Holly le invidiava – in un processo che era arrivato alla più pura ammirazione nel corso degli anni – era la semplicità con cui Roxanne sapeva essere donna.
Roxanne era bella e intelligente – nota di merito che agli occhi di Olivia aveva sempre brillato di una luce accecante. Non che Zacky fosse un idiota, ma sapeva mascherare perfettamente la verità con battute al vetriolo senza preoccuparsi mai delle conseguenze – e a Olivia sarebbe piaciuto essere come lei, perché una come Roxanne Baker non poteva avere un rapporto conflittuale con sé stessa, di quello ne era certa.
Oggettivamente doveva ancora comprendere il motivo per cui Brian vedesse in Roxanne una potenziale vittima del suo smisurato ego e lei fosse solo una mocciosa rompipalle, ma erano dettagli a cui smetteva di prestare attenzione in una manciata di minuti. Zacky, dal canto proprio, riteneva sua sorella un essere asessuato, e questo gli avrebbe causato non pochi problemi non appena fosse stato messo davanti a un potenziale fidanzato.
E Holly non aspettava altro che godersi la scena da spettatrice.
“Mi sta sul cazzo pensare di essere una palla al piede.”
“Non la sei.”
“Vorrei sentirlo dire da Roxanne, e dubito che mi darebbe una risposta differente dalla tua.”
Perché era educata, non avrebbe mai ammesso che l’amica di suo fratello si era senza troppi problemi messa in mezzo al loro giorno, per prendersene un buon cinquanta per cento.
“Okay, ormai è andata. L’anno prossimo festeggi per i cazzi tuoi il tuo compleanno, non aspettare il 25 dicembre.”
“Ma che cazzo ti prende ora?”
“Tu non pensi mai alle conseguenze delle tue trovate, genio. Non credi che tua sorella avrebbe preferito festeggiare con te come vostro solito anziché aspettare il mio rientro?”
“Io ci tenevo, scusa. Che cazzo cambia?”
“A me cambierebbe.”
“Roxy non ragiona con una testa bacata come la tua.”
Colpita e affondata, Holly.
“E adesso dove vai?”
Si era alzata dalla panchina calandosi sulla testa la cuffia, cercando di nascondersi il più possibile nella sciarpa di lana pesante.
“A casa a studiare.”
“Ma dovevamo andare a comprare i regali di Natale insieme, me l’hai menata un casino con questa cosa e adesso mi lasci qui come un coglione?”
“Ci sarà Jimmy al centro commerciale, vai con lui. Io mi arrangio.”
“Cazzo se sei insopportabile quando ti comporti da schizzata, Holly.”
“Cazzo se sei ottuso Zacky” gli aveva risposto lei alzando il dito medio, prima di allontanarsi dal parco e dirigendosi alla fermata dell’autobus con la musica sparata a massimo volume nelle orecchie.
 
 
“Non ci posso credere!”
Holly se ne stava a fissare estasiata l’enorme orso di peluche rosa appoggiato sul suo letto, pronto ad accoglierla al rientro da un pomeriggio solitario passato per i negozi di Huntigton Beach. La lista dei regali di Natale si era depennata per almeno un buon cinquanta per cento, ed era stata costretta a lasciarsi scivolare di dosso lo scazzo che le aveva procurato la discussione con Zacky per potersi godere un pomeriggio di perfetta solitudine.
Il problema, con lui, era che non c’erano filtri per gesti o parole: tutto era diretto, passava dal cuore alle labbra o alle mani senza passare per il cervello.
Holly lo adorava per quel motivo eppure a volte era davvero difficile riuscire a non impazzire in sua presenza. Finivano per discutere e scannarsi almeno nove volte su dieci mandandosi al diavolo senza mezzi termini, e allo stesso modo finivano per il cercarsi compulsivamente con la stessa tenacia che mettevano nelle loro liti.
A volte si chiedeva se non fosse tutto troppo esagerato, tra loro, ma Zacky non era né un tipo ordinario, né uno di quelli che poteva decidere di vivere tutta la sua vita in una mediocrità che non aveva mai conosciuto.
Semplicemente perché la mediocrità di una vita normale non avrebbe mai contenuto il suo smisurato ego, e Holly adorava pungerlo sul vivo e stuzzicarlo. Si divertiva e gli voleva un bene infinito, ma persino per lei Zacky a volte diventava insopportabile.
Seguiva la sua strada e non aspettava nessuno, e lei sembrava l’unica in grado di seguirlo sempre nella follia di serate assurde così come nei progetti a lungo termine.
Jimmy diceva che con ogni probabilità avevano scambiato nella culla Roxanne e Holly, perché era impossibile che non ci fossero un po’ di cromosomi comuni tra quei due.
E forse, visto da una certa prospettiva, era davvero così.
Olivia aveva rimirato per almeno dieci minuti il peluche, prima di gettarsi sul letto e abbracciarlo con forza scoccandogli un bacio di benvenuto sul naso di plastica.
L’aveva allontanato da sé come se fosse un essere umano, tenendo le braccia tese, osservando attentamente i grandissimi occhi neri cerchiati di bianco che emettevano un bagliore quasi umano, nella penombra della sera.
Aveva continuato a fissarlo ancora per qualche istante, cercando di capire chi potesse averle parcheggiato una cosa così adorabile sul letto, e di primo acchito era stato Matt il prescelto.
Non lo farebbe mai, lui. Di certo non da quando c’è Val.
Aveva sollevato il peluche e poi l’aveva rigirato su sé stesso, trovando attaccato alla coda un biglietto con su scritto “Non ho capito perché sono ottuso. Comunque buon compleanno, scema.
Holly aveva stretto il biglietto tra le dita, continuando a fissare l’orrenda grafia di Zacky, poi aveva sorriso scuotendo il capo.
“Ehi, dove vai? Dobbiamo andare da…”
“Torno in tempo, promesso!”
Holly aveva saltato gli ultimi tre gradini della scala senza badare al rumore che aveva provocato il tonfo secco delle scarpe da ginnastica sul linoleum, e aveva sporto il viso all’interno della cucina.
“Esco mezz’ora e rientro. Hai preparato il tacchino?”
“Come ogni anno” era stata la pronta risposta di sua madre, raggiante nel suo completo rosso perfettamente a tema natalizio.
Era la vigilia di Natale e l’aspettava la cena con mamma, papà e la famiglia Sanders. Era un rituale a cui non poteva sottrarsi – né aveva voglia di snobbare le tradizioni, considerando che il Natale era una di quelle festività che la mettevano di buon umore sempre e comunque, grazie all’atmosfera magica di luci colorate e il profumo di biscotti allo zenzero che proveniva dalla casa di Matt -, ma la priorità in quel momento era consegnare a Zacky il suo regalo.
Ovviamente prima di mezzanotte, dato che l’aveva già battuta sul tempo.
 
 
Aveva pedalato per almeno dieci minuti senza fermarsi, a tutta velocità lungo le strade secondarie di Huntigton Beach tagliando lungo i sentieri interni dei parchi. Faceva freddo, e a quel Natale mancava una spolverata di neve per renderlo davvero magico, come piaceva a lei. New York era già coperta dalla coltre bianca da alcuni giorni, anche se era stata solo una leggera spolverata che non le aveva ostacolato il rientro a casa.
Era passato un mese dalla settimana di vacanza del Ringraziamento e le sembravano passati secoli, un lasso di tempo sufficiente per farle comprendere che di Huntigton Beach non riusciva a fare a meno.
Quando nasci in California finisci per lasciarci il cuore. Gli americani sono pellegrini per natura ma il problema è che quando sei come me, e lasci l’anima a casa tua, prima o poi ne senti la mancanza e vuoi andare a riprendertela.
Un po’ come Peter Pan con la sua ombra, no?
“Holly?”
Che cretina.
Olivia aveva sollevato lo sguardo dal campanello a Roxanne, fissandola imbarazzata.
“Ciao. Ehm… so che non è esattamente la serata ideale per le improvvisate, ma Zacky è in casa? Dovrei parlargli. Gli rubo cinque minuti, promesso.”
“Vuoi entrare?”
“Non importa, lo aspetto qui. E’ questione di pochissimo tempo.”
La sorella di Zacky aveva lanciato una rapida occhiata oltre le spalle di Holly, osservando la bicicletta della ragazza.
“Te lo chiamo, tranquilla.”
“Grazie.”
Roxy le aveva sorriso e si era diretta a passo spedito al piano superiore, mentre Olivia attendeva impaziente sulla porta di casa rosicchiandosi l’unghia del pollice da cui erano saltate via schegge di smalto di un vivace rosso ciliegia.
“Che ci fai qui con questo freddo?”
“Ti ho portato il tuo regalo, no?”
“Non potevi darmelo domani?”
“Non mi andava. Tieni, te l’ho preso a New York. Spero ti piaccia.”
Holly aveva allontanato dal muro un pacco sufficientemente grosso da far supporre a Zacky che si fosse bevuta il cervello.
“Ma sei scema?”
“Perché? Non sai nemmeno cos’è, lamentati dopo averlo visto almeno!”
Zacky aveva richiuso la porta di casa dietro di sé lanciando un’ultima occhiata all’interno, fissando poi Holly che lo guardava con il più raggiante dei sorrisi stampato in volto.
E fino a tre ore fa nemmeno rispondeva ai miei messaggi, questa scema.
“Che cazzo hai da ridere?”
“Cristo Zacky, quanto rompi! Apri il regalo? Sto morendo di freddo e devo essere da Matt a cena o mia madre mi ammazza. Per cui, muovi il culo.”
“Mi fai venire voglia di mandarti a casa senza aprirlo.”
“Bell’amico che sei. Dai Zacky!”
Holly aveva fatto un piccolo salto sul posto nel tentativo di incitarlo e lui si era visto costretto, come il più ebete degli uomini, ad obbedire.
In verità moriva dalla curiosità di vedere cosa gli avesse portato, per cui aveva preso a scartare il pacco lanciando occhiate al volto accaldato di Holly che lo fissava entusiasta.
“Cazzo!”
“Non ti piace?”
Holly sembrava delusa dalla sua reazione ed era stato costretto a riformulare la domanda e rivedere gli ultimi secondi della loro conversazione, senza riuscire a scollare gli occhi dalla tavola da skate che reggeva tra le mani.
“Eh?”
“Ti ho chiesto se non ti piace. L’ho fatta serigrafare apposta con il tuo nome e il disegno e…”
“Tu sei totalmente pazza! E’ una figata assurda!”
“Auguri Zacky!” gli aveva sorriso gettandogli le braccia al collo, per poi scoccargli un sonoro bacio sulla guancia.
“Ci vediamo domani allora, e vedi di essere puntuale.”
Era corsa via lungo il vialetto di casa Baker, inforcando la bici e riprendendo a pedalare in direzione di casa propria senza aspettare che Zacky potesse aggiungere qualcosa.
Il suo rapporto con Holly era bello per quel motivo: non riuscivano a tenersi il muso per più di tre ore, non riuscivano a sopportare la lontananza dai guai e, soprattutto, riuscivano ad essere equilibrati nel più totale dei casini.
Il bello di Holly era che alla fine riusciva sempre a essere imprevedibile.
Il bello di Zacky era che riusciva sempre a sorprenderla, nel bene o nel male, e lei – come una scema - finiva sempre con il perdonarlo.
 
 
Matt rideva, e quando lo faceva ad Holly il cuore accelerava sempre i battiti. Vivere a New York le aveva permesso di guardarsi attorno e scoprire che non tutti i vicini di casa si comportavano come Matt. Della cosa aveva già avuto il sentore anche vivendo ad Huntington Beach, ma la certezza le era caduta dritta davanti quando, per lo più, i vicini di casa o li guardavi di nascosto da dietro il vetro di una finestra o nemmeno te li filavi.
Seduti nel garage di casa Sanders, Holly con le gambe a penzoloni oltre il bracciolo del divano logoro e la testa appoggiata sulle gambe di Matt, immersi nel silenzio di un covo dalle caratteristiche tipicamente maschili, non avevano molto da dirsi.
O forse non avevano voglia di parlare.
Averla una serata solo per sé, a Matt sembrava quasi un’illusione dettata dai ricordi: negli anni, per quanto lui ed Holly fossero inseparabili, era diventato Zacky l’indiscusso compagno di casino per lei, e in un certo senso Matt gli aveva ceduto il passo.
Poi era arrivata Valary e aveva compreso quanto fosse difficile gestire un’amicizia come la loro quando l’ultimo tuo desiderio è far soffrire la donna che ami.
Aveva allentato la presa su Holly – sgattaiolando poi, la sera, nella sua stanza solo per avere la certezza di non perderla, mantenendo un contatto biunivoco che non riusciva a interrompere del tutto – e lei era rimasta tranquilla al suo posto.
Olivia c’era sempre, non lo cacciava dalla sua stanza – qualunque ora fosse -, non era gelosa di Val e non aveva mai avanzato pretese.
Si, decisamente aveva capito tutto e stava persino giocando sporco con lei.
Jimmy, senza parlare, gli aveva lanciato a chiare lettere il messaggio su quanto idiota fosse un comportamento simile, ma Matt non aveva scelta: era realmente innamorato di Valary, e tra le due chi soffriva meno di quella situazione era di certo Holly.
Prima o poi le sarebbe passata, no?
E lui, prima o poi, avrebbe imparato a vivere senza il calore rassicurante che gli offriva la presenza di Olivia.
“Cosa stai tagliando?”
Matt fissava da almeno dieci minuti le dita di Holly che tagliuzzavano – forbici dalle punte arrotondate ben salde tra le mani - pezzi di carta che ricadevano in coriandoli colorati sul suo ventre.
“I festoni per domani sera. Quello scemo di Zacky è un disastro con queste cose.”
“Non facevate prima a comprarle al supermercato?”
“E’ la stessa cosa che ha detto lui. Ma sono tutti uguali, Matt, sai che palla? Ho trovato i disegni su internet, li ho stampati in università prima di partire. Se vuoi darmi una mano possiamo farli insieme.”
“Passo.”
“Sempre il solito, eh?”
“Più tardi fanno un salto qui gli altri.”
Holly aveva emesso un sospiro, spostando poi la nuca all’indietro fissandolo da una posizione tra le più scomode che potesse recuperare dal proprio repertorio, i capelli che le ricadevano dietro il viso lasciandone scoperti i lati, in una forma tonda ancora da ragazzina.
“Cos’hai comprato a Val?”
“Veramente sto ancora cercando il regalo, non ho idee.”
“Sei una frana, giuro. Ma che aspetti, il giorno di Natale?”
“Domani i negozi sono aperti, farò un giro domani mattina.”
“Il regalo dell’ultima ora è tristissimo, voglio dire: un regalo devi pensarlo per la persona a cui lo fai, deve calzargli a pennello. Magari domani lo trovi, quello perfetto per Val, però… però non ci credo che in due mesi tu non abbia mai visto nulla di adatto per lei.”
“Tu fai di ogni cosa una questione di principio.”
“Dici?”
Matt l’aveva guardata allungare il braccio verso l’alto, la mano aperta contro la luce violenta di una lampadina scoperta malamente attaccata al soffitto da Jimmy e Brian, prima di sollevarsi a sedere fissandolo con aria scettica.
“Secondo me non è una questione di principio. E’ che a me piace fare regali. Se ti arrabatti all’ultimo minuto il regalo perde di significato. E’ un po’ come se fosse un ripiego, un qualcosa che fai per dovere. Ehi, ma mi ascolti?”
Matt fissava le dita sottili di Holly ritornare a posarsi sul suo grembo per poi aprire a fisarmonica un festone su cui erano legati una serie di cupcakes di vari colori.
“Visto che figo?”
“Zacky non te lo perdonerà mai.”
“A Zacky li ho preparati anche con i teschi, quindi non si può lamentare. Sono stata equa nella scelta.”
Di tutti quelli che dovevano arrivare, di certo Matt non si aspettava che a varcare la soglia del garage fosse proprio Valary.
Anzi, Val non era minimamente contemplata nella sera della sua Vigilia di Natale. Holly aveva fissato la ragazza sorridendo, sventolando la mano in segno di saluto.
“Non volevo disturbare, tua madre mi ha detto che eri qui e così ho pensato che…”
“Tranquilla, tanto tra poco devono arrivare gli altri. Stavo preparando le decorazioni per la festa di domani, ma Matt fa schifo con queste cose.”
Valary aveva passato lo sguardo dalla rossa al ragazzo, indecisa su quale fosse la cosa migliore da fare.
Se ci fosse stata Michelle avrebbe prima strappato gli occhi a Holly e poi fulminato Matt, ma dallo stesso dna e dagli stessi cromosomi, Valary e la sua gemella avevano preso solo il medesimo aspetto fisico.
“Non mi avevi detto che sarebbero venuti anche i ragazzi stasera.”
“Infatti è stato un fuori programma” aveva risposto tranquillamente Matt, che riusciva solo a domandarsi il motivo per cui la sua ragazza si fosse precipitata da lui la notte della vigilia di Natale.
“E’ tutta una scusa per venire a fare casino, come il solito.”
Holly aveva preso a recuperare i fogli colorati sparsi per il divano, raccogliendoli in una pila ordinata alla cui sommità aveva posato forbici e striscioni già pronti. Matt non aveva smesso di guardare Val, mordendosi nervosamente il piercing al labbro.
Sapeva a cosa stava andando incontro e sperava ardentemente che Holly non se ne andasse davvero, lasciando a Valary il via libera per una discussione che non aveva voglia di affrontare.
“Be’, io scappo a casa. Salutatemi gli altri, ci vediamo domani al pub.”
“Non resti?”
Holly aveva guardato Matt sorpresa, poi si era infilata le scarpe da ginnastica lasciate sulla porta del garage senza prestargli troppa attenzione.
“E’ quasi mezzanotte, e come Cenerentola me ne vado prima che la carrozza si trasformi in zucca.”
Aveva sollevato la mano per salutarli e si era dileguata oltre la porta, richiudendola dietro di sé con un tonfo sordo.
Valary continuava a fissarlo, incerta su quali fossero le parole adatte per rendere chiari i pensieri che le si sovrapponevano in testa.
“A volte non ti capisco. Non capisco se sia normale, voglio dire. Se non fosse Holly ma qualsiasi altra ragazza non so se saremmo ancora qui. Perché lo sopporto non significa che lo accetti.”
“E’ soltanto Holly, lo sai Val.”
Gli si era avvicinata, posando un piccolo pacchetto dalla carta dorata sul bracciolo del divano, annullando la distanza che c’era tra loro con un paio di passi.
“Volevo essere la prima a farti gli auguri di Natale, tutto qui.”
Gli aveva sorriso, e per quel sorriso e quello sguardo caldo e dolcissimo, Matt sarebbe morto cento volte. Ne era certo, ne era assolutamente sicuro e sapeva soprattutto che non ci sarebbe stata una vita senza Valary.
Lo sapeva e basta, non c’era bisogno di porsi domande o farsi troppi problemi.
“Io sono un disastro con queste cose, non ho ancora trovato nulla che potesse andarmi a genio per te.”
“Lo sapevo, ti conosco Sanders.”
“Sicura di conoscermi?”
Si era seduta accanto a lui sul divano posandogli la nuca sulla spalla, lasciando che le cingesse le spalle con il braccio e le posasse un bacio a fior di labbra.
“Non voglio che tu soffra, te lo giuro. Sarai sempre l’unica.”
“Potrei dirti che questo è il regalo di Natale più bello che tu possa farmi, ma essendo una donna con velleità femminili, dovrai sdebitarti ugualmente per il mancato rumore di carta strappata sotto l’albero.”
“Sei incredibile.”
Gli aveva sorriso di nuovo, posandogli un bacio sulla guancia ruvida di barba: Matt era dannatamente sincero e goffo nei sentimenti, ma a lei piaceva proprio per quello. Da Matt poteva aspettarsi qualsiasi cosa ma mai, mai un tradimento, per quel motivo si sentiva stupida quando al pensiero di Holly avvertiva quella punta sottile di gelosia che le serrava lo stomaco. Si rendeva conto che era difficile prendere il posto di un’amica a cui confidi tutto, di una che ti parla sempre per vie dirette e non ti risparmia nulla: era in una posizione di vantaggio perché tra amici la sincerità è tutto e vale persino più dell’affetto.
Quando stai con una persona, invece, innalzi barricate e nascondi i problemi nelle zone d’ombra, ti lasci schiacciare un po’ più spesso per il quieto vivere e lasci correre piccoli dettagli che diventano poi – con il tempo – macigni inarrestabili che franano a terra.
E se Matt si fosse stancato di lei?
Valary aveva capito che per stare insieme avrebbe dovuto essere non solo la fidanzata di Matt, ma anche la sua migliore amica e Holly, andandosene da Huntigton Beach, le aveva inconsapevolmente spianato la strada.
 
 
Holly, stretta in un abito che riproponeva i disegni dei più grandi classici dell’horror, sedeva annoiata accanto a Dakota.
“Hai il muso lungo stasera, non è da te. Cos’è successo?”
“Nulla, è quello che mi sta uccidendo di tedio.”
A rallegrare l’istantanea delle due amiche ci aveva pensato l’ingresso delle gemelle DiBenedetto seguite da Matt, Brian e Jimmy.
“Fantastico”, aveva sbuffato Holly con l’entusiasmo di un condannato a morte, lanciando un’occhiata fugace a Zacky e Roxanne intenti a dare le ultime direttive sull’arrivo delle torte.
“Non potevi pensare che Val non venisse, no?”
“No, ma spiegami che ci fa Michelle qui. Non è che perché acquisiamo una delle due sorelle allora ci fanno lo sconto famiglia e dobbiamo sorbirci anche l’altra. Per altro, pure rompicoglioni.”
Holly non amava le intrusioni nella sua vita, specie se quelle poi la portavano inevitabilmente ad allontanarsi dai suoi amici di sempre.
Quando era partita per New York aveva messo in conto il fatto che la sua vita sarebbe andata avanti, e che anche Huntigton Beach avrebbe proseguito la sua storia. Non si aspettava davvero che tutto si congelasse sino al suo rientro, no?
No.
Non si aspettava nemmeno che tutto restasse immutato eppure avvertiva sottile, sotto pelle, la sensazione di essere già rimasta un passo indietro rispetto agli altri.
Tra cinque anni, quando finirà la mia vita a New York, cosa mi resterà di Huntigton Beach?
Quando era tornata per il Ringraziamento aveva dovuto ammettere a sé stessa che persino Dakota era perfettamente a proprio agio con Valary e Roxanne.
Solo lei aveva problemi a relazionarsi con il mondo femminile? O era il mondo femminile che la evitava come la peste?
Olivia, la sera dei suoi diciotto anni, aveva avvertito il desiderio di uscire fuori, prendere una boccata d’aria gelida e sistemare i pensieri negativi che si stavano accumulando nella sua testa nell’angolo più lontano dalla vita.
Non posso farmi rovinare la serata così, no?
Sono una paranoica del cazzo.
Però Valary la teneva sempre a distanza, e come poteva biasimarla?
Di Michelle poteva fare benissimo a meno, a essere onesti, in quanto a Roxanne… be’, con ogni probabilità la vedeva come una ragazzina rompipalle.
A stare con Zacky, inevitabilmente, aveva finito con l’essere pressoché uno zero assoluto nella linea della stratificazione sociale.
“Ehi, dove vai?”
“Faccio un giro fuori.”
“Ma fa un freddo cane!”
“E allora? Vado e torno, tanto la torta non si taglia da sola.”
Dakota l’aveva guardata allontanarsi per poi avvertire il tonfo sordo del peso di Johnny sostituire l’amica sulla sedia accanto alla sua.
“Che succede?”
“E’ giù di tono.”
“Andiamo Dakota, Holly non è mai giù di tono, figuriamoci poi se lo è per la festa del suo compleanno. Zacky ha fatto il diavolo a quattro per fare le cose come piacciono a loro.”
“E’ questo il problema. Date tutto per scontato.”
Johnny le aveva passato un braccio attorno alle spalle, attirandola a sé.
“Sei preoccupata?”
“Mi manca un casino.”
Dakota si era lasciata andare all’abbraccio, cercando nel contatto con Johnny il calore necessario per comprendere cosa non rientrava nei piani di Holly per la serata.
Non era la presenza di Michelle, né quella di Valary probabilmente. Che fosse Matt la causa? Di tutte le buone parole che poteva trovare per lui, Dakota di certo non avrebbe mai aggiunto la spunta sulla sensibilità del ragazzo. A Holly piaceva proprio perché era un imbranato cronico, uno di quelli che ti facevano soffrire senza rendersene conto.
E quindi eri costretto a perdonargli tutto.
“Quello non è Zacky?”
“Perfetto, andrà a cercare Holly, così si metteranno a discutere sul gusto delle tartine e lei ci pianterà tutti qui come degli scemi e se ne andrà a casa.”
“Non deve venire a dormire da te stanotte?”
“Appunto, se la fanno scappare e non posso godere della mia fetta di Holly divento una belva!”
Johnny era scoppiato a ridere, portandosi alle labbra il cocktail che si era fatto preparare.
“Ehi!”
Il bicchiere gli era stato strappato di mano all’improvviso, e le unghie laccate di nero e le dita ghiacciate avevano parlato prima ancora della voce della proprietaria.
“Fa schifo questo affare, Johnny!”
“Te lo sei scolato tutto, cazzo!”
Dakota aveva fissato Holly sgranando gli occhi, alle sue spalle Zacky che continuava a salutare gente e fare casino urlando come una scimmia impazzita.
“E’ insopportabile stasera. Cosa gli avete dato da mangiare?”
Era scoppiata a ridere, Holly, nemmeno si fosse cambiata d’abito – e di maschera – sfoggiando il più allegro dei sorrisi, sguardo lucido ed espressioni buffe.
“Non mi freghi.”
“Sto bene, tranquilla.”
“Dieci minuti da sola e risolvi i tuoi dubbi amletici? Hai fregato persino Shakespeare!”
“Quanto rompi quando fai così.”
Non aveva fatto in tempo a sedersi accanto a Johnny che la mano di Zacky si era serrata sul suo polso strattonandola bruscamente.
“Ma sei scemo?”
“Inventati qualcosa, dai.”
“Eh?”
“Questa festa sta diventando un mortorio, dobbiamo ravvivarla.”
“Potresti improvvisare uno spogliarello, sono certa che movimenteresti la serata.”
“Se lo facessi tu avremmo qualcosa per cui ridere, con me tutte si ecciterebbero. Andiamo da Roxy, ha detto che aveva bisogno anche di te.”
E Zacky si era portato di nuovo via Holly, in mezzo alla folla, e poi dall’altro lato del locale. Dakota, in quell’empatia totalmente femminile che lega due migliori amiche, aveva compreso il motivo del comportamento di Holly e no, non l’avrebbe mai lasciata sola.
Per lei Holly era tutto, e se anche c’erano Val o Roxy, Holly restava la sua migliore amica, quella con cui poteva concedersi il lusso di incazzarsi senza un motivo sapendo di essere sempre perdonata, quella con cui piangere all’occorrenza senza essere giudicata mai e ridere delle stesse cose futili.
Holly era quella che c’era sempre stata, dunque perché le cose avrebbero dovuto cambiare?
 
 
Roxanne era bellissima. Quando Holly se l’era trovata davanti, si era chiesta cosa ci faceva lei lì, con loro.
Lei, Olivia Bridges - che era tutto l’opposto di Roxy, Val e Michelle - era quella sbagliata tra quelle giuste. Persino Dakota era più azzeccata di lei, lì dentro.
“Che ne dite se tagliamo le torte? Ormai è ora, credo che tutti abbiano mangiato a sufficienza.”
“Dobbiamo fare proprio una cerimonia da matrimonio? Non possiamo tagliare le torte, distribuire i piatti e tanti saluti?”
“Ma sei scema?”
“Ma è da vecchi, Zacky!”
Roxanne le aveva scoccato un’occhiata in tralice, e Holly si era morsa la lingua cercando di trattenere oltre le sue rimostranze, sentendosi a disagio.
Le capitava sempre, in sua presenza, di sentirsi nettamente inferiore, vuoi per la genialità con cui tagliava traguardi a cui lei sarebbe arrivata solo in secoli di studio ed esercizio, vuoi perché non le era toccata la sorte di essere il bersaglio preferito delle battute di Zacky e Brian.
“Però se ci pensi è figo, stanno tutti lì a guardarti mentre ti tiri le pose.”
“Zacky guarda che non devi posare per un servizio fotografico per Vogue.”
“Quanto rompi Roxy.”
Holly era scoppiata a ridere, divertita, e Zacky si era sollevato nel vederla più rilassata. L’aveva evitato per tutta sera anzi, li aveva evitati per tutta sera, ed era sfuggita a Jimmy con la maestria di una salamandra: era stato lui ad accorgersene per primo, e Zacky aveva solo fatto la cosa più naturale del mondo: era andato a riprendersela senza farsi troppe domande.
“Allora tagliamo le torte” aveva sospirato rassegnata Holly, annotandosi mentalmente che un altro compleanno da festeggiare tutti e tre insieme poteva diventare un problema. Innanzi tutto perché lei e Zacky stavano a Roxy come poteva starci Michelle – ovvero come i cavoli a merenda -, e poi perché oggettivamente non avevano molti punti in comune per cui passare una felice festa di compleanno insieme senza che potessero nascere problemi.
E i problemi, con una come lei, finivano per arrivare involontariamente: li attirava e quando non arrivavano da soli, nei guai ci si cacciava di propria iniziativa.
Zacky era salito in piedi – barcollando – su una delle sedie, cercando di attirare l’attenzione dei presenti. Non gli era servito molto, se non un rutto assestato al momento giusto per raccogliere attorno alla tavola gli amici di sempre: Brian – e al suo fianco quel parassita di Michelle -, Val e Matt, Jimmy, Johnny e Dakota. Accanto a lui, le due donne della sua vita: la sua migliore amica e la sua adorata sorellina.
“Okay ragazzi, visto che ormai è mezzanotte direi che è ora di festeggiare come si deve. Vino e torte!”
“Fai pena a fare discorsi pubblici, lo sai?”
Jimmy aveva fischiato, seguito a ruota da Brian che se la rideva di gusto.
“Che amici di merda.”
A Olivia la panna montata faceva abbastanza schifo, non aveva detto nulla in merito solo perché Roxanne l’adorava e non era di certo nella posizione adatta per potersi permettere di peggiorare la situazione prima della fine della festa.
Zacky non le aveva appena detto di movimentare la serata?
Si.
E a lei era venuta l’idea più geniale del mondo.
Con tranquillità aveva tagliato la prima fetta della propria torta, poi l’aveva posata sul piatto di carta fissandola estasiata, mentre Zacky continuava a dire cose prive di senso e Roxanne attendeva il proprio turno per spegnere le candeline.
Turno che non sarebbe arrivato mai, perché Olivia era salita in piedi sulla propria sedia, spalmando la propria fetta di torta sul viso di Zacky.
“Tu sei una perfetta cretina!”
“Mi hai detto tu di movimentare la festa, no?”
“Non usandomi come cavia!”
Johnny non aveva certo aspettato il via al combattimento, e con un gesto rapido aveva afferrato una manciata di panna e pan di spagna dal vassoio di Holly e aveva lasciato a Dakota una carezza che le attraversava il viso da parte a parte.
“Johnny sei un coglione!”
“Prenditela con la tua migliore amica, è colpa sua.”
Dakota e Holly erano scoppiate a ridere all’unisono, e in pochi minuti quello che era un tranquillo pub era diventato il più feroce dei campi di battaglia.
Zacky, nel gridare la propria vendetta, aveva deciso di annaffiare i suoi migliori amici con la bottiglia di vino rosso che teneva in mano, macchiando inevitabilmente qualsiasi cosa gli fosse finito a tiro di un vermiglio aggressivo.
Matt e Val erano riusciti a schivare i colpi, ma erano finiti nelle mani di Jimmy che – senza pietà – li aveva colpiti e pure affondati; Brian, invece, aveva abbracciato Michelle d’istinto, sporcandola con i tre centimetri di panna e decorazioni che aveva incollati alla maglietta, costringendola così a fare i conti con i comuni mortali, e a quel punto Roxy si era defilata sbattendo a terra quel che rimaneva del suo piatto di torta.
Holly era stata l’unica, insieme a Jimmy, a notare come le due cose fossero coincise nel medesimo istante, e si erano scambiati un’occhiata d’intesa.
Jimmy non avrebbe mai ammesso nulla – né avrebbe mai sbandierato a terzi i segreti dei suoi amici – ma Holly non era una scema e, soprattutto, era abbastanza cristallina da riuscire senza troppi problemi a leggere anche gli altri.
In quel momento si era sentita uno schifo: aveva rovinato la festa di compleanno a Roxanne e, cosa ben peggiore, non gliel’avrebbe mai perdonato.
 
 
“Tua sorella mi odierà a morte.”
“Perché?”
Holly si stava lavando via chili di panna montata dai capelli umidi e unti, mentre pezzi di pan di spagna le scivolavano lungo la schiena nuda.
“Tu sei scemo, vero?”
“Se non mi insultassi sempre magari capirei quello che vuoi dirmi, no?”
“Guarda che a Brian piace tua sorella. E a tua sorella piace Brian.”
Zacky l’aveva fissata sgranando gli occhi, poi era scoppiato a ridere portando lo sguardo verso il buio della strada ormai deserta.
“E da cosa l’hai capito?”
“Innanzi tutto, quando c’è lei, Brian diventa un idiota. Non nel senso buono del termine, nel senso che è davvero imbranato. Cerca di fare il figo e risulta solo ridicolo. Tua sorella… be’, stasera se n’è andata dalla festa quando Brian ha iniziato a fare lo scemo con Michelle. Se sei una donna innamorata e vedi una cosa del genere, minimo ti incazzi.”
“Da quando sei un’esperta di questioni amorose? Non hai nemmeno mai avuto un ragazzo. Tu leggi troppi romanzi.”
Era stata la volta di Holly di sgranare gli occhi, puntandoli sul viso di Zacky irata, per poi passargli sulla nuca il proprio asciugamano e spettinargli i capelli nel mero tentativo di asciugarli.
Ormai era così abituata alle sue battute, che nemmeno le facevano più male: era pacata rassegnazione in vista del successivo giro della ruota karmica.
E prima o poi avrebbe di certo preso a girare nel verso giusto.
“Abbiamo fatto un bel casino, lo sai?”
Tu hai fatto un bel casino, ma ci siamo divertiti.”
“Parlavo di tua sorella, non della festa.”
“Vedi cose che non esistono. Come può uno come Brian interessare a mia sorella?”
“Me lo chiedo anche io, è troppo stupido per lei.”
“Ehi!”
“E’ la verità.”
Quello di cui non si capacitava Zacky, era invece il fatto che Brian – un ragazzo qualsiasi, comunque, nemmeno l’avrebbe contemplato – potesse provare interesse per quella palla di sua sorella.
“Hai bevuto troppo.”
“Venti dollari che è come dico io.”
“Vuoi davvero scommettere?”
“Ovviamente si. E sai che perderai alla grande.”
Zacky aveva stretto la mano di Holly nella propria, scoppiando a ridere di gusto, mentre la fissava con il viso incrostato di cibo, i capelli spettinati e il trucco colato.
Ma Holly era bella proprio per quello: perché non gliene fregava mai nulla di quello che stava attaccato alla facciata e si spingeva sempre oltre, e riusciva a farti un discorso serio con l’aria di un pagliaccio triste.
 
 
Non le aveva dato il regalo di compleanno, ma non era stato facile decidere cosa fare. Aveva vagato per settimane alla ricerca di qualcosa che fosse perfetto per Val, e casualmente aveva trovato il regalo per Holly. Il problema era che, arrivato al giorno di Natale, per la sua ragazza non aveva trovato nulla che fosse degno di essere chiamato “regalo” e la cosa l’aveva gettato nella crisi più nera. Per Holly era andato a colpo sicuro: non c’erano aspettative né implicazioni o simbolismi di alcun genere e, anzi, nemmeno si era risentita di non aver ricevuto nulla durante la festa. La scelta che aveva fatto, dunque, era stata quella giusta: nessun regalo di Natale nel tentativo di farsi perdonare da Valary nell’immediato futuro.
Aveva lanciato un’ultima occhiata alla piccola borsa in carta rosa, di quelle con cui le bigiotterie sono solite incartare i doni, prima di infilarla in fondo al cassetto del comodino.
Non aveva pensato al regalo di Holly, era capitato di trovarselo praticamente sotto il naso mentre camminava per le strade di Huntigton Beach con Jimmy: il bracciale in argento, con il ciondolo a forma di cupcake, gridava Holly da ogni maglia della catenella.
Matt era entrato nel negozio e ne era uscito pochi minuti dopo con il suo regalo tra le mani.
“Le piacerà un casino.”
“Con lei vado a colpo sicuro. Perché con Val mi sembra tutto così banale?”
“Perché quando ti fotti il cervello hai sempre paura di fare un mucchio di stronzate.”
Come sapeva arrivare al nocciolo della questione Jimmy, però, non sapeva arrivarci nessuno di loro.
Per quel motivo era perfetto, era unico e geniale: era il depositario dei loro segreti, delle loro confessioni e delle loro debolezze.
Jimmy era la salvezza di tutti loro perché era troppo avanti e lontano per essere davvero attratto dai loro casini.
A lui bastava suonare e averli accanto: al resto nemmeno prestava davvero attenzione.
 
 
Avevano finito con il ritrovarsi in un allucinante locale di Los Angeles in cui ballerine mezze nude si strusciavano tra loro, dove per parlare dovevi strapparti le corde vocali per farti sentire dal tuo vicino. Allo scoccare della mezzanotte del 31 dicembre 2001, Holly stava per avere una crisi di nervi. Se c’era una festa che non avrebbe mai desiderato festeggiare era il Capodanno, e immancabilmente ogni anno si ritrovava a fare i conti con brindisi, sconosciuti tirati a lucido che ti stampavano affettuosi baci sulle guance per augurarti un propizio anno nuovo e gli amici di sempre con cui non riuscivi nemmeno a scambiare due battute.
Il Capodanno era una palla e nonostante si fosse ripromessa più volte di barricarsi in casa a godersi una maratona dei suoi film preferiti, si ritrovava sempre trascinata a feste più o meno opinabili e coinvolta – suo malgrado – nella fase preparatoria del delirio collettivo.
Dakota la trascinava in giro per negozi in cerca di accessori, vestiti e trucchi scintillanti da sfoggiare, e Olivia la seguiva mestamente, con l’amore spassionato di un cucciolo con il proprio padrone.
Quell’anno le tradizioni del connubio Dakota-Holly non erano cambiate, e si era ritrovata persino con un vestito che non avrebbe mai indossato in nessun’altra occasione al mondo – nemmeno a Capodanno a voler essere sincere, ma Dakota l’aveva fregata e di ammazzarle l’entusiasmo non aveva la minima intenzione – e un appuntamento dalla parrucchiera fissato per la mattina.
Holly, insomma, si era ritrovata a essere il centro nevralgico dei deliri femminili di Dakota e l’aveva assecondata con una buona dose di felicità. Le mancavano i pomeriggi con lei, le serate al telefono o a guardare film strappalacrime senza che nessuno le vedesse, e avere Dakota solo per sé per qualche ora aveva avuto il potere catartico di metterla di buon umore e scacciare una bella fetta delle paranoie che l’avevano colta nell’ultima settimana.
Quando hai una migliore amica, hai tutto nella tua vita.
Nel leggerti nel pensiero, nel ridere per un nulla senza che il mondo di fuori capisca, nell’abbraccio spontaneo che ti offre quando sei giù di morale, la tua migliore amica sarà sempre al primo posto degli affetti.
Perché con lei condividi tutto: anche il silenzio.
Zacky le era caracollato accanto con una birra in mano, infilandosi bruscamente tra lei e uno sconosciuto che stava ordinando un cocktail al bancone del bar.
“Visto che bella festa?”
“A me sembra un bordello, Zacky.”
“Ogni anno la solita storia.”
“Se mi lasciassi morire nella mia stanza ogni 31 dicembre sarei una donna migliore, e non continuerei a dirti che mi annoio imitando un vecchia radio entrata in loop.”
Zacky era scoppiato a ridere, ingollando un sorso di birra tornando a fissarla di sottecchi, lo sguardo puntato sulle ciocche rosso fuoco che le ricadevano scomposte sulle spalle nude.
“Che hai da guardare a quel modo?”
Lui aveva spostato gli occhi sulla folla, senza risponderle, individuando Jimmy, Brian e sua sorella parlare fitto tra loro.
“Andiamo dagli altri?”
“Io andrei a casa.”
“Da Los Angeles ad Huntigton Beach ti sconsiglio i taxi.”
Holly gli aveva lanciato un’occhiata carica di odio, assestandogli una linguaccia e afferrando il bicchiere ricolmo di ghiaccio e vodka che le stava porgendo il barman.
“Grazie del consiglio, Baker.”
Si erano incamminati verso il resto del gruppo mentre la musica in sottofondo scemava lasciando il posto alle parole dello speaker, la folla che andava fermandosi per riprendere fiato. 
Sarebbe bastato un secondo in più soltanto e invece, nella sfiga di quell’odiosa nottata, il deejay aveva dichiarato lo stato di “canzone romantica” e Holly e Zacky si erano scambiati un’occhiata sconfitta quando Johnny si era portato via Dakota e Brian Roxy, lasciando la coppia di casinisti sola con sé stessa e una manciata di nulla sotto il naso.
Brian e Roxy.
Lo sguardo di Holly era volato non troppo lontano, schivando accuratamente Matt e Val, puntandosi sulle braccia di Roxy che cingevano il collo di Brian con leggerezza, entrambi con lo sguardo rivolto verso il basso, Brian puntandolo sulla nuca castana di Roxanne e lei sui propri piedi.
Sono belli insieme, si era ritrovata a pensare Holly con quella punta di orgoglio romantico che la coglieva sempre nei momenti meno opportuni. Di certo, se avesse dovuto scegliere una fidanzata per Brian, la scelta sarebbe caduta su Roxanne Baker. Dopo tutto, un cuore l’aveva anche lei e augurargli un futuro – breve o lungo che fosse – con Michelle, equivaleva un po’ ad augurargli una buona fetta di male mondiale, e per quanto Brian fosse un grandissimo stronzo, gli voleva bene.
“Io vado a fare un giro.”
“Tu non mi lasci qui da solo, non ora.”
“Dammi i miei venti dollari.”
Holly gli aveva teso la mano con il palmo rivolto verso l’alto, e Zacky aveva scollato gli occhi da Brian e Roxy solo per tornare a guardare Holly con l’aria di chi ha appena visto un fantasma.
“Ho vinto la scommessa”, aveva rincarato lei senza battere ciglio, “quindi prepara i miei venti dollari. Vado a farmi un giro fuori.”
“Tu resti.”
“Sei scemo?”
“Non mi dirai che ti da fastidio… oh, ti vergogni?” aveva chiesto lui con una punta di sarcasmo nella voce, con quell’aria vittoriosa di chi ha appena scoperto il punto debole dell’avversario e sta per sferrare il colpo mortale.
Bastardo.
“Si, di stare qui con te.”
“Resta, ti prego.”
Nella voce di Zacky c’era qualcosa di diverso, la tacita richiesta di un supporto che Holly non gli avrebbe mai rifiutato.
Fregata due volte nel giro di tre minuti: non era normale.
“Allora aggiungi dieci dollari alla mia vittoria come risarcimento morale.”
“Scordatelo. Ti concedo un bacio, così la gente non ci guarderà come se fossimo due sfigati.”
“Li siamo?” gli aveva chiesto inarcando un sopraciglio, divertita.
Però Zacky si era sporto davvero verso di lei, avvicinandosi pericolosamente al suo viso guardandola negli occhi, e Holly si era irrigidita sul proprio posto, indecisa su cosa fosse meglio fare.
Scappare?
Trovare una via di fuga alternativa?
Non avrebbe mai ceduto all’impulso di levarsi rapidamente d’impiccio, piuttosto si sarebbe fatta baciare da quell’imbecille e poi gli avrebbe assestato una buona dose di insulti.
E Zacky non faceva sul serio, la stava prendendo in giro come suo solito: da quando era diventata sessualmente appetibile per lui?
Andando mentalmente a ritroso nel tempo, Holly aveva avuto la certezza che no, non c’erano state avvisaglie di alcun tipo, Zacky era sempre Zacky e – di conseguenza – non c’erano pericolose dinamiche nascoste dietro la sua provocazione.
Tanto non mi freghi.
Olivia Bridges non scappava mai davanti al pericolo, era quello il motivo per cui Zackary Baker l’adorava, no?
“Sei veramente un cretino, Zacky.”
Aveva deciso che la partita doveva finire uno a zero per lei, così gli aveva stampato un bacio sulle labbra dondolandosi sulle punte dei piedi, come quelli che si scambiano i bambini, occhi azzurri puntati in uno sguardo tendente a un incerto verde muschio già in fuga oltre le sue spalle.
“Adesso ho vinto i miei venti dollari. Guarda lì.”
Holly aveva indicato con l’indice un punto alle sue spalle sorridendo, senza spostarsi di un centimetro da lui.
Che cazzo di capodanno era? Quello in cui le sue certezze dovevano frantumarsi contro la cruda realtà dei fatti? Quali erano i fatti, poi?
Holly l’aveva baciato, sua sorella stava baciando Brian – o viceversa, la dinamica non gli era chiara e non voleva indagare su chi stava prendendo l’iniziativa in cosa – e lui si sentiva decisamente idiota.
Scemo senza possibilità di recupero, incapace di formulare una motivazione intelligente a quello che stava accadendo, senza che il suo cervello potesse ricordargli la sua realtà, che conosceva da vent’anni a quella parte e che nessuno si era mai sognato di fare a pezzi.
Sino a quel momento, almeno.
“Dai scemo, con i tuoi venti dollari ci beviamo qualcosa insieme, almeno evitiamo di fare i guardoni. Sembra che tu abbia appena visto un fantasma, lo sai?”
Gli aveva afferrato la mano nella propria e se l’era trascinato dietro, tra coppiette disseminate lungo il perimetro del locale come una fastidiosa serie di ostacoli in cui loro erano la squadra in gara di un’improbabile staffetta.
Holly sembrava non farci nemmeno caso, camminava decisa un paio di passi innanzi a lui senza voltarsi indietro, senza puntare lo sguardo verso la felicità altrui.
Sei felice Holly?
Avrebbe voluto chiederglielo e di certo gli avrebbe sorriso senza rispondergli davvero. Era così lei: quando andavi troppo a fondo non ti lasciava entrare, ti lasciava sempre con una risposta a metà tra la verità e l’omissione.
Aveva imparato a schermarsi, negli anni, quando poteva affidarsi solo a Dakota: era una barriera naturale che nessuno di loro riusciva a superare e che nemmeno avevano mai davvero provato a saltare.
Holly era semplicemente Holly: quella divertente, quella che adorava fare casino, quella che aveva sempre la battuta pronta e un abbraccio da offrirti, quella che non piangeva mai e che non se la tirava.
Le zone d’ombra avevano quasi sempre evitato di toccarle e, in linea di massima, c’erano quasi sempre riusciti: le volte in cui si erano scoperti, invece, era finito tutto in un silenzio soffocante.
Le zone d’ombra, per Zacky, erano una femminilità acerba che non sapeva gestire per Holly, invece, l’incompatibilità tra due emisferi differenti.
Sotto quell’aspetto non sapevano proprio comunicare loro due: potevano colmare reciprocamente qualsiasi silenzio ma non riuscivano ad annullare quello che il senso di appartenenza alla logica collaudata della routine tagliava di netto ogni volta che Holly ragionava secondo una logica femminile non prevista nel manuale Baker.
Era normale fosse così, rientrava nei topos della loro esistenza da sempre.
Poteva davvero cambiare ogni sua certezza nell’arco di una notte soltanto?
Solo in quel momento Zacky aveva realizzato che sotto il vestito corto, Holly portava un paio di decolté nere dal tacco alto: per quel motivo non si era alzata in punta di piedi quando l’aveva baciato, e gli sembrava il dettaglio più importante di tutti in quel momento.
Il bacio o i tacchi alti?
La seconda domanda era se Holly avesse mai baciato qualcuno prima, e la risposta elementare era stata un destabilizzante si. Zacky nemmeno aveva mai preso in considerazione un’ipotesi simile, e si era ritrovato accanto a una tizia che conosceva alla perfezione e che pure, era riuscita ad ammazzarlo di sorpresa ancora una volta.
Zacky si era ritrovato a credere di aver sfiorato – o meglio, di essere stato sfiorato – da una di quelle zone d’ombra che Holly evitava sempre di mostrargli.
A volte anche un tacco dieci ha un lato positivo: quello di evitarti la fatica di un’alzata in punta di piedi per un bacio maldestro eseguito sul moto leggero di un’ondulazione incerta.
 
 
L’aveva trascinata alla spiaggia senza nemmeno darle il tempo di ribellarsi.
“Zacky non mi sembra un’idea intelligente.”
“Non posso davvero credere che Brian porti fuori mia sorella.”
Holly si era arrestata sul proprio posto, esasperata, mentre Zacky aveva continuato la sua passeggiata e la sua inutile arringa in direzione della spiaggia.
“Ehi, mi segui?”
“No”, e per dare enfasi alla propria posizione aveva incrociato le braccia sul petto, stretta in un cappotto bianco che le arrivava alla vita e una cuffia con improbabili orecchie da gatto applicate sulla nuca.
“Non potevi metterti qualcosa di meno appariscente?”
“Così posso mimetizzarmi”, e si era grattata le orecchie finte arricciando il naso in una smorfia schifata.
“Andiamo Zacky, Roxanne è con Brian. Come puoi pensare di pedinarli? E’ scorretto!”
“Sei mia amica, no? Dovresti supportarmi.”
“Se fosse nelle mani di un pazzo omicida, di uno sconosciuto, di un tizio dalla fama poco raccomandabile, potrei anche capirti. Ma è con Brian, lo conosci da una vita… non ti sembra una reazione esagerata?”
“No.”
E la risposta secca di Zacky non ammetteva repliche: nemmeno la più stratosferica delle bionde avrebbe potuto farlo desistere dal suo piano.
“Be’, vacci da solo.”
Zacky se l’era praticamente trascinata appresso sino al punto in cui avevano visto Roxanne e Brian dileguarsi oltre la duna di sabbia bianca, per poi arrestarsi di colpo e gettarsi a terra sotto lo sguardo allibito dell’amica che l’aveva imitato senza obiettare.
Odiava avere a che fare con lui quando non la calcolava di striscio.
“Che cazzo ti salta in mente?”
“Per poco non ci scoprivano, Holly!” e Zacky le aveva fatto segno di abbassare la voce per non farsi udire dai due ragazzi, a un paio di metri di distanza da loro, oltre la duna.
“Non possiamo andarcene e basta? E’ quasi un’ora che li stiamo seguendo, mi sembra davvero ridicolo continuare e…”
“Zitta, voglio sentire cosa si dicono.”
“Ma sei il peggiore dei fratelli! Io non ti vorrei mai… ehi!”
Zacky le aveva posato una mano sulla bocca per impedirle di parlare, e lei per tutta risposta aveva preso a dare calci alla sabbia buttandogliela addosso, cercando di scollarsi di dosso la sua mano.
“Ma sei cretina?”
“Sei tu l’idiota, vuoi farmi morire soffocata?” gli aveva sibilato lei a denti stretti.
“Ascolta anche tu!”
“Non ci penso nemmeno!”
Zacky l’aveva obbligata a seguirlo, l’aveva fregata supplicandola con aria da cucciolo abbandonato e ora erano entrambi a fare i guardoni assistendo al primo appuntamento di Roxanne e Brian.
Erano ridicoli.
E con tutto il bene che Holly poteva volere a Zacky, la sua apprensione le sembrava davvero da malato di mente.
“Ascoltami Zacky, ma seriamente. Forse tu non te ne sei mai reso conto, ma Roxanne è un una ragazza. Una bella, ragazza. E’ intelligente, è dolce, è… è perfetta. Come puoi credere che nessuno se la fili?”
“Roxy è una palla. E tu non parlare come Johnny.”
Holly aveva guardato allibita Zacky, senza capire, poi aveva sospirato sconfitta.
“Tutti i fratelli e tutte le sorelle lo sono, ma sii obiettivo. Voglio dire, meglio Brian che qualche sconosciuto, no? Dovresti essere felice per loro, non rompere le palle con le tue fisime. Dai, andiamo allo skate park a fare un giro?”
“Vacci da sola.”
“Sai cosa ti dico, allora? Che sei il più grande, maledetto idiota di tutto il pianeta Zacky!”
“Tu non capisci.”
“Si che capisco. Sei un ottusangolo, cazzo!”
“Non darmi dell’ottuso!”
“Allora sei un egoista del cazzo, va bene? Lasciala vivere, porca puttana!”
Olivia non conosceva mezze misure, specie se aveva a che fare con Zackary Baker: con il suo migliore amico poteva concedersi il lusso di dire qualsiasi cosa, anche prenderlo a sberle davanti a un pubblico ben nutrito di persone, all’occorrenza.
Aveva sollevato lo sguardo su di lei afferrandola per un polso e tirandola di nuovo verso il basso, facendola cadere a terra in un tonfo sordo inghiottito da una nube di sabbia.
“Merda!”
“Cosa?”
“Brian si è girato da questa parte.”
“E allora muovi il culo e andiamocene via!” l’aveva rimbeccato lei strattonandogli senza forza la manica della giacca.
Il cuore che batteva all’impazzata, la voglia di andarsene prima di rovinare tutto e poi l’ombra alle sue spalle.
Inconfondibile, perché poteva essere solo uno il proprietario.
“Dovevate imparare qualcosa?”
Holly aveva sollevato lo sguardo sulla figura imponente di Brian che li sovrastava, poco distante Roxy che si mordeva il labbro inferiore, e aveva appoggiato la testa alla duna di sabbia che fungeva da parete e da pavimento attorno a loro, in quell’angolo accogliente che avevano trasformato nella peggiore delle tane criminali.
“Cazzo se sei scemo, Zacky”, aveva sospirato Holly togliendosi la cuffia e chinando il capo sconfitta, i gomiti poggiati alle ginocchia sollevate.
Si sentiva tremendamente in colpa, e se Zackary Baker non poteva comprendere quanto poteva fare male il sogno sfumato della perfezione del primo appuntamento, poteva invece sentirselo addosso, Holly, con tutta l’amarezza e la delusione del mondo parcheggiata sotto le sue chiappe.
“Mi dispiace, davvero”, e con quelle parole, dopo averle pesate con cura, Holly si era alzata dal proprio posto e se n’era andata, lasciando Zacky al linciaggio pubblico di Brian e Roxanne. Avrebbe cercato di farsi perdonare prima di ripartire per New York, e il tempo era davvero poco.
 
 
SMS: To Brian From Jimmy H 10:05 AM
Dai, facciamoci un giro al centro commerciale. Mi sono rotto di stare a casa a fare niente.
SMS: To Jimmy From Brian H 10:08 AM
Se mi devi prendere per il culo, scordatelo. Ho già rischiato di uccidere Zacky, non voglio restare senza migliori amici.
SMS: To Brian From Jimmy H 10:10 AM
A mezzogiorno ci vediamo davanti Starbuck’s, e sii puntuale. E soprattutto, non rompere le palle.
 
 
SMS: To Roxanne From Holly H 09:30 AM
Mi dispiace per quello che è accaduto l’altro giorno. Posso chiederti scusa personalmente per la stupidità di tuo fratello? Ti offro una cioccolata, sei libera oggi a pranzo?
SMS: To Holly From Roxanne H 10:00 AM
Non preoccuparti, ho già chiarito con Zacky. Grazie comunque.
SMS: To Roxanne From Holly H 10:05 PM
Vorrei comunque chiederti scusa personalmente. Sono stata coinvolta anche io e mi dispiace per quello che è accaduto. Ti prego.
SMS: To Holly From Roxanne H 10:10 AM
Okay.
SMS: To Roxanne From Holly H 10:05 PM
A mezzogiorno davanti allo Starbuck’s del centro commerciale <3
 
 
Jimmy e Holly avevano aspettato nascosti dentro un negozio di lingerie femminile per almeno mezz’ora, prima di decidersi di defilarsi e andare a fare un giro in centro.
Avevano visto arrivare prima Roxy, in anticipo di qualche minuto, poi Brian, in ritardo di dieci. I due si erano fermati a scambiarsi qualche parola – che erano imbarazzati, riuscivano a vederlo persino da dietro pile di reggiseni e culotte -, poi Jimmy aveva mandato un messaggio a Brian.
E’ l’occasione per ripartire da dove eravate rimasti. In bocca al lupo.
Brian aveva letto il display del cellulare guardandosi attorno alla ricerca della figura dinoccolata dell’amico, poi aveva detto qualcosa a Roxanne ed erano entrati da Starbuck’s, probabilmente a mangiare qualcosa insieme.
A quel punto, Jimmy e Holly erano scivolati fuori dal negozio e si erano dileguati dalla parte opposta a dove si trovava la coppietta, tirando un sospiro di sollievo quando l’aria gelida di gennaio li aveva investiti in pieno viso.
“Sei soddisfatta?”
“Spero vada tutto per il verso giusto.”
“Zacky lo sa?”
“Non credo, non gli ho detto nulla. Forse Roxanne gli ha detto che usciva con me a pranzo, ma non mi sono arrivati messaggi minatori da parte sua, dunque dubito. Come minimo sarà ancora a letto a poltrire.”
Jimmy le aveva arruffato i capelli sulla nuca e lei gli aveva offerto un morso della propria ciambella ricoperta di cioccolato caldo e granella di mandorle che aveva appena acquistato da un venditore ambulante.
“Potevi farti aiutare da Matt.”
Holly aveva sollevato lo sguardo su di lui scuotendo il capo con forza, le guance piene di cibo gonfie come quelle di un criceto.
“Matt si sta facendo aiutare da Roxy a preparare il regalo di Natale di Val, non credo abbia tempo per queste cose. E poi sei meglio tu.”
“Ti da fastidio?”
“Che non mi abbia chiesto di aiutarlo, un po’ si.”
“Be’, dovresti metterti nei suoi panni: è difficile.”
Holly si era morsicata il labbro inferiore, cercando le parole adatte per esprimere quello che l’aveva incupita nelle ultime settimane.
“Quando penso ad Huntigton Beach mi viene sempre in mente che anche voi state vivendo, lontani da me, e che forse un giorno, tornando, non ci riconosceremo più.”
“E questa è la cazzata dell’ultima ora, vero?”
“No, ci pensavo da un po’. Voi vivete le vostre vite, io la mia, e per quanto possa essere felice delle mie scelte… mancate voi. Quando non sai con chi condividere la tua vittoria, perde persino di sapore.”
“Non ci perderemo per così poco.”
“Ma io resto quella fuori dal vostro mondo.”
“E’ sempre una festa quando rientri, Holly. Voglio dire, non è che ce ne freghiamo di te, anzi, quando tu sei con noi siamo sempre insieme. E guarda il lato positivo: anche i punti di scontro si abbattono in proporzione.”
“Hai ragione.”
“Non farti problemi inutili. L’hai detto tu a Matt che non è la distanza a cancellare l’affetto, no?”
“Sono brava solo a parole, mi hai scoperta.”
Holly aveva sfoderato l’aria più afflitta del pianeta per poi scoccargli un sorriso rassicurante. Parlare con Jimmy le faceva bene, riusciva sempre a farle guardare con oggettività alle cose.
Le sarebbe piaciuto avere un fratello maggiore come Jimmy.
“Si piacciono molto, vero?”
“Da cosa lo capisci?”
“Dal fatto che Brian con Roxy sembra quasi un essere umano.”
“Non dirglielo o dovrebbe ucciderti.”
“Non farebbe in tempo, sono troppo veloce per lui.”
Erano scoppiati a ridere di nuovo, immersi nella luce abbacinante del primo pomeriggio di un freddo mercoledì di gennaio.
“Non credo di riuscire a rientrare per il tuo compleanno Jimmy, mi dispiace.”
“Allora cercheremo di fermarci a New York appena possibile, se il tour va in porto di lì ci passiamo sicuramente. Quando torni?”
“Se riesco ad ottenere lo stage in Europa probabilmente per una decina di giorni quest’estate, ma non appena me ne daranno l’occasione torno a casa.”
Jimmy l’aveva guardata senza parlare, per uno di quegli istanti in cui ti fissava cercando di sondare ogni tuo singolo pensiero, gli occhi dalla forma allungata ridotti a due fessure.
“Ne sei convinta?”
“Quest’estate mandano una delegazione di studenti in uno scavo a Roma, ti rendi conto? Potrei andare in Europa!”
Se ci fosse stato Zacky avrebbe sbottato che era dall’altra parte del pianeta e le avrebbe messo il muso, Jimmy aveva sorriso e le aveva passato un braccio attorno alle spalle scoccandole un bacio tra i capelli.
“Secondo me quella che fa passi da gigante sei tu.”
“Secondo me siamo solo tutti troppo scemi per renderci conto di quali siano le nostre priorità, lo sai?”
“Tipo fare la rockstar?”
“E’ il sogno di Zacky. Ognuno di noi ne ha uno, basta cercare di realizzarlo con ogni mezzo possibile.”
Sacrificare tutto per quel sogno, a occhi chiusi, senza badare a ciò che hai intorno, è eticamente corretto?
Holly avrebbe desiderato chiederlo a Jimmy, poi si era limitata a stringersi nelle spalle e riprendere il filo su discorsi più leggeri.
Avrebbero davvero sacrificato qualsiasi cosa per i loro sogni? Da qualche parte, nella testolina buffa di Holly, una voce – che aveva il calore rassicurante di quella di Jimmy – le diceva che avrebbero compreso cosa valeva la pena di essere sacrificato e cosa fosse intoccabile, persino dal sogno della loro vita.
Holly era certa che ci fossero cose più grandi persino dei sogni, ma se le avessero chiesto quale fosse il loro nome, non avrebbe saputo trovarlo.
 
 


Note dell'autrice.
Se ve lo siete perso, trovate QUI il trailer de "Il peso della farfalla" che fa tanto atmosfera, comunque.
Detto ciò, chiudo con le note scusandomi per il ritardo nella pubblicazione, spero di essere più presente negli aggiornamenti, ma cercherò di andare di pari passo con Magical_Illusion per evitare spoiler.
Grazie per la pazienza, spero di essermi fatta perdonare per l'attesa, almeno un po'! <3
   
 
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