Fanfic su attori > Robert Downey Jr
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Autore: Amrita    18/06/2011    3 recensioni
Mentre dicevo le mie battute, diedi una rapida occhiata al pubblico.
Forse qualcuno era venuto a vedermi.
No, nessuna faccia conosciuta. Un momento... ma io quello l'avevo già visto da qualche parte, ma dove?
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L'attore
Mi accasciai sgraziatamente sul divano. Mi sentivo utile quanto una buccia di banana marcia e puzzolente gettata nel cassonetto sbagliato.
Rimasi a fissare il vuoto per un po', in religioso silenzio.
Poi, qualcuno suonò alla porta.
Mi fiondai verso la porta, sperando in un ritorno di fiamma di Indio.
La aprii sorridente.
Quando vidi chi c'era il sorriso mi si "ammosciò" letteralmente sulle labbra.
« Buongiorno! Siamo allegri oggi, eh? » disse Robert pimpante.
Risposi con un grugnito.
« Che c'è? »
Sospirai drammaticamente e poi lo trascinai dentro afferrandolo per un braccio e chiudendo rumorosamente la porta alle mie spalle.
Robert si lisciò la giacca.
« Allora... E' qui che vivete?»
Lo guardai bieca, gli schiaffai in mano la busta con il biglietto lasciatomi da Indio e poi crollai sul divano.
Robert mi guardò senza capire. Poi aprì la bustina e lesse.
« Oh. Allora è qui che vivi. Tu. Da sola. »
Riemersi dal divano per lanciargli un'occhiataccia. Poi risprofondai tra i cuscini con la leggerezza di un lottatore di sumo.
« Sei di poche parole oggi, vedo. » mi disse senza avere risposta.
Si avvicinò e si appoggiò allo schienale del divano.
« Ti ha chiamata più? L'hai sentito? »
Risposi con un sospiro.
« Credo che questo sia un no. »
Si sedette sul tavolino davanti al divano e mi guardò finchè non alzai gli occhi anche io.
« Hai intenzione di dirmi qualcosa oppure mi hai fatto venire qui per fare un monologo? »
« Io non ti ho mai detto di venire. » bofonchiai.
« No, è vero, ma io sono venuto. »
« Buon pro ti faccia. » risposi con aria depressa.
Robert sbuffò « Sei così gioviale oggi che mi viene proprio voglia di saltare. Giù da un dirupo. »
Camuffai un riso con un colpo di tosse, ma lui se ne accorse lo stesso.
« Oh, finalmente eh! Non sai quanto sei brutta quando sei musona. »
Presi un cuscino e glielo tirai in faccia con tutta la forza che avevo, facendolo cadere giù dal tavolino.
Si tirò su sorridendo « Hey tesoro, attenzione, io con questa faccia ci lavoro, mica puoi sfasciarmela da un momento all'altro! »
Risi, mi misi a sedere e gli tirai a raffica tutti i cuscini del divano.
Quando furono finiti, Robert era sommerso da una montagna di cuscini.
« Ok, ti sei sfogata ora? No, perché, sai, io stavo pensando che... » Non finì la frase e mi tirò un cuscino. Poi si avvicinò e incominciò a farmi il solletico sui fianchi. Caddi infine sul pavimento, e lui cessò di solleticarmi.
Si sdraiò accanto a me.
« Perché se n'è andato? »
« Non l'ho ascoltato. »
« Cioé? »
« Non lo so. Non l'ho ascoltato e basta. Noi litighiamo sempre, è più forte di noi. Indio è così suscettibile, si altera per poco e io sono troppo menefreghista e non ascolto mai le sue ragioni, anche se ragione non ne ha. »
« Il che sarebbe a dire? »
« Sarebbe a dire che io non gli avevo ricordato ogni due minuti del mio spettacolo e lui si è arrabbiato perché quella sera era anche il nostro terzo anniversario. Io mi sono dimenticata dell'anniversario e lui dello spettacolo. Sarebbe a dire che mi ha portata a conoscerti e non sapevo che tu fossi tu e lui non mi aveva detto niente e poi si è arrabbiato perché non gli avevo raccontato di averti già conosciuto. Sarebbe a dire che non posso passare una giornata senza di lui senza rispondere al telefono perché sennò lui si preoccupa nemmeno fosse mia madre, s'ingelosisce e se ne va, mentre io, stanchissima, non lo ascolto e vado a dormire fregandomene delle sue parole. Ecco cosa sarebbe a dire. »
« Ah. »
« Già, "Ah". »
Rimase in silenzio per un po', poi esordì con un « Gli passerà. »
« No! No che non gli passerà! Non è mai stato fuori per tutto questo tempo, al massimo un'ora o due, ma è passato un giorno intero, Robert, ventiquattr'ore, millequattrocentoquaranta minuti, e lui ancora non torna! No che non gli passerà! »
Robert stette zitto.
« Si è portato via tutta la sua roba. Solo quel biglietto è rimasto di lui in questa casa. Si è portato via tutto, e non so dove sia andato. » continuai, bisbigliando.
Rimanemmo sdraiati a fissare il soffitto. Poi Robert si alzò, si avvicinò alla pianola accanto al televisore, si sedette e incominciò a suonare.
Chiusi gli occhi.
Alla musica del pianoforte se ne accavallò un altra.
Mi alzai di scatto: era la mia suoneria.
Quando afferrai il telefono, aveva smesso di squillare. Sullo schermo appariva una chiamata persa e un messaggio. Entrambi di Indio. Aprii il messaggio. Era vuoto.
Il telefono squillò di nuovo, ma stavolta era un numero che non conoscevo.
« Pronto? ».
   
 
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