2-
Question mark
Era
facile
perdere il senso del tempo durante la giornata.
Sentirlo
persino scorrere era chiedere troppo. Ogni tanto veniva buio, se ne
andava e
tornava poco dopo.
Man
mano che
dicembre avanzava alzarsi dal letto era un'autentica scocciatura.
E
in quei
momenti, la vita di un gatto era davvero invidiabile.
***
Si
sedette su una panchina della
Hall, mentre un nutrito gruppo di appassionati dell'allenamento
all'aperto
correva verso l'esterno trascinandosi dietro le improbabili armi che
ciascuno
aveva in dotazione.
Estrasse
il block notes cercando una
nuova pagina. Davanti ai suoi occhi passavano sfilze di nomi, cognomi e
numeri
di matricola che ormai aveva mandato a memoria. Il Grande Impiego per
la Gloria
e l'Onore del suo Comitato un po' sfigato a cui era tuttavia tanto
affezionato.
Fece
schioccare la penna,
recuperando da un qualche punto della testa le ultime informazioni che
era
riuscito a ottenere su quella che si sarebbe dimostrata da
quell'inverno la sua
vicina di stanza. Come nel meno originalmente riuscito fumetto cretino
per
adolescenti in crisi ormonale.
Fortunatamente
quella nuova assurda
condizione per la sua piccola vita di studente medio sarebbe stata di
breve
durata, o almeno così aveva capito.
Quella
ragazza assimilabile come una
prossima discendente di Hyne in versione ancor peggio delle precedenti
non
sarebbe rimasta a lungo. Dopo una serie segnalazioni piuttosto
abbondanti da
parte di Balamb e poi Galbadia era stata mandata come ultima
possibilità a
Trabia. In attesa dell'Esame Seed che si sarebbe tenuto il prossimo
marzo.
Contò
i giorni sulle dita. Decidendo
che un simile numero lo deprimeva, optò per i mesi. Dato che
non superavano una
mano, pensò che sarebbe stato qualcosa di relativamente
sopportabile in
confronto ai teppisti che continuavano a tormentarlo dal suo ingresso
al
Garden. Da un bel po' di tempo a quella parte se la mente non lo
ingannava come
i suoi occhiali penosamente rigati.
Sospirò,
togliendosi di dosso quello
che pareva un pelo di gatto. La bestia che gli era stata gettata
addosso in più
di un'occasione si era divertita a sondare meticolosamente ogni parte
della
stanza: sentiva le mani prudergli per l'irresistibile voglia di
scagliarlo
davvero come la grossa palla che era in un qualche punto disperso del
continente.
Aveva
cercato in ogni modo di
levarsi di torno entrambi gli esseri che erano entrati nella sua
esistenza, ma
con scarso successo. Persino il Capo Comitato si era limitato a
un'alzata di
spalle e aveva girato il discorso sull'Aggiornamento Limiti Restrittivi
di
Velocità Massima nei Corridoi. E lui, per riflesso
automatico, si era
dimenticato di insistere: le Regole prima di tutto. Rendevano il mondo
un po'
meglio dello schifo in cui comunque andava sprofondando di giorno in
giorno.
In
fondo, non gli importava molto
che lo prendessero in giro per il suo strano nome. Quelli che erano
stati i
suoi genitori forse erano persone come lui. E anche a loro piaceva la
neve.
Come
le regole, anche la neve
rendeva tutto ordinato come era giusto che fosse.
O
come la Seed. Ma di questo non era
molto convinto.
"...Tu
non hai niente di meglio
da fare?"
Alzò
il capo dal block notes. Fece
un respiro profondo e schiacciò nuovamente il pulsante della
penna.
Teppisti.
Armati fino
all'impossibile per quello che la comune visione di un ragazzino poteva
avere a
riguardo. Ma non certo per quella che aveva il mondo in cui vivevano da
un
tempo che la maggior parte di loro aveva smesso di contare.
Chiuse
il blocchetto senza accennare
a muoversi. Non aveva molte possibilità di scampo, soltanto
avrebbe voluto
mettere almeno in salvo i suoi occhiali: dall'ultima notte erano
trascorsi
pochi giorni e pensare di doversi rimettere sul suo bricolage casalingo
non gli
causava ottimi umori.
"...Potresti
uscire con la tipa
di Galbadia che ti hanno messo in stanza" ridacchiò qualcuno
"...O
era di Balamb, non abbiamo ben capito. Ti ha già lanciato
addosso qualche
Maelstorm?"
"Sarebbe
un peccato, ci
toglierebbe il divertimento, Kikkun" incalzò un altro,
mentre certi
allegri nomignoli lo facevano avvampare. Rimase a fissare le sue
nocche,
controllando con l'angolo degli occhiali le loro mosse: soltanto con un
Levita
avrebbe potuto trovare una qualche via di scampo. Tuttavia, conosceva
bene
quello che sarebbe seguito anche a una trovata così geniale.
Un Dispel
collettivo per cui non solo i suoi occhiali avrebbero avuto bisogno di
una
revisione completa.
Un
qualsiasi altro studente degno di
questo nome a quel punto si sarebbe messo a combattere eroicamente
contro tutti
i cattivi. Armato di una di quelle invenzioni tanto famose e
artisticamente
estrose per cui la Seed era nota. Gunblade in primis.
E
se la sarebbe teoricamente dovuta
cavare senza un capello fuori posto, una macchia di sangue, un colletto
stropicciato.
Sfortunatamente
questo non era il
suo caso. Anche perchè non si era mai esattamente applicato
nella parte
'pratica'. Considerare che non gli piacesse combattere, fare casino,
distruggere mezza scuola per un qualche futile motivo non era poi
così errato.
Più semplicemente a lui piaceva l'ordine. Le regole e le
disposizioni. Da
ottenere tramite civilissima carta stampata e inchiostro.
Cosa
che non la Seed non c'entrava
molto. E lo sapeva bene.
Ma
in quel mondo allo scatafascio
anche dopo che quella storia incredibile di Streghe e Cavalieri era
andata a
concludersi nulla era stato ordinato. Nessuna guerra era finita.
Nessuno aveva
smesso di contendersi il mondo.
Doveva
esserci qualcuno che segnasse
tutto questo. Che ne facesse rapporto. E quella persona era proprio lui.
Poi,
sarebbero arrivati gli altri a
sistemare i problemi con le loro lame affilate e i loro colpi poderosi.
E lui
ne avrebbe preso nota fino all'ultima goccia. Di sudore, di sangue e
d'inchiostro. Non faceva differenza.
"Uhm,
non trovate di essere un
pochino troppi?"
Ebbe
un sussulto nel sentire la sua
voce. Le ombre attorno a lui si mossero permettendogli di prendere un
po' di
coraggio e guardare nella loro stessa direzione. Seppur non avesse
bisogno di
constatarlo con i suoi occhi: sapeva che solo una persona poteva
entrare in
scena con una simile e idiotissima constatazione. Teneva sulla spalla
la sua
bestia pelosa, la coda lasciata ondeggiare per aria come una specie di
radar:
"Yukidama vuole del salmone fresco non surgelato e del latte di
Molboro.
Ero venuta a chiederlo a te perchè sembri essere l'unico che
conosca questo
posto..." aveva iniziato a sballottare il gatto che per tutta risposta
aveva mandato uno dei suoi gorgoglii. Probabilmente era semplicemente
seccato,
come qualsiasi essere con poca simpatia per lo venire spupazzato.
Rimase
inorridito quando quel gatto
malefico si infilò tra le gambe di quelli che gli stavano
davanti per poi
strusciarsi amorevolmente contro di lui, come il peggiore dei lecchini
che
avesse mai conosciuto. Tentò di reprimere l'istinto di
mettersi a gridare e
prenderlo a calci nel suo morbido fondoschiena.
"...Non
è carino? Ti sta
iniziando ad apprezzare e lo farà ancor di più
non appena gli darai il
salmone" continuava, ignorando nella maniera più che totale
il guaio
abissale che aveva iniziato a fissarla con numerose paia d'occhi. E
altrettanti
mezzi d'offesa a disposizione, senza contare quello forse
più micidiale. Ovvero
ciò per cui improvvisamente si sentì grato
persino a quelli che di lì a poco lo
avrebbero ridotto a uno strofinaccio da pavimenti.
Una
mano si abbassò sul gatto:
"Senti, Strega... Portati via il micio che non abbiamo tempo per i
vostri
incantesimi"
Restò
un attimo basito nel veder
spiaccicato il nomignolo che gli era salito alla mente non appena
l'aveva incontrata.
A quanto pare non era l'unico a pensarla in quel modo, ma almeno aveva
avuto
abbastanza tatto a non dirlo ad alta voce sventolandole la bestia
davanti come
un fazzoletto sporco.
Tuttavia
non si era arrabbiata. O
perlomeno non aveva iniziato a scagliare Maelstorm a raffica contro di
loro.
"Ooh,
che insulto spaventoso.
Sono una Strega, eh?" aveva incrociato le braccia, infilate in qualcosa
che sembravano dei lunghi guanti con la solita tremenda fantasia a
teschietti.
Ora tono su tono nel consueto nero pece.
Il
ragazzo che teneva il gatto aveva
annuito, imitato dagli altri: "Esattamente. Solo una Strega se ne va in
giro vestita così... E con questo coso sempre appresso. Mi
chiedo perchè non ti
abbiano già bruciata da un pezzo come hanno fatto con tutte
quelle prima di
te"
Attorno,
le armi iniziavano a
mostrarsi alla luce del sole invernale che filtrava dai finestroni. Ma
lei
pareva non farci caso.
"Yukidama,
se ti stai annoiando
vai a farti un giretto. Poi il nostro gentile compagno di stanza ti
porterà il
salmone che ti piace tanto"
In
un attimo accadde qualcosa che
non seppe se definire come l'inizio della fine o molto peggio: la
bestia pelosa
si liberò dalla presa e ringraziò del servizio
come qualsiasi felino del caso.
Aprendo due perfette scie parallele sulla faccia di chi fino a poco
prima lo
aveva trattato forse meglio della sua adorata padroncina.
Nessuno
però riuscì a riacciuffarlo
come ordinavano gli insulti e le grida che gli si riversarono contro,
facendogli ben pensare di aver trovato qualcuno che lo potesse
sostituire nel
venire pestato nei loro momenti di noia.
"STREGA,
te lo SPELLIAMO
quell'essere!!!"
"Sì,
certo..."
"Mi
ha quasi ammazzato!!!"
"...Non
credevo avesse la forza
di un Acherosaurus. Buon Hyne, è un gatto...
Segnatevelo se anche voi
soffrite di questi problemi di memoria!"
Era
un discorso che non aveva il
benchè minimo senso. E la sua conclusione era solo una:
l'avrebbero bruciata
sul serio se non si fosse data alla fuga come lui faceva ogni volta.
Perchè
erano troppi, cattivi e agguerriti. Mentre lei era solo una specie di
Strega
con un gatto strambo.
"Piantala
di prenderci per il
culo, dannata!!!" esclamò quello che nel suo cuore aveva
soprannominato
Faccia Rigata, dopo che la bestia gli aveva lasciato il suo (piuttosto
sanguinolento)
ricordino "Ti rispedisco in casino al posto da dove sei venuta!!!"
Uno
di quei teppisti si voltò verso
di lui, ghignando: "Poi torniano da te, Kikkun. Non ti preoccupare e
stai
buono qui"
Non
che avesse la benchè minima
intenzione e possedesse il più che spauruto coraggio di
scappare. Ormai ci era
abituato e non era un tempo così lungo far passare ancora
qualche anno prima di
potersi anche lui imbarcare verso Balamb, sostenere l'Esame e lasciare
per
sempre Trabia.
Lo
sapeva bene.
Non
era forte. Non era un figo. Non
era niente di quello che ci sarebbe potuto aspettare da un Gunblader.
Perchè
avesse scelto una delle armi
più difficili e pesanti a disposizione della Seed non sapeva
dirlo.
Probabilmente erano stati gli ormoni dell'infanzia, qualche test
attitudinale
superato senza troppi problemi e un po' di fortuna.
Insomma,
semplicemente incredibile.
Come
la Strega che stava a pochi
passi da lui.
Una
Strega vestita di nero. Armata
di Gunblade.
*Asterisco
dell'autrice:
...avete mai visto Squall in
versione dark, gothic lolita e femminile? E pure un po' più
loquace del solito?
Io sì. L'ho conosciuta :D
E
a Lucca 2008 c'era una tipa che mi
ha convinta che Squall come donna starebbe benissimo. Forse anche
meglio di
Cloudette. Kuja/Al
Cid etc etc, a detta
sua.
**Ho
un Beta-Reader. Stavolta mi serve proprio.
Grazie mille, Gareth! :)