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Autore: Montana    19/06/2011    3 recensioni
Una ragazza scampata alla strage della sua famiglia a soli 5 anni, non parla, si esprime solo con la musica.
Il suo serial killer è tornato a cercarla.
Ma questa volta con lei ci sarà un ragazzo dai capelli castani, e la sua squadra di esperti, pronti a proteggerla.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Spencer Reid
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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- Questa storia fa parte della serie 'Veronika Gordon 2007-2012'
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La danza della fata confetto
 
Rimanemmo lì in quella posizione per una decina di minuti, se non di più. Io ero un po’ imbarazzato, ma ero anche notoriamente un cavaliere e non avrei mai lasciato una ragazza piangere da sola lacrime che avevo contribuito a farle versare.
A poco a poco Veronika si calmò, sollevò il viso dalla mia spalla e mi lasciò la mano. Fece un respiro profondo e alzandosi se ne andò, lasciandomi da solo. Aspettai qualche secondo poi scesi anch’io, curioso di sapere cosa avevano tirato fuori i miei compagni dalla descrizione datagli da Veronika.
Arrivai di sotto giusto in tempo per vederli mentre se ne andavano.
“Ehi! Ragazzi, dove state andando?!” chiesi stupito.
“Reid! Veronika come sta?” mi chiese Morgan senza rispondere alla mia domanda.
“Beh, adesso bene. Ha pianto e io l’ho consolata. Dove stiamo andando?” chiesi prendendo il giubbotto.
“Noi andiamo con lo sceriffo alla centrale; Veronika non si è limitata a descrivere ma ha pure tracciato un piccolo schizzo dell’uomo. Vediamo se c’è qualcuno di simile nei database. Ti dispiace rimanere qui?”
Lasciai cadere per terra il mio giubbotto “E perché mai?” chiesi, risentito.
“Beh, innanzitutto non abbiamo tanto spazio nelle macchine. E poi sai, ci serve sempre qualcuno che resti qui a proteggerla. E mi sembra che tu sia il più adatto, visto quanto si fida di te.” mi rispose Morgan, battendomi una mano sulla spalla.
“Morgan, sei pronto? Sbrigati, o ti lasciamo insieme a.. Spence!” JJ era entrata nella cucina “Come sta Veronika? Si è ripresa?”
“Sì JJ, si è ripresa. Non so dove sia andata, ma si è ripresa.” risposi io sempre più seccato.
JJ parve non avvertire il mio tono indispettito, o forse fece finta di niente, perché mi rivolse uno dei suoi migliori sorrisi affabili e mi disse “Beh Spence, cercala e trovala mentre noi siamo dallo sceriffo!”
I due uscirono, e pochi secondi dopo sentii le portiere delle macchine sbattere e i motori messi in moto. Il rumore si allontanò in fretta, lasciandomi solo nella cucina.
Sospirando mi versai un bicchier d’acqua tanto per fare qualcosa, poi mi aggirai per la casa alla ricerca di Veronika.
“Signori Gordon, scusate, avete visto Veronika?”
La signora sobbalzò e si girò di scatto “Dott. Reid! Mi scusi, non l’avevo sentita entrare e mi sono spaventata. Chiede di Veronika? Non era con lei fino a poco fa?”
“Esatto, fino a poco fa.” sottolineai io “Però è uscita dalla sua camera e non so dov’è.”
“Oh beh, uscita non può essere. I suoi colleghi se ne sarebbero accorti, e anche noi.” disse il signor Gordon seduto accanto a sua moglie. “È probabile che sia nel suo studio...” aggiunse indicando con la testa uno stretto corridoio che non avevo mai notato.
“Il suo studio?” chiesi incuriosito. I signori Gordon annuirono quasi all’unisono, con uno strano sorriso sulle labbra.
“Cosa ci fa in quello studio, scusate la domanda?”
“Eh, beh dott. Reid.. Veronika lì vive sul serio.” mi rispose il signor Gordon con un’espressione seria.
Non volli indagare oltre su cosa intendesse. Feci una smorfia come a dire “Ok, adesso vado a vedere” e mi diressi verso il corridoio.
Una musica aleggiava in lontananza, così piano che stentai un attimo a riconoscerla. Era la danza della fata confetto (http://www.youtube.com/watch?v=w_J4CJ504LQ)  dal balletto “lo Schiaccianoci”. Conoscevo molto bene quel balletto e quelle musiche, perché mia madre me le aveva fatte ascoltare sin da quando ero ancora un bebè, assieme a Mozart e Beethoven. Diceva che era per questo che ero diventato così intelligente.
Mi faceva piacere che Veronika nei momenti di stress facesse cose che facevo anch’io, come starsene chiusa in una stanza ad ascoltare musica classica.
Chissà cosa faceva mentre la ascoltava.. dipingeva? Scriveva? Stava semplicemente seduta sulla poltrona come facevo io?
Man mano che mi avvicinavo la sentivo uscire sempre più forte e chiara dalla porta socchiusa, come se la ragazza la stesse ascoltando a volume altissimo. Ma il disco, uno strano concerto solo per pianoforte a quanto potevo constatare dall’evidente mancanza degli altri strumenti, doveva essere un po’ rovinato perché c’erano pause che normalmente non ci sarebbero state. Dovevo regalargliene uno nuovo..
D’un tratto la musica si storpiò un attimo, per poi fermarsi e ricominciare dall’inizio.
Nel frattempo ero arrivato di fronte alla porta, e la spinsi un poco per vedere cosa stava facendo Veronika senza che lei mi notasse.
Per poco il bicchiere non mi cadde di mano.
Veronika non stava dipingendo. Non stava disegnando. Non stava scrivendo.
Veronika stava suonando.
Nessuno stereo, nessun CD. Solo Veronika, china sui tasti coi capelli scuri che le coprivano il viso, che suonava senza sosta quella musica meravigliosa. E, lasciatevelo dire da un esperto, la suonava proprio magnificamente.
Era così concentrata che non si era accorta di me, ed era meglio così.
Rallentando finì la canzone, alzò le mani dai tasti e dopo un attimo per riprendere fiato prese un altro spartito da sopra il pianoforte e lo posò sul leggio. Io mi nascosi dietro la porta per non essere visto.
Era sempre lo Schiaccianoci, questa volta però la Danza Russa (http://www.youtube.com/watch?v=qy8eJTkTZ54). Qualcosa di più allegro, insomma. Voleva forse dire che la malinconia della ragazza stava pian piano passando? Da dov’ero non potevo vederle il viso ma speravo stesse sorridendo.
 
Continuò così per quasi mezz’ora, alternando quei due pezzi che conosceva meglio ad altri della suite dello Schiaccianoci. C’era uno spartito però, più lontano dagli altri, che lei non toccava nemmeno per sbaglio, come se le desse fastidio. Forse un pezzo particolarmente complicato che non era ancora pronta a suonare.
Lentamente mi allontanai, tornai in salotto dove trovai di nuovo i signori Gordon.
“È brava eh?” mi chiese la signora. Io annuì “Magnifica. Ma quando va a lezione, scusi?”
“Non ci va. Autodidatta, credo si dica così. Sin da piccolina ha amato quella stanza più del resto della casa messo assieme, poi ha trovato qualche spartito e in un modo o nell’altro è riuscita ad imparare. Qualche mese fa siamo andati all’Opera a vedere lo Schiaccianoci e lei si è innamorata. Ha speso tutta la sua paghetta di tre settimane per fotocopiare tutti gli spartiti e pian piano li sta imparando tutti. Ha qualcosa anche di Mozart, di Bach e di Beethoven, ma nulla l’affascina come Tchaikovsky.”
“Sono anni ormai che cerchiamo di convincerla a prendere lezioni, ma non c’è verso di convincerla. È troppo timida, non ce la farebbe mai. Perciò, la prego, non le faccia complimenti. Non le dica che l’ha sentita suonare, potrebbe chiudersi in se stessa anche con lei e questo non deve accadere, a quanto ho capito.” mi ammonì il signor Gordon.
Feci la solenne promessa che non le avrei detto niente, ma in cuor mio speravo che un giorno si decidesse lei a parlare al mondo della sua musica.
  
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