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Autore: Bakabeans    20/06/2011    1 recensioni
Manca poco agli esami di Marzo.
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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4- Hot chocolate talks

Gennaio.

Un altro mese di freddo. Forse più di tutti gli altri.

E neve.

Era diventata ancora più gelida del solito.

Qualcuno tentava di acchiappare i fiocchi con la lingua, quando tornavano a cadere.

Per toccarla però era meglio indossare i guanti.

***

 

Le mani avevano smesso di prudergli ogniqualvolta quel famiglio malefico gli compariva davanti.

Quello che sentiva era solo dolore. Puro e autentico dolore che avrebbe reso felice qualsiasi adolescente medio con piccoli problemi comportamentali.

Sbattè la fronte contro il block notes, lasciandosi cadere sul tavolino della Mensa deserta.

Era distrutto.

Nemmeno ore di riunione per la 'definizione dettagliata e adeguamento agli standard interscolastici' del Regolamento lo avevano mai sfiancato in quel modo. Neanche le nottate di studio fino all'alba per prepararsi ai compiti in classe delle materie che vantavano il maggior numero di tomi da mandare a memoria.

Insomma, mai nella sua scarsa vita di studente medio si era sentito così a pezzi per ogni singolo osso, muscolo o qualsiasi altra cosa che componesse il suo corpo.

"Esagerato" sentì la testa venirgli schiacciata da quelle zampette odiose, mentre una sedia si spostava a poca distanza da lui "Yukidama adora i cadaveri, se non gli dai segno di vita inizierà ad assaggiarti"

Mosse un dito.

"Ho portato della cioccolata calda, ne vuoi un po'?" il profumo gli fece alzare il capo, aggrappandosi disperatamente al bicchiere: se proprio doveva morire nel dolore fisico, era giusto che lo facesse con qualcosa di caldo nello stomaco. Ormai aveva perso ogni misero briciolo di dignità.

"Questo Garden è sempre così silenzioso..."

Aveva girato gli occhi attorno, continuando a ingollare la sua cioccolata: "Sono le dieci passate della sera..." ringraziò Hyne per quel calore che aveva iniziato a spandersi dentro di lui "...Ed è inverno. Ma non è male"

"...Tu non hai idea di quello che c'è a Galbadia. Sembra davvero un tomba..."

"Sono seri, a Galbadia. E' così che dorebbe essere un'Accademia Milit-"

"...Balamb invece è un grosso campeggio con vista mare"

Posò il bicchiere, ignorando il fatto che la bestia ci avesse tuffato il naso e avesse iniziato a ripulirlo: "Sei stata proprio in tutti i Garden che esistono al mondo..."

Non avevano mai parlato molto di quello che aveva letto del suo curriculum. In primo luogo perchè non ne vedeva alcuna utilità dato che se ne sarebbe andata da lì a poco; in secondo luogo lui ne era ancora profondamente terrorizzato. E aggiungendo a questo un Gunblade e un gatto non poteva che starsene con la bocca chiusa, continuando a seguire i suoi allenamenti in mezzo alla neve, nel cuore della notte o nel più ovvio Centro di Addestramento.

"...Però non sei una persona cattiva" borbottò, forse per l'effetto combinato della cioccolata e del sonno. Di solito, tutti gli studenti in trasferimento appartenevano alla peggior categoria di teppisti del Garden di provenienza. E i suoi occhiali avevano personalmente sperimentato la cosa.

"Adoro questa tua passione per specificare tutto quello che ti capita davanti... Allora non sono una Strega così crudele!"

"...Sei davvero una Strega?"

Aveva smesso di vergognarsi per le sue domande fuori luogo e senza senso. Lei pareva divertirsi un mondo a rispondergli a qualsiasi cosa, dalla più elementare differenza tra cartuccia e proiettile alla spiegazione dettagliata della generazione dei Nobodies.

Si fece seria, abbassando improvvisamente la voce: "Non ci devono più essere segreti, è giusto che tu sappia la verità" sospirò grave "Io sono l'ultima Ancient in grado di salvare il Gaia e richiamare l'Eone Finale prima che i Cristalli vengano distrutti dal malvagio Garland..."

Rimase a guardarla a bocca spalancata.

"...Naturalmente sto scherzando" si fissò le dita "...Vestiti a parte..."

Annuì, esattamente come aveva pensato fin dal primo momento in cui l'aveva vista: "Perchè di nero?"

"Ho una mia filosofia" aveva sorriso giocherellando con la coda del gatto, impegnato a sistemarsi le sue zampine schifose "Punto primo: sono in lutto per l'umanità. Punto secondo: è sempre attuale. Punto terzo: anche se lo sporchi, sul nero le macchie si vedono meno"

"...Lutto?"

"Suona bene e devo averlo letto da qualche parte. Basta solo guardare un po' il mondo: dopo la minaccia della Compressione-degli-Orologi e del Gran-Mal-di-Testa-Apocalittico avrebbe dovuto concludersi tutto con petali e violini, invece i Garden sono ancora in piena attività" tamburellò con le unghie sul tavolo "I guai dell'umanità sono davvero utili a fare la felicità del nostro fondo cassa"

Non era del tutto un ragionamento errato. Nella Seed non c'era nulla di romantico o avventuroso fin dal giorno in cui era stata fondata.

Gli era stato ben spiegato da alcuni del Comitato, presi da uno dei loro deliri filosofici sul perchè il Grande Capo del Disciplinare di Balamb improvvisamente fosse andato di matto correndo a Galbadia per mettersi da parte della Strega.

Aveva capito tutto e per realizzare la sua vena romantica se ne era andato. Questa era stata la spiegazione più logica.

"...E' un modo di essere utili al mondo. Male o Bene che sia per noi non fa molta differenza: l'importante è che i clienti paghino, no?"

Non aveva mai pensato troppo dettagliatamente a tutti i risvolti del diventare -un giorno ancora piuttosto lontano- Seed. Per ora gli bastava vivere al Garden, seguire il Comitato. E aspettare la primavera del nuovo anno, per potersi finalmente liberare di lei.

Come un po' tutti avevano fatto fino ad allora.

"Tu appartieni alla schiera degli abbandonati, dei soli o dei depressi cronici con preoccupanti manie di autodistruzione?"

"...Cosa?"

Si era puntata un dito al naso: "Abbandonata. Storia triste e lacrimevole" poi lo aveva indicato "E tu?"

La sua vita non era interessante. Perchè fosse entrato al Garden era una delle domande che nonostante adolescenza incalzante non si era mai posto.

Semplicemente, pareva non esserci altro posto al mondo.

Ovunque attorno a lui, c'era sempre stata la neve.

"Dovresti provare gli altri Garden. Almeno quello di Balamb: c'è il mare, il sole, la spiaggia... Io soffro il caldo, ma è davvero un posticino carino!"

"...L'esame Seed si tiene lì. Ci andrò quando mi diplomerò..." si era stiracchiato cercando di trattenere uno sbadiglio

"Mi piace quando pensi al futuro!"

Alzò un sopracciglio, senza sembrare troppo scocciato per tutti gli apprezzamenti gratuiti che faceva piovere su di lui: "E' solo la procedura..."

"Stavo iniziando a dimenticarmi come ti chiami" lo aveva preso in giro "...Kikkun"

Era arrossito. E gli occhiali avevano lentamente iniziato a fondersi sulla sua faccia.

"Smetteranno di soprannominarti così non appena diventerai un po' più forte... Grazie a me, naturalmente"

Aveva cercato più volte di spiegarle con tutta la delicatezza possibile che a lui non importava di diventare 'un po' più forte'. Tantomeno scendere sul campo di battaglia a sporcarsi di sangue come tutti gli altri. Voleva restare col suo block-notes, annotando e facendo rapporto dei disastri che il resto dell'umanità avrebbe compiuto davanti ai suoi occhi.

Sul foglio, anche il più feroce sterminio aveva qualcosa di esteticamente apprezzabile.

Carta e inchiostro avevano infatti quella meravigliosa qualità di rendere tutto meno disordinato. Righe, punteggiatura, caratteri regolari.

Lo stesso valeva per le sigle con cui il mondo andava sempre a riempirsi la bocca.

Persino per descrivere in maniera semplice e precisa il lavoro della Seed ne era stata inventata una, in Esthariano.

"Te l'ho detto che in quella materia avevo un diciotto stiracchiato e dato per grazia e intercessione di Hyne..." aveva alzato gli occhi al cielo, facendo una smorfia.

Per una volta voleva essere lui a saper qualcosa di più. Decise di non mollare: "Sono le 3K: kitanai, kitsui, kiken"

Kitanai. Sporco.

Kitsui. Faticoso.

Kiken. Pericoloso.

Il lavoro che nessun uomo di quel mondo retto e giusto avrebbe voluto fare. Perchè si aveva una famiglia, degli amici e carinerie di questo genere.

Un Seed non aveva nulla di tutto questo.

Per la maggior parte di loro non esisteva un passato a cui legarsi. Era stato cancellato. O dimenticato.

"Sei un po' individioso, eh? Anch'io. Ma non per questo odio le famigliole felici che vanno al parco a fare pic-nic nel weekend. Anzi, le adoro" lo aveva interrotto, mentre gli occhi le si illuminavano "Per questo vorrei fare di tutto perchè possano continuare a mangiare i loro cestini del pranzo senza proccuparsi troppo. Non lo sapranno mai che sono stata io a renderli felici, ma a me non importa. Se prima non c'è stato nessuno a prendersi cura di me, non significa che farò lo stesso!"

La guardò abbracciare la palla di pelo con trasporto, strappandogli un miagolio poco entusiasta: "Ci dovresti provare, è bellissimo sentire tutto questo caldino sulle ginocchia!" glielo aveva messo davanti, dondolandolo per la collottola "Tentaci!"

"...No, grazie..."

Aveva ridacchiato, liberando il gatto: "Sei davvero pessimista"

"Realista" ribattè seccato, allontanando un poco la sedia

"Temo che un discorso su amicizia e fratellanza non avrebbe alcun effetto su di te..."

"Esattamente"

"La parola 'altruismo' non ti dice nulla, giusto?"

"Non si diventa Seed per 'altruismo'..." aveva sospirato "Lo si diventa. Niente altro"

Era rimasta a guardarlo mentre la bocca le si piegava verso il basso: "...Che tristezza che mi fai, Kikkun. Saresti capace di far morire uno zombie"

Non rispose, lasciandosi di nuovo cadere sul tavolo. L'effetto della cioccolata stava lentamente svanendo e gli occhi gli si chiudevano per la stanchezza.

"Vado a prendere del latte... Vuoi qualcosa anche tu?"

Aveva scosso il capo senza staccarsi dai foglietti. Voleva solo poter dormire senza famigli malefici sul suo stomaco.

Sentì i suoi passi allontanarsi nella Mensa deserta.

Finalmente un po' di silenzio. E ancora quel caldino che gli scaldava le punte delle dita.

Le era debitore di una cioccolata.

Avrebbe dovuto segnarselo, in un angolino del block notes.

 

*Asterisco dell'autrice: Un paio di precisazioni su alcune cose che compaiono in questo capitolo.

1) "Vesto di nero perchè sono in lutto per l'umanità". Ringrazio il signor Baudelaire (quel tizio alcolizzato e strafatto che ha scritto "I Fiori del Male") e InkSpinster per l'idea. Probabilmente all'inizio era un'idea serissima, ora quelli così si chiamano Emo. La civilità continua a evolversi, se non erro...

2) "Kitanai. Kitsui. Kiken". E' l'appellativo non ufficiale che viene dato in Giappone alle Forze di Autodifesa (Japanese Self Defence Forces-JSDF). In Giappone non hanno troppa simpatia per tutto quello che non indossa una divisa che non sia scolastica o da ufficio. Dopo due bombe atomiche penso molti la penserebbero così, no? (per info più dettagliate, vi rimando al forum)

E grazie a OrAnGe MaSk (se le maiuscole sono sbagliate è questione di stile XD) per aver commentato fin qui. Dopo che su EFP i tre tizi di cui sopra non se li calcolava nessuno *hug*

   
 
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