5- Strange
L'inverno
stava per finire, scivolando verso Febbraio.
Già
si
poteva sentire po' più di caldo.
O
forse, era
una semplice impressione.
***
Non
c'erano molte valigie da fare.
Era entrata in quella stanza solo con un assurdo baule portatile.
E
un gatto.
Dunque,
gli veniva spontaneo
chiedersi che cosa stesse facendo rinchiusa là dentro da
un'intera giornata.
Certo
non erano affari suoi, poteva
tranquillamente restare a dormire abbracciata a quella palla di pelo
fino al
giorno successivo. Era stato quello il suo modo di passare il tempo,
quando non
era impegnata a rovinarlo fisicamente e psicologicamente.
Ogni
tanto cercava di ricordarle che
l'Esame Seed prevedeva anche una prova scritta e che probabilmente
avrebbe
dovuto aprire qualche libro e tentare di leggerlo,
ma bastava la
minaccia soffiata da parte del famiglio per fargli richiudere la bocca.
Abbassò
il capo sui fogli che gli
erano stati lanciati addosso da quelli del Comitato: erano umidicci e
appiccicosi.
Proprio
come tutti quelli che si
erano aggrappati alle divise di quanti stavano per volare verso Balamb.
Il
giorno dopo sarebbe stato il
giorno della partenza.
Ecco
perchè invece di continuare a
dormire avrebbe dovuto seriamente mettersi a studiare.
Non
aveva alcuna intenzione di
averla come compagna di stanza anche per l'anno successivo.
E
il motivo gli venne ricordato in
quel preciso istante. Da quella cosa pelosa che aveva iniziato a
strusciarsi
contro la sua gamba mugugnando qualcuna delle sue lagne funebri.
Scattò
dallo sgabello, crollando
contro la parete e sfracellandosi qualche costola senza nemmeno lui
capire esattamente
come. Ma non era certo il misero stato delle sue ossa che
più lo preoccupava in
quel momento.
Aveva
sentito un rumore che
conosceva fin troppo bene. E non apparteneva alla suddetta ed ennesima
costola
distrutta.
Riuscì
a mettere a fuoco quel tanto
che gli serviva per rendersene davvero conto: la stanghetta che
moribonda e
spezzata indicava il cielo. Sotto il grasso sedere del suo assassino.
"...O
Hyne, Yukidama è scappato
dalla stanza e non me ne ero accorta...!"
Intravide
un'indefinita sagoma scura
sfrecciargli davanti e precipitarsi sul gatto. E sentì nuovamente
quel
grido disperato sotto le sue calzette svolazzanti.
"I-miei-OCCHIALI!!!"
esclamò saltando in piedi e cercando di non svenire mentre
il suo cervello
immagazzinava la disfatta. Le due figure si fermarono nel balletto
gioioso che
avevano appena iniziato: "...Cosa?"
"Il
TUO gatto mi ha distrutto
gli occhiali..!!! E tu... CI SEI SALTATA SOPRA!!!"
Un
lungo attimo di silenzio, poi un
fruscìo lo avvisò che finalmente si era
allontanata dal luogo del delitto.
Tentò di mettere a fuoco per evitare che oltre che a pezzi
gli venissero anche
ridotti a briciole: si erano chinati su quelli che erano stati i suoi
occhiali,
fissandoli come un curioso PuPu malridotto.
"...Hai
molto scotch e molta
colla estremamente potente, vero...?"
Si
accasciò contro il muro indicando
il suo armadietto: mai, nemmeno nel peggiore dei pestaggi aveva ricordo
di un
simile senso di depressione.
"Dunque,
ho una bella notizia e
una brutta notizia..." gli era comparsa davanti, vicinissima a lui e
con
quel dannato famiglio maniaco omicida appollaiato sulla spalla intento
a sua
volta a fissarlo comprensivo: "...La brutta notizia è che io
sono solo
brava a rifarmi gli orli dei vestiti e preparare le pappine e
Yukidama..."
aveva sospirato, grattandogli la testa come avrebbe esattamente fatto
con quel
gatto "...La buona notizia è che hai delle lenti a contatto!"
Se
ne era completamente dimenticato.
Da quando aveva smesso di seguire gli allenamenti per il Gunblade aveva
anche
smesso di indossarle. Esistevano anche speciali protezioni per gli
occhiali da
combattimento, ma le sue finanze non erano ancora abbastanza fornite
per
affrontare un costo che andasse oltre a colla, scotch e lenti a
contatto.
Cercò
di non mettersi a piangere per
la gioia e si rialzò, afferrando la scatoletta e riprendendo
possesso delle sue
scarse diotrie.
"...Vuoi
una mano...?"
aveva mormorato colpevole, mentre la zampina del famiglio gli aveva
battuto su
una spalla
"...No,
grazie..."
singhiozzò tentando di sopportare il dolore per essersi
appena infilato un dito
nell'occhio "...Ecco, ho finito..."
"Possiamo
stare a guardare come
si fa?" aveva continuato a insistere, sedendosi sull'altro sgabello.
Annuì
senza troppo entusiasmo,
mettendosi davanti all'opera di distruzione che era stata
così genialmente
messa in atto nel giro di pochi secondi.
Per
fortuna che quella sarebbe stata
l'ultima notte. Poi basta famigli grassi e pelosi, basta Streghe con
complessi
d'identità.
Si
mise al lavoro, tagliando lo
scotch e scaldando la colla. Allineò i pezzi,
cercò di raddrizzare quello che
poteva. Ma dopo poco si rese conto che nonostante tutta la sua buona
volontà,
era accaduto quello gli avrebbe fatto di gran lunga preferire il vero
ritorno della Strega sulla terra: "Si sono spezzate le lenti..."
Alzò
gli occhi verso di lei e il suo
gatto, senza riuscire a dire nulla. Quelle lenti il Garden le avrebbe
pagate,
certo, ma con tutta la burocrazia di carta che gli sarebbe stata
lanciata
addosso e gli esami Seed in pieno svolgimento... avrebbe rivisto un
paio di
occhiali integri con l'inizio dell'autunno successivo. Pure volendo
essere
ottimisti.
"...Mi
dispiace..." si era
sporta verso il tavolo "...Forse posso fare qualcosa...?"
Lasciò
cadere la testa tra le mani,
vicino all'orlo della crisi isterica: "...Sei tu la Strega, no? Fai una
magia..." borbottò sconsolato. Rimasero a fissarsi per un
attimo, finchè
lo sbadiglio dell'essere malefico non lo fece rinsavire: "...Come non
detto, tu non sei una Strega..."
Di
nuovo silenzio.
"A
proposito..."
all'improvviso aveva abbozzato un sorriso, tirando una stanghetta verso
di sè:
"...Te l'ho detto che sono l'ultima Ancient in grado di salvare
Gaia...?"
In
quel momento avrebbe volentieri
atteso persino qualche Era Glaciale senza pretendere la restituzione
delle sue
diotrie. Avrebbe anche potuto aver voglia di un allenamento di Gunblade
nel
cuore nella notte.
Insomma
gli sarebbe andata a genio
qualsiasi cosa, tranne che la persona davanti a lui rimettesse le sue
unghiette
sui suoi occhiali.
"G-Guarda,
non c'è alcun
problema..." tentò di evitare il peggio, venendo beatamente
ignorato. Solo
il famiglio continuava a fissarlo torvo, mentre la sua adorabile
padroncina
aveva iniziato a battere sulle lenti mormorando qualcosa. Per poi
rivolgergli
una smorfia divertita: "...Non mi ricordo tanto bene, ma c'è
qualche
formuletta..." aveva ridacchiato nervosa
"Abracadabra...
Frullallìfrullallà... Magia della Musica
Piccipiccipù...?"
"Stavo
scherzando... C-cioè la
storia della S-Strega..." balbettò penosamente, gettandosi
invano sul
tavolino per recuperare quel cumulo informe che erano stati i suoi
occhiali
"Mi
sto concentrando"
aveva sbottato "Sei sempre stato piuttosto bravo a stare zitto e
tranquillo?
Rifallo anche adesso, grazie"
Per
riflesso automatico a un ordine
ritornò seduto: "...C-Cosa pensi di f-fare?"
Era
rimasta pensierosa,
mordicchiandosi un labbro: "Non mi sono mai esercitata molto... Mi
servirebbe un corso di Strega da zero. Come per te e il Gunblade:
l'unica
differenza che nel tuo caso ci sono io, invece per me non
c'è proprio
nessuno... E non sono esattamente un genio in autodidattica"
Appoggiò
gli occhiali su una mano,
chiudendoli con l'altra.
Passò
qualche secondo.
E
lui giurò che mai avrebbe staccato
gli occhi dalle sue dita. Nemmeno si sarebbe permesso di sbattere le
palpebre.
Ma
nonostante questo, quello che
accadde in seguito non riuscì bene a comprenderlo.
Semplicemente,
dopo che aprì la mano
erano incredibilmente interi.
"...E'
rimasta un po' di
incrinatura qui, ma non riesco proprio a fare di meglio..." aveva
chinato
il capo di lato, facendoli ondeggiare davanti al suo naso "Io ci ho
messo
tutta la mia buona volontà, credimi..."
Era
pietrificato.
Solo
il tentativo del gatto di
trasformare i suoi occhiali nel suo prossimo giochino lo fece
rinsavire: li
acchiappò prima che lo facessero quelle zampine odiose,
continuando a fissarli
come la cosa più fuori di testa avesse mai avuto davanti a
lui.
In
effetti, non aveva mai visto un
paio di occhiali riparati in quel modo.
Quello
che lui aveva
-saltuariamente- usato sul campo di battaglia non serviva certo per
riparare
oggetti. La Para-Magia si divideva in un certo
numero di categorie e
anche se comprendeva qualcosa di abbastanza simile a una
capacità di
ricostituente universale, non era propriamente adatta a riparare alcun
genere
di cosa. Serviva ben altro.
E
quello era ciò che ora stava a
qualche centimetro dal suo naso. Sottoforma di occhiali.
"...MAGIA?!"
"Tu
hai proprio una fissazione
per precisare tutto quello che ti capita"
Erano
ancora un po' ammaccati e
quell'incrinatura all'angolo era fastidiosa, ma non era il caso di
andare
troppo per il sottile: erano di nuovo assemblati e pure meglio di
quando fosse
stato mai capace di fare con scotch e colla.
"Sei
davvero una
Strega..." si lasciò sfuggire, sistemandosi gli occhiali sul
naso. Per
tutta risposta ricevette un'occhiata che non seppe decifrare:
"...Appunto.
Non ricordarmelo troppo"
"Avevo
ragione?"
Piegò
le labbra verso il basso:
"...Uhm. Comunque, non dirlo a nessuno" sospirò,
tamburellando sul
tavolino "...Che sono troppo strana"
"Effettivamente..."
Lo
sguardo divertito che gli venne
lanciato lo informò per l'ennesima volta consecutiva che era
riuscito in
un'altra delle sue uscite poco azzeccate.
"Credevo
saresti scappato"
Non
era poi così errato. Per il
momento si era limitato a smettere di respirare.
Anche
perchè con quel famiglio
malefico nuovamente sotto il naso non riusciva a fare altro.
"A
proposito... Yukidama è il
mio Cavaliere"
Sentì
qualcosa muoversi nello
stomaco. Ora quella vecchia favola della Strega e del suo Cavaliere
stava davvero
degenerando.
"Non
è uno scherzo. E pensare
ti credevo una persona serissima..."
"S-scusa..."
cercò di ricomporsi,
scacciando la zampina che continuava a mirare ai suoi occhiali "E' solo
che..."
"E'
strano? Concordo
pienamente" aveva annuito, grattando la testa pelosa " Per questo
sono sempre fuori posto, ovunque vada nel mondo. Perchè sono
strana e
sono..."
Non
se la sentì di puntualizzare
come al suo solito.
"Speravo
che non lo
scoprissi" sbuffò tornando a tamburellare nervosa
"...Non
è che l'abbia scoperto
io..."
Aveva
chinato il capo di lato,
fissandolo confusa. Poi si era allargata in un sorriso: "Oh, sono stata
io.
Per gli occhiali!" ridacchiò "Yukidama ti fa proprio paura,
eh?"
Era
una minaccia alla sua
sopravvivenza e sanità mentale. Ma doveva portare pazienza,
ancora qualche ora
e l'avrebbe visto ritornare nel mondo parallelo da cui era sbucato.
"...Ma
non è perchè sono
una..." fece le spallucce "...Questa cosa qui che sono passata da un
Garden all'altro, ehi. Non mi sono mai messa a lanciare Maelstorm
contro le
persone..."
Un
certo diciottesimo senso lo
avvertì che stava per iniziare la tipica soap opera sulla
"Triste Infanzia
Che Mi E' Stata Crudelmente Negata" per cui la maggior parte degli
studenti era famosa.
Eccetto
lui, naturalmente.
"...Mi
dispiace per quello che
ti è successo" tentò di riparare alla prevedibile
sequela di sfortunati
eventi che sicuramente sarebbero stati elencati. Si
immobilizzò, sbattendo
lentamente le palpebre: "Non mi è successo proprio niente"
"Non
era una 'storia triste e
lacrimevole'...?"
"Suona
bene, non trovi?"
"Hai
detto che ti avevano
abbandonata!"
"Mi
ascolti quando parlo?!
Incredibile, nemmeno Yukidama lo fa!" era scoppiata in una risata
divertita battendo le mani. Rimase a guardarla davvero come se si
trovasse
davanti a un buffo PuPu verde acqua scolorito: "...Tu sei davvero
strana..."
"Lo
so quello che sono. Da
quando sono nata, grazie per avermelo ricordato di nuovo" aveva
ripetuto
lo stesso discorso che gli aveva fatto al suo primo ingresso. E in quel
momento
capì che non era stato di certo fatto per fargli notare come
lei fosse una ragazza.
"Non
c'è altro posto per me
oltre al Garden" sospirò all'improvviso, gettando
un'occhiata verso la
finestrella "O perlomeno mi hanno sempre detto così..."
A
lui non era mai servito che
qualcuno glielo dicesse, lo sapeva. E basta.
"A
me piace..."
"Solo
quello di Trabia.
Dovresti provare ad andare anche a Galbadia e Balamb: quando sarai Seed
anche
quelli diventeranno i tuoi Garden, sai?"
Annuì
poco convinto: "...E' davvero
per questo che ti hanno trasferita?"
"Mi
piace viaggiare. Yukidama
invece è un po' lamentoso: a Balamb c'è troppa
sabbia, a Galbadia c'è troppa
roccia... Preferisce stare sulla neve e guardare le sue orme che lo
inseguono" sorrise "...Ma non gli piace andare troppo lontano"
Non
gli interessava molto conoscere
in maniera approfondita le manie di quel gatto odioso.
"Nemmeno
a te piace muoverti
troppo, eh?" aveva picchiettato sul suo naso con una delle sue unghie
strambe. Si era limitato ad annuire, mentre lei tornava a tormentare
quella
grossa testa pelosa: "Dicono che come Seed non si torni nello stesso
posto
per due volte..."
"Si
chiamano missioni"
"...Resta
solo il Garden. E
nemmeno quello sta fermo" aveva ridacchiato, ignorandolo "E Yukidama
detesta volare..."
Non
riusciva a capire perchè ogni
frase si concludesse sulle fissazioni della palla di pelo.
"Conosci
la storia del
Cavaliere della Strega, giusto?" si era alzata in piedi, sistemandosi
il
gatto sulla spalla. Cercò di recuperare qualche ricordo di
quello che rimaneva
delle poche notti passate a leggere qualcosa che non fossero
regolamenti o
libri di testo: "...Ehm... Ci sono un Cavaliere... e una Strega... E
succede qualcosa..." prese fiato come nel test orale più
difficile di
tutta la sua breve vita "...Però finisce bene"
Contrariamente
da quello che si era
aspettato, non era scoppiata a ridergli in faccia. Era rimasta seria,
mordicchiandosi un labbro.
La
sua testa gli mandò un semplice e
chiaro messaggio. Aveva deliberatamente offeso la sua specie.
Stregonesca e
felino-cavalleresca che fosse.
"...E'
che non me ne intendo
molt-"
"Un
giorno, il Cavaliere e la
Strega si separano" staccò le zampine di quel famiglio
ingrassato da lei,
dondolandolo a mezz'aria "Ma un giorno si rincontreranno di nuovo"
Avrebbe
voluto fare una delle sue
stupide domande.
Sfortunatamente,
l'aria che aveva a
disposizione la dovette ingoiare.
Di
nuovo, quel gatto a pochi
millimetri dalla sua faccia. E stava persino sorridendogli.
Come
la Strega dietro di lui.
"Ti
affido Yukidama"
Rimase
a fissare quei dentini
bianchi.
E
non riuscì a dire un assoluto accidenti
di nulla.