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Autore: DaughterOfDawn    20/06/2011    7 recensioni
Ambientata 10 anni dopo gli eventi di DMC3 (quello che si vede nel filmato speciale non è mai avvenuto). Dopo aver passato dieci anni chiuso all'Inferno, Vergil viene rimandato da alcuni demoni sulla Terra alla ricerca di una spada leggendaria, che secondo quanto si dice ha il potere di spalancare definitivamente le Porte degli Inferi. Accompagnato da Magornak, uno strano demonietto che lo segue da due anni, una volta nel mondo degli umani si appresta a portare a termine la sua missione il più velocemente possibile, nonostante il rischio di doversi nuovamente scontrare con Dante, ma la situazione si rivelerà più complicata del previsto...
[Avvertimenti: rating per la presenza di scene abbastanza sanguinose, shonen-ai (VergilxDante/DantexVergil), possibili spoiler, i personaggi potrebbero essere un po' OOC, soprattutto Vergil...]
Genere: Avventura, Dark, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altro Personaggio, Dante, Vergil
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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E così sei tornato, Sparda”. La voce profonda echeggiò tra le tenebre. “E hai di nuovo con te quel demonietto. Pensavo che avessi chiuso i conti con questo posto secoli fa”.
Vergil si voltò incredulo verso Magornak che scosse il capo confuso quanto e forse più di lui. Di che diamine stava parlando quella voce?! Lui non era Sparda e tanto meno il demonietto aveva conosciuto suo padre. O, almeno, così gli risultava. Ci avrebbe riflettuto più avanti. Per prima cosa doveva capire chi era il proprietario di quella voce e fare in modo che li lasciasse passare. Una volta ottenuta Kasreyon si sarebbe occupato dei possibili legami tra il suo protetto e Sparda. Quell’essere, qualunque cosa fosse, doveva aver percepito la sua aura demoniaca e doveva averla scambiata per quella di suo padre. Forse anche l’aura di Magornak somigliava a quella di un altro demone e quindi la creatura poteva essersi sbagliata anche se di lui. Eppure quella spiegazione non lo convinceva molto. Lanciò una nuova occhiata al suo compagno che si era attaccato al suo giaccone e si guardava intorno disorientato. Non era facile trovare un demone che avesse l’anima pura come la sua. Era quasi impossibile.
“Chi sei?”chiese tornando a rivolgersi al buio. I suoi occhi ricaddero sulla porta. Sotto il suo sguardo i bassorilievi parvero prendere vita e le sculture iniziarono a brillare di una luce soffusa, mentre una forza oscura impregnava lentamente l’aria circostante, che iniziò a vibrare.
Ma come, ti sei scordato di me, Sparda? Proprio tu che mi ponesti a guardia di questo luogo più di due millenni fa?”chiese la creatura sconosciuta.
“Io non sono Sparda. Sono suo figlio maggiore. Il mio nome è Vergil”rispose con calma il giovane. Quel demone doveva essere il guardiano della porta. Anzi, probabilmente era la porta stessa. Ecco perché non riusciva ad aprirla: quell’ingresso era in realtà il corpo di una creatura demoniaca posta lì da suo padre per bloccare in eterno il passaggio. La sua aura, così simile a quella del suo creatore, doveva averla risvegliata dal suo sonno millenario.
Il figlio maggiore di Sparda”ripetè piano la creatura. “E così Sparda ha avuto dei figli. Lui dov’è? È ancora sulla terra?”.
“Mio padre è morto anni fa”.
Capisco. Come era ovvio. Rinunciando ai suoi poteri deve aver rinunciato anche alla sua immortalità di demone”. La voce tacque per diversi attimi poi riprese: “Il mio nome è Reiyel e sono il guardiano del Labirinto della Perdizione, al cui centro giace sigillata Kasreyon, l’arma più potente mai creata dalla Notte dei Tempi. Cosa sei venuto a cercare in questo luogo maledetto, giovane Vergil?”.
“Sono qui per Kasreyon. E per il potere di mio padre. Mi spetta di diritto”rispose il mezzo demone senza esitazione, mentre la sua mano si stringeva istintivamente sull’elsa di Yamato. Non riusciva a capire cosa voleva quell’essere da lui: non sembrava intenzionato ad attaccarli, eppure il suo compito era quello di proteggere l’ingresso. Se era davvero stato posto lì da suo padre come non aveva ragione di dubitare, allora batterlo non sarebbe stato per niente facile.
Kasreyon…Sei sicuro di sapere quello che cerchi, Vergil?”domandò Reiyel con calma. Sui battenti della porta la luce che dava vita alla sculture si concentrò in due punti fino a formare due occhi rosso fiammeggiante. “Sei sicuro di conoscere abbastanza l’abisso in cui stai per gettati? Il Labirinto della Perdizione non è un luogo che tutti possono attraversare”.
Vergil si costrinse a guardare dentro quelle iridi rosso sangue. Non poteva permettersi di esitare neanche per un istante. Quel demone non l’avrebbe fermato. Di fianco a lui Magornak si staccò dal suo giaccone, gli occhi ametista che catturavano i bagliori di fuoco di quelli del guardiano, come incantato. “Non è la prima volta che mi getto di proposito tra le Tenebre. So badare a me stesso. Sono pronto a qualunque cosa pur di raggiungere il mio obiettivo. Quel potere è mio, avrei dovuto prenderlo anni fa. Non posso sprecare questa mia ultima opportunità. Se dovessi fallire, la morte mi accolga pure nel suo gelido abbraccio”.
Sei proprio il figlio di Sparda. Scopi così diversi, motivazioni tanto differenti. Eppure la stessa forza, la medesima volontà di riuscire. Ti lascerò passare, giovane Vergil. Ma ricorda: una volta entrato nel Labirinto non potrai far altro che avanzare, qualsiasi cosa accada. Non potrai voltarti indietro. Nessuno potrà soccorrerti, dovrai arrivare fino in fondo. E ricorda che potresti andare incontro a qualcosa di molto peggiore della morte”. La luce che avvolgeva i bassorilievi si intensificò e i battenti della porta si dischiusero senza emettere il minimo suono. Tieniti stretto la tua anima, figlio di Sparda. O potresti rischiare di perderla per sempre”.
“Lo terrò presente”disse Vergil. “Reiyel. Ho un favore da chiederti. Dante, mio fratello gemello, sarà qui nel giro di poco tempo. Non negargli l’accesso. Gli ho promesso che gli avrei dato la possibilità di fermarmi”.
Come vuoi. Lo lascerò passare”concesse il guardiano.
“Andiamo, Magornak”ordinò il giovane, oltrepassando la soglia senza attendere un attimo di più. La percepiva già. L’aura sopita di Kasreyon. Oltre quella porta. Brividi gelidi gli corsero lungo la schiena. Eccitazione e angoscia. Un potere immenso proveniva da dietro i battenti metallici e lo stava risucchiando oltre la soglia. Presto tutta quella potenza sarebbe stata sua. La bramava più di ogni altra cosa.
Il demonietto esitò un attimo di fronte alla porta, indeciso, e fissò il suo compagno varcarla senza esitazione, il braccio leggermente teso in avanti, quasi in trance. Scosse il capo, ansioso. Perché Vergil doveva fare così? Lo spaventava. E aveva paura di quello che li aspettava dall’altra parte. Aveva assistito in silenzio al dialogo tra il suo protettore e Reiyel e quello che aveva sentito non gli era piaciuto neanche un po’. Non doveva essere un bel posto, quel Labirinto della Perdizione. Già il nome diceva tutto. Scosse di nuovo il capo. Non aveva altra scelta. Non poteva abbandonare il suo compagno. Prese un respiro profondo per farsi forza e fece per seguirlo oltre la porta ma la voce del guardiano lo bloccò.
Magornak. Stagli vicino. Ricordagli di chi è figlio, chi era sua madre. Rammentagli che suo fratello lo sta ancora cercando e che la strada è ancora aperta per lui. Ma non tentare di aiutarlo se si perde. È una cosa che deve fare da solo”.
Magornak fissò la porta, confuso. Non capiva cosa gli stava dicendo il demone. Come poteva non aiutare Vergil?! Lui era lì per quello e nient’altro. Se non poteva aiutarlo, tanto valeva morire. Però doveva fare come diceva Reiyel. Se fosse intervenuto sarebbe stato peggio. Lo sentiva. Lo sapeva. Annuì lentamente. “Lo farò, Reiyel”mormorò mentre un lampo attraversava i suoi occhi ametista. Ora conosceva il suo ruolo. Anche se non sapeva il perché di tutto quello che gli stava succedendo. Lui poteva attraversare indenne quel Labirinto e avrebbe portato Vergil con sé. Poteva giurarci. Si affrettò a correre dietro al mezzo demone.
Il guardiano aspettò che la creaturina fosse sparita nell’oscurità e chiuse la porta. Era arrivato finalmente. Dopo tanti secoli. Appena in tempo. Il sigillo aveva già iniziato ad indebolirsi. La catena che Damaer aveva imposto a quella spada maledetta non avrebbe retto ancora a lungo, anche se lei non poteva saperlo. E neanche le barriere di Sparda e lui stesso avrebbero potuto qualcosa una volta che si fosse liberata. L’unica speranza giaceva in quel giovane. Aveva il sangue del Cavaliere Oscuro nelle vene e la Luce della più pura delle umane nell’anima. Ma era anche invaso dall’Oscurità più profondo dell’Inferno. Il suo destino non era ancora scritto. Sarebbe stato la salvezza o la rovina del mondo umano. Nessuno poteva saperlo. Dipendeva da se avrebbe retto all’assalto delle Tenebre o se sarebbe caduto vittima delle sua ossessione. Si chiese se aveva fatto bene a farlo passare. Vergil non era pronto, era così instabile, così combattuto. Eppure Damaer era stato chiaro su quel punto. Quando fosse giunto il demone che lui avrebbe scambiato per Sparda avrebbe dovuto lasciarlo passare perché era il prescelto. E lui aveva fatto come gli era stato detto. Aveva con sé quel demonietto distratto e sbadato. Lui avrebbe saputo mostrargli la strada tra le Tenebre del Labirinto. Su questo non c’erano dubbi. Ma Vergil avrebbe saputo sconfiggere quelle della sua anima?
Aveva svolto il compito. Non gli restava che attendere l’altro figlio di Sparda per completarlo e tornarsene da dove Sparda l’aveva chiamato. Che ironia. Gemelli. Uno votato alle Ombre, l’altro alla Luce. I due lati di Sparda. Uno contro l’altro. O forse insieme contro il vero Male.

 

La sala che si spalancò davanti a loro una volta oltrepassato Reiyel era, al contrario di tutto il percorso che avevano fatto fino a quel momento, illuminata soffusamente, abbastanza da rendere inutili le torce. La luce bianca e fredda pareva provenire dal soffitto, ma non si riuscivano a scorgere aperture o altre fonti luminose tra la roccia grezza che lo componeva. La stanza era una caverna naturale di forma quasi circolare e la pietra delle pareti era nera ossidiana.
Magornak passò inquieto una mano sulla roccia gelida. Nelle orecchie gli rimbombavano ancora le parole di Reiyel, come una cantilena, accompagnate da quella serie di misteriose certezze che si agitavano misteriose ed incomprese nel profondo della sua anima. Quel posto era così famigliare, eppure così estraneo. Avvertiva una repulsione fortissima verso di esso ma al tempo stesso una nostalgia struggente gli faceva salire le lacrime agli occhi. E poi c’era lei. Così vicina eppure così distante. La tanto odiata Kasreyon, l’inizio e la fine del loro viaggio.
Di fianco a lui Vergil fissava il centro della stanza che era avvolto da un fascio di luce più intensa, in attesa che i suoi occhi vi si abituassero per permettergli di scorgere ciò che esso conteneva. Ma non aveva bisogno di vedere per sapere cosa c’era. L’arma che aveva tanto bramato era lì, di fronte a lui circondata da una barriera invisibile. Ne avvertiva il potere e l’oscura, schiacciante presenza. Avanzò verso la luce e poggiò le mani sullo schermo invisibile che lo separava dal compimento della sua missione. La spada doveva essere su un altro piano di realtà tangente al loro. E quello che il guardiano aveva definito “Labirinto della Perdizione” non poteva che essere il sentiero che collegava le due dimensioni. Distolse a fatica lo sguardo dalle forme vaghe ma inconfondibili di Kasreyon, perse in quella strana luce, e cercò con lo sguardo la porta che l’avrebbe portato da lei. La sua mente era completamente persa nel suo struggente desiderio di averla tra le mani, dimentica di tutto il resto, e lui pareva non avvertire nemmeno le mani del suo protetto artigliate al suo giaccone né vedere le lacrime che ingombravano quegli occhi ametista così pieni di confusione. Anche il pensiero che suo fratello lo stava inseguendo si era eclissato. Nulla importava. Era così vicino a saziare la sua ossessione.
L’ingresso del Labirinto era inserito nella parete opposta. Nella roccia erano scolpite due colonne lisce, i cui capitelli scolpiti sorreggevano un architrave che portava il nome del sentiero scritto in caratteri demoniaci. Tra i due pilastri si erigeva una parete di luce nera, uguale a quella che si sprigionava oltre le Porte dell’Inferno.
Il mezzo demone lo raggiunse seguito, seppure non senza esitazione, dal demonietto. Allungò un braccio per toccare la parete di luce, ma quella risultò dura ed impenetrabile al suo tatto come la pietra in cui era fatto il resto della sala. Ma bene. Un altro ostacolo. Estrasse il codice dallo zaino, sfogliando con urgenza le pagine. Si ricordava che anche il libro accennava a un labirinto. Non gli ci volle molto a trovare il passo che cercava.
“Sentiamo cosa dice questo pazzo inutile di un autore…”disse a bassa voce più rivolto a sé stesso che al suo compagno.“Sciocco viandante, dannato assetato del potere che fu generato nel punto più profondo degli Inferi, rifletti bene prima di compiere questo passo fatale. Sfidi gli dei, quindi preparati a perdere. Tanta arroganza e superbia e forse una forza malvagia ti spinsero fino a quella soglia maledetta, ad un passo dall’Oscura”recitava minaccioso il codice. “Ma non sperare di uscirne come ne sei entrato. L’Inferno stesso ti aspetta, lo stesso Inferno di cui tu con la tua anima nera spalancasti le porte intraprendendo questa folle ricerca”. Vergil sbuffò, annoiato. Tutta quella predica morale lo infastidiva e basta. Cosa voleva saperne quell’umano dell’Inferno? Lui ci aveva vissuto e di sicuro ora nulla poteva più impressionarlo, tanto meno delle parole sbavate. Saltò il resto del paragrafo cercando il punto in cui incominciava la spiegazione. “L’anima che si appresta a percorrere l’Oscuro Sentiero non deve temere di incrociare la lama con i propri demoni e con sé stessa. Lasciala là, la tua anima, dannato, non ti servirà più. Perché solo la buia Perdizione potrà illuminarti la strada. Vota quel poco di luce che questo viaggio ti ha lasciato e le Tenebre illumineranno il tuo percorso. Perché nulla ti creerà più buio intorno della Luce. Libera il tuo vero spirito e lascia che si perda trovando la via che ti sei scelto, maledetto!”. Sempre molto chiaro quel dannato libro. E decisamente insistente con la sua religiosa morale. L’autore doveva essersi infervorato nella sua fede medievale scrivendo quelle righe. Ma tutto ciò non aveva importanza. Tanto aveva capito quello che doveva fare. Appoggiò per terra il volume, lasciandolo aperto sulla pagina che aveva appena letto. A lui non sarebbe più servito. Per un attimo un sorrisetto gli si aprì sulle labbra al pensiero che suo fratello ci avrebbe sbattuto la testa senza riuscire a leggere quello che c’era scritto. Peggio per lui: si sarebbe pentito di non aver seguito come si doveva le lezioni di Sparda quando erano ragazzini.
“Magornak. Attaccati a me e non lasciarmi per nessun motivo, chiaro? Qualunque cosa dovessi fare o dire”ordinò gelido e deciso. “Stiamo per tornare all’Inferno, ma sarà un Inferno diverso da quello che consociamo. Non è casa nostra, è territorio nemico. Potresti vedere cose terribili, ma non lasciarmi mai, Magornak. Mai, hai capito? Non voglio correre il rischio che tu ti perda”.
Il demonietto sollevò lo sguardo incrociando esitante quello del suo protettore. C’era un tale fuoco in quegli occhi, la fiamma gelida e distruttiva dell’ossessione. Annuì piano. Avrebbe voluto dirgli qualcosa, qualsiasi cosa, ma il groppo che gli chiudeva la gola glielo impedì e lui si limitò a stringere la presa sulla stoffa. Continuò a guardarlo mentre l’altro tornava a fissare la parete di luce di fronte a loro. ‘Vergil, ti prego, sei tu quello che rischia davvero di perdersi. Non lasciarmi, non cedere. Ho paura, Vergil, una dannata paura, ma io ti seguirò. Ovunque. Non ti lascio. Per nessun motivo. Neanche se dovessi ordinarmelo. Se si dovrà morire, ci sarò anche io. Ti seguirò anche laggiù, nelle lande desolate della Morte. Ma ti prego, Vergil, ti scongiuro, non lasciare che ti prenda, non permettergli di farlo’pensò, ricacciando indietro le lacrime. Non c’era spazio per esitazioni o debolezze. Doveva essere forte per entrambi. ‘Io credo in te. Non tradire la mia fiducia, la mia devozione’.
Il giovane, ignaro dei pensieri del suo protetto, strinse i pugni, pronto a compiere quel passo cruciale. Avrebbe lottato. Avrebbe dimostrato che quel Labirinto non poteva nulla contro il sangue di Sparda. Suo padre lo aveva percorso secoli prima e quindi poteva farlo anche lui. Non si sarebbe perso. Non del tutto almeno. Avrebbe sconfitto qualunque cosa si fosse parata davanti a lui. Ad ogni costo. Chiuse gli occhi lasciando che la sua aura fluisse dentro la parete di luce nere che sotto le sue dita divenne impalpabile senza però perdere il suo gelo. Un’ondata di sensazioni, le stesse che aveva provato nel toccare i bassorilievi ma moltiplicate, lo investì senza preavviso, ma lui riuscì a scacciarle e a non farsi dominare. Prese fiato e penetrò nella parete di luce nera. ‘Kasreyon, sto arrivando a prenderti’.
I due sparirono oltre le colonne e nella sala tornò il silenzio di morte che vi regnava prima. La luce intorno a Kasreyon iniziò a brillare più intensa, fino ad illuminare a giorno tutta la stanza, e una risata terrificante echeggiò tra le pareti di ossidiana.
Non temere, non andrò da nessuna parte. Sono secoli che aspetto solo te, Vergil Sparda.

 

Quel dannato corridoio era buio peggio dell’Inferno, non si riusciva a vedere un cavolo. Ma perché tutti i posti in cui andava a cacciarsi quel pazzo di Vergil dovevano avere ripide ed interminabili scalinate buie? E soprattutto perché dovevano sempre essere impregnati di un’aura tanto inquietante e pressante? Quello, comunque, era il peggiore di tutti: l’aria vibrava satura di sentimenti tenebrosi e brutali, mentre una forza oscura di espandeva tutto intorno. Dante sbuffò, irritato e anche un po’ ansioso, rischiando al tempo stesso di inciampare, per l’ennesima volta, in uno dei gradini della scalinata. Avevano una torcia in due perché a lui non era neanche passato per la testa di prendere la sua e ovviamente l’aveva monopolizzata Lady. La ragazza scendeva spedita i gradini davanti a lui, fermandosi di tanto in tanto a studiare i bassorilievi che occupavano le pareti levigate, e il fascio di luce non bastava a far vedere anche lui tutto quello che c’era sotto i suoi piedi. ‘Spero che questa discesa del cavolo finisca al più presto o mi ammazzerò prima ancora di riuscire a raggiungere mio fratello’pensò irritato, lanciando un’occhiataccia alla schiena della sua amica. Doveva divertirsi, quella stronza. Si era di certo accorta che lui non ci vedeva un cavolo e ovviamente non faceva nulla per rimediare a quel piccolo inconveniente. Se non fosse stata così terribilmente carina e sotto certi aspetti invitante di sicuro l’avrebbe già strozzata da un pezzo. Sbuffò nuovamente, imprecando in silenzio contro tutto quello che gli veniva in mente.
“Ma la vuoi smettere di sbuffare, Dante? Mi dai sui nervi”lo apostrofò all’improvviso la donna, fermandosi e voltandosi a guardarlo. Nonostante l’oscurità il cacciatore di demoni riuscì a leggere l’angoscia che trapelava dal suo volto e soprattutto non potè non notare la nota leggermente isterica che permeava la sua voce. Quel posto non doveva piacerle neanche un po’ e lui non poteva darle torto. Se quell’atmosfera inquietava lui che era un mezzo demone, poteva immaginare come si dovesse sentire un umano.
“Scusami, ma, sai com’è, non ci vedo un cazzo e la cosa mi dà un po’ fastidio”rispose lui scontroso. Mostrarsi comprensivo verso la paura della sua amica l’avrebbe solo resa ancora di più di cattivo umore. In quelle situazioni lei voleva sempre mostrarsi forte e guai a chi provava a dire il contrario. Si somigliavano da quel punto di vista. Quindi lui avrebbe adoperato la strategia che usava lei: l’avrebbe provocata fino a farla incazzare se fosse stato necessario. Così le avrebbe ridato un po’ di grinta e si sarebbe anche divertito.
“Colpa tua se, da bravo idiota che sei, non ti sei preso una torcia!”.
“E che ne sapevo che si saremmo dovuti infilare in questo buco?! E poi scusa tanto se non sono qui per una gita di piacere ma perché il mio gemello sta cercando un altro pazzo piano malefico per ottenere il potere di nostro padre e di conseguenza ho la testa altrove!”.
“E io sono in vacanza secondo te? Avrei scelto un luogo un po’ più soleggiato e meno tetro se fossi venuta per rilassarmi, non trovi? O forse credi che mi piacciano questi luoghi così spiccatamente infernali? Se volevo un po’ di brividi me ne andava alla casa degli orrori del Luna Park che non necessita che io mi porti dietro Kalina Ann. Invece di starmene tranquilla a farmi i cazzi miei sono qui per dare una mano a te e a tuo fratello, anche se non ve lo meritate neanche un po’, visto gli stronzi egoisti che siete. Rischiando la vita, tra l’altro, in questo postaccio che avrei tanto voluto dimenticare da anni!”.
“E allora tornate di sopra e lascia che mi occupi io di mio fratello. Anzi, sarebbe la cosa migliore. Questo affare riguarda solo me e Vergil e quindi è giusto che ce la sbrighiamo da soli. Se devo anche proteggerti non rampo fuori più”.
“Cos’è, mi hai usata fino ad adesso e mi scarichi? Non te lo lascio fare mio caro! Per cosa mi hai preso, per un dispensatore di consigli automatico? Ho anche io un conto in sospeso con il tuo gemello e non ho intenzione di affidarlo a un irresponsabile come te!”.
Sul volto di Dante comparve un sorrisetto. “Va be’, peccato”sospirò teatralmente superandola e lanciandogli al tempo stesso un’occhiata divertita. “Tu devi sempre essermi tra i piedi, vero? Non ne puoi fare a meno. Sai, ci tenevo tanto a stare solo soletto con Vergil…”.
Lady lo fissò a bocca spalancata senza trovare nulla da rispondere. Questa volta era stato lui a zittirla. ‘D’accordo, touchè, Dante Sparda’pensò. Arrivare a dire una cosa del genere per spiazzarla. Non se l’aspettava. Sorrise. Sapeva perché Dante l’aveva fatto. E gliene era grata. In fondo, anche lui sapeva bene come trattarla. Sapeva avere la giusta dose di sensibilità quando serviva. Dopo dieci anni di amicizia e partnership era il minimo, d’altra parte. Scosse il capo e riprese a scendere le scale. Si sentiva decisamente meglio. Forse avrebbe sopportato ancora per un po’ il continuo sbuffare dell’amico. E poi adesso aveva un nuovo spunto per prenderlo in giro. ‘Hai fatto male a voler essere così carino con me, Dante…’.
Quasi avesse intuito i suoi pensieri il giovane si girò e lei gli rivolse il più solare ed innocente dei sorrisi, che lo turbò più dei soliti ghigni da squalo. Aveva fatto una cazzata a dire quelle cose. E ne avrebbe subito le conseguenze. Però avere di nuovo la Lady determinata e impavida lo rassicurava. Qualunque cosa fosse accaduta, lei sarebbe stata al suo fianco.
Dopo pochi minuti i due giunsero finalmente in fondo alla scalinata. La porta che conduce al Labirinto li sovrastava con i suoi terrificanti bassorilievi. Dante le si avvicinò e tentò di aprirla spingendo, ma i battenti sembravano bloccati. Allora si guardò intorno alla ricerca di un pannello o qualcosa di simile che permettesse di dischiuderla, ma le pareti levigate gli restituirono solo il riflesso della torcia di Lady.
“E adesso che facciamo?”domandò, voltandosi a guardare la sua compagna.
Lei si strinse nelle spalle. “E io che ne so?”rispose. “Tuo fratello ti aveva detto che ti avrebbe sgomberato la via e quindi qualcosa deve aver fatto anche qui”.
“Uff, questa situazione me ne ricorda una non troppo simpatica in cui mi sono trovato dieci anni fa”borbottò lui, mentre i ricordi del suo primo incontro con Jester gli passavano veloci davanti agli occhi. Brutto stronzo di un giullare, si era preso gioco di lui. E anche alla grande. Scacciò quel pensiero, tornando a guardare torvo la porta. “Che anche mio fratello mi abbia fatto uno scherzetto di qualche genere? Giuro che se è così, appena ti trovo ti strozzo. Sta’ sicuro che lo faccio, Vergil!”.
Aveva appena finito di pronunciare quel nome che i bassorilievi furono percorsi da un lampo di luce e la voce di Reiyel risuonò tutto intorno. “Sei Dante, vero? Ti aspettavo”.
Le mani dei due giovani corsero istintivamente alle loro armi e loro si guardarono attentamente intorno, alla ricerca del proprietario della voce.
“Chi sei?”domandò il cacciatore di demoni, voltandosi a fissare la porta. Sotto i suoi occhi le iridi di fuoco del demone si accesero nell’oscurità.
Il mio nome è Reiyel e sono il guardiano di questo luogo. Mi pose qui tuo padre Sparda più di due millenni fa, dopo che ebbe sigillato Kasreyon in fondo al Labirinto di Damaer. Tuo fratello mi aveva avvisato che saresti venuto a cercarlo”rispose il guardiano con calma. “Mi ha pregato di lasciarti passare e io lo farò”.
“Bene. E allora che aspetti? Apri questa dannata porta!”esclamò Dante impaziente. Non gli importava nulla di chi era quella voce del cavolo e a che cosa faceva la guardia. Lo avrebbe fatto passare? Meglio. Non avrebbe dovuto combattere.
“Sta’ buono, Dante”lo bloccò Lady con calma, lanciandogli però un’occhiataccia. Al contrario dell’amico, a lei interessava chiedere spiegazioni al guardiano, e anche parecchio. Forse avrebbero finalmente scoperto a cosa mirava Vergil e dove li avrebbe portati quel sentiero buio. “Voglio sapere cos’è questa storia del Labirinto e di Kasreyon”.
“Che palle! Non abbiamo tempo, Lady! Devo raggiungere Vergil!”.
E invece dovresti ascoltare la tua amica umana, figlio di Sparda. Perché lei è molto più attenta e saggia di te”lo rimproverò Reiyel. Poi si rivolse alla ragazza. “Mi pare di capire che non sapete nulla di ciò a cui dà la caccia Vergil”.
“È così”rispose lei.
Bene, allora ti spiegherò come stanno le cose. Sarò breve visto che siete di fretta. E non avete torto ad esserlo”. La voce del demone tacque per qualche attimo. Poi iniziò il racconto: “Questa porta è l’ingresso del Labirinto della Perdizione, il sentiero che conduce al luogo in cui giace da quasi due millenni Kasreyon, la spada che venne forgiata da un demone di nome Damaer millenni fa, su ordine di Mundus, l’imperatore dei demoni. Damaer era uno dei demoni più potenti dell’Inferno, ma davanti all’immenso potere che aveva infuso nell’arma, di gran lunga superiore al suo, tremò e decise di sigillarla, nascondendola per impedire che qualcuno la usasse. Invano Mundus tentò di farsi rivelare il nascondiglio. Quando Sparda si ribellò, Damaer si confrontò con lui ma venne ferito a morte. Prima di spirare rivelò a Sparda l’ubicazione di Kasreyon e lo pregò di rafforzare il suo sigillo. Sparda accettò e mise me a guardia del Labirinto. Vergil è venuto qui per Kasreyon, ma non credo che sappia quello che sta cercando”.
“Ma non diciamo cazzate!”fece Dante. Aveva ascoltato si e no metà di quello che il guardiano aveva detto. Non riusciva a concepire il fatto che stessero perdendo tempo in inutili lezioni di storia mentre forse suo fratello aveva già raggiunto la sua meta. “Vergil sa sempre quello che fa! Mio fratello non è un avventato”.
“Dante! Non essere così scortese! Reiyel è un amico di tuo padre!”lo sgridò la sua compagna. Quel ragazzo era impossibile. Un maleducato cronico.
Non importa, Lady, va bene. Ha il diritto di difendere suo fratello. Non metto in dubbio le capacità di Vergil, giovane Dante. Ma ti prego di non fraintendermi. Il fatto è che tuo fratello non sa cos’è Kasreyon. Anzi chi è”rispose paziente Reiyel. “Damaer voleva creare un’arma. Certo, potentissima, ma pur sempre un’arma. E invece la spada sviluppò con l’accrescere del suo potere una volontà propria, fino a divenire una creatura demoniaca vera e propria. Per questo Damaer la sigillò: Kasreyon si ribellò al suo creatore che solo a stento riuscì ad imprigionarla. E temo che Vergil non conosca questa parte della storia”.
Il mezzo demone fissò attonito quegli occhi fiammeggianti. Suo fratello stava andando dritto tra le fauci di un mostro dalla potenza sconfinata e non lo sapeva?! Di fianco a lui Lady si tormentava le mani, agitata. Quella missione di salvataggio stava prendendo una pessima piega.
Kasreyon vuole l’anima di Vergil per liberarsi dal sigillo che la confina in questo luogo. E quando sarà libera per il mondo di Luce non ci sarà più salvezza. Devi impedire che accada, figlio di Sparda. La Luce vi guiderà nel Labirinto. Tuo fratello vi ha già aperto la strada. Riporta Vergil sulla retta via, salvalo dall’abisso di perdizione in cui è caduto! E insieme finite quello che vostro padre Sparda e Damaer hanno iniziato: distruggete quel mostro oscuro una volta per tutte!”.
La voce del demone guardiano rimbombò per tutta la scalinata buia, mentre un lampo di luce percorreva rapido i bassorilievi che coprivano le pareti. Gli occhi scomparvero e i battenti del portone si schiusero. I due giovani si scambiarono un’occhiata decisa e li varcarono senza esitare. Non c’era tempo da perdere. Avrebbero lasciato lì tutti i dubbi e le incertezze. Non c’era più spazio per quelli, la situazione era troppo grave ormai.
Reiyel li osservò sparire nel buio. Ora aveva davvero terminato il suo compito. Poteva tornare nel suo luogo natio. “Spero che vada tutto bene. Damaer, Sparda, amici miei, io ho terminato. Ora tutto è nelle mani di quei ragazzi. Siate forti, figli di Sparda, perché solo la forza del Cavaliere Oscuro potrà contro il potere dell’Oscurità. E voi due, uniti, lo avete in tutto il suo splendore”.
I bassorilievi si illuminarono ancora una volta per poi perdere per sempre la loro energia e la scalinata sprofondò nuovamente nel buio e nel silenzio in cui era rimasta per più di due millenni.

 

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Eccomi qua! No, non sono morta, solo che sono stata un po’ impegnata anche con le altre storie e con questioni personali, quindi non ho potuto aggiornare prima…

Allora, inizio col dire che mi spiace per avervi fatto attendere e in più per aver postato un capitolo più corto del solito dopo averci messo un’eternità ad aggiornare…sorry, guys!! Ma mi rifaccio col prossimo capitolo, che sarà bello lunghetto!! ^^ promesso!

Si è svelata l’identità della voce misteriosa che aveva scambiato Vergil per suo padre…e che tra l’altro sembra conoscere Magornak. I misteri sul demonietto si infittiscono. È l’ennesima svista del demone guardiano? Oppure c’è sotto molto altro che non sappiamo sul demonietto?! Be’, io lo so, voi non ancora!! XD La domanda dell’anno: chi è Magornak?! XD

Comunque, c’è da dire che con questo capitolo, o meglio con il precedente, siamo giunti all’inzio della fine della storia, e ben presto tutti i conti e i debiti saranno regolati…Quindi è giunto il momento che io mi rimbocchi le maniche sul serio! Anche perché questa sarà una delle parti più complesse da scrivere…ergo, mi richiederà più tempo!! Sorry! ^^”

Sinceramente non ho molto da dire, perché le crisi di onnipotenza di Ver le conosciamo già tutti fin troppo bene, così come il comportamento di Dan. Solo una cosa: sorpresa, Kasreyon non è una semplice arma ma è un demone! XD Probabilmente molti di voi lo avevano già capito, così come sapevano già che è proprio lui la voce che tormenta Vergil. Spero di aver sorpreso almeno qualcuno oltre che me stessa con questa rivelazione…

Vorrei ringraziare Xeira_, doc11 e Alice Mudgarden che non mancano mai di recensire i miei capitoli, devilcancry (che tra l’altro ha tutto il mio sostegno e la mia indignazione verso una cosa che le è successa…) e vorrei dedicare un abbraccio speciale a quella santa di Rakelle che ha fatto fin troppo in queste settimane! Un bacio anche a LadyVergil, Bloody Wolf e Pride_ che in un modo o nell’altro mi sostengono sempre! Grazie anche a chi legge e tiene la storia tra le preferite/ricordate! Pur non avendo nulla da dire ho scritto un poema…mi rassegno è una maledizione!

Alla prossima, my dears!
Love,

quella pazza di Mystic

  
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