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Autore: HachiXHikaru    22/06/2011    1 recensioni
L’Acqua e il Fuoco sono due elementi opposti.
Il Fuoco è rosso, l’Acqua è azzurra.
L’Acqua genera la vita, il Fuoco la distrugge.
Il Fuoco crea gli incendi, l’Acqua li spegne.
L’Acqua e il Fuoco non potrebbero mai convivere in armonia, sono troppo diversi.
Ma che succederebbe se il Fuoco si innamorasse dell’Acqua?
Se i due elementi entrassero in contatto uno sopraffarebbe l’altro.
Ma che succederebbe se entrassero in armonia?
Si verrebbe a creare qualcosa di nuovo, qualcosa di magico e potente.

Ma Fuoco e Acqua potrebbero mai entrare in armonia?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Katara, Quasi tutti, Zuko
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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 Ringrazio tutti quelli che seguono la storia^^


5. “The Necklace”

Katara si svegliò di soprassalto, il braccio destro era proteso in avanti e il sinistro serviva da appoggio per terra. Le lacrime le stavano offuscando la vista, però aveva notato benissimo che davanti a lei non c'era il volto sorridente di sua madre abbracciata a suo padre. Il braccio, però, non si abbassava e le lacrime continuavano a scorrere. Avrebbe preferito dormire per sempre... Aveva sognato la volta che aveva perfezionato il suo dominio dell'acqua aiutata dagli insegnamenti della madre che, alla fine, le aveva regalato uno dei suoi bellissimi sorrisi. Mamma... Quella notte il suo stupido dominio non era servito, era stata inutile... Mamma, perchè? Perchè le aveva sorriso nel vederle usare quel maledetto potere? Quel potere che ora Zuko voleva usare in guerra? Dopo i volti sorridenti aveva rivisto pezzi dell'ultima sera passata coi suoi genitori. L'ultimo sorriso che la madre le aveva regalato. L'ultimo. Si rannicchiò in un punto della tenda continuando a piangere in silenzio. Aveva intenzione di rimanere lì per tutto il tempo, tanto chi sarebbe andato a cercarla? Sokka? Tsk. Ormai lui era impegnato con quella Suki. E poi tanto meglio che non la vedesse in questo stato, almeno lui poteva essere... Felice. Sentì dei rumori provenire da fuori e capì che Aang e Toph si stavano allenando ancora davanti alla sua tenda. Perchè dovevano starsene lì? Mah... Comunque lei non sarebbe uscita a vederli, non aveva assolutamente voglia, soprattutto dopo il sogno che aveva fatto... Strinse i pugni. Dopo quello, come poteva osservare due dominatori usare i loro elementi? Rimase ancora lì accucciata, ormai le lacrime non scendevano più, ma non stava affatto meglio. Sentiva come un vuoto dentro di sé e uno strano dolore cresceva piano piano. La sua solitudine e voglia di distaccarsi da tutto e da tutti incrementava questa sensazione, tutt'altro che positiva per lei; ma ormai la sua anima non riusciva a nutrirsi d'altro...

-Katara, allora sei sveglia-

Alzò lentamente la testa e vide il dominatore dell'aria che le sorrideva. Era entrato nella tenda perchè la cieca gli aveva detto che la ragazza si era svegliata e lei non era certo una che sbagliava... Sussultò un poco vedendo lo sguardo della castana. I suoi occhi non esprimevano niente oltre al dolore... Le si avvicinò chiedendole se stava bene e si mise a sedere davanti a lei. Silenzio. Lui abbassò un secondo la testa. Poteva capire cosa provasse e probabilmente quando Zuko le aveva parlato non aveva migliorato la situazione...

-Katara... Posso capire il tuo stato d'animo...-

Posso capirti... Tsk. Glielo dicevano tutti ormai, ma nessuno ci credeva davvero...

-Però non dovresti abbatterti così...-

Soffocò un risolino. Che scoperta... Ci voleva lui per dirlo? Lo sapevano anche i muri... Silenzio ancora una volta. Le sorrise ancora, ma questo sorriso era diverso dagli altri, sembrava esprimere tanti sentimenti diversi.

-Sai Katara... Non sei affatto obbligata ad usare il tuo dominio se non vuoi...-

Sussultò. Stava dicendo davvero? Lo fissò, facendolo imbarazzare un poco. Dopo quelle inutili frasi finalmente le aveva detto quello che voleva realmente sentirsi dire... Non potè fare a meno di ringraziarlo, ma tra sé e non ad alta voce. Calò di nuovo il silenzio. Aang non sapeva cos'altro dire e la castana non aveva l'intenzione di parlare. All'improvviso entrò Momo nella tenda e saltò sulla testa del padrone che si mise a ridere, poi guardò la ragazza e si mise sulla sua spalla. Lei guardò male l'animale e il ragazzo si alzò, esortandola ad uscire dalla tenda. Lei, stranamente, obbedì.

-Aang, allora, vogliamo continuare?-

Chiese leggermente stizzita Toph; lui si scusò. Katara si mise a sedere sul prato di fronte a loro sempre con il lemure sulla spalla.

-Sei pronto?-

Lui lanciò una veloce occhiata alla castana e poi annuì; la moretta sospirò, poi cominciò ad attaccare il ragazzo che schivò abilmente i suoi colpi per poi contrattaccare. La cieca notò che non si stava impegnando molto, e che la sua attenzione era rivolta principalmente alla dominatrice dell'acqua. Adesso stava cominciando a irritarsi, così cercò di usare le sue mosse più potenti, sperando di farlo lottare più seriamente e, per questo, Aang non potè rivolgere la sua attenzione anche sulla spettatrice. La castana, intanto, era seduta a guardarli e in certi momenti carezzava la testolina dell'animale che le stava accanto; non si accorse di un ragazzo che le stava andando incontro, molto probabilmente l'unica a notarlo fu Toph ma, non volendo interrompersi ancora una volta, non disse niente. Appena arrivato vicino a lei le rivolse la parola dandole il benvenuto; Katara si voltò e cominciò a squadrarlo: capelli castani, occhi marroni e un filo d'erba in bocca. Lo aveva già intravisto al fianco di Zuko durante la cena, probabilmente era il suo braccio destro, anche se non apparteneva alla Nazione del Fuoco. Rimase in silenzio a guardarlo, chiedendogli con lo sguardo cosa volesse, in fondo non sapeva neanche il suo nome...

-Ciao, io mi chiamo Jet e tu dovresti chiamarti Katara, giusto?-

Glielo chiese, ma la risposta la conosceva già. Era stato il capo a fargli sapere il suo nome, dicendogli, inoltre, che doveva aiutarlo a convincerla a combattere assieme a loro; a Jet, però, importava poco la parte del combattimento. L'aveva notata e di certo non perchè era una dominatrice dell'acqua. Era carina, ma non solo... Era la nuova arrivata. E, secondo la logica del ragazzo, le nuove arrivate non potevano certo resistere al suo fascino. La prima sera aveva visto che aveva lanciato uno sguardo nella sua direzione e ovviamente era perchè gli piaceva, non poteva certo esserci un altro motivo. Le altre in fondo lo facevano in continuazione. Avrebbe fatto il carino con lei, adesso, e l'avrebbe fatta innamorare completamente, in fondo, come poteva resistergli? Così, tutto convinto, si era diretto verso la tenda di lei, sicuro di poterla trovare lì, almeno, Zuko gli aveva assicurato ciò, e avrebbe parlato con lei. Il fatto che lei non gli rispondesse non lo fece scoraggiare, in fondo Zuko gli aveva assicurato che non era molto loquace; sorridendole nel modo più irresistibile possibile le si sedette accanto, sotto lo sguardo confuso di lei, che continuava a chiedersi cosa volesse. Continuava a guardarla e la cosa la infastidiva non poco.

-Spero tu ti sia trovata bene tra noi... Anche se so che non è certo per una situazione piacevole che ti sei ritrovata qui...-

Stava davvero cominciando ad irritarla; continuò a dire cose che credeva potessero farla commuovere o che almeno la spingessero a parlare, anche se forse questo mutismo era dato dalla timidezza che provava nello stare con lui. Voleva riuscire a farle capire che aveva bisogno di lui e, per questo, le ripeté varie volte che lui ci sarebbe sempre stato se avesse avuto bisogno di qualcosa. Qualunque cosa. Jet parlò e parlò, e lei, dopo un po', smise di ascoltarlo, voltandosi di nuovo a guardare i due amici combattere. Il ragazzo credette solo che si sentisse in imbarazzo nel fissarlo per troppo tempo. Ad un certo punto Aang lanciò contro la mora un gettò d'aria talmente potente che la fece cadere per terra; lui sorrise e lei sbuffò. Guardò Katara, come per scovare nel suo volto una qualche espressione di stupore e di contentezza allo stesso tempo, come per dire “Aang, sei davvero bravo! Complimenti!” o che magari gli sorridesse soltanto. La castana, però, era troppo intenta ad ignorare quel rompiscatole che le parlava da ormai chissà quanto; nel vederlo il dominatore dell'aria strinse i pugni e si diresse deciso verso di lui.

-Jet...-

Nel sentir pronunciare il suo nome si voltò, lasciando stare per un attimo la nuova arrivata e quello che vide fu lo sguardo non troppo felice del ragazzino. Sbuffò. Quei due si sopportavano poco, probabilmente perchè avevano caratteri profondamente diversi, o forse perchè Zuko aveva scelto quello là come suo braccio destro solo perchè aveva più esperienza e stava con lui da più tempo, almeno, questo è quello che pensava Toph.

-Ciao pelatino-

Disse beffardo alzandosi in piedi e cominciando a guardare con aria di superiorità il ragazzo. Aang avrebbe voluto dargli un pugno sul suo bel viso.

-Io e Katara stavamo parlando... Non è corretto interrompere, lo sai vero?-

Passò uno sguardo veloce da lei a lui. Certo, come no. Sapeva cosa aveva in mente di fare con la castana e non poteva sopportarlo. Lei non era una delle sue tante ochette, non poteva permettersi di farle niente.

-Vedi di lasciarla in pace, l'ultima cosa che vuole è parlare con uno come te-

Lo prese per il colletto, avvicinandolo a lui e guardandolo in malo modo.

-Come ti permetti, ragazzino?-

Non rispose, ma rimase a guardarlo, in segno di sfida. La ragazza, intanto, si era alzata, approfittando del fatto che i due erano troppo impegnati a discutere e, lasciato Momo, stava camminando verso il centro dell'accampamento, lontano da quei due. Toph era seduta per terra e aspettava che quell'idiota del suo compare finisse di perdere tempo inutilmente, però sapeva benissimo che le discussioni con Jet non finivano mai presto...

-Vattene, qui sei solo di peso!-

-Smettila, pelato! Katara apprezza di più la mia compagnia della tua, moccioso...-

-Ah sì? E come fai ad esserne sicuro?-

-Perchè so meglio di te cosa vuole! Ma se vuoi toglierti ogni dubbio chiedilo a lei!-

Sbuffò, affermando che l'avrebbe fatto, ma, voltandosi nella direzione della ragazza, non vide più nessuno.

-M... Ma dov'è finita?-

-È andata via mentre discutevate, idioti-

Aang guardò la mora, chiedendole perchè non lo avesse avvertito prima.

-Tanto non mi avreste dato retta, ma se volete proprio sapere dov'è andata io...-

Ma non potè finire la frase, perchè i due ricominciarono a discutere, accusandosi a vicenda. La cieca sbuffò. Come non li sopportava...

 

Katara camminava lentamente per l'accampamento e, lanciando brevi occhiate a destra e a sinistra, poteva benissimo notare i soliti ragazzini, visti la volta precedente, giocare tra di loro. Nel vedere i loro occhi e sorrisi, però, non poteva fare a meno di volgere lo sguardo da un'altra parte. Non riusciva ancora a sopportare tanta serenità in un posto del genere. Mentre metteva avanti un piede dopo l'altro si chiedeva dove poteva dirigersi. Se n'era andata solo per non stare in compagnia di quei due litiganti e non aveva in mente un posto preciso dove andare. Forse da Sokka... Scosse la testa. No, lui era sicuramente impegnato. Abbozzò un sorrisetto. Suki gli occupava la maggior parte del tempo ormai... Si fermò. Sulla sua strada erano spuntanti dei bambini che giocavano tra loro a rincorrersi. Uno, però, nel cercare di raggiungere una compagna, inciampò, finendo con la faccia per terra; i suoi amichetti si affrettarono a soccorrerlo, chiedendogli se era tutto a posto. La castana assisteva alla scena immobile e in silenzio. Il bambino si mise a sedere e, con le lacrime agli occhi, teneva le manine sul ginocchio rosso di sangue e sporco a causa della terra. I compagni lo guardavano sperando di ricevere una risposata positiva, ma quello cominciò a piangere e a lamentarsi della ferita, così cominciarono a guardarsi intorno, cercando un modo per farlo smettere. A quel punto Katara si avvicinò abbassandosi verso il bambino che era seduto per terra; lui la guardò tirando su col naso. La ragazza alzò una mano, con l'altra gli teneva la gamba, e, presa dell'acqua da un secchio poco distante da lì, la mise sul ginocchio sanguinante e curò la ferita del bambino; infine rimase immobile a fissarlo. Lui si alzò lentamente, vedendo che ormai stava molto meglio. Sorrise alla ragazza e l'abbracciò ringraziandola. Lei, stupita del gesto, rimase in ginocchio a fissare quei bambini che si allontanavano salutandola con la mano. Sorrise e alzò la mano in segno di saluto, ma la bloccò a mezz'aria, stringendola in un pugno e smettendo di sorridere. Aveva... Aveva usato il suo dominio. Si morse il labbro. Bè, ma in fondo non lo aveva usato per fare del male, al contrario... Si alzò, ripulendosi un po', e si guardò intorno furtiva. L'unica cosa che sperava era che quello non l'avesse vista...

-Ciao Katara...-

Sobbalzò nel sentire quella voce e si voltò di scatto, incrociando gli occhi marroni del capo. Il ragazzo, purtroppo per la ragazza, aveva assistito a tutta la scena; le aveva visto usare perfettamente il dominio dell'acqua, anche se non aveva combattuto contro nessuno. Questo per ora era sufficiente, ma non le avrebbe di certo detto che l'aveva vista, avrebbe fatto finta di niente, sapendo di farle un piacere. Adesso il suo scopo era farla avvicinare a lui, e quindi non poteva permettersi passi troppo affrettati, sarebbe stato da stupidi. Per tutta la notte si era chiesto cosa avrebbe potuto fare, su quale punto debole puntare. Il fratello ormai era fuori gioco... Allora forse i suoi genitori. Non era più tornata al suo villaggio e sicuramente l'ultima volta non ci aveva speso molto tempo. Lui l'avrebbe fatta tornare un'ultima volta e sperava che questo le avrebbe fatto piacere; lui lo avrebbe apprezzato se si fosse trovato al suo posto...

-Ti stavo cercando da un po'... Tranquilla, non voglio riprendere il discorso di ieri...-

Le fece sapere vedendo che il suo volto stava cambiando espressione e capendo che, se avesse ritirato fuori la questione della sera precedente, lei se ne sarebbe andata. Si mise una mano dietro la testa e le sorrise cercando di sembrare impacciato.

-Volevo solo sapere se potevi venire con me... Vorrei portarti in un posto...-

Lei alzò un sopracciglio, non capendo il motivo di quella richiesta. In un primo momento pensò di lasciarlo perdere e rifiutare la sua proposta, poi una strana curiosità prese il sopravvento su di lei. Zuko lo notò e, sorridendo soddisfatto tra sé, si voltò dandole le spalle e cominciando a camminare in direzione di Appa, il bisonte volante a sei zampe che usavano per muoversi. La castana intanto lo seguiva sempre più curiosa. È vero, quel ragazzo non le piaceva affatto, ma non poteva fare altro. Quando lui si fermò lei fece lo stesso.

-Ora sali su Appa e andiamo-

Le disse indicandole con la testa l'animale davanti a loro. Katara rimase leggermente spiazzata; non credeva che avrebbe dovuto volare con quel... Coso... Il castano la vide non tanto convinta e cominciò a stuzzicarla. Certo, forse non era il modo migliore per ingraziarsela, ma non gliene importava in quel momento.

-Cos'è, hai forse paura?-

Lo guardò male. Lui, la sua stupida cicatrice e quel sorrisetto di scherno. Fissò poi il bisonte e si avvicinò, come per salire, ma si bloccò. Teneva le mani a mezz'aria muovendole come per cercare una qualche scala invisibile che l'avrebbe fatta montare sulla groppa dell'animale. Lui rise e le si avvicinò da dietro, prendendola per i fianchi e aiutandola ad avvicinarsi di più alla meta; a quel punto lei allungò le braccia e riuscì a salire sulla sella che avevano messo a Appa. Zuko fece abilmente da solo. Avvicinandosi alla postazione di guida notò che la dominatrice se ne stava nell'angolino più lontano e lo guardava in malo modo, forse era anche leggermente rossa in viso. Le diede le spalle e, sorridendo leggermente divertito, prese le briglie dell'animale e lo esortò a partire. La castana si strinse nelle spalle guardando curiosa e spaventata il paesaggio intorno a lei. Non aveva mai volato e non aveva mai pensato che un giorno lo avrebbe fatto. L'aria che le andava sul viso era piacevole e per un momento si abbandonò a quella situazione di relax. Si sentiva stranamente bene... Lanciando un'altra occhiata al paesaggio si accorse che aveva qualcosa di familiare e, quando il ragazzo fece atterrare l'animale in uno spiazzo erboso, vari pensieri cominciavano a invaderle il cervello. Scese in modo piuttosto imbranato dal bisonte e si diresse a passo svelto verso la fine dello spiazzo. Zuko la seguiva in silenzio da dietro. Si bloccò, rimanendo a fissare con occhi sgranati il paesaggio desolato davanti a sé. Ora non aveva più alcun dubbio, il ragazzo l'aveva portata al suo vecchio villaggio. Cominciò a piangere e corse nella direzione delle macerie, cosa che avrebbe voluto fare anche tempo fa, ma che Sokka le impedì e il castano continuò a seguirla senza dire niente. Mentre lei correva tra i resti delle case le lacrime si facevano sempre più intense e in certi momenti non distingueva più cosa aveva davanti; questo la costrinse a passarsi varie volte il braccio sugli occhi. Zuko si guardava intorno, stupefatto della potenza bellica della Nazione del Fuoco e del Regno della Terra. Si toccò la bruciatura. Lei certo non scherzava in fatto di combattimenti... Sussultò, sentendo di aver urtato qualcosa col piede e guardò in basso. Era un orsetto di pezza rimasto non del tutto illeso. Aveva segni di calpestamento sul corpo e una parte della testa era rimasta bruciata. Si abbassò e lo prese, continuando a fissarlo. La bocca, che prima si apriva in un sorriso, ormai non si distingueva neanche più. Lo strinse tra le mani e una lacrima gli rigò la guancia. Poi sobbalzò, ricordandosi il motivo per cui era giunto al villaggio, e si mise a cercare con gli occhi la dominatrice dell'acqua e, quando l'ebbe trovata, sempre con l'orsetto in mano, la raggiunse. Katara stava togliendo più macerie possibili in cerca dei suoi genitori, aveva ritrovato la sua casa grazie alla memoria, ma finora l'unico risultato che aveva ottenuto erano delle dita sporche a causa del sangue. Il ragazzo la fissava da dietro. Sembrava quasi che sperasse di trovarli ancora vivi là sotto. Che stupida... Perchè non si arrendeva all'evidenza? Perchè non accettava il fatto che fossero morti? Guardò di nuovo l'orsetto che teneva in mano. Anche lui sembrava essersi ormai arreso alla guerra... All'improvviso gli tornò alla mente il volto sorridente della madre e questo lo fece sussultare. Fece cadere il pupazzo a terra e, cercando di trattenere le lacrime, si mise ad aiutare la castana nella sua folle ricerca. Lei lo notò distrattamente, ma, senza farsi troppe domande, continuò a scavare. Dopo aver tolto abbastanza macerie riuscirono a trovare qualcosa e a quel punto la ragazza si bloccò, rimanendo con gli occhi sgranati. Mamma... Papà... Si coprì il volto con le mani continuando a piangere. Zuko guardò i corpi dei genitori della ragazza e non potè non provare un senso di dolore; si alzò in piedi e si mise a fissare la dominatrice.

-Vorresti seppellirli?-

Naturalmente non si aspettava una qualche reazione, sinceramente non sapeva neanche perchè le aveva posto la domanda, lei, però, stupendolo, mosse la testa in cenno di assenso.

-E dove...-

Indicò il punto dove più o meno si trovava Appa; così il castano si avvicinò ai due corpi per prenderli e portarli dove voleva la ragazza. Portò prima il padre e quando tornò indietro per prendere anche la madre vide la ragazza vicino a lei che la fissava. Rimase fermo, non sapendo bene come comportarsi; di certo non le avrebbe detto di spostarsi. Notò che Katara cercava qualcosa nei pressi del corpo della donna e si domandò cosa fosse, poi vide brillare qualcosa vicino a lei. La castana prese la collana e la pulì. Era una pietra azzurra con disegnato sopra il simbolo della Tribù dell'Acqua che apparteneva alla madre, ed era l'unica cosa che le era rimasta di lei. La strinse tra le mani e la portò all'altezza del cuore; il ragazzo continuava a fissarla. Quando lei se ne accorse rimase un attimo a guardarlo, poi passò di nuovo lo sguardo su sua madre e si alzò in piedi per poi andare verso il ragazzo e superarlo, diretta dal bisonte volante. Lui la fissò allontanarsi per un po', poi guardò il cadavere e lo prese per portarlo allo spiazzo erboso. Dopo aver aiutato la castana a seppellirli la lasciò ancora guardare le tombe, pensando che almeno a quelle avrebbe rivolto la parola, ma lei rimase in silenzio, ormai non piangeva neanche più. Infine si diresse verso Appa intenta a salire, in mano aveva la collana e la spada di suo padre, trovata anche quella tra le macerie aveva intenzione di portarla a Sokka, sicura che il fratello avrebbe apprezzato il gesto. Questa volta l'aiuto di Zuko non le servì e, salita sulla sella, si riposizionò nel suo angolino. Dopo aver lanciato un ultimo sguardo alle due tombe salì anche lui e fece ripartire il bisonte verso l'accampamento. Il viaggio di ritorno fu silenzioso come il primo, ognuno era immerso nei propri pensieri e nessuno aveva voglia di dire qualcosa. Solo verso la fine, quando Zuko notò di essere quasi arrivato a destinazione, Katara si decise ad aprire la bocca.

-Grazie...-

Nell'udire quella voce non potè fare a meno di sussultare. Finalmente l'aveva sentita parlare e, sicuramente, a parte Sokka, era il primo. Non le rispose niente e neanche si girò a sorriderle, semplicemente rimase immobile sperando per un attimo che gli dicesse ancora qualcosa. Non aveva mai sentito il bisogno di farla parlare, non gliene importava poi molto, in fondo per lui non era altro che un'arma. Però, quando lei aveva pronunciato quel Grazie così sincero, e senza avergli mai rivolto la parola, aveva sentito come un tuffo al cuore. Per la prima volta qualcuno lo aveva ringraziato e lui aveva sentito un sentimento nuovo; non che i ragazzini che radunava non gli dimostrassero la loro riconoscenza, al contrario non smettevano mai di farlo. Ma con lei era diverso. Lei non aveva reagito come tutti gli altri, lei aveva reagito come lui... Strinse le briglie. Comunque il suo intento non cambiava. L'avrebbe convinta a tutti i costi. Atterrò, e la vide scendere per prima; quando anche lui toccò il terreno coi piedi notò che non se n'era ancora andata, ma che lo guardava. Che voleva ancora? Si mise a fissarla anche lui. Questo la fece un po' imbarazzare e abbassare gli occhi. Lui alzò un sopracciglio, poi vide che lei stava per aprire la bocca, come per parlargli ancora, ma la voce le si mozzò in gola e se ne andò velocemente. Il ragazzo, vedendola muovere, ebbe come l'impulso di fermarla e allungò il braccio verso di lei, ma quasi nello stesso momento lo ritrasse. Che gli prendeva così all'improvviso? Vedendole muovere la bocca aveva provato una strano senso di... Felicità. Avrebbe davvero voluto intavolare una discussione con lei, ma cosa si sarebbero potuti dire? Socchiuse gli occhi. In fondo loro non conoscevano nient'altro oltre al dolore.

  
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