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Autore: Kuchiki Chan    22/06/2011    5 recensioni
C’era stato un tempo, prima della fondazione dei Deathberries, in cui per Kurosaki Ichigo il momento migliore della giornata consisteva nel prendere in mano la sua chitarra.
Ora, le cose erano cambiate.
O almeno, si erano modificate.
Sentiva di aver trovato il suo posto nel mondo solo quando poteva suonare accompagnando la voce di Kuchiki Rukia, e quando cantava mescolando la propria voce a quella di lei. Anche se non l’avrebbe mai ammesso davanti a qualcuno, nemmeno sotto tortura.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kuchiki Rukia, Kurosaki Ichigo, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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The Deathberries...Live in Karakura!


7) Poison Hearts


Well, I just want to walk right out of this world,
'Cause everybody has a poison heart
I just want to walk right out of this world,
'Cause everybody has a poison heart.

A poison heart.
A poison heart.

Rukia allontanò il microfono dalle labbra, cercando di riprendere un po’ di fiato, mentre Chad concludeva la canzone colpendo ripetutamente il piatto della batteria con le bacchette e i chitarristi suonavano l’accordo conclusivo. Ichigo sospirò, stanco e accaldato, tergendosi il sudore dalla fronte.

Le prove duravano già da molto, da almeno tre ore ed erano tutti esausti, anche se nessuno si sarebbe mai permesso di lamentarsi. Erano gasatissimi a causa del Live imminente, e ormai provavano quasi tutti i giorni, anche quando non erano in sala prove occupavano il tempo esercitandosi individualmente.
Nessuno voleva deludere le aspettative degli altri, e tutti, per motivi diversi tra loro, tenevano in modo particolare a quella serata.

Ma mancavano due giorni al contest,  e nei membri iniziava a farsi strada una certa ansia.

- Bravissimi, ragazzi! - urlò Keigo Asano, applaudendo sonoramente - Soprattutto tu, Rukia-chan, sei splendida come al solito! Per non parlare di Fragolin…Ouch! -.

Un sonoro pugno sul naso interruppe il monologo entusiasta di Keigo.

- Ti ho già detto che non devi chiamarmi così! - disse Ichigo passandosi una mano tra i capelli arancioni, con tono scocciato.

- Complimenti, Ichigo. Se suonerete così anche sabato, vincerete senz’altro - disse tranquillamente Mizuiro Kojima.

- Thank you, Mizuiro - esclamò il ragazzo, apprezzando i commenti tranquilli dell’amico. Tutto il contrario di quelli di Keigo, che si stava ancora massaggiando il naso con aria offesa. Ichigo si limitò ad ignorarlo, come faceva di solito.

- Cazzo, invece non va poi così bene! Soprattutto questa canzone, potremo migliorarla ancora! - sbottò Renji, togliendosi la chitarra di dosso - Tu, Ichigo, dovresti alzare di più il volume! Io non riesco a sentirti bene, quando fai l’assolo. E anche tu, Chad, ogni tanto vai troppo veloce! Dovresti rallentare un po’, non riesco a starti dietro!-.

Rukia si girò verso il ragazzo dai capelli rossi, con una strana espressione sul volto.

Come se fosse tormentata da qualcosa, e di questo qualcosa facesse parte Renji pensò Ichigo, a cui non era sfuggito il movimento della ragazza. Tuttavia distolse lo sguardo, facendo finta di non essersi accorto di niente: sapeva bene che Rukia e Renji erano amici da tanti anni, e non gli andava di immischiarsi in faccende che non lo riguardavano.
Anche se, dopotutto, non riusciva ad essere completamente insensibile di fronte al dolore della ragazza.

- Il volume della chitarra di Kurosaki va benissimo così, Abarai. E non è Sado che aumenta la velocità, sono le tue dita che, stancandosi, non riescono a stare dietro al ritmo - commentò seccamente Byakuya, con tono disinteressato.

Renji incassò il colpo, abbassando lo sguardo verso il pavimento.

- Se lo dici tu, Byakuya-senpai…ma io credo comunque che ci sia qualcosa che non va, in questa canzone! - disse,  rialzando il viso e stringendo i pugni, con una strana espressione ansiosa e arrabbiata al tempo stesso.

- La canzone è perfetta! I Ramones sono orecchiabili e facili da suonare, e anche i loro testi hanno un forte impatto sul pubblico. Non è che sei solo ansioso per sabato, Renji? - intervenne Ichigo voltandosi di scatto verso il compagno dai capelli rossi.

- Io..io non sono per niente ansioso! Voglio solamente che i Deathberries diano il meglio di sé. C’è qualcosa di male, in questo?! - lo aggredì Renji, con tono alterato.

Mizuiro e Keigo stavano in silenzio, sentendosi di troppo in quella discussione tra membri della band.

- Allora…noi iniziamo ad uscire, ok? Ci vediamo fuori - disse all’improvviso Kojima, trascinando il compagno fuori dalla stanza nonostante le sue sonore proteste.

Rukia attese il tonfo della porta che si chiudeva, prima di parlare.

- Non vogliamo litigare, Renji. Tutti teniamo a questo Live, e tutti noi proviamo ansia, ma almeno cerchiamo di contenerla in modo da non caricarla sulle spalle degli altri. Il tuo è un comportamento infantile ed egoista. Cerca di controllarti - disse la ragazza dagli occhi blu, con tono duro. Ma, dopo qualche secondo, si pentì subito di quello che aveva detto.

Soprattutto quando, alzando gli occhi, notò lo sguardo ferito che il compagno le stava lanciando.

Maledizione! Perché non sai fare altro che ferirlo in continuazione? pensò prendendosi il volto tra le mani In fondo, si sta impegnando così tanto solo per farti contenta! Perché non riesci ad abbandonare questo atteggiamento antipatico e saccente?

Avrebbe voluto scusarsi, ma non lo fece. Renji aveva torto, ed il suo orgoglio era più importante di qualunque cosa.
Già, perché l’orgoglio era l’unica cosa capace di sostenere un animo fragile come il suo.

- Dai Rukia, non esagerare - intervenne Ichigo - Dopotutto, lui vuole solo il bene della band, esattamente come me e te. E poi, capita a tutti di perdere il controllo ogni tanto! -.

Invece di ringraziarlo per averlo difeso, Renji si limitò a guardarlo storto.

- Non ho bisogno di essere difeso da te, Ichigo! Non ho bisogno dell’aiuto né della comprensione di nessuno. Io vado a casa! - disse, con tono astioso, mentre si avviava a grandi falcate verso la porta e usciva chiudendola rumorosamente dietro di sé.

Il ragazzo dai capelli arancioni si passò una mano sul volto, sconsolato. Nella piccola sala prove scese il silenzio.

- Che persona infantile - commentò seccamente Byakuya, mettendosi a tracolla la custodia del basso.

- E’ solo un po’ fragile - disse Chad, aprendo bocca per la prima volta da quando era iniziata quella discussione - Abarai è solo una di quelle persone in continua ricerca dell’approvazione degli altri. Per lui sentirsi inferiore ai suoi compagni è una consuetudine e tutto quello che fa ha come scopo dimostrare di valere quanto gli altri. Non ci vedo nulla di strano in questo -.

Quelle parole scivolarono addosso a Rukia come una doccia fredda.

Renji non fa altro che sentirsi inferiore, Renji vuole solo che le persone a cui vuole bene riconoscano il suo valore  pensò, mentre una fredda consapevolezza la ricopriva come una campana di ghiaccio E tu, fino ad ora, cosa hai saputo fare per lui? Niente. Sai di provare affetto sincero verso di lui, ma se non lo dimostri, è come se in realtà non provassi niente. Come può lui vedere attraverso i tuoi atteggiamenti orgogliosi e freddi? Non puoi pretendere che riesca a leggerti nel cuore!

Finalmente riusciva a capirlo, o almeno, credeva di esserci riuscita. Ma questo non la aiutava, il pensiero di essere riuscita a far male ad una delle persone più importanti della sua vita la dilaniava.

- Credo che tu abbia ragione Chad - sospirò Ichigo, avviandosi verso la porta - Ma ora è inutile pensarci, tanto l’arrabbiatura gli passerà in fretta. Vedrete che domani sarà di nuovo tutto normale-.

- Concordo con Kurosaki - disse Byakuya, seguendolo - Abarai è infantile, ma non è stupido-.

Rukia teneva gli occhi bassi, come paralizzata, e non sembrava intenzionata a lasciare la sala.

- Rukia…? - la chiamò Ichigo, voltandosi verso di lei - Hai intenzione di uscire o no? Ehi, Rukia!-.

La ragazza si riscosse, alzando all’improvviso lo sguardo verso di lui. E quegli occhi da cucciolo smarrito catturarono Ichigo, spedendolo all’interno di un uragano di dolore e senso di colpa.

Rukia stava affondando, riusciva a percepirlo con chiarezza. Tutta la sua figura emanava fragilità, ma non l’insicurezza derivata dalla paura del mondo esterno e dalla incapacità di fronteggiare persone e situazioni.
No, Rukia aveva paura di sé stessa.

Aveva paura di quello che avrebbe potuto scoprire se avesse scavato un po’ più a fondo dentro di sé, aveva paura di guardare in faccia la propria anima. Non poteva evitare di appoggiarsi a qualcuno, anche se l’immagine che dava di sé era quella di una ragazza impetrabile e assolutamente indipendente.
Aveva bisogno degli altri, per capire sé stessa.

Rukia stava affondando nel proprio mare di frustrazione, e Ichigo avrebbe tanto voluto allungare un mano e tirarla fuori.
Ma come si fa a salvare colui che dovrebbe salvarci?

Lei era uno dei pochi punti fermi della sua vita. Una delle poche persone destinate a proteggerlo, e non ad essere protetta. In un certo senso, l’unica donna che avrebbe potuto sostituire sua madre: l’unica che lo rimproverava, l’unica che sapeva infondergli coraggio, l’unica persona alla quale si era sempre aggrappato senza paura che potesse crollare.

Ma forse, l’aveva idealizzata un po’ troppo.

Rukia stava crollando, e aveva bisogno di lui.

Ichigo si avvicinò alla ragazza, e le mise una mano sulla spalla.
- Torniamo a casa, Rukia - disse, con il tono di voce serio che non usava quasi mai.

La ragazza si limitò ad annuire, senza però accennare a muoversi .

Devo fare in modo che riesca a sentire il mio sostegno senza però essere troppo invadente pensò Ichigo.

Allora le circondò istintivamente la schiena con il braccio e le posò una mano sulla spalla, spingendola dolcemente in avanti. Sentì sotto le dita la morbidezza della pelle di Rukia, e uno strano brivido gli attraversò il corpo, ma si decise ad ignorarlo. In quel momento, gli stupidi istinti del suo corpo importavano ben poco.

Come risvegliata dal tocco del compagno, finalmente  la ragazza si decise a camminare, ed uscirono abbracciati dalla sala prove.

E’ così caldo, questo braccio pensò Rukia, avvicinando inconsciamente il viso al petto del ragazzo. La consapevolezza delle proprie azioni genera disperazione, questo era riuscito ad impararlo. Per lei, non esisteva dolore più grande che essere causa di sofferenza. Ma Ichigo la stava aiutando, Ichigo la capiva, Ichigo riusciva a farla stare bene senza bisogno di parole.

Ichigo riusciva a farle diventare quasi piacevole l’enorme sforzo che per lei era vivere.
Per quanto gli volesse bene, Renji non era mai stato in grado di farla sentire così. Aveva bisogno di lui perché era una delle poche persone con cui riuscisse ad essere davvero sé stessa, ma il suo carattere irrequieto e impulsivo non le permetteva di aggrapparsi a lui come stava facendo con Ichigo.

Renji non era mai riuscito a capirla in quel modo.

In fondo, lei e quella testa arancione erano due sbandati che la vita aveva fatto incontrare al solo scopo di sopportarsi a vicenda.
 

* * * * *
 

- Davvero parteciperai al Contest del Black Moon, Ulquiorra-kun?! -

Il tono sorpreso e incredulo di Orihime stupì non poco il ragazzo dai capelli verdi.

- Si, certamente. Perché quella faccia stupita? - le chiese, con tono apparentemente disinteressato.

- Non ci crederai, Ulquiorra-kun! E’ la stessa serata a cui partecipano anche i Deathberries, il gruppo dei miei amici! Probabilmente saranno una delle band che sfiderete! - rispose la ragazza, con gli occhi grandi di sorpresa.

- Beh, credo sia una bella notizia. Così, visto che partecipa anche il gruppo dei tuoi amici, avrai una ragione in più per venire e finalmente riuscirai a sentire la mia band - replicò il ragazzo con la sua solita logica tranquilla.

Erano seduti su una panchina del parco, e parlavano già da un po’. Dopo il loro rocambolesco primo incontro, vedersi di tanto in tanto per chiacchierare era diventata un’abitudine. E il luogo di quegli incontri era sempre quella piccola panchina verde. La loro panchina, l’ambiente dove silenziosamente veniva consumata un’amicizia un po’ stramba di cui nessuno sospettava, da ambo le parti.

Ulquiorra non amava parlare di sé, e i suoi conoscenti e amici erano abituati a non avere idea di ciò che gli passava per la testa. Ma, d’altro canto, neppure Orihime aveva mai parlato di lui ai suoi amici: né a Kurosaki, né a Kuchiki, nemmeno alla sua migliore amica Tatsuki. Uno strano pudore l’aveva convinta a tenere nascosto l’argomento, quasi se ne vergognasse.

Non era difficile rendersi conto di quanto avesse bisogno di parlare con quello strano ragazzo. Ulquiorra non la giudicava mai, sembrava capirla alla perfezione. Lei gli parlava della scuola, dei suoi amici, dei suoi pensieri e delle sue emozioni. Una volta era arrivata persino a confessargli di essere perdutamente innamorata di un ragazzo fantastico, ma l’imbarazzo l’aveva trattenuta nel dirne il nome, e Ulquiorra non aveva insistito per sapere di chi si trattasse.

- Beh, la tua logica non fa una piega, Ulquiorra-kun, solo che…Ho già promesso di votare i Deathberries…Quindi…- balbettò Orihime, imbarazzata, tormentandosi l’orlo della gonna con le dita.

Il ragazzo dagli occhi verdi capì immediatamente il motivo del suo disagio.

- Stai tranquilla, non volevo certo farti venire per avere un voto in più. Mi basta che tu sia presente quando suoneremo, è già da un po’ che voglio farti sentire la nostra musica - disse, cercando di tranquillizzarla.

Sapeva che il modo migliore per toglierle quella preoccupazione sarebbe stato ridere, metterle un braccio intorno alle spalle e dirle semplicemente che sentiva di avere bisogno della sua presenza, che quella sera, guardando in mezzo al pubblico, avrebbe voluto specchiarsi negli occhi perennemente sorpresi di lei.

Ma semplicemente non ci riusciva.
Benché fosse attratto da Inoue Orihime, non riusciva ad abbandonare il suo atteggiamento distaccato e freddo.
Forse, aveva solo bisogno di tempo.
Forse, un giorno, sarebbe riuscito ad aprirsi con lei come lei faceva con lui.

- Ma ne sei sicuro? Mi dispiace di non poter votare per te - disse la ragazza, guardandolo con quegli occhi da cagnolino sperduto che gli facevano letteralmente sciogliere qualcosa dentro.

Ulquiorra si agitò nervoso sulla panchina, cercando di controllare le emozioni strane che quello sguardo riusciva a suscitargli.

- Ti ho già detto che non ti devi preoccupare. Abbiamo già tanti sostenitori disposti a votare per noi, non credo che un voto potrebbe stravolgere l’esito della gara- disse, cercando invano di mantenere il suo solito tono di voce apatico.

Orihime però, si accorse del disagio che stava cercando in tutti i modi di celare.

- Ho per caso fatto qualcosa che ti ha infastidito, Ulquiorra-kun? - disse, spezzando il breve silenzio che si era venuto a creare dopo le sue parole.

Il ragazzo sgranò gli occhi, sorpreso dalla perspicacia che quella ragazza all’apparenza un po’ tonta sapeva tirare fuori in certe situazioni.

- Infastidirmi? No, stai tranquilla, tu non mi infastidisci per niente! E’ solo che…- balbettò, mentre la sua mente era in fermento per trovare qualcosa di plausibile da dire.
Ulquiorra Shiffer era in difficoltà, sicuramente qualcosa che non accadeva tutti i giorni.

Fortunatamente, quella scomoda situazione fu interrotta da un grido proveniente dall’esterno del parco.

- Yo, Inoue! Cosa ci fai qui? - urlò una voce maschile che Orihime conosceva molto bene.

La ragazza si girò, sorpresa e imbarazzata, verso le tre figure che stavano avanzando verso di loro.

- Kurosaki-kun! Kuchiki-san! Byakuya-senpai! - esclamò, arrossendo di colpo, come se fosse stata scoperta a fare qualcosa di cui si vergognasse. Ulquiorra si limitò a osservarli, senza dire una parola.

A quanto pare, la sua amicizia segreta non sarebbe stata più così segreta.



Angolo dell'autrice:
Perdono perdono perdono perdono perdono perdono perdono perdono! Chiedo scusa a tutti quelli che mi seguono per questo ritardo pauroso T.T
*E meno male che ogni volta prometti che aggiornerai in fretta, dovresti solo vergognari!* [ndCoscienza Dell'Autrice]  *Vuoi stare un pò zitta tu?! Mi sento già abbastanza in colpa così!* [ndMe]
Sono consapevole del fatto che il capitolo non sia un granchè. Ulquiorra non mi sembra abbastanza IC, e rileggendolo ho notato che ho liquidato alcune scene troppo velocemente. Ma so bene che meglio di così non avrei potuto fare, quindi ho deciso di correre il rischio e postare. Si, credo di essere abbastanza masochista v.v

Scusatemi se stavolta non elenco i nomi di tutti quelli che hanno recensito o inserito la storia tra preferite e seguite, ma sinceramente non ho per niente voglia di andarli a cercare xD Vi ringrazio comunque ^^

Ah, sia il titolo che il verso iniziale sono tratti dalla canzone Poison Heart dei Ramones *-*

Spero che apprezzerete il capitolo, nonostante sia così brutto e io abbia aggiornato così tardi!
Alla prossima!

  
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