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Autore: Lady Yoritomo    24/06/2011    5 recensioni
Può l'odio per il proprio nemico mortale tramutarsi in amore? E può succedere dopo che si sacrifica la propria vita per ucciderlo? Jill Valentine non credeva possibile tutto questo, nel momento in cui si è buttata dalla finestra di Villa Spencer trascinando con sé Albert Wesker... ma lentamente, nel periodo trascorso alla mercé del suo aguzzino, si renderà conto che si sbagliava. E da quel momento in poi, il carceriere diventerà liberatore e quelli che aveva creduto suoi amici saranno i suoi nemici.
Ovviamente JillxWesker. OOC dopo un certo punto.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albert Wesker, Jill Valentine
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 7
“Crumbling determination” - Jill
 
Quando mi hai detto che volevi spogliarmi, lì per lì ho creduto che stessi scherzando. Poi i ricordi del passato sono tornati a galla e, con essi, la paura. Non la paura del contatto con te, ma la paura di ciò che esso avrebbe potuto suscitarmi. Non ho dimenticato ciò che c’è stato tra di noi, anzi. Ne avevo fatto una delle mie più forti motivazioni per odiarti. Prima che ci tradissi tutti, quando ci frequentavamo, avevo cominciato a capire che ti amavo e speravo che, prima o poi, anche tu ti saresti reso conto della stessa cosa. Ma poi ci hai voltato le spalle, le hai voltate a me… e io non ho potuto fare altro che odiarti per quello che avevi fatto, nonostante i miei sentimenti non fossero realmente mutati. Li ho solo usati come base per costruirne di nuovi in cui mi sono costretta a credere. Avevo sempre pensato di esserci riuscita… io ti odiavo, Wesker. Ti odiavo per il tradimento alla S.T.A.R.S., perché avevi fatto soffrire Chris e altre persone a me care, per tutti i compagni che avevi ucciso, nonostante si fidassero di te, del loro capitano. Ti odiavo perché avevi voltato le spalle a me, per perseguire i tuoi piani folli… e perché sapevo che non avrei mai più potuto abbracciarti. Mi ero costretta ad odiarti al punto da volermi sacrificare per ucciderti, ma inconsciamente, mentre cadevo con te, ero felice di morire così, abbracciata a te per l’ultima volta.
Ancora una volta, mi sforzo di tornare alla Jill determinata che ero prima di entrare in questa situazione surreale. Sì, ti odio, Wesker. Non voglio che tu mi tocchi, perciò tieni le mani lontane da me. Esprimo la mia disapprovazione lanciandoti un’occhiata truce e la tua risposta mi fa rendere conto di quanto sono appena stata stupida: vuoi solo medicarmi. Niente a che vedere col passato, vuoi solo che io mi rimetta per potermi usare, no?
La determinazione ad odiarti pare ritornare mentre lascio che tu ti avvicini e mi tolga la maglietta. Ti sento armeggiare alle mie spalle, poi varie fitte dolorose mi strappano alcuni gemiti. Davvero non sei più quello di una volta, maledizione. A suo tempo saresti stato delicato… e nel compiere le azioni necessarie per togliermi i punti avresti trovato il tempo per una carezza o per posare le tue labbra sulla mia pelle. Ora invece il tuo tocco è così freddo e meccanico, così impersonale che mi fa male. Come fai, dopo quello che c’è stato tra di noi? Fingevi anche allora? Non hai mai pensato che potevo essermi innamorata di te, o tu di me?
Una fitta più dolorosa mi strappa ai ricordi, costringendomi a protestare. Come puoi farmi del male in questo modo, senza alcun rimorso?
Non capisco più cosa stia succedendo dentro di me. Ti odio, questo è sicuro. Dopo tutto quello che hai fatto non posso non odiarti. Tuttavia, una parte di me è triste, affranta dalla freddezza con cui mi tocchi dopo tanti anni in cui ho desiderato poter rivivere l’intensità ed il calore dei momenti trascorsi al tuo fianco. Quella parte che ho cercato di soffocare per tanto tempo sta di nuovo manifestandosi, costretta a protestare violentemente dal contrasto che il nuovo Wesker crea con quello che amavo.
Finalmente il supplizio finisce e posso rimettermi la maglietta. Tu sei di nuovo in piedi di fronte a me, una mano dietro la schiena, l’altra stretta sulla cassetta del pronto soccorso e gli occhi puntati su di me. Quegli occhi da rettile che ora brillano lievemente nella penombra della stanza, più di ogni altra cosa, mi ricordano come sei cambiato… ti prego, rimettiti gli occhiali da sole, mi fanno paura. Celali dietro alle lenti, in modo che io possa credere che siano ancora del loro colore originario…
«Per oggi ho finito, domani dovrò controllarti di nuovo.» dici, come se la cosa non ti avesse minimamente turbato. «Jill…»
«Cosa vuoi?» è la prima volta che mi chiami per nome. Chissà perché risentire la tua voce che lo pronuncia mi dà i brividi.
«… non sei cambiata, da allora.» mormori. Prima che io riesca a chiederti in che senso, sei già sparito oltre la porta della mia stanza, lasciandomi di nuovo sola, più inquieta di prima.
Sola, con tutti i miei dubbi e le mie paure. Sola, con mille pensieri per la mente. Chris, la mia prigionia, un piano di fuga… e ora le tue parole.
  
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