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Autore: SPWinchester    25/06/2011    14 recensioni
Certe volte scopri di avere tutto, qualunque cosa si possa volere, tranne ciò che si desidera veramente ed allora si è disposti a tutto, soprattutto per la persona che si ama!
Misha rimase incantato a guardare quell'uomo che era poco più alto di lui, leggermente muscoloso, con corti capelli ed occhi verdi che luccicavano alla luce del sole.
Non poteva certo essere il mingherlino... -Jensen?-
Lui lo guardò confuso e si grattò la testa con la mano destra -E chi altri dovrei essere scusa?-
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jensen Ackles, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Other Universes'
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7 Capitolo
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~ Red Wine
~



Per combattere il freddo, che regnava supremo in quella vecchia casa, avevano deciso di mangiare sul pavimento, davanti al fuoco e con una coperta che copriva loro le gambe.
Kira si avvicinò al piatto che Misha aveva poggiato sul caminetto e iniziò a leccarlo, gustando i residui delle uova, evidentemente non ancora sazia.
-Non pensavo fossi una di quelle persone che tiene d’occhio al consumo degli elettrodomestici- disse Jensen.
Misha alzò il sopracciglio, confuso –Come scusa?-
-Anche se sono dell’idea che sia sicuramente più igienico una lavastoviglie, non credi?- chiese ironico, mettendo il suo piatto accanto all’altro.
-Cretino! Il fatto è che non importa quanto sia buono il cibo che le compro o quanto Kira abbia mangiato. In qualsiasi caso, lei preferisce quello che sto mangiando io- lo guardò con aria interrogativa –Non hai dei popcorn da qualche parte, vero?-
–Purtroppo no….- Jensen guardò sorridente la gatta, che si accingeva a pulire anche l’altro, e poi Misha –Hai ancora fame?-
Lui guardò il proprio piatto, completamente vuoto ripulito alla perfezione dalla gattina –Non si può certamente definire un pasto da chef-
Rimanendo seduto sul pavimento, Jensen appoggiò la schiena sul divano –Io sono sazio…-
Misha arricciò il naso –Forse perché tu hai mangiato a pranzo, oggi. E poi, pensavo che mangiare popcorn ci avrebbe aiutato a ingannare un po’ il tempo. Non ci sono né radio né televisione e sono solo le cinque di pomeriggio-
Jensen guardò l’orologio –Diciamo pure le sette-
Le sette!?”
-Il tempo vola quando ci si diverte- aggiunse lui, sorridendo sornione.
-Quanto tempo è passato prima che riprendessi i sensi?- chiese.
-Abbastanza da farmi preoccupare- aveva quasi avuto una crisi di panico, vedendo che non dava segni di vita.
Misha si rannicchiò e si coprì con la felpa.
Jensen non era molto più alto di lui, forse solo qualche centimetro, ma quella felpa gli andava davvero larghissima.
-Veramente ti sei preoccupato per me?- gli domandò, sorpreso.
Lui non voleva che Misha desse troppa importanza a quell’ammissione: conoscendolo, avrebbe potuto usarla contro di lui un giorno.
-Beh, mi sarei preoccupato anche per un completo sconosciuto coinvolto in incidente simile. Sono un essere umano, sai?-
Misha chinò il capo dispiaciuto. Era stato uno sciocco a credere chissà cosa -Mi dispiace, non intendevo mettere in dubbio la tua umanità-
Jensen percepì una nota di delusione nel suo tono di voce, anche se quasi impercettibile.
-Inoltre…- aggiunse, non incrociando il suo sguardo –Ci conosciamo da tanto tempo e tengo molto a te…credo…-
Gli occhi di Misha, che avevano acquistato una tonalità e una profondità unica con la luce che emanava il camino, si illuminarono.
-Credi?-
-Certo…- si voltò verso di lui e smorzò un sorriso –Allo stesso modo cui tengo a tuo padre o a tua madre-
Misha annuì e guardò verso la cucina, notando che, se avesse voluto, avrebbe potuto anche lavare i piatti.
E sarebbe stata una buona, anzi ottima scusa per allontanarsi un po’ da lui.
Si alzò lentamente, tirando giù il lembo della felpa, esasperato –Voglio un pantalone- bofonchiò, sbuffando.
Jensen s’impose di non sorridere per il colorito che avevano preso le guance di Misha e cercò di assumere un tono noncurante –Siamo maschi, non dovresti crearti così tanti problemi…ti assicuro che sono fornito anche io dei tuoi stessi…attrezzi- si grattò la nuca, imponendosi la calma –E poi…ti ho già visto nudo…-
-Già, ma eravamo piccoli…- ci tenne a sottolineare.
Lui si girò e studiò il corpo di Misha attentamente, sentendosi terribilmente irrequieto –Non trovo tanta differenza- disse, ironico.
Misha fece una smorfia e cercò di nuovo di sistemarla a una lunghezza adeguata –Grazie-
-Figurati- gli rispose, guardandolo di sottecchi mentre lottava con la felpa -Se tiri ancora si strapperà-
Misha emise un profondo sospiro.
Al diavolo i piatti!”
-E’ il momento della rivincita?-
Lui non aveva la più pallida idea di cosa stesse parlando –Rivincita?-
-Per quella volta che ti ho rubato i vestiti mentre stavi facendo il bagno nudo…Ricordi?-
Misha era sbucato da dietro i cespugli, aveva preso i vestiti che Jensen aveva lasciato per terra ed era corso a casa, ridendo a crepapelle. A lui era toccato rientrare, un’ora dopo, con due fronde che lo coprivano, a una delle quali poi risultò allergico. Preso dal rimorso, Misha lo aveva aiutato a preparare degli impacchi da mettere sulle bolle. Quella era stata la prima volta che Jensen aveva scoperto che l’eterno rivale era capace di provare anche un po’ di compassione. E forse, fu proprio quella volta che lo portò a vederlo in modo diverso.
-Se stai cercando di dire che io ho fatto scoppiare il temporale e ho distrutto il ponte perché tu avessi un incidente…penso che mi stai concedendo più fiducia di quella che merito signor Collins- borbottò lui.
Misha alzò gli occhi al cielo –Mi riferivo ai vestiti…- spiegò.
-Controlla pure nel mio armadio se vuoi, così vedrai con i tuoi occhi che non c’è altro-
Non ho bisogno di guardare per vedere che è vuoto…non è questo il punto”
Cercò di alzarsi ma il dolore alla testa lo colpì improvvisamente. Si morse un labbro, cercando di trattenere il mugolio di dolore che gli risalì veloce dalla gola.
Jensen si alzò veloce, lo sorresse e lo fece sedere di nuovo sul divano –Mi stai preoccupando davvero, Misha- disse, guardando fuori dalla finestra “Il maltempo non accenna a diminuire” abbassò lo sguardo su Misha che si stringeva la testa con entrambe le mani –Forse in qualche modo riesco a rimettere in moto la mia macchina…-
Lui lo guardò incredulo –Non voglio sminuire le tue abilità di meccanico ma come credi di riuscire a farlo in mezzo a una tempesta del genere?-
Seccato da quel senso d’impotenza, Jensen uso un tono acido per controbattere –Hai qualche idea migliore?-
-Si- rispose lui con un sorriso –Resta seduto qui e parla con me-
Jensen si guardò intorno, alzandosi irritato –Non vedo come…-
Misha gli strinse la mano e lo costrinse a sedersi, sorridendolo smagliante.
Vedergli quell’espressione sul volto lo rilasso un po’ ma non placo la forte attrazione che stava provando per quell’uomo dalle mille sorprese.
-Parla Jensen…il timbro della tua voce mi fa sentire meglio- disse sottovoce, chinando il capo per non mostrargli il rossore che avevano acquistato le sue guance –Immagino sia dovuto al colpo alla testa- ironizzò.
-Deve essere davvero così- mormorò lui, passandogli un braccio intorno alle spalle –Senti ancora freddo?- chiese, regolando il tono della voce, per evitare di sembrare sorpreso da quel suo gesto.
Misha rabbrividì, ma quella volta non per il freddo, si stava sentendo irrequieto e impaziente, ma cercò comunque di rilassarsi –Non più- sussurrò.
–Hai acceso proprio un bel fuoco- commentò per rompere il silenzio imbarazzante.
-Grazie-
Jensen si concentrò sulle fiamme per evitare di continuare a fissare gli occhi blu di lui o ad annusare il profumo di vaniglia della sua pelle o a pensare quanto potesse essere bello riassaggiare il sapore delle sue labbra.
Le fiamme multicolori riuscivano a infondere una luce soffusa alla stanza proiettando ombre sui muri e sul soffitto in forme vaghe e indefinite.
-C’è un atmosfera quasi soprannaturale qui dentro, non trovi?- commentò Jensen.
-Come?- chiese confuso.
-Le ombre…hanno come la forma di qualche strano mostro non trovi?- spiegò divertito.
-Ah…non saprei…- mormorò pensoso –Con la giusta impostazione mentale si potrebbe anche definire romantica una situazione simile-
Spalancò gli occhi, sentendosi completamente imbarazzato da quella sua affermazione. Volse lo sguardo verso Jensen, sperando che lui non fraintendesse le sue parole –Con la persona giusta intedevo dire- si affrettò ad aggiungere.
-Certamente- concordò lui –Con la persona giusta…-
Misha sentiva gli occhi di Jensen su di sé e riusciva ad avvertire il calore del suo tocco da sopra la felpa. I suoi nervi si stavano tendendo in modo eccessivo come corde di violino –Non come noi due!- si trovò costretto a specificare.
Jensen si sentì in preda a un desiderio inaspettato e struggente. La voglia di baciarlo ancora aumentò improvvisamente.
E mentre la sua testa continuava a ripetergli “Fermati! Non fare cazzate! Non rovinare tutto!” le sue labbra si ritrovarono a dire –Ne sei sicuro?-
Che diamine mi sta succedendo? Sono venuto qua per chiarire i miei sentimenti per Victoria non per…provarne di nuovi…Diamine smettila di guardami così!!”
Distolse lo sguardo, scostandosi leggermente -Certo!- mormorò in tono poco convinto –Se ti stai riferendo a quello che è successo oggi pomeriggio, devo avvertiti che è stata tutta colpa tua…e poi siamo amici, non dimenticarlo!-
Jensen sorrise nel vederlo così nervoso, raggomitolato su se stesso sul divano –Non credo che la parola “colpa” sia appropriata in questo caso-
Misha spostò lo sguardo sulle fiamme, cercando di rilassarsi –Definiscila come vuoi…il risultato non cambia…è stata un errore!- chiamò a raccolta tutto il suo coraggio e si voltò verso di lui –E’ stato solo un errore!-
Jensen si accorse che quella conversazione non stava prendendo la piega che lui avrebbe voluto, chinò il capo alla ricerca delle parole giuste.
-Prendo il vino!- affermò Misha, alzandosi.
Jensen lo seguì con lo sguardo, studiandolo attentamente. Lo sentì aprire e richiudere lo sportello del frigorifero.
Diede un’occhiata alla gatta che, avendo finito di ripulire i piatti, si era acciambellata di nuovo al caldo davanti al camino –E’ difficile stargli dietro, eh?-
Kira non si preoccupò nemmeno di alzare la tesa. Aprì gli occhi, diede un’occhiata a Jensen, miagolò debolmente e subito li richiuse.
Misha tornò con la bottiglia sottobraccio e due boccali e un cavatappi in mano. S’inginocchiò per terra e porse i due boccali a Jensen –Dovremmo utilizzare questi perché non sono riuscito a trovare i bicchieri- disse mentre Jensen scivolava giù dal divano sul pavimento.
-Bicchieri…sapevo di aver dimenticato qualcosa!- commentò, dandosi un piccolo colpo con il palmo della mano sulla fronte.
-Hai dimenticato i vestiti in più- lo accusò –I bicchieri non sono importanti…la dignità si!- commentò, raggomitolandosi sul pavimento.
-Fammi causa-
-Sempre la risposta pronta eh? Ma non ti conviene tentarmi- lo minacciò divertito.
-Nemmeno tu- rispose.
Gli sembrò che lui fosse arrossito, ma subito lo giustificò con il colore che emanava il fuoco.
Misha tenne gli occhi fissi sul boccale mentre Jensen gli versava il vino, temendo di guardarlo. La fuga in cucina non l’aveva minimamente aiutato a rilassarsi o, per lo meno, a rilassarsi.
Non devo tentarlo di fare cosa?” si chiese. Non aveva capito a cosa si stesse riferendo ma la paura d’indagare, lo fermò dal chiedere delucidazioni.
Jensen riempì anche il suo e lo alzò –A questa casa- brindò.
-E ai ricordi- aggiunse lui.
I loro occhi si fissarono a lungo prima che Misha portasse il boccale alle labbra –Non male- commentò girando il liquido porpora.
Quel buon vino gli diede una sensazione di benessere e di calore e per un momento riuscì a fargli dimenticare le emozioni provocate dalla vicinanza del suo amico d’infanzia. Impacciato, bevve tutto il vino che era rimasto e porse di nuovo il boccale a Jensen per farlo riempire.
-Ehi, vacci piano- l’avvertì lui, ridendo e versandogliene ancora.
-Credi che non sappia quando fermarmi?-
-Scusa, non sono affari che mi riguardano…non so come mi sia venuto in mente di dirti una cosa del genere- appoggiò la bottiglia sul focolare davanti a loro e continuò a sorseggiare il suo vino.
Guardò di sottecchi Misha e trovò il suo sguardo, illuminato dalle fiamme, semplicemente perfetto.
-Allora ti sposerai con Victoria?- “Sono un coglione!”
Misha si sentì di nuovo a disagio, bevve tutto d’un sorso e prese di nuovo la bottiglia –Certo che sposerò Victoria- disse in tono aspro.
-Misha…non credo sia una buona idea bere così tanto…abbiamo mangiato davvero poco…-
-Così tanto?- ripeté lui –Credi che stia bevendo troppo? Tu, caro mio, non hai idea di cosa significhi bere tanto-
Jensen lo vide fissare ammaliato il fondo del bicchiere –Non ti comporti così di solito, vero?-
Misha si morse il labbro inferiore dispiaciuto che Jensen potesse pensare che lui fosse una specie di alcolizzato. Nemmeno lui sapeva perché si stava comportando in quel modo, ma sperava che la situazione, sotto gli effetti dell’alcool, diventasse più facile da gestire.
-Nemmeno ricordo l’ultima volta che ho bevuto un bicchiere di vino- sospirò.
-Forse perché la tua mente è annebbiata di nuovo- ipotizzò, spostando la bottiglia dietro di lui.
-No. E’ limpida come il cristallo- dichiarò, prendendo un altro lungo sorso mentre la domanda sul matrimonio gli echeggiava nella testa come se non avesse mai risposto.
-Sai…Victoria è molto carina…-
Jensen si voltò, studiando la sua espressione. Ebbra o no, stava cercando di dire qualcosa che non sarebbe venuto fuori tanto facilmente –Ma?-
Misha lo guardò confuso –Ma, cosa?-
Jensen scosse la testa. Quando lui portò di nuovo il boccale alle labbra, gli mise una mano sul polso, convincendolo a desistere. Voleva che lui finisse quello che stava cercando di dire –So che c’è un ma…Con me puoi essere sincero-
Misha lo guardò intensamente, poi decise di negare –No…Non c’è alcun ma!-
-Sii onesto, Misha- lo esortò.
Lui era combattuto perché temeva che dare voce ai suoi veri sentimenti avrebbe significato tradire la lealtà verso Victoria –Perché?-
-Perché renderebbe tutto più facile- disse dolcemente, avvicinandosi a lui.
-Non secondo il mio punto di vista-
Quasi senza rendersene conto, si poggiò sulla spalla di Jensen. Pensò a Victoria, alla dolce, gentile, fedele e paziente Victoria.
“Meriterebbe un uomo che la ama incondizionatamente”
-Lei è tutto quello che un uomo potrebbe desiderare-
-Ma?- lo pungolò.
Misha alzò il capo e lo guardo dal basso verso l’alto –Non sento…il suono delle campane con lei…- confessò titubante “Come quando sono con te…”
-E’ davvero così importante per te avere un’orchestra intorno?-
-…Si-
Aggirandolo, Misha prese di nuovo la bottiglia e si verso altro vino ma, invece di berlo, si fermò a fissare il liquido scarlatto nel tentativo di placare la propria anima –Non c’è musica…Non c’è alchimia…- alzò lo sguardo e incrociò i suoi occhi verdi –C’è addirittura alchimia quando guardo te e tu, oltre ad essere un uomo, non sei bello quanto lei-
Ormai aveva completamente ceduto. Jensen gli tolse il boccale dalle mani, sorpreso da quanto lui fosse diventato arrendevole –Grazie mille-
-Non hai capito…come tuo solito- spiegò, imponendo alla testa di fermarsi e al cuore di rallentare la sua corsa –Tu sei bello…Ma il tuo naso è strano-
Jensen continuava a ripetersi “Stai attento…stai attento…non spingerti oltre…”
-Me lo hai rotto tu…te lo ricordi?-
Sì, se lo ricordava.
Gli aveva chiuso la porta in faccia, ma era stato un incidente. Avevano litigato e lui se ne stava tornando in camera, non si era accorto che Jensen era dietro di lui e lui non si era fermato in tempo.
-Sei sempre stato maldestro-  Misha continuò a studiare i lineamenti del suo viso –E la tua bocca…è troppo carnosa-
Quasi per dare un segno di approvazione nonostante quel difetto, si sporse in avanti e lo baciò, cogliendolo di sorpresa.
Quando lui si accostò un po’ di più, Misha si tirò indietro –Ma hanno un buon sapore- disse, passando la lingua sul labbro inferiore, assaggiando –Hai bevuto vino?-
-Soltanto un po’- gli rispose sorridendo “Diamine è adorabile!” –Misha, penso tu abbia bevuto troppo-
-No! Non è vero- negò, voltandosi ad afferrare la bottiglia –Sto cercando di zittire queste stupide campane!-
-Mi era parso di capire che ti piacesse sentirle suonare- asserì confuso.
-Con Victoria…Non con te-
Jensen spalancò gli occhi –Con me?- ripeté perplesso.
Lui annuì, voltandosi e, prima di rispondergli, aspettò che le immagini si facessero nitide, almeno parzialmente –Smettila di muoverti così tanto…- affermò irritato.
Jensen si sentiva come percorso dalla corrente elettrica. Prese le sue mani tre le proprie e cercò di capire meglio. Doveva assolutamente scoprire se aveva frainteso le sue parole.
-Misha…Senti le campane quando sei con me?-
-Penso di si…- disse incerto –C’è solo un modo per esserne sicuri-
Prese il viso tra le mani e lo baciò con passione, come se tutto dipendesse da quel semplice gesto.
Jensen non avrebbe voluto rispondere perché non intendeva approfittare della situazione. Ma era più di quello che potesse sopportare.
Decise di assecondarlo, almeno per un momento.
La sua bocca era ardente e generosa, sentiva i capelli corti tra le sue dita e la sua lingua sensuale muoversi esperta. Provò quasi un capogiro quando il bacio si fece più intimo, al punto da non riuscire a tirarsi più indietro.
Spostò una mano dietro la sua schiena e l’altra dietro la nuca, si spinse in avanti, obbligandolo a stendersi sulla schiena.
Lo voleva come non aveva mai voluto nessun altro, ma sapeva anche che non era giusto.
Non lo voleva così.
Non in quel modo.
Con un supremo sforzo e un urlo di disapprovazione da parte di tutto il suo corpo, si staccò da lui.
Misha aprì gli occhi lentamente –Assordante!- mormorò –Le senti Jensen? Le campane, mille campane che suonano…le senti?-
Lui le sentiva. Le sentiva sul serio.
Senza aspettare una risposta Misha si aggrappò al suo collo –Falli smettere, Jensen. Non devono suonare mentre sto baciando te ma mentre bacio Victoria…questo è sbagliato…completamente sbagliato-
Si alzò leggermente e impallidì di colpo –Credo di sentirmi male- affermò portandosi le braccia al grembo.
Jensen si alzò e gli porse la mano –Non ne dubito…Hai bevuto tanto e mangiato poco…dopo una dormita starai benissimo-
Misha guardo le scure scale, titubante –Non voglio salire…quelle scale sono una trappola mortale- borbottò come un bambino.
Jensen piegò le ginocchia e si grattò il capo –Preferisci dormire qui?- gli chiese paziente.
-Si…con te…- aggiunse.
Jensen si massaggiò la nuca e cercò di impedire al suo corpo di saltargli addosso –Misha…non che io non mi ritenga lusingato sia ben inteso ma, penso che non sia una buona idea-
Misha non lo ascoltò minimamente, lo costrinse a risedersi sul pavimento e si accoccolò vicino a lui. Rassegnato, Jensen distese la sua coperta e lo coprì alla meglio.
-Jensen?-
-Cosa c’è adesso?-
-Non andrai da nessuna parte questa notte, vero?-
Il pavimento era decisamente scomodo . Guardò il divano, sospirando tentato.
–Solo se non potrò farne a meno-
Misha, preoccupato, si tirò su –Cos’hai detto?-
-Intendo se la natura chiama- spiegò veloce.
–Va bene…- disse rassicurato, sdraiandosi di nuovo per terra e poggiando la testa sulle sue gambe –L’importante è che non te ne vada-
-Non me ne andrò- gli promise.
Misha si addormentò dopo poco tempo e lui rimase molto tempo sveglio, a fissare le ombre sul soffitto e a rimuginare su tutto ciò che era successo quella sera.








~~~~~~ • L'angolo di ShiroHime • ~~~~~~
Salve a tutti :D
Perdono! Chiedo venia in ginocchio!! Davvero, scusate il ritardo...inutile ripetere il perchè tanto credo che anche voi siete nella mia stessa barca XD
Non ci sono precisazioni...credo...nel caso chiedete non vi preoccupate ^^
Ah si...non  è stata betata ma volevo assolutamente aggiornare ^^ appena verrà fatta sistemerò!!!
Spero che il capitolo vi piaccia!!
Voglio ringrazie tutte coloro che mi leggono, seguono e mi sopportano *________* VI ADORO!!!! DAVVERO!!! GRAZIE!!!!!
Tanti baci!!! Anche dal mio criceto pazzo :D
:3

   
 
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