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Autore: HachiXHikaru    25/06/2011    2 recensioni
L’Acqua e il Fuoco sono due elementi opposti.
Il Fuoco è rosso, l’Acqua è azzurra.
L’Acqua genera la vita, il Fuoco la distrugge.
Il Fuoco crea gli incendi, l’Acqua li spegne.
L’Acqua e il Fuoco non potrebbero mai convivere in armonia, sono troppo diversi.
Ma che succederebbe se il Fuoco si innamorasse dell’Acqua?
Se i due elementi entrassero in contatto uno sopraffarebbe l’altro.
Ma che succederebbe se entrassero in armonia?
Si verrebbe a creare qualcosa di nuovo, qualcosa di magico e potente.

Ma Fuoco e Acqua potrebbero mai entrare in armonia?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Katara, Quasi tutti, Zuko
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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6. “Field”

Katara era sveglia, seduta per terra dentro la tenda a fissare la collana della madre. Quella notte l'aveva passata senza brutti sogni, e non si era svegliata con le lacrime agli occhi, anzi, era piuttosto... Serena. Sarà stato merito del “viaggio” fatto con Zuko. Aver rivisto per l'ultima volta i suoi genitori e averli potuti seppellire le aveva dato un senso di pace. Era riuscita a salutarli... Si passò un braccio sugli occhi, stanca di piangere. Poi aveva anche recuperato la preziosa collana di sua madre. La mise al collo e strinse la perla azzurra. Ora l'avrebbe sempre avuta vicina. Lanciò un'occhiata alla spada ricordandosi che doveva darla a suo fratello. Socchiuse gli occhi. La sera precedente non gliel'aveva portata, perchè sapeva che non avrebbe retto alle mille domande che lui le avrebbe rivolto. Probabilmente gli avrebbe risposto a monosillabi e lui non ne sarebbe stato soddisfatto, infine, dopo aver notato che lei aveva ripreso a parlare, avrebbe continuato con altre domande ancora più fastidiose delle prime. Ripensò al viaggio di ritorno fatto col castano e si strinse nelle spalle. Quel Grazie le era uscito quasi involontariamente, era uscito a forza dalla sua bocca. Fortuna che il ragazzo non aveva reagito in alcun modo, anche se un po' c'era rimasta male, ma in fondo cosa poteva sperare? Anche quando era scesa da Appa... Lo aveva aspettato per dirgli cosa? In realtà non lo sapeva nemmeno lei, ma sentiva il bisogno di parlargli ancora. Poi però aveva subito pensato a una possibile reazione da parte del castano e se n'era tornata al suo rifugio. Non avrebbe sopportato uno suo sguardo confuso o un suo silenzio, l'avrebbe fatta sentire una stupida. Sospirò. Comunque era inutile ripensare a quello che era accaduto la sera precedente. Si alzò, diretta verso l'uscita della tenda, con l'intenzione di partecipare in modo più “attivo” all'allenamento di Aang e Toph. Magari poteva anche rivolgere loro la parola... Rise tra sè. Ecco, ormai stava impazzendo completamente. Quando uscì, però, non trovò nessuno. Alzò un sopracciglio chiedendosi dove fossero andati, non che avesse sentito rumori di combattimento poco prima... Possibile che non fossero neanche andati lì? Sbuffò. Ma tanto che sperava di fare con quei due? Entrò di nuovo nella tenda e prese la spada del padre, poi si diresse da Sokka. Sicuramente si stava allenando con Suki. A passo svelto raggiunse il posto che gli aveva indicato il dominatore dell'aria, sempre continuandosi a chiedere dove fossero finiti quei due rompiscatole, non poteva sopportare che l'avessero lasciata da sola. E perchè poi? Sbuffò ancora. Vabbè, a lei che doveva importare poi? Arrivata non vide nessuno e la cosa la fece arrabbiare ancora di più. Strinse la spada e, maledicendo il fratello, tornò a posarla nella tenda; poi decise di fare un giro per l'accampamento e vedere se, per caso, trovava qualcuno di quei quattro. Camminando voltava continuamente la testa, ma non riusciva a scorgere nessun volto conosciuto; strinse i pugni pensando che, forse, la cosa migliore fosse ritornare alla tenda e restarci per tutto il giorno. Girandosi per tornare indietro sussultò, nel vedere Jet che le sorrideva a pochi centimetri dalla sua faccia. Da quanto tempo la stava seguendo?

-Buongiorno Katara...-

Sbuffò. Non era affatto un Buongiorno.

-Stavi per caso cercando me?-

Alzò un sopracciglio. Lui? Tra tutte le persone possibili proprio lui doveva cercare? Scosse la testa in senso di diniego e lo vide ridere.

-Non pensavo che tu fossi timida a tal punto Katara-

Mentre parlava continuava ad avvicinarsi e questo la costringeva ad indietreggiare. Perchè non la lasciava in pace?

-Sai, sei davvero carina...-

E allungo la mano sinistra verso il viso della ragazza che lo scostò in modo poco educato col braccio destro; in questo modo, però, lui riuscì a prenderle il polso e questo la fece sussultare. Avvicinò il viso a quello della castana sorridendole malizioso.

-Perchè fai la scontrosa? Io desidero solo che tu mi faccia compagnia per un po'...-

Ormai lei poteva sentire il respiro del castano sulla pelle e questo non le piaceva affatto. Provò a muoversi, ma lui le strinse il polso facendole un po' male, intanto avvicinava la sua bocca a quella della ragazza. Cercò di muovere la testa, ma lui le alzò il mento con la mano libera costringendola a guardarlo negli occhi.

-Jet, che stai combinando?-

Il castano sbuffò e si voltò infastidito lasciando la presa sulla ragazza. Guardò il suo capo facendogli intendere che non aveva per niente apprezzato quell’interruzione, ma Zuko non sembrava farci molto caso. Quell’idiota di Jet stava infastidendo la ragazza che lui stava cercando di ammorbidire almeno un po’ e, conoscendo il suo braccio destro, l’avrebbe infastidita a tal punto da farla rimanere per sempre nella sua tenda.

-Facevo semplicemente compagnia alla nuova arrivata…-

Si avvicinò ai due.

-Bè, non è più necessario grazie… Ora ci sono io…-

E lo fissò dritto negli occhi. Jet avrebbe voluto ribattere, ma sapeva che le decisioni del capo andavano sempre rispettate. Così se ne andò, salutando Zuko con un cenno della mano e facendo l’occhiolino a Katara. Lei guardò confusa il suo salvatore, che stava ancora fissando il ragazzo che si allontanava. Dentro di sé lo ringraziava e avrebbe voluto esprimere quel sentimento di gratitudine anche a parole, ma fu bloccata da lui che, voltandosi verso di lei sorridente, le chiedeva cosa ci facesse in giro sola. A quel punto la castana si ricordò dei due amici e del fratello che l’avevano lasciata da sola e le passò completamente la voglia di rivolgere la parola a qualcuno.

-Se per caso cercavi Aang, Toph, Sokka e Suki sono andati a caccia con Appa-

Sussultò, guardandolo negli occhi; come aveva fatto a capire cosa pensava? Vide che si metteva una mano dietro la testa, cominciando a ridere.

-Scusami, mi avevano chiesto di avvertirti, ma quando sono arrivato alla tua tenda non c’eri. Forse mi sono svegliato troppo tardi, scusa…-

Lei scosse la testa, sorridendo appena. Il castano la fissava, ansioso di ricevere una qualche risposta orale, ma, purtroppo per lui, la ragazza non era più molto interessata a parlare. Non perché non avesse voglia, solo che si era resa conto che quando era in sua compagnia anche il silenzio non era poi così male.

 

Sokka lanciò il suo boomerang verso un gruppo di uccelli che si erano posati a terra per mangiare il cibo che lui stesso aveva messo come trappola per loro.

-Fermo Sokka, che fai?-

Al grido del dominatore dell’aria le prede del castano volarono via; il ragazzo della Tribù dell’Acqua guardò Aang in malo modo.

-Ma che ti prende? Dobbiamo cacciare giusto?-

La cieca sbuffò.

-È che quell’idiota è vegetariano…-

Suki annuì, mentre Sokka le guardava confuso. E quindi non voleva far cacciare la carne a loro? Il dominatore dell’aria, intanto, stava facendo scappare tutti gli animali in zona e, accortosi di questo, il castano gli andò incontro cercando di bloccarlo in qualche modo.

-Non capisco perché Zuko abbia deciso di mandare noi a cacciare questa volta, eppure conosce Aang!-

Toph sbuffò.

-Perché ti fai tante domande? A che serve? Tanto Zuko decide e noi dobbiamo obbedire…-

Suki guardò la dominatrice della terra; aveva ragione, però trovava comunque tutto molto strano. Non aveva mai mandato Aang a procurare del cibo per tutto l’accampamento perché lo conosceva. Assottigliò lo sguardo. Ma allora perché ora…

-Ah, perché Zuko non ci ha permesso di portare anche Katara?-

Sokka rise alla domanda del ragazzo.

-Non sarebbe mai venuta, Aang… E poi non ci sarebbe stata di molto aiuto…-

E abbassò lo sguardo; già, ormai sua sorella era chiusa nella sua solitudine. Toph si avvicinò a lui, accorgendosi che stava cominciando a intristirsi, e gli diede un pugno sul braccio, facendolo piagnucolare dal dolore.

-Già, ma almeno non avrebbe fatto danni come sta facendo ora Aang-

La guardò male.

-Io cerco solo di salvare questi poveri animaletti…-

-Tu stai facendo in modo di non farci cenare, che dirà Katara allora?-

Alzò un sopracciglio leggermente imbarazzato chiedendole cosa intendesse dire.

-Sarà colpa tua se lei non potrà mangiare!-

Sussultò e cominciò a richiamare tutti gli animali che prima aveva fatto scappare via; la moretta rise. Ci voleva poco che convincerlo a fare cosa non voleva… Suki intanto stava ancora pensando allo strano ordine che Zuko aveva dato loro e, grazie all’intervento di Aang, capì che probabilmente era Katara la causa. Però, cosa voleva il capo da lei? Si stava comportando in modo strano da quando la dominatrice dell’acqua era arrivata all’accampamento; si stava interessando troppo a lei, ma perché? Seguì gli altri, che erano partiti alla cattura di un cervo sbucato tra gli alberi e intanto continuava a pensare. Era davvero così importante quella ragazza per ordinare a quattro persone di andarsene e tornare il più tardi possibile?

 

I due ragazzi avevano fatto il giro dell’accampamento in silenzio, ovvero, lei stava zitta e leggermente in imbarazzo, e lui le parlava cercando di farle dire qualcosa; Katara se n’era accorta e, un po’ per dispetto, un po’ perché non voleva dire niente, non gli rispondeva. In certi momenti era tentata di tornarsene alla sua tenda e stare lì per conto suo, però doveva ammettere che non gli dispiaceva stare in compagnia del ragazzo. Lui sperava di farla aprire in qualche modo ed era leggermente infastidito da questo suo mutismo, ma poi lo trovò piacevole; in fondo, tutte le ragazze dell’accampamento che gli stavano vicino non facevano altro che ciarlare, mentre lei no, e questa cosa gli piaceva. Ad un certo punto si ricordò di un suo posto segreto dove andava tutte le volte che si sentiva giù e pensò di portarci la dominatrice dell’acqua. La guardò, poi scosse la testa. Ma che andava a pensare? Bè, forse così si sarebbe fidata ancora più e avrebbe usato il suo potere per lui, quindi tanto valeva provare, no?

-Katara…-

Lei fece incrociare i suoi occhi azzurri a quelli marroni di lui, che arrossì lievemente.

-Vieni, ti porto in un posto segreto-

E affrettò il passo, con lei che lo guardava confusa e incerta se seguirlo o meno; lui, sentendola titubare, sbuffò e, prendendola per mano, la trascinò lontano dall’accampamento. Attraversarono il bosco e lei si guardò intorno, cercando di capire dove stessero andando, poi arrivarono a uno spiazzo erboso ricoperto di fiori e un piccolo ruscello passava lì accanto; da quel punto potevano vedere l’accampamento dall’alto. Rimase per un po’ a fissare lo spiazzo; quel posto le dava uno strano senso di pace. Il profumo dei fiori le riportava alla memoria i ricordi più sereni dell’infanzia, quando erano ancora tutti e quattro insieme, quando erano ancora tutti e quattro felici; stranamente quei ricordi non le procuravano tristezza o dolore, ma solo nostalgia. Si portò la mano libera sul cuore e strinse involontariamente quella che stava tenendo il castano. Zuko la guardò, scorgendo nel suo viso un dolce sorriso; questo lo fece arrossire un poco. Era… Contento. Già, era contento di averla portata lì e averla fatta sorridere. Continuò a fissarla, finchè lei non se ne accorse e, dopo averlo guardato interrogativa, si ricordò che la stava tenendo per mano. Arrossì vistosamente e lasciò la sua mano, per poi voltarsi di spalle; il castano rimase leggermente dispiaciuto da quel gesto. Si alzò un leggero vento e Zuko si voltò, fissando l’accampamento dall’alto; Katara, invece, rimase ancora girata, dandogli le spalle. A quel punto cominciò a chiedersi come mai lui l’avesse portata in quel luogo, cosa voleva ottenere? Iniziò a guardarlo, senza però voltarsi completamente verso di lui. Era stato gentile con lei; molto gentile... Ma perché? Strinse i pugni. Faceva così solo per ottenere il suo aiuto in guerra? Perché non capiva che lei non avrebbe mai accettato? Perché voleva procurarle altro dolore? Lui, intanto, continuando a fissare l’accampamento e notando i vari bambini e ragazzi che si allenavano, chiacchieravano e giocavano spensierati ebbe una specie di stretta al cuore, pensando che lui, come la castana, non faceva assolutamente nulla di tutto ciò, anzi, preferiva esserne estraneo. Quando si allenava lo faceva da solo, non voleva che qualcuno lo vedesse usare il dominio del fuoco, e quando parlava con qualcuno non lo faceva certo per piacere personale, era sempre tutto legato alla causa che continuava a perseguire. In quel momento sentì che forse era ingiusto continuare a insistere con Katara, forse doveva lasciarla stare. Abbassò lo sguardo. Forse…

-Katara non importa che usi il tuo dominio dell’acqua…-

Sussultò, sgranando gli occhi e voltandosi completamente verso di lui; il castano fece un profondo respiro, poi si girò serio.

-Sei libera di fare cosa vuoi, nessuno ti obbligherà più. Quindi se non vuoi partecipare alla guerra puoi farlo, hai già sofferto abbastanza…-

Pronunciava queste parole con una certa riluttanza; non si può dire che pensasse realmente ciò che aveva detto, ma non le aveva mentito. Solo quando pronunciò tutta la frase si rese conto di quello che aveva detto e un po’ se ne pentì; non voleva rinunciare al suo potere, però… Però sentiva che in qualche modo doveva farlo. Rimase in silenzio a guardarla, pensando che, forse, grazie a quelle parole lei avrebbe cambiato del tutto idea, ma era una speranza vana e neanche il castano ci credeva poi così tanto. Katara lo fissava ancora tremendamente confusa. P… Perché aveva detto quelle cose? Allora non era una cattiva persona che pensava solo a sé, allora era diverso da quello che credeva…

Hai già sofferto abbastanza…

La sua bocca si aprì in un lieve sorriso e la sua testa si girò verso l’accampamento.

-È bello sapere che per te sono anche un essere umano oltre che un’arma -

Anche questa volta il ragazzo non potè fare a meno di sussultare; la sua voce era qualcosa di stupendo a suo parere.

-Comunque non credo che smetterò di soffrire... Non finchè ci sarà ancora questa guerra almeno...-

E calò di nuovo il silenzio; Zuko sperava, sperava davvero, che lei continuasse a parlare, ma niente, si riammutolì e lui non riprese parola. Con quelle parole Katara stava forse dicendo che voleva combattere? Doveva intenderla come una specie di proposta? Voleva che si spiegasse un po' meglio, ma non riusciva a riaprire bocca. La voce della ragazza gli riecheggiava nel cervello, quella bellissima, rara voce. Mentre lei continuava a fissare il villaggio e lui continuava a fissare la ragazza entrambi si accorsero che Appa era tornato al villaggio e con lui Aang e gli altri. Si guardarono negli occhi; dovevano andarsene da lì e tornare dai compagni, ma nessuno voleva veramente farlo. Alla fine, però, il castano sbuffò e si voltò, camminando per tornare indietro e Katara ovviamente lo seguì; insieme raggiunsero gli altri quattro appena tornati dalla caccia. Vedendo la castana il dominatore dell'aria le sorrise abbracciandola e scusandosi per averla lasciata da sola tutto il giorno; lei, ovviamente, non gli rispose, ma lanciava continue occhiate al ragazzo con la bruciatura. Ormai l'odio verso Zuko era sparito e non credeva che sarebbe mai più tornato...

  
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