Crossover
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Autore: Furiarossa    26/06/2011    3 recensioni
The bird of Hermes is my name
Io sono un diavolo di maggiordomo, un perfetto maggiordomo ....
La sfida del secolo fra i demoni più potenti del mondo degli anime, Sebastian Michaelis e Alucard, ma soprattutto una sfida fra la famiglia Hellsing e la famiglia Phantomhive.
Hellsing e Kuroshitsuji, mistero, violenza, humor. 365 prove, una per ogni giorno dell'anno in cui i nostri personaggi dovranno affrontarsi.
Fra il comico demenziale e il terribilmente serio, esattamente come nella realtà, benvenuti al reality del secolo: benvenuti a Kuroshihellsing.
[Opere principali: Kuroshitsuji; Hellsing][Altre opere: Doctor Who, Dracula, Castlevania, Le Cronache di Narnia, Lost]
Genere: Azione, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Anime/Manga, Cartoni, Libri, Telefilm
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Cap. 60
Prova 16-Ombre Che Sciolgono La Carne

Era una “meravigliosa” mattina di pioggia e nuvole pesanti alla casa del reality, quando il primo umano si svegliò. E, si dia il caso, che l'umano in questione fosse il sempiterno umiliato Walter.
Si svegliò alle cinque in punto (bhè, in punto se il termine “in punto” significa anche le cinque e mezza) e, ancora pieno di sonno, trascinò le sue gambine provate dal duro lavoro per la casa, vagando nell'oscurità come un'anima in pena.
Ancora mezzo assonnato, si guardò intorno e ciò che vide lo stupì: anche a quell'ora della mattina, sul pavimento c'erano due figura sdraiate, bionde, una di fronte all'altra che si fronteggiavano con dignità. Walter si stropicciò gli occhi.
Li additò ed esternò il suo pensiero, sorpreso «Ma voi, anche alla cinque di mattine non avete niente di meglio da fare che giocare a Scaccastagna sul pavimento?»
«No» esclamarono in coro Finnian e Seras.
So che Finnian è umano e, prima di avere la conclusione che noi vi mentiamo perché vi abbiamo detto che Walter è stato il primo umano a svegliarsi quel giorno, credo di essere in dovere di aggiungere un particolare importante all'aspetto fisico di Finnian: credo di dover dire che aveva due paia di occhiaie da mostro che gli scavavano la faccia in un modo da film dell'orrore e che fecero rabbrividire Walter con un brivido che non si provava manco a quaranta gradi sotto zero.
«Lasciamo perdere» disse il maggiordomo, sventolando una mano e dirigendosi verso i corridoi. Finnian che non dorme e gioca tutta la notte con Seras a giochi distruttivi = faticaccia per lui.
Si armò di scopa e paletta e, sospirando riparò ai disastri dei due biondini stupidi.
La sua giornata di maggiordomo era praticamente così: alle cinque del mattino faceva i lavoretti casalinghi che ti facevano venire le ernie al disco, poi prendeva l'aspirapolvere e puliva, poi spolverava, e poi metteva tutto in ordine fino a quando tutti non si svegliavano, poi preparava la colazione, poi si spaccava la schiena nell'orto, poi affrontava il guaio giornaliero della casa spesso provocato da quel bamboccio di Ciel, poi dava un ritocco finale alla casa. C'era anche la prova, e non sapeva mai quando poteva essere.
Gli altri trovavano la casa perfetta e, non essendo maggiordomi o servi di alcun genere a parte Alucard che però non sapeva minimamente cosa significava riparare ai danni di Seras, pensavano che una casa si ordinasse da sola. E ogni giorno non lo trattavano con un briciolo di gratitudine, anzi lo bistrattavano.
Che tristezza.
Si sentiva un povero talentuoso incompreso.
Più o meno come Finnian, con la differenza che il giardiniere era incompreso poiché incomprensibile.
La parte prima era stata completata, ora non gli restava che andare a svegliare tutti gli altri … l'altoparlante rintronò tutti, meglio di qualsiasi sveglia
«La provaaaa! La provaaaa! Tutti in piedi, è un'emergenza e non un'esercitazione! La provaaaa!»
Borbottii e biascicamenti vari provennero da tutte le camere, poi, in uno spettacolo molto da film di zombie, tutti si trascinarono fino alla Sala Grande.
Tutti.
Tranne Sebastian Michaelis.
«Ragazzi, erano una delle prove più difficili da fare. Una delle prove più tremende. Non volevamo ...»
«La mia giornata è cominciata in modo orrendo» la interruppe Walter «Quindi parla chiaro»
«Va bene, scorbutico. E poi, ehi, non credere che anche io ami svegliarmi alle sei, ma questa è un'emergenza! Vi avverto che sarò più scorbutica e sbrigativa di Walter. Comunque, mi spiegherò più chiaramente. C'era una stanza. Una stanza che, come quella delle dimensioni parallele, non doveva ancora essere scoperta perché serviva a delle prove future, le prove verso l'ultima parte del reality, perché dentro quella stanza c'era qualcosa di molto pericoloso. Ma quest'anno ci è capitato qualcuno di dannatamente curioso, che non si sa stare al posto suo a farsi i suoi santi affari, e state scoprendo ogni cosa prima del tempo. Qualcuno di voi, qualcuno che oltre ad essere curioso era anche piuttosto incauto, ha aperto la porta per troppo tempo ed ha liberato ciò che stava nella stanza, quindi non è più una nostra possibilità fare dopo la prova e dovete per forza farla ora. E indovinate di chi è la colpa? Chi manca all'appello?»
«Manca Sebastian» notò Integra
«Ciò che dovete fare» continuò l'altoparlante «è scegliere il migliore di voi, perché uno e uno solo può affrontare questa prova, e mandarlo a catturare quello che si è liberato. La prova maggiore non consiste solamente nel catturare e rimettere nella stanza ciò che si è liberato, ma anche proteggere i propri compagni di squadra dalla morte certa, perché se li prendono, sono già digeriti»
«Chi ci prende?» domandò Finnian, terrorizzato «Chi ci ucciderà?»
«I Vashta Nerada. Letteralmente “le ombre che sciolgono la carne”»
«Come sono fatti?» chiese Meirin, con la vocina piccola piccola e tremante
Ignorandola, la voce proseguì «Mi raccomando, un avvertimento per l'eroe che affronterà la prova e soprattutto per quelli che rimarranno da soli esposti al pericolo. Abbiate paura dell'oscurità, andate sempre alla luce fino alla fine della prova, e … contate le ombre»
«Ma noi non siamo pronti per questa cosa!» esclamò Walter, alzando le braccia al cielo. Di male in peggio. La sfiga gli si accaniva contro. Forse avrebbe dovuto girare con un allevamento di coccinelle addosso e un sacco di trifoglio fra i capelli e i ferri da cavallo. Sarebbe stato ridicolo, ma magari tutta la sua sfiga se ne sarebbe andata e sarebbe stato come una persona normale. Chiedere di essere fortunato è davvero, davvero troppo.
L'altoparlante non rispose.
«Andata!» esclamò il piccolo maggiordomo con rabbia, stringendo i pugni.
Integra, con tranquillità, disse «Alucard, tu sai sicuramente qualcosa dei Vashta Nerada. Vedi di combinare qualcosa di utile e porta una bel po' di punti. Penso che noi ce la sapremo benissimo cavare anche con quei cosi in circolazione. Ci terremo alla luce. Tutti dal lato Phantomhive!» e si incamminò coraggiosamente per prima. I due servitori la seguirono a ruota, prima che Alucard potesse replicare qualsiasi cosa, da un categorico “Non voglio, uffi!” a un “Certamente, my master”.
Dall'altro lato si videro in seria difficoltà. Sebastian era perso chissà dove, e non erano senza qualcuno che potesse veramente fare qualcosa contro i VashitiTaneridi, come li chiamò Ciel. Erano davvero nei guai. Il più qualificato mentalmente e fisicamente era Bard, che ormai era guarito da un pò, solo che faceva il cretino dicendo che era rotto.
«Ci vai tu» esclamò solenne Ciel «Straccione, è compito tuo riparare a ciò che quel cretino gattofilo di Sebastian ha fatto e salvarci tutti. Se non lo fai non appena ritrovo Sebastian ti faccio diventare rotto io!» minacciò il piccolo Conte, strillando e agitandosi.
Bard, essendo pure a rischio di vita e facendosela sotto dalla fifa, era felicissimo di essere lui il protagonista stavolta, di aver rubato la scena al Sebastian che in questa circostanza era passato come il combina-guai di turno e ignorando la minaccia del Bocchan disse, con aria da eroe «Sarà fatto».
Alucard contro Bardroy.
La luce tremolò, poi si spense del tutto.
Bardroy sentì un brivido coglierlo lungo la spina dorsale. Qualcosa si muoveva nelle ombre …
«Cosa diavolo ...» borbottò, poi sentì un grido soffocato «Cosa c'è nelle ombre?»
«Non cosa c'è nelle ombre» rispose Alucard «Ma cosa sono, le ombre».
Nell'udire il suono della voce profonda del vampiro, Bard fece un salto di mezzo metro, ma, credendo di non essere stato visto, quando parlò si gonfiò la voce per sembrare coraggioso
«Sei solo tu, Alucard ...»
«Solo?» la voce del vampiro era ridotta ad un sussurro roco «Solo? Oh, solo è un termine sempre errato … solo nel mezzo di un deserto, in pieno giorno, si può essere “soli”, ed anche lì è difficile … no, non solo “solo” Alucard. Sono Alucard con compagnia»
«Che significa?» Bard si avviò a passo veloce, sperando di distanziare quella creatura che gli metteva i brividi
«Significa che ho un buon modo per eliminare la vostra squadra … nel buio è tutto più facile, per un vampiro»
«Ah si?» Bard, sentendosi enormemente intelligente, si frugò in tasca e ne estrasse una piccola torcia a led «E come te la cavi … adesso!».
Con uno scatto felino, accese la torcia e la puntò contro il vampiro.
Alucard sogghignò nella flebile luce mentre qualcosa dietro di lui si muoveva. Bard tremò e indietreggiò
«Cosa … cosa ...»
«Sono le cose che sono scappate» disse Alucard, parlando piano, con calma «Sono le cose che nessun mortale può fermare, che nessun umano può confinare, da solo ...».
Bard puntò la piccola torcia oltre la spalla di Alucard e quello che vide fu come acqua che colava lungo la parete. Acqua nera, a corso lento, che scendeva verso il basso bagnando il muro.
«Che razza di schifezza è?» Domandò, aggrottando le sopracciglia
«Ombre»sussurrò Alucard, chinandosi in avanti abbastanza da sfiorare l'orecchio del cuoco della fazione Phantomhive «Sono le ombre che vivono ...»
«Questo non ha senso!» esclamò Bard «Dovrei credere ad una sciocchezza simile?»
«Non toccarle. Non toccarle mai, se vuoi vivere»
«Come diavolo faccio, a non toccarle? Tutto … è tutto buio, non so dove metto i piedi ...»
«Allora buona fortuna, Bard» e detto questo, Alucard si unì alle ombre, scomparendo del tutto da quel luogo, senza lasciare nulla di se, come se non fosse mai stato lì.
Bard rabbrividì pensando che ne aveva abbastanza di queste cavolate sovrannaturali.
Non sentiva più alcun rumore e pensò che le ombre se ne fossero andate. Poi ripensò a quello che il vampiro gli aveva detto … ombre viventi … le ombre non producono alcun suono, giusto?
Una paura matta assalì quell'uomo grande e grosso solo perché era al buio. E da solo. Una paura che sembrava infantile, ma in realtà era un istinto arcaico, più antico di ogni razionalità, e che gli serrava la gola e gli faceva tremare le gambe.
Aveva voglia di urlare. Probabilmente, facendolo, avrebbe avuto più possibilità di sopravvivere, di confondere il predatore. Dunque, sebbene Bard si ritenesse un uomo assolutamente razionale, i suoi antichi ricordi ebbero il sopravvento ed iniziò a gridare mentre correva verso la luce, lasciandosi alle spalle i suoi compagni, come se non contassero nulla. Insomma, lui se ne infischiava della prova e della protezione dei suoi compagni, voleva solo sopravvivere a quella situazione assurda!
Corse e corse, fino a sentirsi mancare il fiato, verso una qualunque fonte di luce, finché non raggiunse il cortile interno, dove, per fortuna, i raggi di un sole pallido e coperto da sottili coltri di nuvole, riuscivano a penetrare e a rendere visibili le ombre, seppure con contorno incerti ed acquosi.
Ansimando, si fermò e si guardò intorno. Spense la luce. Si tormentò le dita, guardando intorno a se e chiedendosi che cosa avrebbe fatto... che cosa avrebbe potuto fare, lui? Niente, assolutamente niente se non cercare di sopravvivere!
E tutt'intorno a lui vedeva le ombre, ombre ovunque, e si chiedeva perché mai ne avesse tanta paura. No, non era solo paura, era terrore.
I suoi occhi saettavano a destra e a sinistra nel cortile, mentre una voce gli saturava il cervello, strillando, sempre più forte, come il canto di un gallo in un orecchio … “Conta, conta, conta le ombre!”.
Chiuse i pugni e si costrinse a concentrarsi sulle carote, su quei ciuffi smangiucchiati dai conigli, sulle pieghe della terra smossa. Sembrava tutto normale, i solchi erano percorsi dalla giusta luce e proiettavano le giuste ombre. Come un'ossessione, il cuoco cercò l'oscurità dietro ogni granello di terra, ma era tutto normale.
«Se ne sono andati» Mormorò, con il cuore in gola, poi sorrise e si gettò in ginocchio «Se ne sono andati!».
E mentre rideva, sollevato per essersi salvato la vita, le lacrime gli sgorgavano dagli occhi e gli rigavano il volto. Non aveva mai provato una gioia simile: quella dell'aver capito che valore aveva la vita.
Intanto, Alucard se ne stava accovacciato sul pavimento, con le ombre che vorticavano intorno a lui
«Uhm ...» disse, pensieroso « ...Non c'è storia, in una prova del genere … io sono un nosferatu di livello altissimo, i Vashta Nerada sono miei simbionti. Che razza di prova è? E soprattutto … dove devo mettere queste caspitina di ombre? Confinarle? Confinarle nella stanza delle ombre … oh beh, devo solo trovare la stanza»
«E trovala» rispose una voce, dal buio.
Le orecchie di Alucard ebbero un sussulto, come quelle di un cane che abbia percepito il movimento di una lepre, mentre il suo corpo gigantesco e slanciato scattava in piedi
«Chi va là?!».
Silenzio. Buio e silenzio di per se non erano una combinazione pericolosa per un vampiro, senz'altro erano il suo elemento naturale, ma persino un vero nosferatu come Alucard, in quel momento, si sentiva inquieto. Dopotutto c'erano in libertà dei Vashta Nerada selvatici, ombre viventi che lui non conosceva ed i quali non conoscevano lui. Non erano mai stati simbionti, ma Alucard sapeva che non ne sarebbe stato divorato per via di una sua peculiarità: il suo corpo era morto, certo, ma “viveva” grazie ad una peculiare reazione chimico-fisica che continuava a fare muovere le sue molecole all'unisono e questa vibrazione creava un campo energetico alla quale i Vashta Nerada trovavano conveniente appiccarsi per nutrirsi ed essere portati in giro senza dispendio energetico. Non solo i Vashta Nerada si attaccavano al suo campo energetico, ma per via dei particolari valori vibratori degli elettroni, i minuscoli organismi che facevano parte delle ombre viventi non riuscivano a superare il campo stesso, non potendo dunque raggiungere la pelle del vampiro per divorarlo.
Alucard camminò lentamente per i corridoi bui, scrutando intorno con i suoi occhi infuocati quali quelli della creatura demoniaca che era. Un demone fra le ombre, come un'anima in pena, cercava l'obbiettivo della sua opera quando un pensiero non molto felice lo assalì: e se le ombre avessero divorato tutta la sua fazione?
Lui lo sapeva bene: un umano non poteva in alcun modo bloccare i Vashta Nerada. E Integra era umana, esattamente come Walter. Quanto a Seras … beh, era un vampiro di basso livello, sarebbe stata completamente sciolta dai Vashta, non le sarebbero rimaste nemmeno le ossa.
«Master!» Gridò, protendendosi nel nero del corridoio «Master! Rispondi, ti prego!»
«Alucard, sono qui … perché non stai andando a mettere a posto i Vashta Nerada?»
«Esatto, perché non metti a posto i VashitiTaneridi?» le fece eco Ciel, leggermente spaventato e tremante
«Sta zitto, Ciel!» ruggì Alucard, balzando in avanti, verso la fonte del suono, e prendendo le mani ad Integra «Master, dovete rimanere accanto a me, non allontanatevi per alcun motivo al mondo, nessuno, capito!»
«E tu lasciami andare le mani, cadavere»
«D'accordo, ma ...» Alucard lasciò scivolare le dita dalla stretta «Mi raccomando, non allontanatevi mai … sarò il vostro pastore, per oggi, vi proteggerò dal lupo cattivo …»
«Come uccidere le pecorelle innocenti» sbuffò Walter, preoccupato «Sei sicuro, Alucard?»
«No, ma sono l'unica speranza che avete di sopravvivere, quindi, giovanotto, ti conviene fare silenzio».
Walter ammutolì. Era così, Alucard era diventata la loro unica ancora di salvezza? Non era rassicurante, no, rassicurante per nulla essere alla completa mercé di Dracula.
Seras pigolò
«Mastah!»
«Cosa vuoi, Police Girl?»
«Mastah, siamo le tue pecorelle innocenti?»
«Beh» Alucard si grattò la nuca «Più o meno, diciamo, si ...»
«Grande» borbottò ancora una volta Walter
«Non muovetevi!» gridò Alucard «Non date l'impressione di essere vivi!».
Tutti si irrigidirono. Dopo un paio di minuti, il nosferatu in rosso parlò di nuovo
«Ok, sono passati … non siete stati molto convincenti come morti, ma hanno deciso, per qualche motivo che mi è del tutto ignoto, di non divorarvi. So che sembrerà strano e mai avrei pensato di dover dire una cosa del genere, ma … seguitemi fino alla luce, ragazzi».
Fu così che gli Hellsing si misero in cammino, ma anche i Phantomhive si accodarono, per nulla entusiasti dal dover rimanere al buio in una stanza dove strane cose invisibili avrebbero potuto divorarseli.
Lizzie si strinse da sola in un abbraccio mentre caracollava dietro il gruppo seguendo il rumore dei passi
«Il buio non è per niente kawai» disse.
Ma mentre i nostri “eroi” venivano lentamente condotti in salvo da un cautissimo Alucard, Bard era ancora da solo nel cortile interno, in piedi sopra un mattone che si guardava intorno. Aveva notato qualcosa di strano: un'ombra proiettata laddove non avrebbe dovuto esserci. Insomma, era proprio sotto la finestra e aveva la forma di una piramide puntata verso di lui, una freccia minacciosa.
«Vastha Nerada ...» mormorò, accovacciandosi lentamente «Vero o leggenda?»
«Vero» rispose una voce.
Bard sobbalzò, impallidendo vistosamente, e si girò per vedere chi gli ave parlato, ma non vide nessuno dietro di se. Le sue mani ebbero brividi convulsi. Poi il cuoco di casa Phantomhive udì avvicinarsi dei passi. Passi di molte persone, pesanti e lenti.
«Cosa?».
Qualcosa usciva dal corridoio buio. Bard scese dal mattone e lo raccolse in mano, pronto a scagliare il mattone
«Attenzione!» strillò «Sono armato!»
«Anche io» rispose Alucard, spuntando da dietro l'angolo con un sorriso mostruoso stampato sul volto, con i denti che brillavano nella fioca luce «Perciò vedi di fare il bravo, cuoco del cavolo. Ho portato gli altri … a proposito, che dire, complimenti per essere arrivato a tanto, per essere sopravvissuto. Non credevo che fossi così intelligente, testa gialla».
Bard serrò i denti ma non rispose: in una situazione del genere non era bene mettersi contro i propri compagni di casa, anche se erano assolutamente insopportabili e ti sorridevano in modo tale da sembrare pescecani affamati.
Alucard lasciò il gruppo nel cortile interno e si allontanò con una promessa
«Metterò i Vashta Nerada a posto da solo … questa prova la vincerò io, ma in compenso vi salverò tutti. Oggi mi sento buono. Beh, ci rivediamo quando sarà tornata la luce …» roteò lo sguardo « ...Non avrei mai pensato di dover dire una cosa del genere».
E si allontanò.
I tamburi suonarono.
Bard guardò verso l'alto
«Che cosa significa quest'altro?» domandò
«Risolvi, cuoco straccione!» gridò Ciel, ma Bard gli tappò la bocca con una mano bruscamente, tranciandogli la frase
«Ascolta, minuscolo sorcio» disse, fra i denti stretti «Qui si tratta di vita o di morte, non ho intenzione di stare a sentire te».
Ciel spalancò gli occhioni, impaurito, e la benda gli cadde da quello con il marchio. Sebastian non era vicino e Bard sembrava stare minacciando la sua regale personcina. Intanto i tamburi continuavano a suonare una marcia di guerra serrata, una melodia che si propagava per i corridoi, facendo vibrare le parete.  
Integra mise un braccio intorno alle spalle del suo maggiordomo
«Walter» disse «Conosci questo suono?»
«No, mia signora» rispose il servo, sentendosi la gola secca «Ma … ma ...»
«Si, è qualcosa che viene dal nostra passato, anche se forse non lo ricordiamo … cosa sta succedendo, mio buon Walter?»
«Non lo so, mia signora … non ho mai vissuto niente di simile, eppure ho combattuto nel sangue, tranciando persone in due e strappando braccia, ricoprendomi di visceri strappati e ...».
Un rumore di acciaio scosse la testa. Poi il silenzio rotto dal respiro di un mucchio di concorrenti affannati e spaventati. Le ombre si mossero.
«Oh mio Dio!» gridò Meirin, indietreggiando tanto da finire addosso a Tanaka-san.
Forme scivolarono sulle pietre e circondarono i concorrenti, silenziose e fameliche. Centinaia di minuscole bocche attendevano di divorare la carne, centinaia di recettori sentivano il rumore e il calore delle prede rannicchiate al centro del cortile e minuscoli corpi scorrevano gli uni sugli altri, come meccanismi ben oleati di un unico corpo, per raggiungere il cibo.
Integra si portò la mano al fianco per poi accorgersi che non possedeva una spada e che in ogni caso c'era ben poco da fare contro una minaccia come quella.
I Vashta Nerada non possono essere fermati da mano umana, da spada umana, da pistola, da bomba,   da qualunque arma che mai mente umana abbia creato.
I tamburi ricominciarono a suonare, il ritmo serrato della guerra, e fu come se decine di soldati camminassero verso il cortile.
Ciel cadde a terra e tremò terrorizzato, rannicchiandosi. Lizzie lo abbracciò piangendo e persino Finnian capì che era la fine.
Bard decise che sarebbe morto da eroe ed attese, con il petto gonfio e la sigaretta accesa fra le labbra, mentre dietro di lui Padre Andersen gettava acqua santa sulle ombre senza alcun effetto. Fermare con l'acqua le ombre? Ridicolo.
Poi altre ombre arrivarono e si sollevarono.
«La fine, Walter?» Domandò Integra
«Pare di si, mia signora ...».
E le ombre presero forma, come creature infernali, e si avventarono contro le altre ombre: erano forme di cani mastini, di lupi e di soldati. Seras aguzzò la vista
«Conosco, li conosco!» strillò.
Un uomo sorse dalle ombre, sventolando uno stendardo nero e rosso, con un drago d'oro che garriva come sollevandosi contro il vento, con le fauci spalancate e le zampe alzate.
Un esercito di fantasmi invase la stanza
«Mia signora … mi date il permesso di ampliare il mio potere?» chiese la voce di Alucard, dal basso della statura di un cane nero come pece
«Si» rispose Integra, sorridendo sollevata «Geniale, Vlad. Tutte le restrizioni del patto di Cromwell sono eliminate. Livello zero!».
Stese un braccio in avanti e fu come il segnale della guerra. A Bard cadde la sigaretta per terra.
Le ombre furono rimescolate in mulinelli turbolenti mentre l'esercito di soldati neri le spingevano verso l'uscita del cortile. E, come un sole oscuro di una costellazione sconosciuta, dal punto centrale del guazzabuglio, laddove le ombre confluivano, si levò Vlad con un manto di velluto scivoloso di tenebre.
Il principe sollevò le braccia ai lati del corpo e le ombre confluirono nelle sue mani. L'esercito degli spettri gli fece cerchio intorno suonando i tamburi e gridando un canto di guerra.
I corridoi della casa riaccesero le proprie luci e le sagome eteree dei fantasmi furono attorniate come di fuoco bianco e un'aureola blasfema cinse la testa nera come inchiostro del principe delle tenebre nel momento in cui assorbiva attraverso i palmi le ultime propaggini di tenebra.
«Spettacoloso ...» Disse Finnian, spalancando gli occhioni verdi.
E quand'anche si fu estinto il branco degli spettri ululanti, Vlad rimase immobile a guardare con una sorta di tenerezza verso la sua padrona, come il cane che osserva la buona donna che lo ha adottato raccogliendolo dalla spazzatura.
Integra avanzò di un passo nel silenzio assoluto
«Dove sono, le ombre?» chiese
«Sono dentro di me … le porterò nella stanza. Speravo di poterle raccogliere prima che vi raggiungessero, così che non fossi stato costretto a liberare tutto il mio potere, ma purtroppo non ce l'ho fatta … avete avuto paura?»
«Sarei morta per qualcosa che un mortale non può fermare … non è onorevole come fine?»
«Veramente avevo chiesto qualcos'altro ...»
«No, non ho avuto paura».
Vlad Dracula socchiuse gli occhi e una sorta di sorriso gli increspò le labbra sotto ai baffi folti, poi si volse e andò a cercare la stanza dalla quale i Vashta Nerada erano usciti.
Nel frattempo una voce chiamò dal cortile
«Ehi, concorrenti! Concorrenti! Ci siete ancora? Si … riesco a vedervi sul mio schermo, siete nel cortile. Ehi, complimenti, non siete stati tutti divorati! Ne deduco che ci sia un vincitore … su, non siate timidi, venite, venite nella sala grande!».
I concorrenti, ancora scossi, si trascinarono verso la sala grande. La voce della concorrente sembrava un po' troppo allegra per il momento, visto che la maggior parte dei presenti, come ad esempio Ciel e Lizzie, erano scioccati
«Allora, ragazzi, chi è stato che vi ha salvati? Non vorrete costringermi a riguardarmi le registrazioni, vero?»
«Ma perché, non l'hai visto in diretta?» chiese Bard, che alla scomparsa di Sebastian aveva preso il controllo della compagnia e si sentiva un vero eroe, adesso, come se fosse stato lui stesso a mettere in salvo tutti e non si fosse semplicemente limitato a scappare nel cortile e gridare
«No. Scusatemi, stavo guardando una puntata della WWE ...»
«Ci siamo persi il wrestling per questi stupidi Vashta Nerada» commentò Integra, a denti stretti, con un pugno sollevato minacciosamente verso l'altoparlante
«Suvvia, suvvia Lady Hellsing, credo che trasmetteranno le repliche!»
«Ma non è la stessa cosa»
«Vuoi qualche spoiler?»
«Undertaker ha vinto di nuovo?»
«Mi sembra ovvio … gliele ha suonate di brutto a ...»
«Scusate, dovete proprio mettervi adesso a discutere di stupido, rozzo, inutile wrestling?» si intromise il cuoco dei Phantomhive, beccandosi un'occhiataccia da parte di Integra e una rispostaccia da parte della conduttrice
«Cuoco di basso, anzi, di inesistente livello!» strepitò l'altoparlante «Perché non ti fai i fatti tuoi? Stiamo parlando di arte … che ne puoi capire tu? Comunque … chi di voi ha cacciato i Vashta Nerada?»
«Alucard, trasformandosi al livello zero» rispose Integra, tutta fiera del suo servo
«Ah, Alucard … avremmo dovuto immaginarlo, vista la sua affinità con le ombre … uhm … e adesso dove ...»
«AHHHH!» si sentì urlare.
Poi Vlad venne correndo e mise avanti un braccio, mostrando un grosso pezzo di carne che era stato strappato via insieme all'armatura
«Quei cosi hanno dei denti formidabili!» gridò «Guarda, hanno tagliato il metallo!»
«Wow» disse Walter, dapprima ironico, poi più serio «Vuoi dire che... ti sono scappati?»
«Non essere ridicolo, mio giovane amico … fuggire dalle mie grinfie? No, ho trovato la stanza. Dentro la stanza era stato intrappolato Sebastian … a quanto pare le ombre viventi lo trovano indigesto. Persino più indigesto di me, puah! Deve avere un gustaccio schifoso. Era illeso, anche se un po' scosso, ha detto di aver visto delle cose su cui nessun occhio umano debba mai posarsi, ma secondo me è che è rimasto troppo tempo da solo al buio. L'ho tirato fuori, mi è parso corretto, una condotta sportiva, no?»
«Molto sportiva, Alucard» approvò la conduttrice «E le ombre, quindi?»
«Sono nella stanza dove prima era Sebastian. A quanto pare, uscendo, avevano scaraventato dentro il maggiordomo e avevano bloccato la serratura. L'ho riaperta con la chiave sotto lo zerbino, è un classico ...»
«I Grozzi hanno lasciato la chiave sotto lo zerbino?»
«Così pare»
«Bene» iniziò Integra, seria «Adesso che l'emergenza è finita, credo che dovrai tornare alla tua forma abituale»
«Modalità risparmio energetico» commentò Andersen, sottovoce.
Vlad si stiracchiò mettendosi un braccio, quello malato, dietro la testa, poi la sua forma mutò rapidamente, la sua altezza crebbe e l'armatura fu sostituita dal solito giubbotto rosso lungo fino ai piedi
«Eccomi, mia signora» bofonchiò ironicamente Alucard, inchinandosi
«Sbaglio o sento del divertimento nella tua voce, Alucard?»
«Forse» il vampiro rise a bocca aperta «O forse no. Più probabile che non ti sbagli, “mia signora”»
«Ti conviene fare meno lo sbruffone, Alucard»
«Certo, certo … allora aggiornate il punteggio o no?».
Ci furono alcuni secondo di silenzio in cui i Phantomhive incrociarono le dita sperando in un miracolo che eliminasse l'attribuzione dei punti agli Hellsing. Nel frattempo arrivò anche Sebastian, scuro in volto e corrucciato, che sembrava aver perso un po' della sua originaria fierezza. Si sarebbe ripreso in fretta, come era nella natura dei demoni, sempre se fosse sopravvissuto a tutte le botte che già il suo padroncino Ciel progettava di dargli in testa.
«Visto che questa prova era particolarmente difficile e che dalla regia mi dicono che mentre guardavo il wrestling Alucard ha fatto un'apparizione più o meno epica, alla squadra Hellsing verranno assegnati ben sette punti! Il vantaggio della squadra del vampiro diviene così notevole e i nostri cari Phantomhive dovranno fare non poco per raggiungerli!».
Il tabellone lampeggiò brevemente e si aggiornò:
Hellsing – 62
Phantomhive – 52
«Che sfiga» Commentò Ciel, poco prima di sollevare il suo bastone a chiocciola e darlo contro le ginocchia a Sebastian per venti volte.
Dopo venti volte, un bimbo gracile come lui ovviamente si stancò, allora ebbe la grande idea
«Sebastian, cane zozzo che non sei altro! Anzi, gatto lordo! Prendi questo stupido bastone di foggia molto brutta e colpisciti le ginocchia sessanta volte con forza».
Sebastian sospirò, desiderando di essere rimasto nella stanza-prigione dei Vashta Nerada
«Certo, Bocchan» disse, poi prese l'arma impropria e “molto brutta” ed iniziò a pestarsi da solo.
Ovviamente, in questo frangente, Alucard rise parecchio e si sentì felice e fiero di se.
Quanto a Walter … beh, Walter era improvvisamente troppo assorto in riflessioni sulla vita, sulla morte e le ombre, e non si accorse dell'ilarità intorno a lui. Ma questa è un'altra storia...
Ah, un ultimo appunto molto importante: Finnian e Seras erano di nuovo seduti sul pavimento che giocavano al loro gioco preferito, “scaccastagna”. Ancora purtroppo non sappiamo riferirvi le regole, nessun essere pensante con un QI superiore a venti ha saputo comprendere questo gioco tanto da stilarne un regolamento. Bello vero?
«Scaccastagna!».

  
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