Capitolo
16: “Io ti amo”
Jessi’s POV.
“Adam
dobbiamo andare.” La mia voce si fece ancora una
volta agitata. Cos’era successo a Kyle?
“Mamma,
stai bene?” Adam domandò preoccupato.
“Sta
tranquillo, amore. Ora andiamo all’ospedale da tuo
padre e poi torniamo a casa.” Lo rassicurai. Presi la sua
manina e feci per
andarmene quando la segretaria mi fermò.
“Deve
firmare—“
La interruppi
“Si, certamente.” Mi feci dare il modulo, lo
firmai e glie lo consegnai. Ripresi la mano di Adam nella mia e insieme
uscimmo
dalla scuola. Una volta saliti in auto presi il mio cellulare e
controllai.
Avevo un sacco di chiamate perse da parte di Kyle, di Sophie, e di
Blake. Misi
l’auricolare nell’orecchio per poter ascoltare i
messaggi in segreteria
telefonica mentre guidavo.
Il primo era di
Kyle: “Jessi,
sono Kyle....chiamami...fammi sapere che stai bene....ho sentito le tue
sensazioni....so che c’è qualcosa che non
va....Jessi, cazzo, chiamami, non
farmi stare in pensiero.”
O mio
Dio....Kyle...chissà come stava ora.
Il secondo era
di Sophie:
“Jessi....” stava piangendo. “Per
favore, chiamami al più presto. Kyle si è sentito
male. Sembra gli sia venuta
l’ipertensione e non smetteva di agitarsi e a dire il tuo
nome.....vieni al più
presto. Ho già chiamato Nicole...” e
il messaggio si concluse.
I miei occhi si
inondarno di lacrime.
“Mamma?
Stai bene?” Adam chiese di nuovo, sempre
più preoccupato.
“Sì,
tesoro, sto bene.” Gli mentii.
Lui mi
guardò poco convinto.
“Va
tutto bene.” Lo rassicurai. Presi a riascoltare alcuni
messaggi.
“Jessi....devi venire
in ospedale. Kyle è stato male e...”
questo era Blake.
Sospirai quando
vidi il parcheggio dell’ospedale.
Parcheggiai alla cavolo prima di slacciarmi la cintura. Adam mi
fissò perplesso
ma imitò il mio gesto. Scendemmo immediatamente
dall’auto. Io sbattei la portiera
dell’auto con forza, mentre Adam ripeté
l’azione meno bruscamente. Una volta
chiusa a chiave l’auto presi la mano di Adam e cominciai a
correre vero l’entrata
dell’ospedale, mentre mio figlio faceva fatica a tenere al
mio passo.
“Mamma!
Rallenta!” mi disse ma io lo ignorai. Appena
entrati, andai verso la reception.
“Mi sa
dire dove posso trovare il Dottor Trager?” domandai
quasi istericamente.
“Il
Dottor Trager non è raggiungibile al momento.”
Un’infermiera
mi informò...mi pare si chiamasse Camilla....quella che
faceva il filo a Kyle!
“Questo
lo so! Sta male! Potrebbe dirmi se sta meglio?
Qualsiasi cosa?!” la mia pazienza aveva un limite e se questa
stronza non
avesse parlato l’avrei anche torturata per estorcerle le
informazioni che
volevo, dovevo ottenere.
“Non
sono data a dare risposte a coloro che non sono
famigliari.” Disse lei freddamente.
Presi in braccio
Adam “Sono la madre di suo figlio!! Ed ora
mi dica quello che voglio sapere! Cazzo!”
“Mi
dispiace, ma io...”
“Estrassi
il mio cellulare dalla borsa e chiamai il
cercapersone di Sophie e poi quello di Blake.
In pochi minuti
entrambi ci raggiunsero.
“Grazie
a Dio sei qui, Jessi.” Sophie disse dopo aver
esalato un sospiro di sollievo.
“Sì
davvero, Jessi.” Blake disse guardandomi ansioso e
preoccupato.
“Questa
infermiera non voleva darmi informazioni su di lui!”
dico esasperata.
“Io
non sapevo---“ cercò di difendersi.
“Ma
cosa sta dicendo! Se le ho anche detto di essere la
madre del figlio del Dottor Trager!” la accusai.
“Camilla....”
Sophie disse con aria di rimprovero.
“Scusi.”
Disse evitando il mio sguardo.
“Andiamo,
Jessi.” Disse Blake dirigendosi verso un
ascensore. Io e Sophie lo seguimmo.
“Mamma,
perché non mi hai detto che papà sta
male?” domandò
Adam. Era arrabbiato.
“L’ho
fatto per proteggerti, amore. Non volevo che tu...”
cercai di trattenere le lacrime. “Puoi avercela con me quanto
vuoi...ma ora
dobbiamo pensare solamente a stare accanto a tuo padre.”
Salimmo sull’ascensore.
“Come
sta? Le sue condizioni?”
“E’
stabile. Si è ripreso. Adesso è
sedato....dovrebbe
svegliarsi fra un po’.” Sophie rispose.
“Ma
com’è possibile che alla sua età gli
venga l’ipertensione?”
domandai.
“Non
lo sappiamo. Conduce uno stile di vita sano,
perciò...”
rispose Blake passandosi una mano fra i capelli biondi già
scompigliati.
L’ascensore
raggiunse il piano desiderato e noi scendemmo.
“Si
rimetterà, vero?” chiese Adam, la sua voce
risultava
nervosa.
“Certo.”rispose
Sophie sorridendogli.
“Bene.”
Adam sorrise. Cominciò a divincolarsi tra le mie
braccia, al che lo misi con i piedi per terra. “Posso
vederlo?”
“E’
nella stanza 357.” Disse Blake.
Adam corse verso
la stanza del padre. Io mi voltai verso
Blake e lo abbracciai. Le lacrime cominciarono a solcarmi il viso.
“Shhh.”
Sussurrò “Va tutto bene, Jessi. Non è
successo
nulla.” Mi rassicurò ricambiando
l’abbraccio.
“Ho
avuto così paura...prima Adam e poi
Kyle—“
“Cosa?
Adam? Perché?” domandò perplesso. Si
allontanò un po’
da me così da potermi vedere in faccia.
“Me lo
vogliono portare via. Capisci?” singhiozzai.
“Chi,
Jessi? Gli assistenti sociali? Kyle?” mi guardò
perplesso e ansioso.
“No!
Non loro....” lasciai la frase in sospeso. Non potevo
dirgli nulla. Rischiavo di metterlo in pericolo.
“Chi
allora?” domandò, i suoi occhi verdi preoccupati.
“Non
posso dirtelo...” dissi sincera.
“Perché
no?” chiese allontanandosi da me così rompendo il
nostro abbraccio. “Non ti fidi di me, forse?”
“Certo
che mi fido...ma è per la tua salvaguardia che non
te lo dico. Ci sono cose che è meglio che tu non
sappia.”
“Sono
in grado di salvaguardarmi da solo, Jessica. Dì
piuttosto che non ti fidi di me. E’ più
credibile.” Disse deluso. “Vai a vedere
Kyle. Ha bisogno di te, ora.”
Si voltò e
se ne andò.
Non poteva
capire. In parte aveva ragione. Non mi fidavo al
cento per cento di lui...ma non potevo rivelargli determinate cose.
C’erano già
troppe persone immischiate in questa faccenda. E meno erano, meglio
sarebbe
stato per tutti.
Kyle’s
POV
Mi svegliai con
un mal di testa allucinante. Aprii gli
occhi ma li richiusi immediatamente. La luce era troppo forte. Li
riaprii
lentamente, giusto il tempo perché i miei occhi mettessero a
fuoco lo scenario.
Ero in una
stanza di ospedale.
“Kyle?”
sentii dire.
Mi voltai verso
la direzione in cui pensavo la voce
provenisse. “Jessi? Come stai?” chiesi, la mia voce
roca. “Adam sta bene?”
domandai ansioso.
“Sì,
sta giocando con Sophie nel tuo ufficio. Non è un fan
degli ospedali.” Rispose sorridendo lievemente.
“Tu
invece? Allora?” l’incalzai.
“Dovrei
essere io a domandarti come ti senti. Sei scemo?
Farti venire l’ipertensione, Kyle..” mi
guardò con uno sguardo di rimprovero,
ma sentivo che era tutta una facciata. Era sollevata, e anche
preoccupata.
“Mi
dispiace, Jessi. Non volevo farti preoccupare, ma...
cos’è successo?”
“I
Latnok vogliono Adam.”
Mi misi a
sedere. “Devo chiamare Foss.”
“Questo
può aspettare, Kyle.” Mi disse prendendo la mia
mano nella sua. “Ora, sei costretto a rimanere sotto
osservazione stanotte, ma
domani potrai tornare a casa...e solo allora affronteremo
l’argomento, okay?”
“D’accordo.”
Strinsi la sua mano in segno di conforto. “Jessi,
non preoccuparti. Ce la faremo anche questa volta ad avere la meglio su
di
loro.” Dissi
ottimista.
“Spero
sia come dici tu.” Abbassò lo sguardo.
“Hey.”
Con l’altra mano le accarezzai la guancia. I suoi occhi
incontrarono i miei. I suoi erano pieni di lacrime. “Li
sconfiggeremo, Jessi.
Ora pensiamo solo a mettere Adam al sicuro.”
“Giusto.”
Rispose, la sua voce appena un sussurro. Una
lacrima solitaria le rigò la guancia. L’asciugai
con un dito.
Lei si
avvicinò a me e mi abbracciò. Cercai di
ricambiare l’abbraccio
ma era abbastanza impossibile. Jessi ruppe l’abbraccio. Io mi
spostai di lato
così da fare dello spazio sul letto.
“Sdraiati
accanto a me.” La invitai.
Lei non se lo fece ripetere due volte. Poggiò
la testa sul mio petto dopo essersi sdrataia. Le mie braccia
circondarono le sue
spalle. “Jessi, non preoccuparti. Ci sono io qui con te,
amore. Non sei sola.” Mi
ero lasciato sfuggire quella parola, ma non me ne importava. Le posai
un bacio
sui capelli. “Ci sono io.” Strinsi la stretta sulle
sue spalle.
Jessi non
rispose. E sentii il mio cuore frantumarsi. Non
mi amava più, forse?
“Kyle?”
mi chiamò.
“Huh?”
“Grazie
di esserci, davvero. Io ti amo...ma è tutto così
complicato ora....perché io amo anche lui.”
“Capisco,
Jessi. Ma lo sai che sta a te decidere.” Sussurrai
con il cuore in gola.
“Lo
so.” Rispose e sospirò.