Storie originali > Generale
Segui la storia  |       
Autore: Moriartied    27/06/2011    3 recensioni
Storia che gira attorno alle vite di un gruppo di amici, alle prese con la vita di tutti i giorni. Tra casa, scuola e amori impareranno a crescere ed a maturare, ad aprire gli occhi sul futuro e soprattutto a vivere pienamente la loro vita.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Ok...E' la prima volta che mi cimento in una fanfiction originale (cavolo, ho abbandonato la sezione "Harry Potter"! Un passo avanti). In realtà non è nata affatto come fanfic, doveva essere un mio romanzo ma poi ho cambiato idea. Se anche l'avessi pubblicato, non l'avrebbe comprato nessuno, ne sono certa XD. Come sono certa del fatto che pochi leggeranno questa storia (più che altro perchè le persone spesso non si aggirano da queste parti). Che dire...ci provo. E poi avevo una voglia matta di scrivere! Spero che vi piaccia. Accetto qualsiasi cosa, critiche, consigli e si, anche qualche recensione positiva. Baci,
MissMalfoyuno



Leira era sempre stata molto insicura, piena di complessi: si vedeva bassa, grassa, brutta e chi più ne ha più ne metta. Vedersi allo specchio era la cosa che odiava di più  al mondo; osservare la sua figura imperfetta la rendeva nervosa, non riusciva proprio ad amarsi e di conseguenza nessuno amava lei, o almeno, questa era la teoria di sua madre. Infatti quest’ultima era solita dire: “se prima non ti ami tu, di  certo non ti ameranno gli altri”. Leira odiava questa ipotesi idiota, anche perché, proprio a causa della sua insicurezza, era convinta che, finchè un ragazzo non le avesse detto che era bella, o quanto meno carina, lei non si sarebbe mai piaciuta…tipetta alquanto strana, vero? Almeno questo era ciò che pensavano le sue amiche: Faith, ragazza né troppo seria, né troppo spensierata, ma equilibrata. Anche lei, come Leira, si faceva un sacco di complessi perfettamente inutili, ma almeno, a differenza dell’amica, non ne parlava ogni secondo.  Era una persona senza peli sulla lingua, che diceva le cose come stavano e spesso questo suo atteggiamento poteva essere frainteso, almeno per chi non la conosceva bene.  Tutto il contrario di Serena, l’altra migliore amica di Leira. Era una ragazza timida con chi non conosceva, ma una volta entrata in confidenza si trasformava, diventando una di quelle persone con il sorriso sempre sulle labbra, anche se bisognava stare attenti a non farla arrabbiare. Era una persona tremendamente insicura: quando iniziava una frase non la continuava e lasciava perdere…una cosa che infastidiva profondamente le altre due. La cosa bella della loro amicizia  era che si conoscevano da un’infinità di tempo. Faith e Leria erano cugine ed entrambe conoscevano Serena da ben undici anni. Ogni volta che ci pensavano sorridevano, ricordando con tenerezza la loro infanzia spensierata, ormai volata via, dal momento che avevano diciassette anni. Ed è proprio durante quest’età che inizia la storia, con il primo giorno del loro penultimo anno di liceo. Quella mattina il sole era talmente forte da spaccare le pietre ed il caldo era soffocante. Una ragazza correva in fretta verso l’entrata della scuola: dei lunghi capelli castani e ricci le danzavano sulle spalle durante la corsa. Portava un paio di occhiali neri, un filo di matita sotto l’occhio e mascara quanto bastava. Leira non aveva mai amato particolarmente i trucchi. Al suono della campana mancavano esattamente trenta minuti, ma se c’era una cosa sulla quale la ragazza non transigeva, beh, quella era arrivare in ritardo a scuola. Non appena arrivò riprese fiato ed i polmoni si riempirono della calda aria di settembre.

-Leira!- una voce la chiamò e lei si voltò. Una ragazza, dai capelli lisci e castano chiaro, si stava incamminando verso di lei.
-Serena, finalmente!- esclamò Leira e non appena l’amica fu vicina l’abbracciò, ricambiata.
-Dov’è Faith? Non è ancora arrivata?- chiese l’altra, guardandosi intorno.
-No, non ancora. Vedrai che arriverà in orario, come sempre. In fondo abita praticamente sopra la scuola!-
Lentamente il cortile della scuola si riempì di gente: vi erano studenti di ogni età e molti erano quelli nuovi, in particolare i più giovani.
-E’ incredibile quanta gente ci sia, vero? E la maggior parte sono quasi tutti quattordicenni!- esclamò Serena , guardandosi intorno.
-Già, ma in questo momento m’interessano maggiormente quelli più grandi…o comunque quelli della mia età.- disse Leira, alzandosi in punta di piedi per poter osservare meglio oltre la folla. Serena ridacchiò e ad un tratto si mise ad agitare in aria le braccia.
-Che diavolo stai facendo?-
-C’è Faith laggiù! Sto cercando di farmi vedere.- disse l’altra, continuando a sventolare la mano. Faith la vide e, sorridendo, corse verso di loro. Abbracciò Serena come se non la vedesse da anni, mentre diede a Leira solo due baci sulle guancie. Quest’ultima assunse un’aria contrariata e la guardò male.
-Potrei anche offendermi, lo sai?- disse imbronciata e l’amica, ridendo, le diede una piccola spintarella.
-Ma smettila!- disse divertita. Quei pochi minuti che le separavano dall’entrata a scuola volarono via in un attimo ed in men che non si dica era già tempo di varcare le porte dell’edificio. Il suono della campanella si diffuse nell’aria ed ogni studente, pur controvoglia, fu costretto ad entrare.
-Ragazze, vi rendete conto che è il nostro penultimo anno qui? Io ho intenzione di godermelo fino alla fine!- esclamò Leira in tono deciso.
-Guarda che non è mica l’ultimo…abbiamo ancora un sacco di tempo da passare qui-
-Beh, io sono convinta che bisogna godersi anche questo! In fondo l’anno prossimo avremo gli esami e non potremo più passare tutti i pomeriggi insieme!- rispose la ragazza e le due amiche  scossero la testa, come per dire “non cambierà mai”. Entrarono in classe, la stessa dell’anno precedente, e si sistemarono: Leira e Serena al terzo banco, mentre Faith al secondo. In realtà il gruppo non era formato solo da loro tre. Vi era una quarta ragazza, loro amica da tre anni: Jessica. Era una brava ragazza in fondo, ma aveva un sacco di lati negativi: sapeva rivelarsi falsa, tremendamente falsa. Si, le volevano bene, ma spesso non potevano che provare un profondo fastidio, in particolare quando mentiva o non rispettava i voleri degli altri, tanto meno i sentimenti, Inoltre si credeva bellissima. Non che non fosse carina, ma le tre amiche non riuscivano a giustificare il fatto che avesse così tanti ammiratori…era un vero mistero. La ragazza andò a sedersi vicino a Faith, che assunse l’aria di quella a cui era capitata la peggior sfortuna. Leira e Serena risero: non avrebbero mai voluto essere al suo posto. Nel frattempo arrivò il professore d’inglese, un tipo strano, lunatico, dall’umore imprevedibile: l’ora prima poteva essere la persona più pacifica del mondo, mentre quella dopo sarebbe anche stato capace di uccidere.
-Ragazzi questo è il vostro penultimo anno qui, perciò dovrete prepararvi per poter affrontare al meglio l’ultimo. Mi raccomando!- il professore esordì con queste parole, mentre guardava tutti con serietà. Leira, Serena e Faith si scambiarono un profondo sguardo d’intesa e guardarono di sottecchi Jessica: sapevano tutti che questa non brillava certo per intelligenza, anche se, bisognava ammetterlo, era necessario essere quanto meno furbi per inventare ogni giorno una scusa diversa per giustificarsi per non aver studiato, come era solita fare lei. Inaugurarono l’anno nuovo con un tema d’attualità, il preferito di Leira. Erano i più semplici e, soprattutto, erano quelli che le riuscivano meglio. Amava scrivere, per lei era come respirare; quando scriveva si sentiva libera e veniva trascinata in un altro mondo, nel quale si rifugiava spesso. Quando mancava l’ispirazione era una tragedia ed a volte non scriveva per settimane intere, cosa che rendeva parecchio monotona  la sua vita. Con il trascorrere della mattinata le sembrò che non fosse cambiato nulla e dovette ricredersi: il penultimo anno non era niente di speciale. Quando arrivò il momento della ricreazione fu una vera manna dal cielo: era solo il primo giorno ma i professori li avevano già caricati di compiti e tutti avevano fatto il medesimo discorso del professore d’italiano. Leira e le altre uscirono nell’enorme cortile interno della scuola e si sedettero sui gradini delle scale antincendio.
-Era ora!! Stavo morendo di sonno in classe! I prof quando parlano sanno essere veramente noiosi!- esordì Leira, stiracchiandosi.
-E’ vero, cavolo. E poi ci hanno lasciato un mucchio di compiti…ed io che speravo di poter uscire oggi pomeriggio.- mormorò Serena, con una nota di disappunto nella voce.
-Beh, al massimo, se vi va, potremmo studiare tutte insieme. Sarà decisamente più facile. E poi non sono cose troppo difficili, finiremo subito!- esclamò Faith, entusiasta, cercando di far tornare il buon umore alle sue amiche.
-Facile dirlo per te, sei praticamente un genio!-
-Leira, non sono un genio, quante volte te lo devo dire?? Studio e basta, cosa che dovresti imparare a fare anche tu.-
-E’ che è noioso! Io voglio divertirmi!- rispose l’altra, mettendo il broncio.
-Non fare la bambina! Hai diciassette anni ora, cerca di comportarti un po’ di più come tutte le ragazze di questa età!- l’ammonì Serena, con aria stanca, facendo un enorme sbadiglio.
-Intanto ne ho ancora sedici, e poi non ho nessuna intenzione di…- ma non finì la frase e spalancò gli occhi.
-Leira? Che hai?-
-C’è lui!-
-Lui chi?-
-Jeremy!-
-Jeremy? Il bellone della V° H?- chiese Faith, guardandosi intorno.
-Si! E sta venendo verso di noi!- infatti era diretto verso le scale un bel ragazzo, dai capelli biondo cenere e gli occhi, stranamente, neri. Era piuttosto alto e di certo non passava inosservato: era corteggiato da molte ragazze le quali, al suo passaggio, iniziavano subito a parlottare entusiaste con le loro amiche. Quando Leira se lo ritrovò di fronte divenne tutta rossa.
-Scusa, dovrei passare. Posso?- chiese lui, sorridendole. Lei annuì varie volte, senza muoversi.
-Si, ma dovresti spostarti.- disse lui ridendo e lei, diventando ancora più rossa, alzandosi, si fece da parte. Quando lui se ne andò lei si sedette nuovamente e si coprì il volto con le mani.
-Che figura, che figura!- continuava a ripetere.
-Su Leira, non è successo nulla! Non fare l’esagerata!-
-Faith, ho appena fatto una colossale figuraccia con il ragazzo più bello di tutta la scuola e tu mi dici NON E’ SUCCESSO NULLA?!-
- Beh, non è un dramma. Vedrai che tra un po’ si dimenticherà di te.- disse, tranquillamente, alzando le spalle.
-Non so se sentirmi sollevata o demoralizzata.-
-Ma piuttosto, a te non piaceva Thomas?- le chiese Serena. Thomas era un vecchio amico di Leira e si conoscevano da ben sei anni. Per tutto quel tempo la ragazza aveva continuato a sperare di mettersi con lui, ma senza successo, nonostante lui continuasse ad invitarla ai suoi compleanni e ad avere attenzioni solo per lei.
-Ho deciso che è ora di finirla! Sono stata innamorata di lui per ben sei anni, senza concludere nulla. Ho capito che è arrivato il momento di mettere la parola fine a questa storia e di concentrarmi su qualcun altro! E se lui dovesse, un giorno, venirmi dietro, potete star certe che non gli darò la soddisfazione di fidanzarsi con me!- esclamò decisa, lo sguardo che esprimeva serietà e determinazione.
-Alleluja!- dissero in coro Faith e Serena ed in quel momento la campana annunciò la fine della ricreazione. Quella giornata passò lentamente e quando finalmente uscirono da scuola esultarono di felicità. Velocemente tutte le persone di dispersero e davanti la scuola ne restarono davvero poche.
-Ci si vede ragazze, a me tocca aspettare qui mia madre.- disse Leira, salutando le altre con un cenno della mano.
-Va bene…allora ci vediamo nel pomeriggio a casa tua?-
-Si, perfetto.-
-Ok, a dopo. Ciao!-
Mentre le due amiche se ne andavano Leira rimase seduta sulle scale della scuola, in attesa della madre. Le dava fastidio, alla sua età, doversi ancora far accompagnare da sua madre in macchina e non vedeva l’ora di prendere la patente, o quanto meno il patentino e poter finalmente usare il motorino di suo fratello, Charls, che era partito per lavorare all’estero. All’improvviso la ragazza sentì il rumore di un clacson e avvistò sua madre, che le intimava di muoversi.
-Ciao mà!-
-Ciao tesoro. Allora com’è andata?-
-Come al solito, non abbiamo fatto niente di che.- rispose la figlia annoiata, guardando il paesaggio che le scorreva sotto gli occhi mentre avanzavano.
-Interrogata?-
-Mamma, il primo giorno non interrogano! In compenso ci hanno già lasciato un mucchio di compiti e di pomeriggio vengono le ragazze a studiare.-
-Potevi direttamente invitarle a mangiare invece di farle scomodare, no?-
-Non volevo crearti problemi…-
-Si, come no…ruffiana.- disse la madre infine con una risatina e Leira sorrise. Una volta arrivati a casa la ragazza posò a terra lo zaino e si buttò sul letto, osservando il soffitto. Come primo giorno era stato piuttosto normale…che fregatura! -----------------------------------------------------------

   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Generale / Vai alla pagina dell'autore: Moriartied