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Autore: HachiXHikaru    27/06/2011    3 recensioni
L’Acqua e il Fuoco sono due elementi opposti.
Il Fuoco è rosso, l’Acqua è azzurra.
L’Acqua genera la vita, il Fuoco la distrugge.
Il Fuoco crea gli incendi, l’Acqua li spegne.
L’Acqua e il Fuoco non potrebbero mai convivere in armonia, sono troppo diversi.
Ma che succederebbe se il Fuoco si innamorasse dell’Acqua?
Se i due elementi entrassero in contatto uno sopraffarebbe l’altro.
Ma che succederebbe se entrassero in armonia?
Si verrebbe a creare qualcosa di nuovo, qualcosa di magico e potente.

Ma Fuoco e Acqua potrebbero mai entrare in armonia?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Katara, Quasi tutti, Zuko
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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AVVISO: domani partirò per la Sardegna e starò via 2 settimane, fino al 12, non credo di poter avere internet e quindi non so se riuscirò ad aggiornare, mi scuso con tutti voi ç__ç

 

7. “Change”

La sera precedente Katara fece avere al fratello la spada del padre e lui, come aveva pensato la ragazza, cominciò a farle mille domande su dove l'avesse presa; quando lei gli aveva risposto raccontandogli del viaggio fatto con Zuko al loro villaggio natio Sokka sembrò calmarsi un poco, ma subito dopo la guardò a occhi sgranati. Era contento che avesse ripreso a parlare, ma era anche molto sorpreso, non se lo aspettava così all'improvviso; l'abbracciò in lacrime continuando a farle altre domande, ma lei non riaprì più bocca e, dopo essere tornata alla sua tenda, si addormentò praticamente subito. Il mattino seguente uscì e non fu sorpresa di trovare Aang e Toph che si allenavano a esercitare i propri domini; sorrise e si mise a sedere guardandoli. Momo le andò incontro saltandole in testa e lei cominciò ad accarezzarlo con la mano destra; i due continuavano a combattere, probabilmente non si erano accorti, o meglio, Aang non si era accorto, dell'arrivo della castana che intanto non la smetteva di fissarli. La mora riusciva a parare abilmente con la terra i getti d'aria che provocava il ragazzo il quale non era da meno e parava tutte le pietre che la ragazza gli lanciava contro; Katara aveva notato che i due non combattevano seguendo sentimenti negativi, ma semplicemente lo facevano per divertirsi. Divertirsi...Un tempo si divertiva anche lei a dominare l'acqua facendo scherzi a suo fratello. Assorta nei suoi pensieri e sempre con gli occhi puntati verso i due amici, non si era accorta di far muovere involontariamente la mano sinistra, e che l'acqua in un recipiente poco distante da lei stava seguendo quei movimenti, come un serpente che esce fuori dalla cesta mentre il suo incantatore sta suonando. In quell'istante, però, il giovane dominatore dell'aria sembrò accorgersi della presenza della ragazza e, lasciando per l'ennesima volta a metà il combattimento con Toph, corse verso di lei sorridente e la salutò; sentendo la sua voce la castana si risvegliò da quella specie di trance e smise di muovere la mano facendo cadere per terra il recipiente e di conseguenza anche l'acqua che c'era all'interno. La mora sbuffò, urlò contro il ragazzo e lo maledisse per aver fermato un altro dei loro combattimenti solo per salutare la, ormai non più, nuova arrivata; quello si mise una mano dietro la testa e si scusò, mentre Katara si alzava in piedi. Sentiva uno strano bisogno di lottare, di usare il suo dominio... Aang se ne accorse e le sorrise dolcemente, chiedendole se voleva partecipare anche lei al loro combattimento; la ragazza lo guardò, leggermente sorpresa, poi annuì.

-Però voglio battermi con Toph...-

La moretta sussultò, sentendo delle parole provenire dalla bocca di quella finta muta, poi ghignò, felice di potersi confrontare con qualcuno di nuovo; solitamente era sempre il dominatore dell'aria che lottava con lei.

-Ah... Bè, non c'è nessun problema, vero Toph?-

Era stupito, finalmente la castana aveva parlato, era davvero strano per lui, che ormai si era abituato al suo silenzio. Si voltò verso la mora, notando il sorriso che aveva invaso il suo volto; sicuramente lei avrebbe apprezzato più di lui lottare contro la dominatrice dell'acqua. Katara camminò in direzione della ragazza, posizionandosi davanti a lei, mentre Aang si sedette, occupando il posto che di solito usava la castana, e Momo gli salì sulla testa. Le due dominatrici erano faccia a faccia e ancora nessuna delle due osava fare la prima mossa; la castana si guardò intorno circospetta, avrebbe usato l'acqua che era caduta dal recipiente, ma poi? Non aveva altro, né un fiume, né un ruscello, niente di niente, Toph invece aveva tutta la terra che voleva a disposizione... Si morse il labbro inferiore. Doveva smetterla di pensare e agire! Mosse le mani e le braccia, in questo modo tutta l'acqua si raccolse, pronta per essere usata contro la mora che rimaneva ancora ferma; Katara l'attaccò e lei alzò un muro di pietra davanti a sé, rendendo inutile la mossa della ragazza.

-Tsk, non vali poi granché, mia cara...-

Strinse i pugni e, mentre raggruppava ancora una volta l'acqua, si mise a correre verso Toph che sorrideva beffarda preparandosi a contrattaccare; tutto ciò la divertiva davvero molto. Lanciata all'attacco, Katara venne distratta da una voce familiare che la fece voltare nella direzione del suo proprietario. A quanto pare Zuko era nei dintorni a parlare di alcune faccende col suo braccio destro; i loro sguardi s'incrociarono e questo la fece sobbalzare. Ormai non prestava più attenzione alla lotta, dopo aver visto il ragazzo era come se tutto il resto fosse passato in secondo piano, come se tutto si fosse fermato, come se in quel momento ci fossero solo loro due. Zuko... Si sentì colpire all'altezza dello stomaco da un blocco di terra che la mora aveva preso dal terreno scagliandolo contro di lei e cadde a terra; Aang sussultò e, alzatosi di scatto, le andò subito incontro, Toph intanto stava immobile a “fissare” Katara. Non... Non credeva di aver lanciato un attacco potente... Non era niente di che... Poteva... Poteva schivarlo benissimo... Ma allora perchè... Sentì i passi del capo, sembrava davvero molto preoccupato. Il ragazzo si avvicinò a Katara e si inginocchiò a terra; Jet intanto lo seguiva da dietro. La castana teneva a fatica gli occhi aperti e riusciva a vedere solo il volto di Zuko sfocato. Maledizione, si era distratta...

-Katara, come ti senti?-

Lo stomaco... Le faceva male lo stomaco... Però, non riusciva a dirlo a voce alta... Zuko guardò Aang.

-La porto nella mia tenda, così la curiamo...-

E prese la ragazza in braccio, facendola arrossire un poco, e arrossendo leggermente anche lui, poi si diresse verso la tenda sempre seguito da Jet. Anche il dominatore dell'aria si alzò e cominciò a seguirlo, poi si fermò, guardando Toph che rimaneva ancora immobile.

-Dai, andiamo-

La esortò e, dopo averla sentita sbuffare, seguirono insieme il loro capo.

 

La ragazza sentì che il dolore allo stomaco era andato completamente via, o quasi, e questo grazie alle cure del ragazzo con la cicatrice; ancora una volta era stato premuroso e gentile con lei. Aveva preso una qualche strana erba da una specie di cassetto per i medicinali e, dopo averla pestata e resa liquida, gliel'aveva fatta bere; in questo modo aveva alleviato un po' il dolore. Per tutto il tempo la castana non aveva smesso di fissarlo e la cosa non diede certo fastidio al ragazzo, anzi gli procurava un insolito senso di piacere. Chissà se, oltre a fissarlo, gli avrebbe anche rivolto la parola; già, avrebbe tanto voluto che lei gli spiegasse il motivo che l’aveva spinta ad usare il suo dominio. Da un lato era contento che lei avesse combattuto, che si fosse allenata, ma dall’altro era arrabbiato e preoccupato allo stesso tempo. Katara era debole, non si era ancora ripresa del tutto e combattere come prima cosa contro Toph non era stata una scelta intelligente; la moretta era forte e non risparmiava i suoi colpi, neanche per i convalescenti. Eppure la castana la osservava sempre combattere, com’è che non se n’era accorta? Com’è che non aveva scelto Aang come primo avversario? Mentre formulava questi pensieri aveva cominciato a fissarla senza rendersene conto e questo aveva fatto leggermente imbarazzare la ragazza. Poteva benissimo immaginare cosa stesse pensando Zuko e probabilmente avrebbe dovuto dargli delle spiegazioni, ma come? Come avrebbe potuto cominciare il discorso? E se lui le avesse fatto delle domande? Se avesse tirato di nuovo fuori il loro discorso precedente? Se le avesse di nuovo chiesto di usare per lui il suo dominio? Probabilmente in quel momento non avrebbe potuto fare altro che dirgli di sì e una parte di lei non lo desiderava affatto. Il silenzio continuava e ognuno sperava che fosse l’altro a cominciare a parlare per primo e non trovando altro da fare continuavano a fissarsi; ognuno si perdeva negli occhi dell’altro. Fortunatamente per loro erano soli nella tenda; né Aang, nè Toph, né tantomeno Jet avevano avuto il permesso di entrare; il capo sosteneva che in troppi avrebbero solo causato fastidio e non era neanche giusto farne entrare uno e gli altri due no. Così erano stati costretti a rimanere fuori: Aang, con Momo sulla testa, camminava avanti e indietro davanti alla tenda; Toph si torturava le mani seduta per terra, continuando a maledirsi per aver accettato di lottare contro la dominatrice dell'acqua, non voleva di certo ferirla; Jet stava in piedi a braccia conserte accanto all'entrata della tenda, come una guardia che deve proteggere una qualche persona importante, e l'unica cosa che lo preoccupava era cosa avrebbe potuto fare il capo alla sua preda, sperava non fosse interessato a lei, non lo era mai stato con nessuna. Con questi pensieri i tre aspettavano ansiosi che qualcuno uscisse dalla tenda per informarli di come stesse la ragazza, ma, ad un certo punto, uno di loro, stanco di aspettare, entrò all’improvviso nella tenda, trovandosi davanti i due che, interrotti da quel loro fissarsi, si erano voltati contemporaneamente verso la persona che aveva fatto capolino nella tenda. Quella, fregandosene del fatto che, probabilmente, aveva interrotto qualcosa, cominciò a parlare rivolta alla castana e indicandola col dito della mano destra.

-Non volevo farti del male, ok? È stato un incidente! Non volevo colpirti forte, davvero! Pensavo tu riuscissi a pararlo facilmente! E poi, cavolo, chiunque avrebbe potuto pararlo facilmente!-

Pronunciò tutte queste frasi talmente velocemente che Katara non riuscì a comprenderle precisamente e, con un gesto quasi automatico, si voltò verso il castano come per chiedere a lui cosa avesse appena detto la mora.

-Toph si sta scusando con te… Almeno credo-

La dominatrice della terra abbassò la testa, annuendo imbarazzata; la castana abbozzò un sorriso.

-Non preoccuparti, in fondo ora sto bene-

La moretta rialzò lo sguardo, grata alla ragazza delle parole che le aveva rivolto e a quel punto anche Aang entrò nella tenda chiedendo a Katara come si sentisse, ma lei non rispose, richiudendosi in quel suo mutismo e lasciando parlare il capo. Alla fine i tre dominatori ritornarono alla tenda della castana, sotto consiglio di Aang, con l’intenzioni di continuare l’allenamento tra il ragazzo e la mora; in fondo non credeva che Katara volesse combattere ancora.

-Visto Toph, ti avevo detto di non preoccuparti troppo per Katara-

Disse sorridente il dominatore e quella sbuffò.

-Non ero affatto preoccupata…-

-Ma se sei entrata nella tenda perché non riuscivi più ad aspett…-

Non finì la frase che un blocco di terra lo colpì non molto violentemente.

-Io. Non ero. Preoccupata.-

Scandì bene le parole e lui deglutì, decidendo di chiudere lì la faccenda; la castana, intanto, mentre camminava dietro ai due amici, lanciava delle occhiate dietro di sé, cercando di scorgere il volto di Zuko che, uscito anche lui con gli altri dalla tenda, rimaneva immobile a fissare i tre che si stavano allontanando. Jet continuava a rimanere in piedi a braccia conserte e guardava la castana, poi lanciò un’occhiata al capo come per assicurarsi che lui non facesse lo stesso e si stupì non poco nel vedere che anche lui aveva lo sguardo fisso davanti a sé. Che stesse guardando… No, era impossibile. A lui non poteva interessarle, non… Non in quel modo almeno! Strinse i pugni. Già, non poteva assolutamente…

-Capo…-

Si voltò a guardare il suo braccio destro; e adesso che voleva?

-Non è che per caso t’interessa quella ragazza?-

Sussultò, ma si trattenne dall’arrossire leggermente, in fondo, perché avrebbe dovuto farlo? Si guardò i piedi, confuso da quella domanda e dalla reazione che stava avendo; cosa avrebbe dovuto dirgli? Sbuffò. Che domanda idiota, la verità, ovvio. Fissò Jet negli occhi, non era affatto come fissare Katara, e gli rispose:

-Sì, sono interessato a Katara-

Alzò un sopracciglio; come?

-Ma non fraintendermi, sono interessato a lei solo perchè è una dominatrice dell’acqua e ci è utile, lo comprendi questo, Jet?-

Sospirò, per poi annuire. Certo, lo ripeteva sempre.

-Quindi vedi di non fare altre inutili domande-

Abbassò lo testa, scusandosi. Che stupido era stato a pensare una cosa del genere… Strinse i pugni. Già, però c’era ancora qualcosa che non lo convinceva, qualcosa che aveva notato osservando il comportamento del castano in quegli ultimi giorni.

-Allora, sei davvero sicuro che per il resto non t’importi nulla?-

Zuko rimase in silenzio, anche perché non sapeva certo come rispondere al ragazzo, ma poi ghignò e scosse la testa.

-Ah, mio caro Jet… Ti ho detto di finirla con queste stupide domande. Con Katara puoi farci cosa vuoi, non mi interessa, l’unica cosa importante è che non ci tradisca e che non usi il suo dominio per altri oltre a noi, il resto non è affar mio-

Il braccio destro rimase immobile a guardare il suo capo. Zuko non poteva essere stato più chiaro.

-E adesso vai, Jet, io qui devo sbrigare delle noiose commissioni… Tu puoi farti un giro-

Annuì e se ne andò, lasciando da solo il ragazzo con la bruciatura che tornò dentro la sua tenda e si sedette per terra. Prese dei rotoli e ne aprì uno posizionandoselo sulle gambe; ma, invece di leggere, ripensava alle parole di Jet e, soprattutto, ripensava alla dominatrice dell’acqua. Probabilmente Jet aveva ragione, probabilmente a lui Katara interessava veramente, probabilmente non la vedeva solo come uno strumento da usare per la sua causa. Fissò le varie scritte sul rotolo che aveva in mano senza però vederle, l’unica cosa che aveva davanti era il volto della ragazza. Si mise una mano sul volto cercando di smetterla di pensare a lei, in fondo al suo braccio destro aveva detto che poteva farci cosa voleva… Sbuffò. Come se Katara fosse un oggetto… Però era stato lui a dire a Jet che poteva farci cosa voleva; perché non gli aveva detto semplicemente quello che veramente pensava della castana? Forse perché in realtà non lo sapeva neanche lui… Si trovava in questa strana situazione da poco e non sapeva bene come comportarsi, cosa pensare, cosa dire… Era tutto maledettamente strano e nuovo per lui. Forse doveva lasciare in pace la dominatrice dell’acqua e non opprimerla più per i suoi scopi… Si toccò la bruciatura con la mano che aveva sulla faccia e si morse il labbro. No, non poteva farlo. La castana gli serviva, gli servivano i dominatori di tutti gli elementi per sconfiggere lei e l’acqua era l’ultimo; grazie a Katara avrebbe liberato la sua Nazione e avrebbe sconfitto Azula una volta per tutte. Fece scivolare piano la mano sul volto per poi riposarla sulle gambe. Chissà cosa avrebbe detto Katara se lui le avesse parlato di sua sorella Azula, dominatrice del fuoco e ormai sovrana incontrastata avendo assassinato il padre; chissà cosa avrebbe detto se le avesse parlato del suo passato, del fatto che la bruciatura sul suo volto era stata opera di suo padre, il signore del fuoco Ozai che, in uno scontro tra dominatori del fuoco, aveva colpito il figlio sul volto e in seguito lo aveva esiliato e denominato traditore della Nazione del Fuoco; chissà cosa avrebbe detto se avesse saputo che stava radunando tanti orfani di guerra per sconfiggere sua sorella e che la causa in realtà era solo uno stupido desiderio di vendicarsi di chi l’aveva fatto soffrire cacciandolo e uccidendo le persone a lui care. Delle lacrime cominciarono a rigargli il volto al solo ricordo della madre e dello zio Iroh; si passò un braccio sul volto per asciugarsi e si bloccò lasciandolo posato sugli occhi. Forse Katara l’avrebbe odiato solamente per il fatto che era un dominatore del fuoco. Posò il rotolo per terra e decide di alzarsi e uscire dalla tenda; doveva prendere un po’ d’aria. Uscito dalla tenda si accorse che stava cominciando a farsi buio; rimase per un po’ a fissare il cielo poi camminò diretto verso il campo di fiori che aveva mostrato a Katara il giorno prima. Quel posto riusciva sempre a tranquillizzarlo almeno un poco; arrivato si accorse però di non essere solo e sussultò nel riconoscere la persona che aveva avuto la sua stessa idea.

-Katara…-

La ragazza, sentendosi chiamare, si voltò incrociando gli occhi castani di lui e sobbalzò nel vederlo. Si alzò in piedi e camminò velocemente verso di lui come per tornarsene alla sua tenda, si sentiva troppo imbarazzata in sua presenza, ma il ragazzo la bloccò prendendola per il braccio destro e lei arrossì.

-Non andartene, per favore…-

Lo guardò, facendo incrociare di nuovo i loro occhi e lui non potè fare a meno di arrossire. Era davvero bella. Rimasero in silenzio, finchè entrambi non poterono più sostenere l’uno lo sguardo dell’altro e quasi contemporaneamente lui guardò in alto e lei in basso, entrambi imbarazzati. Infine uno dei due ruppe quel silenzio così opprimente.

-Potresti lasciarmi?-

Il ragazzo obbedì e lei si portò la mano sinistra sul braccio che lui aveva appena lasciato andare continuando a guardare per terra desiderosa più di rimanere che di andarsene. Il castano, intanto, si era voltato alla sua destra ed entrambi si davano le spalle, di tanto in tanto, però, lanciavano brevi occhiate dietro di sé, come per assicurarsi che l’altro fosse ancora lì.

-Katara non volevo disturbarti se vuoi io…-

Lei scosse la testa, intuendo con cosa volesse finire la frase il ragazzo con la cicatrice; fortunatamente lui aveva notato il segno di diniego della castana e dentro di sé si sentì felice. Felicità… Da quanto non provava più un sentimento del genere? Ormai pensava di non poterlo neanche più riconoscere… Rimasero ancora un po’ in silenzio finchè lui non riprese la parola, guardandola e sorridendole leggermente impacciato.

-Però ora non rimaniamo in piedi…-

E si mise a sedere sotto lo sguardo della dominatrice che rimaneva ferma immobile; quando fu per terra, il castano le lanciò un’occhiata e, sorridendole, gli fece cenno con la mano destra di sedersi accanto a lui. Katara si avvicinò lentamente, cercando di guardare da un’altra parte e obbedì al ragazzo, rimanendogli leggermente distante; entrambi si erano accorti che il loro cuore aveva cominciato a battere leggermente più forte del solito. Il capo teneva la mano destra posata sull’erba, le gambe conserte e la testa voltata nella direzione opposta a quella della dominatrice, ma non mancava certo di lanciarle occhiate, seppur brevi, sperando che si avvicinasse di più a lui e che, magari, tenesse stretta la sua mano. La ragazza stava in ginocchio, voltata anche lei nella direzione opposta del castano, ma, a differenza di lui, non gli lanciava occhiate, anzi, cercava in tutti i modi di trattenersi dal farlo, anche se una o due volte i suoi occhi si posarono sulla mano destra che Zuko aveva posato a terra; invece di avvicinarsi, cercava in tutti i modi di stargli il più lontano possibile. Stava bene con lui, immersa nel loro silenzio, ma in quel momento avrebbe preferito dire e fare qualcosa di più; peccato che non ne avesse il coraggio. Il ruscello che passava lì vicino catturò per un momento la sua attenzione. Acqua. Fresca e limpida acqua. Cominciò a muovere la sua mano destra e l’acqua danzò assieme a lei; era davvero una sensazione stupenda. Alzò il braccio, cercando di far fare lo stesso a quel liquido trasparente, ma, mentre teneva sopra di sé il frutto del suo dominio si sbilanciò e l’acqua cadde sopra Zuko bagnandolo. Rimase immobile, indecisa se ridere o meno e, quando lui si voltò verso di lei, nascose il braccio destro che era rimasto alzato; il castano la guardò, leggermente infastidito, i capelli erano completamente bagnati e gli ricadevano sul volto gocciolando.

-Posso sapere perché mi hai bagnato?-

-Chi? Io?-

Chiese cercando di trattenersi dal ridere.

-Non vedo altre dominatrici dell’acqua qui intorno-

Indicò il cielo.

-Potrebbe essere stata una nuvola passeggera-

Sbuffò e sorrise.

-Certo, come ho fatto a non pensarci prima?-

-Forse perché sei stupido-

Avvicinò il suo volto a quello della ragazza.

-Come mi hai chiamato?-

Lei si avvicinò di più.

-Stu-pi-do-

Tornò il silenzio e i due dominatori rimasero fermi a guardarsi negli occhi; l’uno poteva sentire il profumo dell’altro e nessuno dei due era intenzionato a dire qualcosa. A qualcuno, però, venne in mente di fare qualcosa.

-Zuko-

Disse Katara facendolo bloccare; le chiese cosa volesse e lei rispose che doveva togliergli l’acqua dai capelli e dai vestiti, sennò si sarebbe ammalato. Il ragazzo, sospirando, annuì e si rimise a sedere nella posizione precedente; la castana, intanto, usava il suo dominio per prendere l’acqua e rimetterla nel ruscello. Poi lei si alzò, facendogli sapere che era stanca e voleva ritornare alla sua tenda; anche Zuko si mise in piedi e si offrì di accompagnarla. Katara non rispose nulla, ma cominciò a camminare diretta al suo piccolo rifugio seguita dal ragazzo che stava dietro di lei. Adesso sì che si sentiva più strano del solito, ma cosa gli prendeva? E perché aveva avuto quello strano impulso… Quello strano impulso di baciarla? Ora sì che non ci capiva più niente. Continuando a camminare vide che la ragazza si era fermata e, andandole accanto, le chiese cosa avesse; Katara non rispose nulla, ma si limitò a guardarlo. Gli fece cenno di riprendere a camminare e il castano, confuso, obbedì; notò che anche lei stava facendo lo stesso tenendo il suo passo. E così voleva solamente camminare di fianco a lui. Zuko abbozzò un sorriso poi, senza neanche accorgersene, le chiese se il giorno seguente voleva andare a caccia assieme a lui. La dominatrice lo guardò senza rispondere nulla e il castano non continuò a parlare. Arrivati alla tenda della ragazza si fermarono contemporaneamente e si lanciarono una breve occhiata, facendo incrociare i loro occhi ancora una volta, infine Katara si diresse verso l’entrata della tenda e il ragazzo la seguì con lo sguardo desideroso di farlo anche con tutto il resto del corpo. La dominatrice si fermò prima di entrare e, senza neanche voltarsi, disse:

-Va bene-

Ed entrò. Lui rimase fermo immobile a fissare il punto dove prima era la ragazza, il cuore non smetteva di battere forte. Poi se ne andò con un sorriso sulle labbra. Katara, tenendo stretta la tenda tra le mani, lo guardò allontanarsi di nascosto e, quando fu scomparso completamente alla sua vista, si voltò mettendosi a sedere per terra e portandosi le ginocchia al petto. Perché aveva fermato Zuko? In fondo anche lei desiderava con tutto il cuore che lui la baciasse, ma allora perché? Si strinse. Da quando era arrivata in quella specie di campo per orfani l’unica persona con cui si stava aprendo del tutto era Zuko, anche perché Sokka era troppo impegnato a pensare alla sua bella Suki per concedere tutte le sue attenzioni alla sorella. Ma forse era meglio così. Forse un estraneo poteva comprenderla meglio. Forse era proprio Zuko la persona di cui lei aveva più bisogno. Sentiva che stava cominciando a piacergli per mille motivi diversi, però era ancora piuttosto diffidente e chiusa e probabilmente era per quello che non aveva permesso al ragazzo di baciarla. Anche se era ritornata al villaggio e aveva preso l’unico oggetto che poteva ricordarle la madre sentiva ancora un peso dentro, qualcosa di opprimente, qualcosa legato a quella maledetta notte di pioggia, qualcosa che sperava andasse via presto e sperava che stando con Zuko sarebbe successo, per questo aveva accettato di andare a caccia con lui. Per questo, e per altri mille motivi diversi.

  
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