ATTENZIONE: In
questa storia verranno sfiorati alcuni temi importanti come demenza
mentale, stalking e abuso di minori* . Gli avvenimenti
narrati sono riportati in una realtà un po’
diversa di The Vampires Diaries dove non si sono verificati i seguenti
eventi: la morte dei genitori di Elena, l’incontro di Elena
con i fratelli Salvatore, la morte di Lexi, l’amicizia di
Elena, Caroline e Bonnie.
(*)
per abuso di minori non si intende assolutamente abuso sessuale.
[Undici
anni prima]
Caroline
continua a piangere. Gli occhi gonfi e rossi per il pianto. I
singhiozzi le
squarciano il petto e lo stomaco sembra essersi chiuso.
Trema come una
foglia in quello scantinato umido e freddo dove da qualche tempo
è stata
rinchiusa.
Tutto ciò che
vede è sangue. Le
pareti sono macchiate di quel liquido denso che le fa arricciare il
naso e le
fa mancare l’aria; le mattonelle del pavimento sembrano
trasudare sangue che si
addensa diventando scuro, quasi nero, come inchiostro.
E lei,
lei è
putrida, macchiata fino ai capelli di sangue. Si rannicchia su se
stessa e
comincia a dondolarsi in modo continuo, quasi da automa.
Gli occhi fissi
su quella porta scura, in legno di noce, dalla quale da un momento
all’altro
comparirà il mostro.
Spalancherà le sue fauci e la divorerà, facendole
schizzare il sangue,
continuando ad inondarla di quel liquido rossastro e acre che le brucia
le narici
peggio dell’acido muriatico.
Gli
occhi di Caroline
sono vigili e all’erta e ad ogni minimo rumore scatta una
molla dentro di lei
che la costringe ad affondare le unghie nel collo per proteggersi anche
a costo
di farsi male.
Ed ecco che la
porta si spalanca. Caroline sgrana gli occhi e reprime un conato di
vomito.
“Guarda cosa ti
ho portato, piccola Care” dice allegro Stefan rigirandosi tra
le mani un
peluche.
Il sangue
scompare, le pareti e il pavimento si puliscono da ogni sorta di
impurità, la
ferita sembra sanarsi.
Caroline si
guarda attorno con le guance ancora solcate da lacrime e il petto
scosso da
sussulti. Accenna un passo, poi un altro fino a fiondarsi
definitivamente tra
le braccia di Stefan, trovando conforto.
Anche per quel
giorno il mostro
non
era tornato.
2.Ricomincio
da t(r)e
«Vi
siete mai accorti di quanto siete ridicoli?»
Erano queste le parole con cui Damon iniziò il
lunedì mattina della sua ventiseiesima settimana di
convivenza forzata con
Stefan e Caroline.
Il fratello minore girò i pollici e abbassò
adagio
il giornale di Mystic Falls, inarcando un sopraciglio e attendendo che
il
vampiro di fronte a lui continuasse la conversazione dando
delucidazioni a
proposito della sua insinuazione.
Damon prese la caffettiera ancora fumante e versò
il contenuto nella sua tazza di colore blu elettrico. Un risolino gli
comparve
in viso mentre soffiava leggermente sul caffè bollente per
farlo raffreddare.
«Spiegati meglio» tentò di continuare
Stefan ripiegando
il giornale e prestando più attenzione al fratello che
adesso sembrava non
voler più continuare quella conversazione che lui stesso
aveva iniziato.
«Tu e Caroline» decise di puntualizzare Damon
mentre sorseggiava il suo caffè. Stavolta Stefan dovette
aggrottare entrambe le
sopracciglia per sottolineare il senso di confusione che gli aveva
provocato
l’affermazione del fratello.
Non che Damon fosse un tipo particolarmente
loquace, ma ogni qual volta che si degnava di fare
un’osservazione le parole che
gli uscivano erano sempre le più schiette e a volte ricche
di doppi sensi che
quasi sempre il fratello non riusciva a comprenderle a primo impatto.
Non era
un caso che, tra i due, colui che aveva più successo con le
ragazze fosse
sicuramente il fratello dagli occhi blu.
«Andiamo Stefan! Continui a comportarti come se
lei avesse cinque anni e cerchi in tutti i modi di apparire il caro e
bravo
ragazzo - che non sei - mentre lei
è
una spietata assassina, affetta da amnesia e che è
letteralmente cotta di me».
Concluse Damon riponendo la tazza nel lavabo e
aprendo il rubinetto per ripulirla da residui di caffè e
zucchero.
«Io cerco solo di proteggerla e di indirizzarla
verso una via migliore. Toccherà a lei scegliere che strada
intraprendere, con
o senza di me».
Damon chiuse il rubinetto e, una volta asciugatesi
le mani con lo strofinaccio da cucina, pose una mano sul suo torace
all’altezza
del cuore.
«Che parole sagge, mi hai toccato profondamente il
cuore. Visto che sono particolarmente di buon umore stamattina,
eviterò di
piantarti un paletto nel cuore e di svegliare la nostra dolce
coinquilina».
Fece una breve pausa in cui aprì il frigorifero
per preparare tutto il necessario per la colazione della loro
“ospite”, così
come Stefan si ostinava a chiamarla. Damon preferiva maggiormente il
termine
“approfittatrice” visto che viveva da loro da ben
sei mesi e mezzo e non
provvedeva né alla spesa né a tenere in ordine la
casa.
Stefan sospirò agguantando una bottiglia di succo
di frutta e versandone un po’ nel bicchiere.
«Ho una notizia che non ti farà affatto piacere:
il latte è scaduto e la scatola di cornflakes che lei adora
è praticamente
vuota. Preparati ad una bella strigliata» lo
incoraggiò il fratello dandogli un
buffetto sulla spalla e sedendosi nuovamente di fronte a lui.
«Perché sono sempre io quello che ci va di
mezzo?»
proruppe Stefan allargando le braccia e chiedendo una risposta
soddisfacente al
vampiro che non fosse la banale osservazione perché
io sono migliore di te.
«Hai mai provato a parlarle di sesso? Forse
potresti trovare qualche compromesso, cioè siamo da sei mesi
qui da soli, sarà
in astinenza» disse Damon cambiando argomento e incrociando
le braccia al
petto, tentando di sottolineare l’evidenza a Bambi.
Di tutta risposta ricevette uno sguardo torvo e
agghiacciante che rese pienamente soddisfatto Damon: adorava far
perdere le
staffe al fratello.
«Non provare a parlare di questo davanti a lei. E’
un discorso chiuso» pronunciò severo marcando
ancora di più quel suo tono
gesticolando con il dito e puntandolo direttamente sul fratello
trafiggendolo
con gli occhi.
Stefan si alzò e con tutta fretta aprì uno
sportello della dispensa sicuro di trovare un pacco di croissant pronti
da
infornare: erano quelli farciti con la marmellata di pesche, proprio
quella che
piaceva a lei. Ne aprì subito uno e lo posizionò
su un piatto, impostando la
gradazione del forno a microonde.
«Già come se fosse possibile chiuderlo,
fratellino»
ammise allungando il braccio per prendere il giornale.
«Tornerai da me
strisciando e io sarò lieto di scaraventarti fuori dalla
finestra».
Il din del microonde coincise perfettamente con la
sua affermazione e sgranò i suoi occhi azzurri aggiungendo
pensieroso «ovviamente
la finestra deve essere aperta, solo una settimana fa sono arrivati i
vetri
nuovi».
Caroline
dormiva tranquilla nella sua camicia da
notte color pesca. L’aria fresca del mattino penetrava piano
dalla sua finestra
arrivando fino alla punta dei piedi fuori dal lenzuolo.
La risata sfolgorante di Damon la fece svegliare
di soprassalto. Caroline si portò le mani sugli occhi ancora
chiusi per poi
affondarle nei capelli.
Un altro giorno alla pensione Salvatore, un altro
giorno tentando di sopravvivere.
Si massaggiò le tempie premendo le dita in un
movimento circolare. Si decise ad aprire gli occhi e dopo aver
inspirato e
espirato ripetutamente poggiò i piedi a terra con passo
felino.
Si stiracchiò per bene e si avvicinò piano alla
finestra, evitando accuratamente i fasci di luce che provenivano dalle
fessure
delle tende.
Lo odiava, il sole. Un tempo trovava piacevole il
contatto con la luce del sole, rendeva più bella e liscia la
sua pelle.
Katherine glielo aveva spiegato più volte di
tenersi lontana dalla luce del sole e aveva pagato a caro prezzo la sua
disobbedienza. Si ricordò delle sue mani ustionate e un
brivido le percorse la
schiena.
Scostò a malapena le tende per vedere cosa avesse
procurato l’ilarità di uno dei suoi carcerieri.
Notò Stefan in giardino con la maglietta sporca fango e i
capelli pieni di
rugiada caduta da un albero lì vicino. Quella vista le
procurò un leggero
sorriso che le fece dimenticare la sete che le ardeva la gola
più del dovuto.
Stefan si scrollò di dosso il terriccio e alzò lo
sguardo incontrando quello
della vampira. Si immobilizzò di colpo non sapendo cosa dire
e accennò ad un
leggero saluto sollevando la mano destra e abbozzando un sorriso.
«Perdente!». Damon con la sua velocità
gli balzò
alle spalle e lo fece ricadere nuovamente nel fango mostrando un
sorriso
strafottente alla ragazza del piano di sopra.
Il sole scomparve dietro una nuvola grigia e la
bionda poté spalancare le tende.
«Sempre a litigare voi due eh?» chiese
ironicamente, salutandoli entrambi con i gomiti poggiati alla ringhiera
del suo
davanzale.
«Bell’inizio di settimana»
sibilò Stefan rivolgendosi
al fratello assottigliando gli occhi. Poi alzò lo sguardo
non essendo più di
buon umore.
«La colazione è già pronta, quindi vedi
di
sbrigarti» sussurrò appena conscio che la vampira
lo avesse sentito.
Caroline sospirò e si portò nuovamente le dita
sottili sulle tempie.
Ce l’avrebbe fatta, andava tutto
bene.
Si concedette una doccia in cui pulì
minuziosamente ogni parte del suo corpo, cercando di eliminare ogni
traccia di
odore o di sangue che non fosse il suo. Uno
volta che ebbe finito si spazzolò i capelli biondi che le
ricadevano lisci e
morbidi sulle spalle. Una breve occhiata allo specchio e fu pronta per
lasciare
la sua camera e raggiungere la cucina. Ricordava ancora come si era
sentita in
imbarazzo la prima volta quando Katherine l’aveva portata
lì con soli due
giorni di vita.
“Qui e dove
starai per un po’ di tempo, fin quando non ti sarai abituata
a vivere come uno
di loro” aveva detto suonando il campanello e
attendendo che qualcuno al
suo interno aprisse.
Caroline percorse il lungo corridoio che la
portava alle scale: la sua stanza era l’ultima.
“Questa è la
tua stanza” le aveva gentilmente mostrato Stefan
abbassando la maniglia di
quella porta.
Scese le scale piano non volendo sporcare il
vestito pulito e profumato.
“Avrai
fame?”
“Ti nutri di sangue umano?” “Da quanto
tempo sei un vampiro?”
queste parole si erano susseguite nella mente di Caroline: provava
disgusto per
ciò che era diventata e due giorni dopo la trasformazione
non poteva che essere
irritata e instabile dopo tutte quelle domande che le facevano
ricordare il
trauma che l’aveva accompagnata fin da bambina.
Un attimo prima di varcare la soglia della cucina
le labbra di Caroline si tirarono innaturalmente in una sorta di
sorriso
radioso.
«Buongiorno» proruppe con una voce cristallina
pari al suono di tante campanelle.
Damon
non aveva mai avuto un istinto paterno
capace di prendersi cura di altri esseri. Non era riuscito neanche a
provare un
vero e sincero affetto per suo fratello, sangue del suo maledetto
sangue, e nonostante questo era stato costretto da
Katherine a prendersi cura di quella ragazzina e a trasformare la
pensione
Salvatore in uno dei più alti centri di manicomio.
Caroline entrò con un sorriso disarmante e puntò
subito gli occhi in quelli azzurri di Damon. Si avvicinò con
grazia e schioccò
un leggero bacio sulla sua guancia appena rasata.
«Buongiorno papà
Damon – buongiorno mamma
Stefan»
ripeté il bacio anche sulla guancia del vampiro intento a
posizionare piatti e
bicchieri nella lavastoviglie. «Perché devo essere
io la mamma?» chiese Stefan
con un tono lamentoso; non che non gli piacesse essere visto sotto
questo
aspetto da Caroline, ma non riusciva a capacitarsi il perché
continuasse a
preferire Damon e la sua dieta a base di sangue umano piuttosto che lui.
«Perché sei tu quello iperprotettivo»
rispose
Damon accogliendo l’occhiata di assenso della vampira bionda,
provocandone
l’ilarità.
Si sedette poi sul tavolo dove era stata imbandita
una vera e propria colazione con i fiocchi. Caroline storse il naso e
trattenne
un brivido di paura alla vista del frigo macchiato di rosso.
Lo stomaco le si chiuse, ma combatté il suo
istinto primario, voltandosi di scatto, e ingurgitò il cibo
posto sul vassoio
davanti a lei, non distogliendo gli occhi da Damon che continuava a
leggere il
giornale.
Soffiò piano sul croissant che aveva davanti e,
rottone un pezzo, lo portò alla bocca accompagnandolo con un
sorso di succo di
frutta.
«Oggi è proprio una bella giornata»
constatò
Stefan facendosi inondare da un raggio di sole che filtrava dalla
finestra
semiaperta.
Caroline si rabbuiò addentando con più foga il
cornetto.
«Perché non posso uscire come voi?»
chiese la
bionda nonostante sapesse già la risposta che si trovava
tutta nel luccicante
anello coperto da lapislazzuli di entrambi i fratelli: un cimelio di
famiglia, dicono.
«Già, stupenda per andare a caccia di qualche
scoiattolo» commentò il fratello maggiore
scimmiottando il vampiro vegetariano.
«Perché non fai la spesa?» chiese
troncando di
netto quello che poteva scaturire in uno dei soliti litigi.
«Giusto. Tesoro cosa ti va oggi, 0+ o AB?» chiese
rivolgendosi dolcemente a Caroline.
«Nessuno dei due, per oggi credo di saper
resistere» rispose allontanando anche il vassoio ormai vuoto,
deglutendo per
soffocare il fastidioso bruciore alla gola. Le
avrebbe fatto bene un po’ di quello 0+. Sentii i
capillari pulsare e gli
occhi iniettarsi di sangue. Prese un respiro profondo e trattenne
l’aria dentro
i polmoni quanto più poteva. Intorno a lei sia Damon che
Stefan attendevano con
i nervi a fior di pelle, pronti ad intervenire alla vista di una
qualsiasi
reazione aggressiva. Caroline cominciò a contare. Uno, due, tre. Espirò
l’aria trattenuta per troppo tempo e rilassò
i muscoli facciali. Dodici,tredici,
quattordici. Riaprì gli occhi e fu tutto come
prima.
Gli occhi azzurri di Damon la scrutavano, ancora
allarmati mentre la mano di Stefan la tratteneva da qualsiasi altra
azione
imprudente.
«Sto bene» decretò piano la vampira
rassicurando
così i due coinquilini, con la gola che ancora graffiava.
Caroline
si offrì di lavare le poche scodelle,
visto che avrebbe avuto l’intera giornata libera e doveva
impiegarla a fare
qualcosa di utile: magari sport, bucato,
volontariato, puzzle, il tutto
rimanendo confinata all’interno della residenza Salvatore
fino a quando il sole
non fosse tramontato.
Congedò con un sorriso i fratelli Salvatore,
entrambi usciti per occuparsi delle proprie occupazioni. Rimase
sull’uscio ad
osservarli sfrecciare via con le loro macchine per poi richiudere la
porta.
La serratura scattò con un tonfo sordo e le labbra
ritornarono piatte.
Si immobilizzò e chiuse gli occhi prendendo uno
degli ennesimi respiri profondi.
Adesso era sola in casa, adesso era sola a
combattere la sua paura.
Si appoggiò con mano tremante alla parete bianca
camminando a passi lenti verso la cucina adesso silenziosa come non mai.
Deglutì rumorosamente per frenare il desiderio che
ardente le infuriava in gola. Affacciò la testa fino a
scontrare lo sguardo
contro il frigorifero immacolato. Sulla maniglia una grossa macchia
rossastra
rovinava quel candore.
Sentii la schiena arcuarsi e una scossa elettrica
scorrere lungo la colonna vertebrale.
Ce l’avrebbe fatta, andava tutto
bene.
Sentii un qualcosa di viscido tra le dita.
La mano che poco prima era poggiata alla parete bianca
era macchiata di sangue e così le mattonelle e i mobili
della cucina. Un odore
acre le arrivò alle narici e non riuscì a
trattenere l’impeto furioso
che sentiva scorrerle dentro, divorandola e
lacerandole la gola.
Schizzò veloce nella sua camera, in cui si
rinchiuse e da li non uscì fino all’arrivo di
entrambi i fratelli.
Le mattonelle del pavimento erano macchiate del
latte scaduto, delle uova e dei vari alimenti che si trovavano
all’interno del frigorifero
in cucina, divelto a metà e ormai ridotto ad un ammasso di
rottami.
Andava
tutto
bene.
***
Salve
popolo di efp,
eccomi ritornata
con il secondo capitolo di questa
storia assurda. La prima parte il corsivo è ovviamente il
ricordo della
prigionia di Caroline di cui lei però non ricorda assolutamente
niente,
se non che è stata rapita, ma del suo aggressore non sa
niente. Mi è piaciuta
la divisione tra Stefan da sobrio e il mostro:
la bambina continuerà a distinguerli per ancora molto tempo
prima di accorgersi
che sono la stessa persona. La narrazione parte sei mesi e mezzo dopo
le
vicende raccontate nel prologo: Caroline si è inserita
già in casa Salvatore e
il trio convive a volte anche forzatamente
in questa sorta di prigione-casa di cura. Ovviamente Stefan e Damon
sanno
perfettamente il trauma che ha subito la vampira che invece, ignara di
tutto,
continua a non capire da dove possa essere scaturita questa sua malattia. I dettagli verranno
spiegati
in seguito, ma penso già che abbiate capito cha ha a che
fare con il sangue e la repulsione
di quest’ultimo
da parte della bionda. Ancora è tutto particolarmente
confuso ma tramite
flashback riuscirete a capire quali ruoli avranno alcuni personaggi,
specialmente perché Caroline non sa niente del terribile
errore commesso da
Stefan.
Ringrazio tutti
coloro che hanno recensito e hanno
aggiunto la fiction tra le preferite.
Spero che abbia
stuzzicato un po’ la vostra
curiosità.
Un bacio
Sil