Libri > Leggende Arturiane
Segui la storia  |       
Autore: SakiJune    29/06/2011    1 recensioni
In "Fly Little Wagtail" avevamo lasciato Clarissant risvegliata ad una nuova vita e ad un nuovo amore. Qui ritroveremo Bedivere, Lucan, Amren ed Eneuawc; conosceremo Elyan e quel bacchettone di suo padre Bors, Garanwyn e le sue canzoni. E con i loro occhi vedremo il mondo disfarsi, la gloria farsi vergogna, la realtà vacillare."Guardando i propri figli inginocchiati davanti al re, mentre pronunciavano il loro giuramento, Bors e Bedivere sorridevano. Ma non confondete, ecco, questi due sorrisi, badate. L'uno significava dominio, orgoglio, sollievo; l'altro tenerezza, partecipazione, amore."
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Bedivere
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Itonje reloaded'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Da che pubblicai lo scorso capitolo, è successo di tutto e niente.
Malinconia, non portarmi via, ispirami e basta.
Grazie a Deirdre, Ailinon, Stray e Ila (bentornata!) che tengono vivo questo fandom e mi fanno sognare. Anche se di sogni pur sempre si tratta, e a volte di illusioni.




Quella sala, che era stata testimone di gloria indiscussa, recava sul pavimento i segni della Tavola, distrutta prima nella persona dei suoi illustri occupanti e poi fisicamente, a colpi d'ascia, riducendola a ciocchi buoni per il fuoco gettati poi in un angolo. I nomi degli eroi incisi sul legno, già quasi illeggibili, erano stati raschiati via.
(forse da Mordred. Più probabilmente, da Melehan)
E quand'anche fosse stata ancora intatta, d'altronde, essa non avrebbe significato nulla, non sarebbe più stata un simbolo di unità ma un relitto che emanava sconfitta. Legno, solo legno da bruciare.

Garanwyn si inginocchiò. Sentì la spada del re sfiorargli la spalla e le lacrime affacciarglisi agli occhi. Ma sapeva che dal Cielo i suoi cari perduti gioivano; e pregò di renderli sempre orgogliosi.
- Garanwyn, figlio di Kay, giurate voi fedeltà a me, re Constantine di Britannia, in nome di Dio e della Patria?
- Lo giuro - rispose il giovane con voce ferma e commossa.
- Dunque vi nomino cavaliere di Britannia. Sir Garanwyn, alzatevi.
Si udì qualcuno battere le mani con entusiasmo e ridere di gioia, dietro di loro, ma Garanwyn non osò voltare le spalle al re. Solo quando quest'ultimo, con un moto delle sopracciglia, lo invitò a farlo, si mise in piedi e guardò chi lo stesse acclamando con tanto fervore.
Il suo cuore perse un battito. Non era possibile vedere ciò che vedeva davanti a sé, doveva trattarsi di un'allucinazione.
Era invecchiato, dimagrito, i suoi capelli si erano fatti spenti e radi, ed era chiaro che non avrebbe mai recuperato del tutto la salute. Come avrebbe appreso più tardi, la sua vista era offuscata e il cuore debole. Ma era vivo, e sorrideva, sorrideva a lui.
Altri, intorno, si sgomitavano, godendosi la scena, leggendo quell'emozione irrefrenabile nel loro sguardo.
- Non... cosa... voi! Voi siete...
La presenza di padre Ambrose, anch'egli visibilmente commosso e con l'aria di chi la sa lunga sull'argomento, gli fece capire di aver tratto la conclusione errata, a suo tempo. E lui era così felice di essersi sbagliato, oh quanto!
- Padre, oh, padre! Non riesco a credere... Dio, grazie, Dio...
Più di vent'anni di parole non dette si fecero largo in quello stupore per concretizzarsi in un abbraccio indescrivibile.
- Ragazzo, ragazzo mio. - Kay gli accarezzò i capelli, spingendo ancor più la testa del figlio contro il suo petto. - Sir... Garanwyn. - Rise, gli occhi venati di rosso e il respiro affannoso, cercando nel contempo lo sguardo soddisfatto del re.
Constantine non era Arthur, non sarebbe mai stato come lui. Era un supremo inetto e un gran vigliacco, senza dubbio indegno di occupare il trono. Ma gli aveva riportato ciò che aveva di più prezioso al mondo... e anche solo per questo gli doveva gratitudine. Esattamente come ne doveva a padre Ambrose, che per salvargli la vita aveva usato il male contro il male: un fungo letale il cui potere contrastava quello del veleno usato da Melehan, un'ultima risorsa che nessun altro si sarebbe mai arrischiato a somministrare.
Kay non era diventato un santo e non aveva perso del tutto la sua vena acida, ma c'era rimasto davvero troppo poco su cui ironizzare. Troppo poco, quello spiraglio di vita, per sputarci sopra. Troppo bello, quell'istante, per rovinarlo.
- Puoi perdonarmi? - bisbigliò all'orecchio di suo figlio.
- Non c'è nulla da perdonare, padre, vi voglio bene - rispose Garanwyn, rammentando come Sir Lucan gli avesse predetto che un giorno sarebbero stati così vicini. Ma quanto tempo era passato! Quanto e chi avevano dovuto perdere, per arrivarvi!
Ricordò quanto Kay avesse amato Celemon, e nonostante tutto il disprezzo che la sorella gli aveva sempre riservato, desiderò ch'ella fosse ancora in vita. Ne avrebbero parlato, ne era certo, una volta soli. Avevano tante, tante cose da raccontarsi... equivoci da chiarire, vuoti da riempire, rassicurazioni reciproche.
Che cos'avrebbe avuto, a conti fatti, da rimproverargli? Gli aveva permesso di crescere in un ambiente migliore di quello. Gli anni trascorsi ad Estangore con Elyan erano stati sereni, e non si era mai sentito discriminato o umiliato. Sembrava quasi che suo padre avesse voluto proteggerlo dalla realtà di Camelot il più a lungo possibile.
Era così? Aveva davvero cercato soltanto il meglio per lui? Glielo chiese, e ricevette le risposte di cui aveva bisogno da sempre. Trovò anche più di ciò che avesse mai osato desiderare.


- Quant'è carina! Un amore...
Le cucine non erano, come in altri castelli, un luogo riservato alla servitù. I signori non disdegnavano di ficcarvi allegramente il naso, e a volte di piluccare qualcosa tra un pasto e l'altro. Conn, infatti, era stato concepito durante una di queste improvvisate.
In quel momento Eneuawc non aveva fame, però. Era rimasta in silenzio e si torceva le mani, mentre Maryel subissava la piccola di mille moine.
- Avrei voluto tanto una femminuccia, sapete signora? Siete fortunata! Mio figlio è un gran bravo ragazzo, ma non c'è paragone...
Aline non disse nulla. La sua mente era altrove, anche se non le era dispiaciuto affatto conoscere finalmente la ragazza amata da Sir Elyan.
- Però una cosa non ve la invidio: non poter allattare dev'essere terribile. E fa male, vero? Dove se ne andrà mai tutto il latte, se non c'è quella boccuccia a succhiarlo via?
Eneuawc cambiò colore, era abituata alla schiettezza di Maryel ma il suo riserbo di vergine si ribellava a quel genere di discorsi. Per Aline fu peggio. Certo che era stato doloroso! Come non mai, e non solo fisicamente! Vedere Armelle che allattava la sua bambina la faceva ogni volta sentire vittima della peggiore delle ingiustizie. Scoppiò in lacrime:
- Si vede così tanto? Ma non potevo dirlo, non potevo lasciare che si sapesse! A Benwick non avrebbero accettato la figlia di un nemico. E se avessero saputo del matrimonio...
La duchessina si alzò e si avvicinò alla giovane. Guardò intensamente la neonata. - Chi era vostro marito? Un cavaliere dei nostri?
Aline non poteva negare, ma tentò di prendere tempo: - Debbo parlare con vostro padre, al più presto; è lui che deve conoscere la verità prima d'ogni altro. E spero che Sir Elyan mi perdoni di avergli mentito, dicendogli che la bimba era sua cugina! - Sospirò: - Oh, se sapeste quanto egli vi ama! Sempre mi parlò di voi, con struggimento e tuttavia sempre con la speranza nel cuore di riavervi. E siete più bella di quanto immaginassi - concluse con voce trasognata.
Eneuawc non cedette alle lusinghe: - Signora, non voglio scavalcare l'autorità di mio padre, ma devo saperlo ora. Quegli occhi... non sono sangue di Francia, ma nemmeno di Logres...
- Su questo non ci sono dubbi, somiglia a vostro fratello appena nato, che Dio l'abbia in gloria! - Maryel era stata di nuovo poco delicata, ma questa volta Eneuawc non ebbe da ridire, anche se le labbra le tremarono. Non era possibile pensare in quella direzione; aveva pur conosciuto i gusti sentimentali di Amren. E mai, mai avrebbe potuto credere che suo padre fosse capace di tradire, perciò-
- E va bene! Ma non crediate che, solo perché sono meno nobile di voi, abbia commesso peccato. Lui mi sposò, e mi disse che quando la guerra sarebbe finita mi avrebbe portato con sé, per mostrarmi l'alba dalla torre di Grainthorpe...
Eneuawc ascoltava, con meraviglia e commozione.

Fuori dalla porta, anche qualcun altro ascoltava. Ridacchiando, si complimentava con se stesso per il proprio intuito. Ma l'ilarità scomparve presto, sostituita da un singolare calore in mezzo al petto. Erano le fiaccole del corridoio a procurarglielo? Certamente no. Ma poteva davvero essere soltanto la voce della damigella francese che filtrava dalla stanza?
Era ben strano... una bella novità, proprio, perché fino a quel momento credeva che le fanciulle non gli sarebbero mai interessate.
Si strofinò il viso, maledicendo per l'ennesima volta quella parodia di barbetta stentata e ridicola che si era ostinato a lasciarsi crescere - e a ragione, ora lo sapeva, ma non era abbastanza.
- Conn, cosa stai facendo?
Il cipiglio di Maryel, che sapeva trasformarsi dalla più ciarliera delle donne alla più severa delle madri, lo inchiodò sul posto facendogli balbettare qualche sciocchezza.
- Sei tutto rosso. E poi da quando te ne stai a origliare? Non sta bene, sai. Piuttosto, visto che ascolti dappertutto, Sir Elyan è ancora a colloquio con il duca?
Dietro di lei, Eneuawc e Aline lo fissavano mettendolo sempre più in imbarazzo. Specialmente Aline. Che non era tutta questa bellezza, doveva ammetterlo. E allora perché...
- Sì, madre, sono in Sala e non accennano ad uscirne. Mi domando-
- Tu non farti domande, non immischiarti e vivrai a lungo. - Conn sospirò, prendendolo come un buon augurio invece che un rimprovero. No, non era bella, ma la sua presenza lo rendeva nervoso. Il culmine parve giungere quando ella gli rivolse la parola:
- Signore, potreste accompagnarmi là? C'è qualcosa di cui entrambi devono essere a conoscenza al più presto.
Per la seconda volta, quell'appellativo gli suonò stridente e altisonante e di nuovo non replicò, anzi ritrovò le buone maniere e le sorrise invitandola a seguirlo. Eneuawc si mise in mezzo bloccando loro la strada: - Aline... comunque vada, benvenute in famiglia.
- T-waa! - rispose per lei la bambina.



Ad Elyan non era stato concesso di mettersi a sedere. Ad alcuni può sembrare che stare in piedi faccia sentire più importanti, troneggiando dall'alto nell'esporre le proprie ragioni. Ma non è sempre così. Il giovane si sentiva tremendamente in imbarazzo davanti al duca, e avrebbe preferito poter abbassare gli occhi senza incontrare i suoi.
Ah! Quegli occhi fieri e cupi insieme, del colore dell'erba alla sera, che la sua amata aveva ereditato! La forza che il suo incedere, come il suo sostare, avevano sempre trasmesso a chiunque...
anche se di quel sole abbagliante un tempo chiamato - con un misto di ammirazione e timore - Bedwyr Bedrydant, era rimasto solo un tramonto che stringe gelosamente a sé i suoi ultimi raggi.
Di questo era spaventato Elyan, di pretendere l'impossibile, perché avesse o meno ottenuto ciò che desiderava, avrebbe causato dolore. Avrebbe sofferto Eneuawc, se non gli fosse stata concessa; ma sarebbe morto di dolore Sir Bedivere nell'acconsentire.
Lei è un raggio di sole, e io voglio portargliela via.
- No, signore, - parlò, anche un poco a se stesso, poiché non si era preparato un vero discorso, ma ragionava cercando di esprimersi al meglio - non vi chiederei mai di separarvi da lei. Credo ch'ella smetterebbe di amarmi, se osassi pretendere ciò. In tutta sincerità, non avrei nessun luogo dove condurla: ho rinunciato ad ogni diritto sulle proprietà che pure mi spetterebbero in Francia, e persino al regno di Estangore, che re Constantine ha reclamato per aver liberato il castello da...
- Dunque giungete qui senza più titoli, né nome? - lo interruppe Bedivere, a cui poco e nulla importava delle imprese del Grande Assente. Non aveva ancora deciso se e in che misura formalizzare la sua fedeltà al nuovo sovrano, e non sentiva di appartenergli nemmeno un briciolo rispetto a quanto aveva amato Arthur.
- Ho un nome di battesimo, signore, ed è Elyan. E ne ho uno nel cuore, il più bello, il più puro, quello che sceglieste quando deste vita alla creatura che amo.
- Mia moglie le diede la vita, e con grandi sofferenze. E fu lei a scegliere quel nome, perciò non incensatemi oltre. Dunque siete qui per dirmi che non avete nulla da offrire a mia figlia se non il vostro ritardatario pentimento?
- Disponete di me - rispose Elyan umilmente. - Ma non commettete l'errore di vedere in me solo il nipote di Sir Lancelot, 'ché mi fareste un torto! Mai offesi il nobile Gawain, nemmeno con il pensiero, e credetemi se vi dico che avrei desiderato vincesse il duello!
- Tacete, queste sono bestemmie! - replicò Bedivere seccamente. - Avete un bel coraggio a nominare Gawain. Credete che non sappia, dannata spia? Ah, ora vi riconosco, vigliacco. Portategli una sedia, non vorrei che si rompesse la testa e sporcasse il pavimento!
Il giovane sembrava infatti sul punto di svenire. Non gli era mai passato per la mente che Amren potesse avergli raccontato della sua missione per conto di Sir Lancelot... non v'era da stupirsi se il duca lo odiava ancora più di quanto si aspettasse!
- Conn è stato molto gentile con voi, non è vero? Vi ha accolto con tutti i riguardi, immagino. Sì? Bene, credete che vi avrebbe riservato questa simpatia se sapesse che siete responsabile della morte di suo padre?
Elyan si lasciò cadere sulla sedia che un servo gli aveva avvicinato, mentre la vergogna saliva nel suo animo fino ad un livello intollerabile: - Io non... potevo... immaginare...
- E mia moglie, che vi concede la sua indulgenza, che mi ha implorato di ricevervi, di darvi una possibilità... oh, quale beffa! Vi strapperebbe il cuore, se le dicessi che avete le mani sporche del sangue di Sir Gareth!
Mai Elyan s'era sentito più abietto, più indegno... eppure ancora non desistette. Non si prostrò dinanzi a lui, poiché aveva già compreso quanto a Lincoln simili gesti fossero privi di significato, ma restò a testa china, ricevendo ogni frase tagliente come una singola stilettata.

Mille volte Bedivere aveva immaginato di rivolgergli quelle parole. Come padre ferito nell'orgoglio, come guerriero senza più un comandante, come uomo quasi perduto e a stento ritrovatosi, sentiva il bisogno di far del male a sua volta.
Ma non aveva fatto i conti con il proprio cuore, che seppur logorato e tradito sapeva ancora riconoscere l'innocenza e la buona fede. Sì, aveva giurato che mai gli avrebbe concesso Eneuawc in moglie: ma quella era un'altra vita, un'altra epoca, quello era un altro se stesso.

- Cosa mi portate in cambio? - insistette. - Quale prezzo siete disposto a pagare?
- Qualsiasi cosa, signore - gemette Elyan, senza alzare il capo. - Tutto, tranne la mia vita, ma solo perché so ch'ella non desidera perdermi.
- Guardatemi, Sir Elyan! - Bedivere gli afferrò il mento, costringendolo ad affrontare il suo sguardo: - Potrei mai, coscientemente, volere il male di mia figlia? O le lacrime della mia sposa? Se le feci soffrire, lasciandole ad attendermi per un tempo che nemmeno ricordo o voglio ricordare, fu perché ero pazzo... pazzo di dolore. Ma ora sono qui, e vivo per la loro felicità. Non dirò mai a Clarissant chi fu la spia di Lancelot, ma non per farvi un favore, capite? Capite bene la differenza?
Elyan annuì. Era estasiato dalla saggezza di quelle parole, che gli spalancavano le porte della gioia più squisita, ma fu dolceamaro il verdetto:
- E sia! Prendetela, se l'amate. Prosciugatemi. Straziatemi. Dio! Chi potrà ridarmi il mio sangue?
- Non lo so, non lo so, non lo so... mi dispiace... signore, mio signore, non ve ne farò pentire nemmeno un istante!

La domanda di Bedivere era stata puramente retorica, dettata dal dolore e dalla frustrazione. E davvero Elyan non avrebbe mai potuto immaginare che, in qualche modo, stava per donargli ciò che chiedeva. Lo rassicurò più e più volte che si considerava creta nelle sue mani, e che sarebbe salito sulla luna per fargli piacere. Non aveva ancora finito di congedarsi, incredulo di tanta fortuna, ringraziando mentalmente la madre per averlo spronato a conquistarsi la felicità con le sue forze, quando udirono dei passi nel corridoio e la porta si aprì. Lo stesso servitore che aveva fatto sedere Elyan quando aveva compreso di essere stato smascherato, veniva ora ad annunciare una visita urgente. Bisbigliò qualche parola all'orecchio del duca e questi gli ordinò di far entrare immediatamente la persona in questione.
- Aline!
Bedivere si alzò, tremando come se avesse visto un fantasma:
- Che cosa mai vedo? Siete proprio voi? Elyan, la vostra era una bugia; vi chiesi se portavate con voi ricchezze e doni, e rispondeste di no!
Questi balbettò che si trattava solo di una damigella della corte di Benwick, ma il duca non gli badò, andando incontro alla fanciulla che era rimasta sulla soglia con il suo fagottino in braccio.
- Benvenuta a Lindsey, sorella. È dunque avvenuto il miracolo? Oh guardate, guardate! - Allungò la mano verso la piccola e la sfiorò d'una carezza lieve, a cui rispose un suono divertito. - Sapevo che ci avreste fatto del bene dal primo istante in cui vi vidi, quando giungeste al nostro accampamento per implorare la pace. Ma questa gioia, mai l'avrei immaginata!
Elyan taceva, cercando di capire cosa stesse accadendo.
Aline gli aveva nascosto qualcosa di molto, molto importante, questo era certo; qualcosa di cui Sir Bedivere era al corrente e lui ignorava del tutto.
O forse... un collegamento c'era...
Sapeva dei sentimenti che, tornata dalla missione, la sua amica aveva lasciato crescere dentro di sé. Ma aveva
(ingenuamente)
creduto che non ci fossero più stati incontri tra lei e Sir Lucan. Il periodo dell'assedio era stato doloroso e l'aveva distolto da qualsiasi altro pensiero: suo padre era rimasto settimane tra la vita e la morte in seguito al duello con Gawain. Non l'aveva vista spesso... e in effetti tutto sarebbe potuto accadere in quel periodo...
In ogni caso l'aveva ingannato, non aveva avuto abbastanza fiducia in lui, ma lui stesso non era stato in grado di intuire che qualcosa era cambiato. Quel che gli bruciava era l'aver creduto che la bambina fosse davvero figlia di suo zio Lionel. Che fosse rimasto qualcosa di lui e Lady Juliana, in quella creatura. Loro non avevano avuto nessuna colpa in quelle orribili vicende, eppure erano morti... ricordò quel primo ballo con la dama francese, quando era rassegnato a doverla sposare... e poi aveva visto i suoi occhi brillare d'amore per Lionel... e il sollievo, la speranza di poter tornare da Eneuawc senza ferire nessuno... quanto tempo da allora, quanto odio, quanto orrore!
Era infinita tristezza la sua, adesso, non rabbia. Vedere Sir Bedivere così felice aveva impedito al dispetto di salirgli alle labbra, e quando incrociò lo sguardo di Aline le fece capire in silenzio che tutto era perdonato e dimenticato.

Una quieta armonia aveva invaso la stanza, trasformando il compromesso in felicità e gratitudine, come se un soffio d'aria avesse smosso da terra i cocci di un vaso infranto per ricomporli magicamente. Il tempo aveva preso a scorrere con un ritmo più lento. Quell'amore caldo e intenso che gli traboccava dall'anima, Bedivere l'aveva già sperimentato solo una volta in vita sua: quando erano nati i gemelli.
E solo un'altra volta ancora l'avrebbe provato in futuro.


   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Leggende Arturiane / Vai alla pagina dell'autore: SakiJune