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Autore: DarkButterfly    30/06/2011    3 recensioni
A 20 anni i nostri eroi erano indissolubilmente legati al famigerato "filo rosso del destino"... Ma dove lì avrà condotti quello stesso filo dopo 6 anni? Se volete scoprirlo non vi resta che leggere questa storia! ;)
Genere: Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nana Komatsui, Nana Osaki, Nobuo Terashima, Reira Serizawa, Yasushi Takagi
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Piccola premessa dell'autrice: Come avrete notato nel capitolo precedente ci sono alcune piccole incongruenze rispetto all'opera originale della Yazawa, ne troverete altre all'interno del racconto, non si tratta di sviste, ma di piccole modifiche funzionali allo svolgimento della storia.

Bene... Detto questo, godetevi il prossimo capitolo :)



Capitolo 2

The Spot!


Nana Osaki aveva aperto gli occhi soltanto da una manciata di secondi, e ancora non riusciva a distinguere i contorni degli oggetti familiari che la circondavano, tuttavia si era resa immediatamente conto di non stare bene: la testa le girava vorticosamente e, nonostante non avesse mangiato nulla dalla sera prima, aveva una terribile nausea. Ren si era alzato da poco, il calore del suo corpo permeava ancora nel punto in cui era rimasto disteso durante la notte. Nana si rannicchiò in quell'angolo ed inspirò a pieni polmoni l'odore dell'uomo. A volte non le pareva vero di essere ancora accanto a lui: si erano incontrati nuovamente 6 anni prima, dopo 2 anni di separazione e avevano dovuto affrontare tanti di quei problemi che a volte Nana aveva provato l'impulso di lasciarlo e di andarsene. Alla fine, però, era sempre rimasta. Amava Ren a tal punto da essere disposta a perdonargli tutto e preferiva rodersi il fegato mentre lui era in tour, assalita dalla paura che lui la tradisse con qualche fan, piuttosto che dirgli chiaramente che quella vita come coppia di celebri rock star non faceva per lei.

L'aveva aiutato a superare i suoi momenti difficili, l'aveva sostenuto mentre tentava di disintossicarsi. Aveva sopportato i suoi insulti durante le dure crisi d'astinenza e aveva ingoiato le lacrime quando era capitato che in preda alla rabbia lui la picchiasse. In una situazione normale non avrebbe mai permesso a nessuno di trattarla in quel modo, ma quando Ren soffriva lei era disposta ad abbassarsi a tutto pur di rendere la sua condizione meno penosa. Tratteneva la rabbia e la riversava tutta nelle sue canzoni, lasciava che le parole sgorgassero fuori dalla sua gola con l'impeto di un terremoto e, quando la sera tornava da Ren dopo le prove, non le era rimasto nulla più di un briciolo di energia in corpo.

Ren, dal canto suo, si preoccupava della salute di Nana in maniera ossessiva, quasi maniacale. Quando era troppo stressata la obbligava al riposo assoluto e viveva nel timore che lei potesse essere vittima di un attacco d'asma quando lui era lontano. Se partiva per un tour non mancava mai di sfinire Yasu di raccomandazioni: controllare che Nana mangiasse, non bevesse o fumasse troppo, dormisse abbastanza... Sembrava riferirsi più ad una bimba che ad una donna adulta e tenace.

Nana viveva la propria situazione in contrasto: da un lato le piaceva essere coccolata a Ren, adorava ricevere quelle piccole attenzioni che le erano mancate durante l'infanzia, ma dall'altro non sopportava l'idea che Ren non la ritenesse matura abbastanza da poter sopravvivere senza l'onnipresente supervisione sua o di Yasu. Voleva un po' di respiro, dannazione!

Ora le cose andavano bene tra di loro. Era il periodo migliore dell'anno, quando nessuno dei due era obbligato ad allontanarsi da casa a causa dei tour e potevano godere dell'intimità come una coppia normale. In fin dei conti erano una coppia normale, o perlomeno avrebbero voluto esserlo. Purtroppo ogni volta che uscivano di casa incontravano qualche paparazzo pronto a rubare l'ennesimo scatto della coppia Honjo-Osaki, sempre e comunque, al centro degli scandali.

Nana ricordava come quei maledetti avvoltoi li avessero calunniati nel periodo in cui Ren si stava disintossicando. E così non vi era un giornale scandalistico le cui pagine non fossero inondate dalle foto di Ren livido e magro come uno scheletro che sudava appoggiando la fronte ad una finestra o dagli articoli che parlavano dei furibondi litigi che scoppiavano in piena notte tra le pareti della loro abitazione. La cosa peggiore, per Nana, era stata vedere la propria foto il giorno dopo che Ren le aveva sferrato un ceffone micidiale: la guancia gonfia e rossa, gli occhi lucidi per le lacrime e un livido attorno all'occhio che aveva sbattuto contro lo stipite di una porta mentre incespicava sul pavimento, il tutto corredato da un articolo lungo quattro colonne intitolato "Violenze in casa Honjo?", nel quale l'autore infamava Ren, descrivendolo come una bestia incapace di controllarsi.

Ren si sentiva in colpa e ancora non riusciva a perdonarsi per ciò che aveva fatto durante quel periodo in cui non era in sé. E non importava quanto Nana si impegnasse a confortarlo e ad assicurargli che era acqua passata, che lo aveva perdonato. Lui non riusciva a cancellare quel peccato dalla propria anima, non riusciva a trovare pace quando pensava a quanto fosse stato meschino con la donna che amava.

Nana sentì un distinto rumore di stoviglie: Ren stava davvero cucinando? Era convinta che sapesse a malapena prepararsi un sandwich. Che stesse dando fuoco alla casa?

Prima che potesse alzarsi sentì i suoi passi ritornare verso la camera da letto. A fatica si mise a sedere e si stropicciò gli occhi con un pugno: da non credere!

Ren stava arrivando con un piccolo vassoio su cui aveva preparato la colazione per due: fragole, caffè, del pane tostato, burro e marmellata di fragole.

La donna sbatté le palpebre incredula, stava ancora sognando? Si diede un pizzicotto, ma l'immagine rimase di fronte ai suoi occhi. Era decisamente sveglia.

<< Ohayou, Nana! >> La salutò il fidanzato chinandosi su di lei e dandole un bacio sulle labbra << Ti ho preparato la colazione. >> Aveva un sorriso meraviglioso, Ren.

<< Wow... Gli alieni hanno rapito quel pervertito del mio fidanzato e l'hanno sostituito con un perfetto gentleman? >> Sghignazzò lei accendendosi una sigaretta.

Pessima idea, fumare. L'odore emanato dal tabacco penetrò prepotentemente nelle sue narici e il suo stomaco si contrasse in una morsa: non aveva mai provato dei conati di vomito così potenti.

Ren aveva appena cominciato a sbuffare qualcosa come << Hey, grazie amore, ma come sei stato gentile ad avermi preparato la colazione >>, imitando in farsetto la voce della fidanzata, quando Nana si alzò sulle gambe secche e tremolanti e corse verso il bagno. Ren la inseguì e si avvicinò mentre lei, china sul water, si liberava della terribile sensazione di nausea.

Quando si risollevò trovò Ren pronto a tenderle un canovaccio inumidito per ripulirsi la bocca e rinfrescarsi il viso.

<< Come stai, piccola? >> Le domandò preoccupato << Ti senti meglio? >>.

Nana sorrise debolmente e annuì << Forse ho un po' d'influenza. >> Spiegò.

Per tutta risposta Ren appoggiò le labbra sulla sua fronte per controllare la temperatura. Rimase fermò in quella posizione per qualche secondo, ma non gli parve di sentire alcun calore.

<< Non lo so, Nana... >> Replicò << ... Non mi sembra che tu abbia la febbre. >>.

Si sollevò in piedi e le tese la mano per aiutarla a fare altrettanto. Lei si alzò riluttante ma si sentiva ancora così debole che dovette accasciarsi sul petto di lui, facendosi sostenere dalle sue braccia. Ogni volta che la stringeva così, Nana si sentiva protetta: le sue braccia erano così tiepide e rassicuranti mentre la stringevano dolcemente, e il suo cuore che batteva regolare contro il suo orecchio era così rassicurante. In quei momenti si sentiva come una bambina tra le braccia della madre, priva di ogni preoccupazione.

Ren era questo per lei, non soltanto un amante, ma anche un genitore, un amico, un confidente. Era la sua anima gemella.

Lui le baciò dolcemente la fronte e sospirò. Adorava sentirla così fragile tra le sue braccia, adorava essere per lei uno scoglio, un punto di riferimento. La voleva proteggere da tutti i mali del mondo, voleva cambiare ciò che la faceva soffrire affinché fosse per sempre felice.

<< Comunque oggi chiamo lo studio e gli dico che rimango a casa con te. >> La rassicurò.

Nana si scostò dal suo abbracciò e lo fissò diritto negli occhi intensamente << No! No, devi andare a lavoro. >> Lo rimproverò << Io potrei essere contagiosa e ho bisogno di riposare, non puoi fare nulla per me qui. Però allo studio hanno bisogno di te! Vai, non preoccuparti. >> E gli rivolse un sorriso d'incoraggiamento.

Ren era contrariato. Si preoccupava per Nana quando lei stava bene, figurarsi ora che era malata! Piegò la testa di lato ponderando la possibilità di andare o no lavoro: era chiaro che Nana non lo voleva tra i piedi, tuttavia avrebbe potuto aver bisogno urgente di lui durante il giorno. E se le fosse capitato un attacco d'asma mentre lui era fuori? Certo, ormai aveva preso dimestichezza con i sacchetti di cartone e da quando aveva cominciato a prendere medicinali, 3 mesi prima non aveva più avuto attacchi. Ma la paura seguiva Ren come un'ombra e lo avvolgeva nel suo vortice oscuro e pesante.

<< E va bene... >> Cedette, infine, a causa dello sguardo deciso di Nana. Era certo che lei non avrebbe ammesso repliche. << ... Però promettimi che se hai bisogno di qualcosa, qualsiasi cosa, mi chiamerai subito e non uscirai assolutamente in queste condizioni. >> Si assicurò.

<< Parola di scout! >> Promise lei.

<< E che ti metterai a letto e non farai nulla di più faticoso che guardare la TV. >> Rincarò la dose lui.

<< Accidenti! >> Ridacchiò lei << E io che avevo intenzione di andare a farmi una corsa di 15 chilometri... >> E gli fece una pernacchia.

<< Non scherzare. >> La minacciò lui per finta, poi la attirò a sé e, nonostante avesse rimesso pochi minuti prima, la baciò appassionatamente, facendo scivolare le mani sotto la canottierina nera e stringendo i suoi seni sodi tra le mani.

Un gemito di dolore sfuggì dalla bocca della donna mentre lui affondava le mani sul suo petto, era come se stesse stuzzicando un livido. Una sofferenza sorda e lancinante si irradiava dal suo torace. Ren non si rese conto di farle male e, anzi, scambiò quel guaito per un segno di passione e la strinse a sé con più forza.

<< Ci vediamo stasera, Amore. >> La salutò << Ti chiamo più tardi per sapere come stai. >>.

Non appena Nana ebbe sentito la porta d'ingresso richiudersi con un tonfo afferrò il telefono e compose il numero di Yasu per informarlo che quel giorno non riusciva ad andare allo studio perché non si sentiva bene. Il batterista non riuscì a celare una nota di preoccupazione nella propria voce mentre le chiedeva cos'aveva esattamente. La folle ossessione di Ren era forse contagiosa?

Dopo averlo rassicurato e aver riagganciato il telefono si distese a letto sperando di riuscire ad addormentarsi, ma sfortunatamente le sembrava impossibile: la nausea non le dava tregua!

Non ricordava di essere mai stata così male le rare volte in cui aveva avuto l'influenza. Dire che si sentiva uno straccio era un eufemismo.

La colazione era rimasta intatta accanto a lei, ma la sola vista del cibo accresceva il suo voltastomaco. Si alzò e si spostò verso il soggiorno, ma, proprio mentre attraversava il corridoio adiacente alla camera da letto, il suo sguardo cadde distrattamente sul calendario. I riquadri erano pieni zeppi di scritte: impegni, anniversari, date importanti e... Le date del suo ciclo mestruale!

Nana scrutò le date alla ricerca degli ultimi giorni nei quali aveva evidenziato i pallini rossi che indicavano il suo periodo, risalivano ad un mese e mezzo prima. In un primo momento la donna rimase incredula ad osservare i segni rossi sulla carta, poi facendo uno sforzo di memoria e aiutandosi con le dita cercò di ripetere i calcoli per accertarsi di ciò che vedeva. No, doveva esserci assolutamente un errore. Non poteva essere... incinta! Certamente aveva dimenticato di segnare il suo ultimo ciclo sul calendario, non poteva essere altrimenti. Prendeva la pillola, giusto? E non poteva rimanere incinta se prendeva la pillola. A meno che... Nana corse in bagno e aprì il cofanetto dei medicinali e afferrò la scatoletta di antibiotici che le erano stati prescritti per l'asma. Con mani tremanti srotolò il foglietto illustrativo e cominciò a scorrere le frasi finché non trovo quello che le interessava.

<< Cazzo! >> Imprecò quando scoprì che il farmaco interagiva con la pillola e ne annullava l'effetto contraccettivo << Ma perché cazzo non ho letto queste cazzo di istruzioni prima?! >> Strillò scagliando il blister lontano da sé. Ora doveva correre in farmacia o al supermercato per procurarsi un test di gravidanza, e se incontrava qualcuno per strada? E se la commessa la riconosceva? Accidenti alla sua fama!

Si alzò e cercò di camuffarsi al meglio: indossò un paio di semplici jeans, scarpe di tela, una camicia di Ren, occhiali da sole e una parrucca di lunghi capelli biondi che le aveva regalato Shin.

<< Non si sa mai, >> Le aveva detto, << un giorno potrebbe tornarti utile >>

Ringraziò mentalmente Shin e lo benedisse per quel colpo di genio. Per completare il tutto s'infilò un berretto da baseball e uscì di casa.

Si mosse frettolosa e nel giro di 10 minuti era arrivata al supermercato: c'erano così tanti test tra cui scegliere! Ma perché non farne uno solo? Insomma, a cosa servivano dozzine di tamponcini diversi? In fin dei conti il loro scopo era lo stesso, insomma o una è incinta o non lo è, non è che ci siano vie di mezzo.

Ce n'era addirittura uno che indicava lo stato di gravidanza con una faccina sorridente!

A cosa diavolo serviva una faccina sorridente? Chi poteva essere felice a sapere una notizia del genere? Molte donne, naturalmente. Ma non lei.

Alla fine Nana ne acquistò uno che calcolava anche da quanto tempo era avvenuto il concepimento.

Arrivata a casa scartò l'involucro con impazienza, non aveva molti dubbi, in realtà. Era quasi certa di essere incinta, ma non si poteva mai essere sicuri, in fin dei conti qualche volta accadevano anche miracoli. Anche se non accadevano a lei, in genere.

90 secondi per il responso... Quanto erano lunghi 90 secondi? La durata di un trailer alla televisione, di solito. Sembravano infiniti.

Alla fine cominciò a delinearsi qualcosa sul piccolo schermo, inizialmente comparve una linea blu verticale.

Ok, Nana, niente panico. Una linea blu verticale non significa un accidente.

La cantante stava già per tirare un sospiro di sollievo quando comparve una linea blu orizzontale perpendicolare alla prima. Quell’insignificante croce blu poteva indicare una cosa soltanto: era certamente incinta.

In altre parole: era fottuta!

<> Imprecò ancora.

E ora come glielo diceva a Ren che aspettavano un bambino? Oh, chiaro, lui ne sarebbe stato entusiasta.

Logicamente. Mica era lui che doveva portarsi dentro quel maledetto parassita per 9 mesi per poi partorirlo con dolore e doversi occupare di lui fino alla maggiore età.

Io voglio fare concerti, non figli.

Nana non aveva cambiato idea su quel punto. Amava Ren alla follia e le era capitato di fantasticare, doveva ammetterlo, sul fatto di costruire una famiglia assieme a lui, ma non in quel momento. Non ora che i Blast erano un passo dal successo internazionale.

Quel bambino aveva deciso di innestarsi nel suo utero al momento meno opportuno.

Anzi, non era ancora un bambino era una macchia. Sì, una maledetta macchia che sarebbe diventata sempre più grande e avrebbe succhiato la sua vita prendendole tutto senza restituirle nulla. Era solo un piccolo infido schifosissimo spermatozoo che era riuscito a superare tutte le sue difese e si era installato in uno dei suo ovuli.

Cosa doveva fare? Aveva bisogno di tempo per pensarci.

Avrebbe potuto ancora sbarazzarsene senza dire nulla a Ren, ma non era capace di una bassezza simile. D'altra parte non se la sentiva neppure di allevare un mocciosetto frignone e a farsi chiamare “mamma”.

Era combattuta tra il suo sogno di diventare famosa in tutto il mondo e il terrore di diventare come sua madre, pronta ad abbandonare senza rimorsi il sangue del suo sangue.

Non aveva il coraggio di affrontare Ren, non subito almeno.

Prese uno zaino e vi buttò dentro qualche vestito e si avviò, cupa in volto, verso l'appartamento 707. Aveva il suo mazzo di chiavi e la certezza che nessuno l’avrebbe disturbata per qualche tempo.


The Author's Corner: Spero che abbiate gradito questo secondo capitolo.

Ringrazio i 30 lettori che hanno visualizzato l'inizio di questa fan fiction e in particolare ringrazio leyilame, che ha aggiunto The Red Thread alle storie seguite, e sharpey18 che è stata la prima (e unica, sigh ç_ç) a commentare il primo capitolo.

Arrivederci al prossimo capitolo allora ;)

Bye bye

  
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