Primo pezzo
di nuova fiction sul vino, che non bevo
e praticamente non conosco, quindi sarà una bella sfida.
Il vino
comunque sarà un protagonista silenzioso:
la parola l’avranno i protagonisti che si affronteranno per
una sfida di alta
finanza e non solo.
In questa
storia non ci saranno pensieri e fatti
raccontati in prima persona, infatti sarà tutto raccontato
da me (cioè in terza
persona) che come una pessima pettegola, racconterò tutti i
pensieri, i sentimenti
e i più infimi segreti dei nostri
eterni beniamini .
Come
è giusto dichiaro che i personaggi sono di
proprietà della signora Stephenie
Meyer, mentre i fatti sono miei, e non è un racconto scritto
con fini di lucro.
Vi lascio il
primo capitolo e ci sentiamo in fondo
con il mio angolino e…
Buona lettura
---ooOoo---
Ricordava
ancora, con vero fastidio ed imbarazzo, la sua prima riunione del
consiglio di
amministrazione delle industrie Explosion di Boston.
Isabella
Marie Swan, ereditiera, ventiquattrenne, che non sapeva nulla di alta
finanza
se non quello che aveva studiato all’università e
al master, che doveva cavarsela
con una dozzina di caimani che sicuramente le avrebbero fatto il
contropelo.
Non poteva
certo mandare degli accidenti in paradiso, dove i suoi amati genitori
erano
sicuramente andati dopo l’incidente al jet privato che li
aveva spazzati via
dalla terra e dalla vita dell’adorata figlia. Ma accidenti!
Suo padre avrebbe
dovuto prepararla meglio e non farle frequentare qualsiasi tipo di
festa.
“Ti
devi
divertire Isabella! Sei ancora giovane!”.
Una cosa
però Isabella l’aveva imparata: circondarsi di
persone fidate e capaci, e
nessuno rispecchiava di più questo stereotipo che il suo
amico di infanzia
Emmett McCharty, il figlio della domestica che l’aveva
allevata, e che era
diventato un valente e temibile avvocato.
Quel giorno
aveva anche assunto un assistente personale, dopo aver vagliato
numerosi
curriculum era arrivato al suo: Jacob Black, ottima
università, ottimi voti,
ottimo master in finanza ed amministrazione, ottimo primo impiego come
assistente del vicedirettore di una catena di agenzie di viaggio.
Insomma
ottimo, anche nell’aspetto.
Appena
entrata nell’arena, accompagnata da Jacob ed Emmett, le erano
caduti i fogli
con le presentazioni dell’ultimo bilancio e le proiezioni
trimestrali. Nessuno
dei presenti si era minimamente mosso e lei, aiutata solo da Jacob,
aveva
iniziato a raccogliere tutto il materiale.
Avevano
messo tutto sulla enorme tavola per le riunioni, e Isabella,
schiarendosi la
voce, aveva iniziato a parlare. Nessuno però sembrava
ascoltarla.
Jacob,
intenerito dalla scena, aveva preso i documenti e con voce stentorea
aveva
iniziato a presentare tutto il materiale, che era davvero ottimo sotto
ogni
aspetto. Isabella passava i fogli che Jacob illustrava al consiglio. Le
poche
obiezioni vennero messe a tacere direttamente da Jacob o da Emmett e
solo in un
caso fu necessario l’intervento di Isabella.
“Ma
lei chi
è?” chiese infine un attempato consigliere.
“Il
nuovo
amministratore delegato, Jacob Black!” rispose Isabella
ancora prima che
qualcuno potesse intervenire.
Scoppiò
un
putiferio ma Emmett zittì tutti con una semplice
constatazione “Isabella ha la
maggioranza azionaria e può nominare chi vuole!”
Una cosa
però nessuno aveva intuito: il piano sibillino che la mente
di Isabella aveva
partorito nello stesso istante in cui si era resa conto che Jacob aveva
il
carisma adatto per essere il front man dell’azienda di
famiglia. Era riuscito a
incantare il consiglio di amministrazione senza alcuno sforzo e,
finché lei
stessa non avesse avuto la stessa capacità, per il bene
dell’impresa, avrebbe
lavorato dietro le quinte.
Quando
tornarono nell’ufficio dell’amministratore delegato
Jacob, si sedette
direttamente alla poltrona presidenziale con un sorriso smagliante.
“Ehm,
ehm!”
iniziò Isabella “Jacob … “.
“Chiamami
pure Jake” disse accondiscendente come ad avere a che fare
con una adolescente
timida ed insicura.
Isabella
incrociò le braccia sotto il seno e socchiuse gli occhi con
fare bellicoso,
mentre Emmett iniziava a sogghignare pregustando la tempesta in arrivo.
“Jake!
Togliti immediatamente dalla MIA scrivania!” Isabella aveva
usato un tono basso
e calmo ma talmente freddo da congelare un cerino acceso.
“Ma
… Tu
hai detto … Io sono l’amministratore delegato
… mi hai nominato tu”.
“Di
fronte
al mondo tu sarai l’amministratore delegato, rilascerai
interviste, farai
sorrisi smaglianti eccetera. Qui dentro, ed in realtà, tu
sarai il mio
assistente personale, lavorerai al mio fianco mentre IO
dirigerò attivamente le
Mie industrie … ” la ragazza iniziò a
rilasciare un sorrisetto soddisfatto al lento
sbiancamento facciale di Jake.
“Oh,
Jake …
tra i tuoi compiti ci sarà anche il portarmi il
caffè! Se questo patto,
definiamolo pure segreto, non ti soddisfa, quella è la
porta: te ne puoi andare
in questo istante” suo padre sarebbe stato orgoglioso di lei,
esattamente come
lo era Emmett in questo momento che la guardava ammirato.
Dopo un
paio di minuti in cui tutti i presenti stavano facendo girare le
proprie
rotelline celebrali, Jacob Blake proruppe in una sonora risata che
finì in una
specie di latrato.
“Troppo
bello per essere vero! Ok signorina Swan. Mi sta bene. Ovviamente il
mio
stipendio dovrà essere adeguato a questo nuovo status. E non
dovranno esserci
interferenze sulla mia vita privata” cominciò ad
elencare condizioni.
“Chiamami
Isabella oppure Bella, come ti pare. Lo stipendio sarà
adeguato, non faraonico,
e riguardo alla tua vita privata, basta che non ti prostituisci, poi
puoi fare
quel che vuoi. È la tua vita pubblica che mi interessa.
Dovrai mantenerla
immacolata come una camicia appena uscita dalla lavanderia,
Intesi?” Isabella
stava ordinando.
“Emmett,
pensa a un contratto che rispecchi gli accordi e un sistema
perché quando si
firmino i contratti risulti anche la mia firma, altrimenti non
sarebbero
validi. Questo contratto dovrà essere mantenuto segreto, in
caso di violazione,
tu Jake ti ritroverai senza lavoro e con una bella causa legale sul
collo.
Tutto chiaro ragazzi?”.
La nuova
vita di Isabella era iniziata.
A 4000
chilometri
di distanza invece …
Il caldo
vicino a Sonoma era insopportabile in quel momento.
Neanche nel
fresco studio di Carlisle Cullen, nella casa centenaria di famiglia, si
riusciva a stare senza che fastidiose goccioline scivolassero sulla
schiena. E
questo irritava ancora di più rispetto alla discussione, di
per sé già accesa.
“Tu
vuoi
che mi occupi dell’azienda giusto?” chiese ancora
Edward a suo padre.
“Edward!
Sai benissimo che con le condizioni del mio cuore non posso fare
altrimenti che
chiedertelo!” rispose sommesso il capofamiglia appoggiandosi
allo schienale
della poltrona di pelle antica.
“Già
da un
anno ho messo la mia laurea in un cassetto con i miei sogni per questa
azienda
e adesso tu mi dici che devo rinunciarci per sempre!”
sbatté il palmo della
mano sulla scrivania imponente.
“Non
ho
nessun altro a cui rivolgermi!” alzò la voce
Carlisle
“Certo!
Non
sia mai disturbare sua maestà Alice la principessina di
papà! Tanto c’è sempre
lo scemo del villaggio che risolve i problemi!”
“Non
essere
ingiusto Edward!” intervenne sua madre Esme, mentre con una
mano cercava di
calmare il marito prima che gli venisse un nuovo attacco.
“Ok!
Accetto! Per la famiglia! Ma avrò il controllo finanziario
totale, visto che il
caro zio Marcus prima di tirare le cuoia ha sperperato tutti nostri
fondi!”
anche lo zio da morto gli metteva i bastoni tra le ruote della sua vita.
“Tu
papà
potrai consigliare sulla produzione del vino, ma nulla di
più. Queste sono le
mie condizioni. In caso contrario uscirò da questa casa
senza rimpianti e non
tornerò più”.
Carlisle
sembrò pensarci mentre Alice rimaneva seduta sul divano con
il capo chino e le
mani sul grembo. Non voleva intervenire, avrebbe fatto arrabbiare
ancora di più
Edward.
Lei era
ancora giovane, andava al college e non sapeva della situazione
finanziaria
dell’azienda.
“Ok!
Accetto
le tue condizioni!” sospirò Carlisle: lasciava il
comando della vigna a suo
figlio dopo oltre trenta anni di lotte, dopo averla ereditata da suo
nonno. Ora
era stanco e malato.
“Qui
fuori
ci sono Jasper Hale, un mio amico del liceo, esperto agronomo, ci
sarà utile
nell’azienda, e Rosalie Hale sua sorella avvocato. Li ho
assunti. Domani
andremo in banca per l’ipoteca sulle terre, perché
abbiamo bisogno di fondi”
disse Edward con tono autoritario. Sapeva che si era appena assunto una
grossa
responsabilità ma la sua famiglia era tutto per lui, e
doveva salvare il
patrimonio di quattro generazioni di Cullen.
“Potremmo
ipotecare anche la casa” propose Esme
“No!
La
casa e la dependance sono intestate a te per proteggerle e se anche
andremo
falliti quelle non si devono toccare, o me ne vado, come ho detto
prima!” non
poteva permetterlo quelle erano la sua casa, dove era nato e per nulla
al mondo
avrebbe permesso a chiunque di portargliele via.
Esme
sospirò ma annuì.
Edward si
voltò per andare verso la porta, poi ci ripensò e
tornò al divano dove sua
sorella ancora non alzava la faccia.
“Vieni
con
me Alice” disse dolcemente tendendo la mano. Non era mai
stato cattivo o geloso
di sua sorella, ma non aveva mai sopportato la diversità di
trattamento che gli
aveva sempre riservato suo padre: lui figlio maschio destinato alla
tenuta per
dovere di nascita, lei figlia femmina coccolata e vezzeggiata come un
fiorellino, destinata ad essere amorevole moglie e madre ma guai a
sporcarsi le
mani. Criteri giurassici!
Nessuno dei
due fratelli era così: Edward, introverso appassionato di
elettronica, felice
di restare dietro una scrivania mal sopportava il periodo della
vendemmia,
Alice spensierata iperattiva, adorava la campagna, amava i colori,
aveva una
fantasia sfrenata e non tollerava restare chiusa in quattro mura. Che
scherzi
crudeli fa il destino.
I fratelli
uscirono dallo studio e si diressero verso la veranda dove i fratelli
Hale
aspettavano.
“Allora?
Come è andata?” chiese Rosalie impaziente.
“Sono
il
capo! E voi mi dovete il giusto rispetto come miei
sottoposti” rispose Edward
sorridendo
“Scordatelo
Ed. Ti mettevo KO a scuola, fuori da scuola, e con le ragazze. Non
sarò mai
sottoposto a te!” rispose fiero Jasper
“Collaboratori
allora?” propose Alice.
“Collaboratori!”
confermarono Edward e Jasper stringendosi la mano mentre Rosalie
sorrideva
felice con Alice.
“Domani
andremo in banca per l’ipoteca. E che il Signore ce la mandi
buona!” sospirò
il nuovo capo.
La nuova
vita di Edward era iniziata.
---ooOoo---
Angolino mio:
Sono tutta
presa dall’altra fic. Sakura, quindi non
ho molto tempo per questa. Chiedo quindi la vostra opinione su questo
sfogo che
mi è uscito di getto (e dopo qualche altra parola si
è esaurito) Mi ci devo
impegnare? O lascio
perdere chiudendo il
tutto nel prossimo capitolo? (mai lasciare le fic. senza la parola FINE
mi fa
arrabbiare)
Attendo
vostre notizie … Numerose …
baciotti