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Autore: Danicienta    03/07/2011    3 recensioni
Non sono mai stata soddisfatta dal finale della serie, per questo motivo ho deciso di inventarmi una storia tutta mia, dove a narrare i fatti sarà la nostra protagonista Flor. Buona Lettura!
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Cross-over, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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                  NON SoNo PAZZA!                       

Non credevo ai miei occhi: alto, biondo, bellissimo, insomma, il mio Principe Azzurro esisteva veramente, non mi aveva abbandonata in un’illusione, lui era lì, davanti a me, in tutta la sua magnificenza ed estrema eleganza. Allora non stavo diventando pazza? Allora non mi dovevo preoccupare di essere rinchiusa in un manicomio? Allora i sogni potevano diventare realtà? Allora si, che tutto cominciava ad avere un senso, anche le mie visioni. Ero sicura che le fate di mia madre avevano voluto inviarmi segnali, richiami e avvisaglie, semplicemente per annunciarmi l’arrivo di quel misterioso uomo, quello sconosciuto che mi stava guardando con estremo odio «E tu chi saresti?» sorrisi, cercando di trovare parole a quella stupida domanda, ma il cuore mi batteva freneticamente ed i fliquity sembravano talmente posseduti da una forza sconosciuta, che erano entrati in una specie di trance. Lo vedevo sorridere, ma non ero convinta che fosse divertito, anzi sembrava completamente straziato dal nervosismo: la rabbia gli scintillava negli occhi e il suo estremo tentativo di mascherarsi dietro ad un sorriso ironico, lo trovavo assurdo. Ma non mi importava. Ciò che più desideravo in quel momento era solo e soltanto catturare quella principesca immagine nella mia testolina e ogni volta riviverla, sentirla vicina, per potermi sussurrare“Esiste Flor! Il Tuo Principe Azzurro esiste! Non sei pazza!”                                                 
«Te ne vuoi andare?» rimanevo imbambolata, bloccata da quel suo sguardo misterioso, da quei suoi due occhi color miele che tranne che lanciarmi fiamme infuocate, non facevano altro «I tuoi amici se ne sono già andati, ti pregherei di andartene! VATTENE!» con una leggera spinta mi svegliò dalla realtà che mi ero creata, viaggiando per quei profondi occhi e solo allora realizzai di quanto fosse scorbutico quel Principino Azzurro. Lo fulminai con lo sguardo, cercando di incutergli terrore «Come hai detto, scusa?» lo vidi alzare un sopraciglio, probabilmente sorpreso dalla mia grottesca reazione «Vattene! V-A-T-T-E-N-E  D-A  C-A-S-A  M-I-A! Leggi le mie labbra e sparisci di qui!» anziché indietreggiare impaurita, avanzai verso quell’orco vestito da Principe: nessuno poteva trattarmi così! Nemmeno Carina e Dulcina avevano mai osato dire certe cose: un conto era prendersi a calci dalla mattina alla sera, ma un altro era insultare una persona senza motivo «Senti, signorino mio bello, non è educazione mettere le mani addosso ad una signora, chiaro?» alzò gli occhi al cielo, forse ancora più adirato di prima. Improvvisamente mi prese violentemente il polso: cominciavo a pentirmi della mia reazione. Forse sarebbe stato meglio non intromettersi, non parlare, non urlare, ma soltanto scappare. Le gambe cominciavano a tremare più del cuore: avrei voluto dimenarmi, muovermi, correre, fuggire da quel mostro che si era divorato il mio Principe, ma lui era troppo forte e se mi fossi spostata anche solo di un centimetro, se ne sarebbe accorto e allora si che avrei fatto una brutta fine.                 
«Darling,dove sei?» solo all’udire quella voce femminile, sentii l’uomo allentare la presa: con la barba folta in viso, sembrava essere uscito da una fiaba horror! Indietreggiai un poco spaventata, ma ancora mi teneva stretta a sé: ero in trappola! Possibile che il Principe di Cenerentola si fosse trasformato in un orco al loro primo appuntamento? Ero in confusione: i fliquity del mio cervellino si muovevano pazzerellamente e stavo mettendo in dubbio ogni cosa che mi circondava. Solo allora notai che il salone era vuoto: gli invitati se n’erano andati, i miei amici se n’erano andati! Mi avevano abbandonata per seguire le urla strampalate di un Principe-Orco nevrotico! Perché doveva capitare tutto a me? Non solo ero sfortunata dai capelli in giù, ora mi toccava pure trasformarmi nella cena del più sanguinoso dei predatori «Eccoti, My Life! Ho trovato la mia pochette! Che sbadata! L’avevo dimenticata in stanza» una ragazza giovanissima, alta e perfettamente magra, abbracciò lo sconosciuto, che definitivamente mi lasciò libera. Squadrai da cima a fondo quella donna, mi sembrava di averla già vista prima di allora: la raffinata coda di cavallo nera le scendeva lungo i fianchi, perfettamente contenuti nell’abito blu notte. Purtroppo le luci da spettacolo ancora attive nella sala, assemblate a quel fastidiosissimo trucco da “tigre”, non mi permettevano di distinguerle bene il viso «Cosa è successo?Cos’è  questo orrore?» la donna si guardava sconcertata attorno: non si era salvato nulla! Del meraviglioso salotto ricco era rimasta solo e soltanto una “raffinata” sporcizia, probabilmente non ben voluta «Appunto! Delfina possibile che non ti sia accorta di nulla?» lo sconosciuto guardò la giovane leggermente turbato «Del soggiorno o di questa volgare tigre?» la vidi squadrarmi da cima a fondo. Un brivido mi percorse ogni piccolo fliquity del corpo: avevo solo voglia di scappare e rinchiudermi nella mia cameretta e piangere! Quel giorno era stato un completo shock! Prima una festa, poi il rubacuori di famiglia, infine scoprire che il tuo Principe Azzurro era un orco travestito brutalmente, senza contare poi i lati misteriosi di Maya! Un vero e proprio trauma!                                     Indietreggiai ancora una volta, mentre sentivo le due persone discutere davanti a me. Mi voltai, lasciandomi alle spalle tutto e tutti. Abbandonando quel sogno, abbandonando il Principe dei miei desideri, e quella maledetta voglia pazza di conoscerlo e stringerlo forte al cuore, abbandonando quello strambo desiderio, ma soprattutto abbandonando in quel salone il mio cuore straziato, addolorato, tanto a pezzi, che nemmeno un creatore di puzzle sarebbe stato in grado di ricostruirlo. Una lacrima mi scese sul viso, bagnando il mio cuore di tristezza, quella tristezza dal terribile sapore di delusione, quello sconforto talmente ghiacciato che nemmeno il sole estivo avrebbe potuto scaldare.

Mi gettai furiosamente sul letto della pensione. Guardavo inerme la mia stanzetta: quando ero triste ero solita rifugiarmi nel brillante colore degli oggetti  per lasciarmi accarezzare dai ricordi più remoti di mia madre, ricordi che mi rallegravano il cuore, dandomi quella forza in più per affrontare la vita. Di solito riuscivo a perdermi in quei raggianti pensieri, ma quella volta no!                       Ogni riflessione, ogni pensiero, puntualmente ricadeva sull’immagine confusa del Principe. Mi chiedevo se era possibile rimanere turbata da una persona al primo sguardo. Se era possibile sentire ancora battere il proprio cuore all’impazzata, cadere a vuoto in un abisso di confusione assoluta. Non riuscivo più a controllare le miei emozioni: fissavo a vuoto quegli innumerevoli oggetti ora privi di vita ed allegria. Li fissavo, li osservavo, rivedendo in loro quel piccolo riflesso, tanto somigliante quanto sconvolto. O forse ero io ad essere sconvolta?                                  Sensazioni ed emozioni che mai avevo provato nella mia vita. Era come se un camion mi fosse passato sopra senza rendermene conto ed io ero lì, stesa, immobile, con il cuore all’ombra di quella patetica confusione che mi stava uccidendo. Ripensavo all’istante in cui il mio sguardo incrociò quello del Principe, al momento in cui i nostri occhi si cercarono, ma non riuscivo a capacitarmi di quello strano batticuore che mi aveva fatta entrare in trance. Come era possibile rimanere affascinata da un Principe travestito da orco? Nessuno mi aveva trattata con così tanto disgusto e questo mi faceva male, soprattutto il suo atteggiamento prepotente. Era come se Cappuccetto Rosso fosse rimasta attratta dal Lupo! Che storia sarebbe? Impossibile. Ecco quale era la risposta: Impossibile...                                                                                                                        «Ma proprio una musona ci dovevano assegnare?!» alzai gli occhi, ancora confusi, ed intravidi una piccola luce rossa ronzarmi attorno, molto somigliante allo stesso bagliore che vidi tempo fa all’Università «Devi essere più delicata Lumbre, altrimenti si paventerà» apparve luminosa più cha mai una pallina di un giallo più vivace del sole «Siete sicure che ci veda? A me sembra un po’ tonta» i due raggi brillanti furono raggiunti da un terzo colore: il verde «Tranquilla Brisa, nessuno può essere più tonto di te!»                                                                                    «Ragazze, basta litigare! Dobbiamo compiere una missione, ricordate?» guardavo allibita quelle quattro lucine brillanti svolazzare, come se niente fosse, davanti ai miei occhi. Rosso, giallo, verde e blu si alternavano energicamente in quella stanza, semplicemente balzando da un lato all’altro, riempiendo di fliquity la mia mente fin troppo confusa.                           
«Ragazze! Basta litigare! Al mio tre vi trasformo tutte in troll verdi! Quanto è vero che mi chiamo Hadita Suelo!» improvvisamente vidi la pallina gialla bloccarsi di colpo e le altre tremare preoccupate probabilmente dall’affermazione di quest’ultima «No! In Troll no!» urlò la lucetta verde, agitandosi per tutta la stanza «Io quei cosi verde marcio non li posso vedere! Ma le hai viste quelle verruche che hanno sul naso? Che schifo!» la lucina rossa volò accanto a quella blu «Si e poi quell’odore d’immondizia! Orribile!»         
«Appunto! Se non volete fare la fine di Alma, datevi una calmata e smettetela, attacca brighe che non siete altro!» Dictum Factum, i tre colorini si fermarono di colpo. Vidi la lucina gialla avvicinarsi senza esitazione verso di me. Non riuscivo a muovermi, sembravo bloccata da una strana magia, come se quelle “cose” colorate mi avessero stregata «Tutto bene, Tesoro?» la pallina più brillante del sole mi scostò la frangetta, accarezzandomi dolcemente il viso. Annuii senza emettere alcun suono: ero ancora stordita da quella fin troppo strana situazione «Tu e la tua fiamma a luci rosse, siete le solite! Fate sempre spaventare la gente! Che insolenti!» una vocina stridula, ma accuratamente contenuta, come se fosse nell’acqua, si intromise volontariamente «Non incominciare, Linfa! Non vedete che è terrorizzata? E tu, piccola Flor, non devi essere preoccupata noi siamo buone, ci ha mandate la tua mamma per starti vicino»                                                                                                  
«Sempre! Giorno e notte, lontane e vicine, sia sopra che sotto …»  spostai lo sguardo sulla pallina verde «Come dei violenti cani da guardia …» poi su quella rossa «Ma  non nel fango, bella mia, io lì proprio non ci entro!» poi su quella blu «Non ascoltarle Flor, noi siamo le fate che Margarita, la tua mamma ha scelto per accompagnarti nella vita, nell’amore, nella gioia e nel dolore …»                                                                                                  
«Finché morte non ci separi, Amen!» le tre lucette si girarono indignate verso la pallina verde «Cosa ho detto?» chiese brillando più stupita che mai «Nulla Brisa, nulla!» la pallina gialla ritornò a riscaldarmi con la sua tenera energia: scintillava talmente tanto da produrre piccole e lucenti faville «E tu, piccolina, non dissimulare ciò che senti, poiché è di valore inestimabile e capita solo una volta nella vita … Carpe Diem, dicevano gli antichi … Carpe Diem …» le quattro palline colorate svanirono nel nulla, lasciandomi sola nella stanza che per un attimo era riuscita a riacquistare quel pizzico di allegria in più che le mie cianfrusaglie avevano perso. Scossi violentemente la testa, mi stropicciai gli occhi e conclusi il tutto con un bel pizzicotto sul braccio: dovevo capire se quello che avevo appena visto era uno dei miei soliti sogni oppure realtà! Risultato? Ero viva e vegeta e pure sveglia! Le fate esistevano veramente! Eccome se esistevano!

Passarono settimane da quel traumatico giorno. Le fatine della mamma venivano a trovarmi quasi tutti i giorni: tra urla, giochetti e bisticci si assicuravano che io stessi bene e che avessi ripreso la mia vita di sempre, dopo quell’incontro che chiamavano empaticamente “El Milagro de lo de siempre”. A capirle le fatine! Suelo, Lumbre, Brisa e Linfa erano diventate come delle piccole sorelle che mai avevo avuto. Stavano con me, chiacchieravano e mi parlavano spesso della mamma, di quanto fosse felice in Cielo, di quanto fosse preoccupata della mia felicità e di quanto mi amasse da lassù. In fin dei conti parlare con le fatine, era come avere la mamma davanti a me, con quel suo smagliante sorriso, che percepivo nella luminosità di quelle vivaci palline colorate.                                                                                                                                Non frequentai più la villa di Maya. Purtroppo il fratello maggiore aveva impedito ai fratelli qualsiasi relazione extrafamiliare in casa e quindi, quelle poche volte che vedevo Maya e Franco, era perché scappavano di casa. Che miti!                                                                      
In quanto al Principe-Orco beh, lo accantonai in un angolo del mio cuore, certa che non lo avrei mai più incontrato nella mia vita.  

ANGOLO AUTRICE: Questo capitolo è molto introspettivo e volevo scusarmi per la mancanza di avvenimenti importanti, ma vi prometto che farò meglio la prossima volta! Intanto ringrazio tutte le persone che commentano, non sapete quanto mi facciano piacere le vostre recensioni: Flori186__Shadow__ e Freezer19_96     

  
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