NON SoNo PAZZA!
Non credevo ai miei occhi:
alto, biondo, bellissimo,
insomma, il mio Principe Azzurro esisteva veramente, non mi aveva
abbandonata
in un’illusione, lui era lì, davanti a me, in
tutta la sua magnificenza ed
estrema eleganza. Allora non stavo diventando pazza? Allora non mi
dovevo
preoccupare di essere rinchiusa in un manicomio? Allora i sogni
potevano
diventare realtà? Allora si, che tutto cominciava ad avere
un senso, anche le
mie visioni. Ero sicura che le fate di mia madre avevano voluto
inviarmi
segnali, richiami e avvisaglie, semplicemente per annunciarmi
l’arrivo di quel
misterioso uomo, quello sconosciuto che mi stava guardando con estremo
odio «E
tu chi saresti?» sorrisi, cercando di trovare
parole a quella stupida domanda,
ma il cuore mi batteva freneticamente ed i fliquity sembravano talmente
posseduti da una forza sconosciuta, che erano entrati in una specie di
trance.
Lo vedevo sorridere, ma non ero convinta che fosse divertito, anzi
sembrava
completamente straziato dal nervosismo: la rabbia gli scintillava negli
occhi e
il suo estremo tentativo di mascherarsi dietro ad un sorriso ironico,
lo
trovavo assurdo. Ma non mi importava. Ciò che più
desideravo in quel momento
era solo e soltanto catturare quella principesca immagine nella mia
testolina e
ogni volta riviverla, sentirla vicina, per potermi sussurrare“Esiste Flor! Il Tuo Principe Azzurro
esiste! Non sei pazza!”
«Te
ne vuoi andare?» rimanevo imbambolata, bloccata
da quel suo sguardo misterioso,
da quei suoi due occhi color miele che tranne che lanciarmi fiamme
infuocate,
non facevano altro «I
tuoi amici se ne sono già andati, ti pregherei di
andartene! VATTENE!» con una leggera spinta mi
svegliò dalla realtà che mi ero
creata, viaggiando per quei profondi occhi e solo allora realizzai di
quanto
fosse scorbutico quel Principino Azzurro. Lo fulminai con lo sguardo,
cercando
di incutergli terrore
«Come hai detto, scusa?» lo vidi
alzare un sopraciglio,
probabilmente sorpreso dalla mia grottesca reazione «Vattene! V-A-T-T-E-N-E
D-A
C-A-S-A M-I-A! Leggi le mie labbra e sparisci di
qui!» anziché indietreggiare
impaurita, avanzai verso quell’orco vestito da Principe:
nessuno poteva
trattarmi così! Nemmeno Carina e Dulcina avevano mai osato
dire certe cose: un
conto era prendersi a calci dalla mattina alla sera, ma un altro era
insultare
una persona senza motivo «Senti,
signorino mio bello, non è educazione mettere
le mani addosso ad una signora, chiaro?»
alzò gli occhi al cielo, forse ancora
più adirato di prima. Improvvisamente mi prese violentemente
il polso:
cominciavo a pentirmi della mia reazione. Forse sarebbe stato meglio
non
intromettersi, non parlare, non urlare, ma soltanto scappare. Le gambe
cominciavano a tremare più del cuore: avrei voluto
dimenarmi, muovermi,
correre, fuggire da quel mostro che si era divorato il mio Principe, ma
lui era
troppo forte e se mi fossi spostata anche solo di un centimetro, se ne
sarebbe
accorto e allora si che avrei fatto una brutta fine.
«Darling,dove
sei?» solo all’udire quella voce
femminile, sentii l’uomo allentare la presa:
con la barba folta in viso, sembrava essere uscito da una fiaba horror!
Indietreggiai un poco spaventata, ma ancora mi teneva stretta a
sé: ero in
trappola! Possibile che il Principe di Cenerentola si fosse trasformato
in un
orco al loro primo appuntamento? Ero in confusione: i fliquity del mio
cervellino si muovevano pazzerellamente e stavo mettendo in dubbio ogni
cosa
che mi circondava. Solo allora notai che il salone era vuoto: gli
invitati se
n’erano andati, i miei amici se n’erano andati! Mi
avevano abbandonata per
seguire le urla strampalate di un Principe-Orco nevrotico!
Perché doveva
capitare tutto a me? Non solo ero sfortunata dai capelli in
giù, ora mi toccava
pure trasformarmi nella cena del più sanguinoso dei
predatori «Eccoti,
My Life! Ho trovato la mia pochette! Che sbadata! L’avevo
dimenticata in
stanza» una ragazza giovanissima, alta e
perfettamente magra, abbracciò lo
sconosciuto, che definitivamente mi lasciò libera. Squadrai
da cima a fondo
quella donna, mi sembrava di averla già vista prima di
allora: la raffinata
coda di cavallo nera le scendeva lungo i fianchi, perfettamente
contenuti
nell’abito blu notte. Purtroppo le luci da spettacolo ancora
attive nella sala,
assemblate a quel fastidiosissimo trucco da
“tigre”, non mi permettevano di
distinguerle bene il viso «Cosa
è successo?Cos’è questo
orrore?» la donna si guardava
sconcertata attorno: non si era salvato nulla! Del meraviglioso salotto
ricco
era rimasta solo e soltanto una “raffinata”
sporcizia, probabilmente non ben
voluta «Appunto!
Delfina possibile che non ti sia accorta di nulla?»
lo
sconosciuto guardò la giovane leggermente turbato «Del soggiorno o di
questa
volgare tigre?» la vidi squadrarmi da cima a
fondo. Un brivido mi percorse ogni
piccolo fliquity del corpo: avevo solo voglia di scappare e
rinchiudermi nella
mia cameretta e piangere! Quel giorno era stato un completo shock!
Prima una
festa, poi il rubacuori di famiglia, infine scoprire che il tuo
Principe
Azzurro era un orco travestito brutalmente, senza contare poi i lati
misteriosi
di Maya! Un vero e proprio trauma!
Indietreggiai
ancora una volta, mentre sentivo le due persone discutere
davanti a me. Mi voltai, lasciandomi alle spalle tutto e tutti.
Abbandonando
quel sogno, abbandonando il Principe dei miei desideri, e quella
maledetta voglia
pazza di conoscerlo e stringerlo forte al cuore, abbandonando quello
strambo
desiderio, ma soprattutto abbandonando in quel salone il mio cuore
straziato, addolorato,
tanto a pezzi, che nemmeno un creatore di puzzle sarebbe stato in grado
di
ricostruirlo. Una lacrima mi scese sul viso, bagnando il mio cuore di
tristezza, quella tristezza dal terribile sapore di delusione, quello
sconforto
talmente ghiacciato che nemmeno il sole estivo avrebbe potuto scaldare.
Mi gettai furiosamente sul
letto della pensione. Guardavo
inerme la mia stanzetta: quando ero triste ero solita rifugiarmi nel
brillante
colore degli oggetti per
lasciarmi
accarezzare dai ricordi più remoti di mia madre, ricordi che
mi rallegravano il
cuore, dandomi quella forza in più per affrontare la vita.
Di solito riuscivo a
perdermi in quei raggianti pensieri, ma quella volta no!
Ogni
riflessione, ogni
pensiero, puntualmente ricadeva sull’immagine confusa del
Principe. Mi chiedevo
se era possibile rimanere turbata da una persona al primo sguardo. Se
era
possibile sentire ancora battere il proprio cuore
all’impazzata, cadere a vuoto
in un abisso di confusione assoluta. Non riuscivo più a
controllare le miei
emozioni: fissavo a vuoto quegli innumerevoli oggetti ora privi di vita
ed
allegria. Li fissavo, li osservavo, rivedendo in loro quel piccolo
riflesso,
tanto somigliante quanto sconvolto. O forse ero io ad essere sconvolta?
Sensazioni
ed emozioni che mai avevo provato nella mia vita. Era come se un camion
mi
fosse passato sopra senza rendermene conto ed io ero lì,
stesa, immobile, con
il cuore all’ombra di quella patetica confusione che mi stava
uccidendo.
Ripensavo all’istante in cui il mio sguardo
incrociò quello del Principe, al
momento in cui i nostri occhi si cercarono, ma non riuscivo a
capacitarmi di
quello strano batticuore che mi aveva fatta entrare in trance. Come era
possibile rimanere affascinata da un Principe travestito da orco?
Nessuno mi
aveva trattata con così tanto disgusto e questo mi faceva
male, soprattutto il
suo atteggiamento prepotente. Era come se Cappuccetto Rosso fosse
rimasta
attratta dal Lupo! Che storia sarebbe? Impossibile. Ecco quale era la
risposta:
Impossibile...
«Ma
proprio una musona ci dovevano assegnare?!»
alzai gli occhi, ancora
confusi, ed intravidi una piccola luce rossa ronzarmi attorno, molto
somigliante allo stesso bagliore che vidi tempo fa
all’Università «Devi
essere
più delicata Lumbre, altrimenti si
paventerà» apparve luminosa
più cha mai una
pallina di un giallo più vivace del sole «Siete sicure che ci
veda? A me sembra
un po’ tonta» i due raggi brillanti
furono raggiunti da un terzo colore: il
verde «Tranquilla
Brisa, nessuno può essere più tonto di
te!»
«Ragazze,
basta litigare! Dobbiamo compiere una missione, ricordate?»
guardavo allibita
quelle quattro lucine brillanti svolazzare, come se niente fosse,
davanti ai
miei occhi. Rosso, giallo, verde e blu si alternavano energicamente in
quella
stanza, semplicemente balzando da un lato all’altro,
riempiendo di fliquity la
mia mente fin troppo confusa.
«Ragazze!
Basta litigare! Al mio tre vi trasformo tutte in troll verdi!
Quanto è vero che mi chiamo Hadita Suelo!»
improvvisamente vidi la pallina
gialla bloccarsi di colpo e le altre tremare preoccupate probabilmente
dall’affermazione
di quest’ultima «No!
In Troll no!» urlò la lucetta verde,
agitandosi per tutta
la stanza «Io
quei cosi verde marcio non li posso vedere! Ma le hai viste quelle
verruche che hanno sul naso? Che schifo!» la
lucina rossa volò accanto a quella
blu «Si e poi
quell’odore d’immondizia! Orribile!»
«Appunto! Se
non volete fare la fine
di Alma, datevi una calmata e smettetela, attacca brighe che non siete
altro!» Dictum
Factum, i tre colorini si fermarono di colpo. Vidi la lucina gialla
avvicinarsi
senza esitazione verso di me. Non riuscivo a muovermi, sembravo
bloccata da una
strana magia, come se quelle “cose” colorate mi
avessero stregata «Tutto
bene,
Tesoro?» la pallina più brillante del
sole mi scostò la frangetta, accarezzandomi
dolcemente il viso. Annuii senza emettere alcun suono: ero ancora
stordita da
quella fin troppo strana situazione «Tu
e la tua fiamma a luci rosse, siete le
solite! Fate sempre spaventare la gente! Che insolenti!»
una vocina stridula, ma accuratamente contenuta, come se fosse
nell’acqua,
si intromise volontariamente «Non
incominciare, Linfa! Non vedete che è
terrorizzata? E tu, piccola Flor, non devi essere preoccupata noi siamo
buone,
ci ha mandate la tua mamma per starti vicino»
«Sempre!
Giorno e notte, lontane e vicine, sia sopra che sotto
…»
spostai lo sguardo sulla pallina verde «Come
dei violenti cani da guardia …» poi
su
quella rossa «Ma
non nel fango, bella
mia, io lì proprio non ci entro!» poi
su quella blu «Non
ascoltarle Flor, noi
siamo le fate che Margarita, la tua mamma ha scelto per accompagnarti
nella vita, nell’amore, nella gioia e nel dolore
…»
«Finché
morte non ci separi, Amen!» le tre lucette si
girarono indignate verso la
pallina verde «Cosa
ho detto?» chiese brillando più
stupita che mai «Nulla
Brisa, nulla!» la pallina gialla
ritornò a riscaldarmi con la sua tenera
energia: scintillava talmente tanto da produrre piccole e lucenti
faville «E
tu, piccolina, non dissimulare ciò che senti,
poiché è di valore inestimabile e
capita solo una volta nella vita … Carpe Diem, dicevano gli
antichi … Carpe Diem …» le
quattro palline colorate svanirono nel nulla, lasciandomi sola nella
stanza che per un attimo era riuscita a riacquistare quel pizzico di
allegria
in più che le mie cianfrusaglie avevano perso. Scossi
violentemente la testa,
mi stropicciai gli occhi e conclusi il tutto con un bel pizzicotto sul
braccio:
dovevo capire se quello che avevo appena visto era uno dei miei soliti
sogni
oppure realtà! Risultato? Ero viva e vegeta e pure sveglia!
Le fate esistevano
veramente! Eccome se esistevano!
Passarono settimane da quel
traumatico giorno. Le fatine
della mamma venivano a trovarmi quasi tutti i giorni: tra urla,
giochetti e
bisticci si assicuravano che io stessi bene e che avessi ripreso la mia
vita di
sempre, dopo quell’incontro che chiamavano empaticamente
“El Milagro de lo de
siempre”. A capirle le fatine! Suelo, Lumbre, Brisa e Linfa
erano diventate
come delle piccole sorelle che mai avevo avuto. Stavano con me,
chiacchieravano
e mi parlavano spesso della mamma, di quanto fosse felice in Cielo, di
quanto
fosse preoccupata della mia felicità e di quanto mi amasse
da lassù. In fin dei
conti parlare con le fatine, era come avere la mamma davanti a me, con
quel suo
smagliante sorriso, che percepivo nella luminosità di quelle
vivaci palline
colorate.
Non
frequentai più la villa di Maya. Purtroppo
il fratello maggiore aveva impedito ai fratelli qualsiasi relazione
extrafamiliare in casa e quindi, quelle poche volte che vedevo Maya e
Franco,
era perché scappavano di casa. Che miti!
In
quanto al Principe-Orco beh, lo accantonai in un angolo del mio cuore,
certa
che non lo avrei mai più incontrato nella mia vita.
ANGOLO AUTRICE: Questo capitolo è molto introspettivo e volevo scusarmi per la mancanza di avvenimenti importanti, ma vi prometto che farò meglio la prossima volta! Intanto ringrazio tutte le persone che commentano, non sapete quanto mi facciano piacere le vostre recensioni: Flori186__Shadow__ e Freezer19_96